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ETÀ CLASSICA (V-IV a.C.)

Capitolo 5 Composti in τος attestati in età classica 0 Introduzione

2. Verbi di percezione e di attività mentale

2.2 Percezione mentale

2.2.4 Verbi che esprimono un modo di operare del soggetto

Questa classe di verbi indica una particolare attitudine mentale del soggetto, che può tradursi in un determinato modo di comportarsi nei confronti di un’entità esterna (gruppi c., d., e.)171. La creazione di aggettivi in -τος a partire da queste basi verbali costituisce un elemento di novità rispetto alla situazione attestata nell’epica arcaica, fatta eccezione per i verbi che significano ‘onorare’.

a. Sbagliare: presentano questo significato soltanto tre forme, tutte con PM costituito da prefisso. Mentre εὐαδίκητος ha valore potenziale ‘facile da maltrattare, facilmente attaccabile’ (cfr. presenza di εὐ-), ἀναµπλάκητος (< ἀµπλακεῖν) oscilla tra un valore attivo ‘infallibile, che non erra’ (S.OT472) e uno analogo a un possessivo ‘privo di errore’ (A.Ag.345, S.Tr.120). Una pluralità di significati caratterizza invece ἀναµάρτητος, la maggior parte dei quali è attiva172, come ‘infallibile, che non erra’ (X.Cyr.8.7.22, Pl.R.339b), ‘innocente, che non ha commesso colpe’ (Senofonte, Erodoto, Platone, etc.), ‘che non viene meno, sicuro’ (valore più tardo, in Dion.Byz.17), mentre più incerto è il significato di questo aggettivo in Antipho 3.2.11, per il quale viene fornita la traduzione ‘not done by fault, done unavoidably’ LSJ/‘che non risulta da colpa, inevitabile’ GI. Il valore attivo è in ogni caso condiviso dal composto sigmatico νηµερτής (attestato fin da Omero) ‘che non erra > veritiero’173.

b. Ingannare, mentire, corrompere Attengono a quest’ambito semantico varie forme isolate, tutte passive o potenziali, come ἀδέκαστος ‘non corrotto, imparziale’ (Arist.), ἀσυκοφάντητος ‘non denunciato, non afflitto da delatori’ (Aeschin.3.216)174, dal verbo denominativo συκοφαντέω ‘accusare ingiustamente, calunniare’ (cfr. συκοφάντης) e, da ἀπατάω, ἀνεξαπάτητος ‘infallibile, che non può essere ingannato’ e, con doppio valore, εὐεξαπάτητος ‘facile da ingannare’ (Pl.Phdr.263b) e ‘pronto a ingannare, che inganna con facilità’ (Arist.HA608b12). Queste forme sono accomunate dal fatto di ricorrere in prevalenza in prosa, dalla tipologia del PM e dalla netta prevalenza del valore passivo, per cui il referente è il partecipante che viene ingannato.

d. Imitare Da µιµέοµαι derivano tre forme passive o potenziali, il simplex µιµητός ‘che deve o può essere imitato o copiato’ e i composti con prefisso ἀµίµητος ‘non imitato/non imitabile’ ed εὐµίµητος ‘facilmente imitato’. Da questi si discosta sia per significato (attivo) sia per tipologia di PM (sostantivo) σκοροδοµίµητος ‘simile all’aglio, che assomiglia all’aglio’, composto fortemente connotato come poetico (Ar.fr.5.2 K.-A.).

e. Onorare, venerare Solo gli aggettivi riconducibili a questo ambito semantico hanno dei precedenti in età arcaica (ἀτίµητος e ἀγέραστος). I nuovi derivati di τιµάω hanno valore passivo (p.es. πολυτίµητος ‘molto onorato’), con significato oscillante tra ‘onorare’ e ‘valutare’ (p.es.

170 Attivo è anche περίσπουδος.

171 Allan 2002, n.199 p.81 osserva che legati all’indirect reflexive middle sono i verbi che indicano “emotionally

motivated actions”, il cui soggetto spesso beneficia dell’attività in quanto cerca tramite essa di esercitare potere sull’oggetto. Come esempi vengono citati αἰκίζοµαι, βιάζοµαι, δηλέοµαι, δωρέοµαι, λυµαίνοµαι, φείδοµαι, φιλοφρονέοµαι e χαρίζοµαι.

172 GI segnala che il part.perf. medio-passivo ἡµαρτηµένος è sia attivo sia passivo.

173 Un atteggiamento del soggetto è indicato anche da due forme ricavate da ὑβρίζω ‘comportarsi insolentemente o

prepotentemente’, ὕβριστος ‘violento, prepotente’ (Pherecr.173 K.-A., Pl.Com.105.3 K.-A., Hdt.3.81) e l’avverbio ἀνυβρίστως ‘senza far violenza o oltraggio’ (Democr.73, Anacr.33.5; il passivo ‘non oltraggiato’ è posteriore).

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τιµητός ‘da valutarsi, rimesso al giudice’ in D.27.67; posteriore è il significato ‘valutato, prezioso’), mentre ha doppia diatesi ἀτίετος, ‘non onorato’ in A.Eu.385, 839, ma ‘che non onora’ in E.Ion701.

La possibilità di assumere valore sia attivo sia passivo caratterizza anche i derivati in -σεπτος da σέβοµαι175, per cui σεπτός e περίσεπτος sono passivi (rispettivamente ‘venerabile’ e ‘molto venerato, onorato’), mentre εὔσεπτος e ἄσεπτος sono interpretabili come attivi (‘riverente’ e ‘empio, sacrilego’, cfr. ἀσεπτέω ‘essere empio’). A questo gruppo appartiene anche una forma con PM sostantivale, θεόσεπτος ‘venerato, temuto come divino’ (Ar.Nu.292)176, per la quale è attestato in Man.4.427 il significato attivo ‘che venera/teme gli dei’ (analogo a quello di θεοσεβής)177.

Le forme fin qui considerate sono ricavate da verbi che indicano un’attitudine del soggetto che si traduce in un comportamento rivolto verso un partecipante esterno: a seconda della prospettiva che si intende mettere in rilievo possono essere create sia forme sia attive orientate al soggetto sia passive che hanno come referente il secondo partecipante.

2.2.5 Verba affectuum

Una categoria intermedia tra processi e attività mentali è costituita dai verbi indicanti emozioni178; queste ultime infatti possono sia implicare l’intenzionalità del soggetto (p.es. ‘amare’, ‘odiare’, etc.) sia configurarsi come une reazione istantanea e involontaria a uno stimolo esterno (p.es. i verba

timendi); in ogni caso il soggetto riveste il Ruolo Semantico di Esperiente. Anche per questa classe

si assiste a un considerevole aumento del numero di forme in -τος, ricavate dalle stesse basi verbali presenti nell’epica arcaica o da nuove.

Gli AV saranno presentati a seconda dell’ambito semantico di appartenenza, e all’interno di ciascun gruppo verranno evidenziati gli aggettivi con precedenti in età arcaica.

a. Gioia La sola nuova forma derivata da χαίρω presenta un significato di difficile classificazione, in quanto ἐπιχαρτός (S.Tr.1262, A.Ag.722, Th.3.67) può essere tradotto come ‘che dà gioia’ (causativo) sia come ‘piacevole, gradito’ (con attenuazione del valore verbale)179. Entrambi gli aggettivi risultano però orientati verso l’oggetto che procura gioia/diletto (Stimulus), mentre la forma esiodea κακόχαρτος (‘che gioisce del male’) aveva come referente l’Esperiente. Orientamento all’Esperiente si trova in δυσχάριστος ‘ingrato’ (A.fr.135, < χαρίζοµαι), mentre più diversificati sono i valori di εὐχάριστος (da cui il denominativo εὐχαριστέω ‘essere grato, ringraziare’), che può significare sia ‘gradito, gradevole’ (Hdt.1.32, X.Oec.5.1, referente Stimulus) sia ‘grato, riconoscente’ (X.Cyr.8.3.49 , referente Esperiente). Posteriore (II a.C.) è lo sviluppo dell’accezione ‘benevolo’.

In epoca classica si aggiunge soltanto un nuovo verbo, γηθέω, da cui deriva il composto euripideo (IT212) εὐγάθητος ‘gioioso, lieto’180, altra forma orientata verso l’Esperiente.

b. Amore La famiglia di ἐράω/ἔραµαι (SM -ηρατος, -εραστος) si arricchisce di nuove forme, tutte passive (e potenziali), come ἀξιέραστος ‘degno di essere amato’ (X.Cyr.5.2.9) e πολυέραστος ‘molto amato’ (X.Ages.6.8). Del tutto a sé è l’artificioso composto aristofaneo ἀρχαιοµελισιδωνοφρυνιχήρατος ‘dolce caro (motivo musicale) delle Sidonie di Frinico’ (V.220), con PM costituito da ben quattro elementi, i cui rapporti sintattici non sono di immediata decifrazione (intento parodistico).

Passivi sono anche gli aggettivi ricavati da nuove basi verbali, di cui i principali sono i derivati da φιλέω181, come ἀξιοφίλητος ‘degno di essere amato’ (X.Oec.10.3), εὐφίλητος ‘molto amato’ (A.Th.107)182 e µουσοφίλητος ‘caro alle Muse/amato dalle Muse’ (Corinn.23 LSJ, TLG fr. 674 Page), unico esempio di PM sostantivale in funzione di Esperiente.

175 Fenomeno che li accomuna ai composti sigmatici in -σεβής, per i quali vd. cap.6, par.2.2. 176 Questa forma è glossata sia con‘inviato dagli dei’ sia con θεοσεβής.

177 Attivo è anche θεοσέπτωρ (E.Hp.1364). 178 Allan 2002 li classifica tra i mental processes.

179 Cfr. il comportamento analogo di χαρτός (prima attestazione in Archil.). 180 Cfr. εὐγηθής.

181 Cfr. i composti in -φιλής, per ora anch’essi passivi, e i possessivi in -φιλος. 182 Unico passo in cui questa forma non occorre come PN.

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c. Ira Per quanto riguarda quest’ambito, non si contano nuovi composti in -τος ricavati da χολόω e νεµεσάω183, ma si aggiungono forme da altri verbi, tutte accomunate dal significato attivo, intransitivo (referente Esperiente) o causativo (referente Stimulus):

- ὀργάω (ὀργή) > ἀόργητος ‘non irascibile, non passionale’ (Arist.EN1108a8); δυσόργητος ‘irascibile, collerico’ (Arist.Phgn.811a31); εὐόργητος ‘di buona indole, mite’ (Th.1.122, Gorgia, Arist.); queste forme designano un tratto del carattere;

- ἀγανακτέω > ἀγανακτητός ‘irritante’ (Pl.Grg. 511b);

- µηνίω (µῆνις) > ἀµήνιτος ‘non adirato’ (Hdt.9.94, A.Supp.975) e lo hapax ὀξυµήνιτος ‘bringing down quick anger’184 (v.l. in A.Eu.472). Quest’ultima forma ha una chiara connotazione poetica, mentre ἀµήνιτος, dopo le prime attestazioni, ricompare con frequenza in Plutarco e tre volte in Porfirio.

d. Meraviglia, ammirazione Nuovi aggettivi continuano a essere ricavati sia da ἀγάοµαι/ἄγαµαι sia da θαυµάζω (ο θαῦµα); potenziali sono ἀξιοθαύµαστος ‘degno di essere ammirato’ (X.Mem.1.4.4), ἀγαστός ‘ammirabile’ (A.fr.268, E.Hec.168, X.HG2.3.56) e ἀξιάγαστος ‘degno di essere ammirato’ (X.Lac.10.2)185: il significato potenziale di queste forme, con eventuale attenuazione del valore verbale, è dunque in continuità con quello attestato nell’epica arcaica. Intransitivo e orientato all’Esperiente è invece αὐτάγητος ‘che si ammira da sé, presuntuoso, orgoglioso’ (Anacr.142 e Ion Trag.8; oltre che in questi due autori, tale forma è attestata solo in lessicografi).

e. Verba timendi Riconducibile alla famiglia di τάρβος/ταρβέω è ἀτάρβακτος ‘intrepido, imperterrito’ (solo in Pi.P.4.84, B.5.139 e scolii), a cui si aggiungono poche forme derivate da altri verbi, come ἄτρεστος ‘che non trema, intrepido’ (Pl.Cra.395c, A.Pr.416 < τρέω); πανδείµα(ν)τος ‘temuto da tutti’186 (dub. in Pi.fr.189 < δειµαίνω); infine, due forme da φοβέω, φοβητός ‘che deve essere temuto’ LSJ/‘che incute terrore, spaventoso’ GI (S.Ph.1154) e ἀφόβητος ‘che non ha paura’ (S.OT885). ἄτρεστος, il cui significato primario è ‘che non trema’ > ‘che non ha paura’, e ἀφόβητος sono intransitivi e orientati al soggetto-Esperiente, mentre i rimanenti sono orientati allo Stimulus, indipendentemente dalla diatesi.

f. Faticare, sopportare, stancarsi Da φέρω (nell’accezione di ‘sopportare’) e τλάοµαι vengono ricavate forme passivo-potenziali, come ἄφερτος ‘insopportabile’ (tragici) e βαρύτλητος ‘difficile da tollerare, insopportabile’ (B.13.4, SM -τλατος), che presenta PM aggettivale187 e acquisice valore attivo ‘che sopporta gravosamente’ (dub. in Naumach.ap.Stob.4.22.32)188. Tutte queste forme hanno un numero circoscritto di attestazioni e ricorrono solo in determinati autori: non si tratta quindi di aggettivi di uso comune.

A partire dall’età classica diverse altre basi verbali forniscono aggettivi in -τος, che rispetto alle forme appena esaminate sono maggiormente caratterizzati dalla presenza dell’intransitivo e dal fenomeno della doppia diatesi.

Intransitivo e orientato verso il soggetto è µενετός ‘paziente, che aspetta’ (Ar.Av.1620, Th.1.142), mentre per ἀκοπίαστος il significato ‘infaticabile’ è di attestazione posteriore (Herm.ap.Stob.1.49.44) rispetto a ‘che non affatica’ (Arist.Mu.391a12), sempre attivo ma riferito allo Stimulus (entità che causa la fatica). Passivo ma del pari orientato verso l’oggetto/Stimulus (ciò che deve essere sopportato) è ἀνυποµόνητος ‘insopportabile’ (Arist.Mir.843a15; valore attivo ‘che sopporta’ tardo, in Procl.Par.Ptol.224).

Riflettono la diversificazione semantica del verbo di partenza i derivati di πονέω (‘sopportare, soffrire’ ma anche ‘costruire, apprestare’): vi sono infatti forme intransitive (ἀκαταπόνητος

183 Continuano le attestazioni di νεµε(σ)σητός, mentre da χολόω verranno solo in seguito derivati nuovi aggettivi. 184 Traduzione attivo-causativa ispirata dagli scolii; in GI viene data una traduzione passiva ‘mosso o ispirato dall’ira’

(significato incerto).

185 I due composti con PM ἀξι(ο)- hanno un numero considerevole di attestazioni, soprattutto in prosa. 186 GI riporta sia questa traduzione sia ‘in preda al panico’.

187 Aggettivo non attestato come PM di AV in -ος in età arcaica.

188 Da φορέω > εὐφόρητος ‘sopportabile’ in A.Ch.353, costruito con un dativo δώµασιν εὐφόρητον “(dolore)

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‘infaticabile, inesausto’, in Philol.21)189, una causativa (δυσπόνητος ‘che causa pene o travagli, laborioso’190, in A.Pers.515, S.OC1614) e passive, come θεοπόνητος ‘lavorato o preparato dagli dei’ (solo in E.Tr.953, Hel.584, che presenta PM agentivo e seleziona l’accezione di verbum

faciendi). Un elemento da rilevare in questa classe è costituito dalla presenza di forme con

significato causativo, che risulta uno svilupppo innovativo rispetto alla situazione di epoca precedente.

g. Sofferenza In età arcaica non sono attestati AV in -τος attinenti a questa sfera semantica; a partire dal V a.C. sono invece documentate varie forme, spesso derivate da un verbo denominativo e/o legate a un sostantivo191. Si tratta di ἀλύπητος (< λυπέω, λύπη) ‘che non contiene dolore, senza dolore’ (S.Tr.168; LSJ per S.OC1662 ‘not causing pain’, dove è v.l.) e come avverbio ‘senza causare o provare dolore’ (Pl.Lg.958e); di ἀπένθητος (< πενθέω, πένθος) ‘non addolorato’ (in A.Ag.895, Eu.912; dai LXX anche ‘non compianto’); di tre forme derivate da ἀλγέω (ἄλγος), con valore causativo (e primo membro aggettivale) βαρυάλγητος ‘che causa molta sofferenza, molto gravoso’ (S.Aj.199), mentre con doppio orientamento (Stimulus ed Esperiente) δυσάλγητος ‘molto doloroso’ (Eup.446 K.-A.) e ‘insensibile’ (S.OT12)192, e ἀνάλγητος ‘privo di dolore, indolore’ (S.Tr.126) e ‘insensibile, spietato; crudele’ (S.Aj.946, Th.3.40, E.Hipp.1386). Più generico, ma sempre passivo193, è il valore del derivato di πάσχω (πάθος) παθητός, che presenta come significato base ‘che può subire, soggetto a subire’; in Aristotele, in cui questa forma è attestata per la prima volta (Mu.392a33), esso vale ‘soggetto a mutamento’194.

h. Odio, disprezzo, invidia Gli aggettivi in -τος appartenenti all’ambito semantico dell’odio e del disprezzo presentano significato passivo-potenziale e hanno come referente lo Stimulus (ciò che è oggetto d’odio o di disprezzo). Si possono citare dai denominativi στυγέω e µισέω στυγητός ‘odioso, odiato’ (A.Pr.592) e θεοστύγητος ‘odiato dagli dei’ (hapax in A.Ch.635, cfr. θεοστυγής) ed εὐµίσητος ‘molto odioso, detestabile’ (X.Cyr.3.1.9)195; vi è dunque un esempio con PM θεο- ‒ per ora il sostantivo più diffuso come PM di composto ‒ in funzione agentiva (in realtà Esperiente). Doppio orientamento caratterizza il solo AV ricavato da φθονέω, ἀφθόνητος, che vale sia ‘non invidiato’ (A.Ag.939; Pi.O.10(11).7) sia ‘non invidioso, scevro di invidia’ (Pi.O.13.25).

i. Pietà, vergogna Per quest’ambito si può citare solo ἀνελέητος ‘privo di pietà o di compassione’ (Arist.Phgn.808b1)196, attivo e con referente il soggetto-Esperiente.

Hanno invece dei precedenti nella lirica arcaica le seguenti forme, ricavate da verbi attinenti a diversi ambiti semantici. Al verbo ἀρέσκω ‘piacere, essere gradito’ sono da ricondurre δυσάρεστος ‘difficile da accontentare, scontroso’ (A.Eu.928) e ‘gradito, piacevole’ (avv. in X.Mem.3.5.5), che si aggiungono al simplex ἀρεστός, attestato per la prima volta in Semonide, mentre a µεταµέλοµαι ἀµελέτητος, che presenta la possibilità di essere orientato sia allo Stimulus (‘di cui non c’è da pentirsi’ in Pl.Ti.59d, Lg.866e) sia all’Esperiente (‘che non sente pentimento’, p.es. in Arist.EN1150a22).

I derivati di ζηλόω sono invece tutti passivi o potenziali, per esempio ἀριζήλωτος ‘molto invidiabile, fortunato’ (in Ar.Eq.1329 e in oracolo citato in Eusebio di Cesarea) e πολυζήλωτος ‘molto ammirato o venerato’ (B.7.10, E.Hipp.168).

189 In GI la prima attestazione data è in Giamblico. 190 Cfr. l’omerico δυσπονής ‘penoso, laborioso’.

191 In diversi casi, come si vedrà, sono presenti delle forme sigmatiche parallele (cfr. -αλγής, -παθής, -πενθής). 192 In Eschilo δυσαλγής.

193 LSJ segnala anche un valore attivo ‘che ha sofferto’ per un passo di Menandro (Sent.457).

194 Il fatto che molte di queste forme siano attestate nei tragici e siano spesso affiancate a composti in -ης o a bahuvrihi

rende possibile spiegarne la genesi come alternative metriche, in particolare se si tratta di forme isolate.

195 Incerta è l’attribuzione, sostenuta da H. Diels, ad Aristotele di θεοµίσητος ‘odiato dagli dei’ in PLit.Lond.112 (datato

al III a.C.); questa forma ricorre poi in età ellenistica e negli autori cristiani.

Continuano le attestazioni di µισητός ‘odioso, detestabile’ (A.Ag.1228, X.Mem.2.6.21).

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Infine, dal verbo τολµάω ‘osare, avere coraggio’/‘sopportare, resistere’197 deriva ἀτόλµητος ‘insopportabile’ (Pi.I.8.11) e, in seguito, ‘inosabile’ (Aristid.Or.45(8).2)198, caratterizzato da valore passivo-potenziale. Il valore attivo ‘che osa’/‘che non osa’ è espresso rispettivamente dagli aggettivi τολµηρός e ἄτολµος (possessivo, ‘privo di coraggio’).

Anche per i verba affectuum, dunque, significato intransitivo e doppia diatesi sono fenomeni piuttosto frequenti: la possibilità di ricavare aggettivi in -τος sia attivi sia passivi può forse esser stata condizionata dalla modalità secondo cui viene concettualizzata e presentata l’azione espressa dal verbo, p.es. per l’ira prevale la rappresentazione interna del sentimento, dal punto di vista del soggetto-Esperiente (per cui le forme sono attive), mentre per l’amore quella esterna, l’essere fatto oggetto di amore (e di conseguenza le forme sono passive).