Capitolo 1 Introduzione e premesse teorico-metodologiche
3. Metodologia adottata
3.1 Organizzazione in classi semantiche: alcune puntualizzazioni teorico-metodologiche
La successione cronologica descritta in 1.1.2 è stata integrata, come anticipato, con un approccio di tipo semantico, per cui i composti sono stati ripartiti in classi semantiche sulla base del tipo di evento indicato dal lessema verbale, cui si associano proprietà di vario ordine, su cui ci si soffermerà brevemente dopo aver elencato le diverse classi216:
1. Verbi di movimento: translational motion verbs; manner of motion e non translational motion
verbs; collective motion; transport verbs; manipulating verbs;
2. Verbi di percezione e attività mentale: percezione fisica; processi e attività mentali; verba
affectuum; verba persuadendi et voluntatis;
3. Verba dicendi: verbi generici e affini alle mental activities; verba appellandi; emotive speech act
verbs;
4. Verbi che assegnano al soggetto un ruolo inattivo o di Agente non-prototipico: verbi indicanti uno stato inerente217 e verbs of appearing and disappearing; verbi che indicano delle attività
connesse al corpo (mangiare, nutrirsi, bere, saziarsi, svegliarsi, dormire, ridere, respirare) e
physiological processes involving organic entities (morire, nascere, crescere, diventare); physiological processes involving inorganic entities (spegnersi, bruciare, solidificarsi, consumarsi);
verbi indicanti eventi atmosferici;
5. Verbi che significano prendere, ottenere, conquistare (verba accipiendi et possidendi), verbi indicanti uno scambio, verbi che significano nascondere e mostrare;
6. Verbi che indicano un’azione violenta;
7. Verbi indicanti la continuazione, la cessazione, la conclusione di un’azione (phase verbs o predicati aspettuali)218 o il suo compimento/realizzazione;
8. Verbs of ruling and disposition; 9. Verba faciendi;
10. Verbi polisemici e di difficile classificazione.
Sebbene le caratteristiche specifiche di ciascuna di queste classi semantiche verranno esposte in dettaglio nel momento dell’esposizione (così da poter cogliere direttamente la relazione tra le loro proprietà e quelle degli AV ricavati dalle diverse basi verbali), vale la pena di illustrare alcuni concetti sottostanti a tale ripartizione ‒ ai quali si farà costantemente riferimento nel corso della discussione ‒ e che motivano il raggruppamento nella medesima classe di alcuni verbi che a una prima considerazione sembrerebbero non presentare elementi in comune.
215 Luraghi 2016, pp.41-2.
216 L’articolazione in sottogruppi è stata effettuata principalmente per l’età classica, l’epoca per la quale sono state
analizzate il maggior numero di forme; si anticipa che nel capitolo dedicato all’età arcaica non compaiono tutte le classi (p.es. manca la 8.). Non tutte le classi individuate sono inoltre ugualmente produttive.
217 Sono qui compresi diversi verbi stativi che non rientrano nelle altre classi semantiche. 218 Questa seconda dicitura è adottata da La Fauci 1985 e Tanny 1994, p.60.
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Innanzitutto, va precisato che, poiché si tratta di una suddivisione su base semantica, le diverse classi includono verbi che indicano diversi tipi di Aktionsart219: essi sono caratterizzati dunque dalla presenza o meno di telicità, i.e. dal fatto “di essere finalizzati al raggiungimento di una certa meta”220, e da diversi gradi di statività/dinamicità, ovvero dall’occorrenza (o mancata occorrenza) di un mutamento all’interno della situazione indicata dal verbo221; alcuni verbi, infatti, indicano degli stati, altri dei processi o delle azioni222.
Il parametro più rilevante rispetto al quale differiscono i verbi inclusi nelle diverse classi individuate è però costituito dalla transitività, sulla quale inoltre si fonda la successione in cui sono esse sono state disposte223. La transitività, tradizionalmente definita come ‘trasferimento’ dell’azione verbale da un soggetto-Agente a un oggetto-Paziente, a partire dagli anni ’80 è stata al centro di una serie di studi224 che ne hanno messo in luce il carattere scalare, per cui la definizione di una frase come transitiva o meno non si configura come un’opposizione binaria, bensì un
continuum che va dalla frase intransitiva a quella transitiva prototipica (i.e. Agente che
intenzionalmente compie un’azione su un Paziente che, di conseguenza, è interessato da un mutamento di stato). Il carattere transitivo o meno di una frase (non solo del verbo) è dunque definito da una serie di parametri (participants, kinesis, aspect, punctuality, volitionality,
affirmation, mode, agency, affectedness of O, individuation of O)225, che permettono di classificare gli enunciati come ‘più o meno’ transitivi. Per esempio, casi di incorporazione dell’oggetto226, per cui esso non è un’entità individuata, o impiego di verbi con valore modale o irreale sono fattori che contribuiscono alla diminuzione della transitività. Oltre a questi parametri, va tenuto conto del significato inerente dei lessemi verbali, in quanto ammettono una costruzione transitiva anche verbi i cui soggetto e oggetto non corrispondono rispettivamente a un Agente e a un Paziente ma, per esempio, a un Esperiente e a uno Stimulus (vd. supra) o a un possessore e all’oggetto posseduto (come il verbo avere)227. Anche verbi che a prima vista sembrerebbero istanze prototipiche del transitivo, come per esempio ‘colpire’, non sono tuttavia transitivi al pari di ‘uccidere’ o ‘distruggere’, in quanto non comportano un cambiamento di stato nell’oggetto228.
219 Il termine Aktionsart (o ‘azione verbale’/azionalità) fa riferimento al tipo di evento descritto dal verbo, in particolare
alle “inherent temporal properties of verbs” (Van Valin-La Polla 1997, p.92). Come osservano Van Valin-La Polla 1997, p.92, è necessario distinguere tra il significato lessicale del verbo dal quello che esso presenta nella frase in cui occorre: “in Aktionsart terms, this means that verbs have a basic Aktionsart type, which is how they are represented in the lexicon. However, the addition of PPs or adverbials often results in a different Aktionsart interpretation for the verb in the context of the entire clause”.
Vd. Bertinetto 1986 per la suddivisione vendleriana in achievements (trasformativi, p.es. partire, morire, svegliarsi),
accomplishments (risultativi, p.es. imparare, costruire una casa), activities (continuativi, p.es. camminare, ridere) e states (stativi, p.es. assomigliare, conoscere), integrata con ulteriori suddivisioni. Solo i verbi trasformativi e risultativi
sono inerentemente telici.
Cfr. anche Levin 1999, p.223: “semantically-coherent grammatically-relevant verb classes [...] often contain aspectually heterogeneous members”.
220 Bertinetto 1986, p.90. Sul concetto di telicità e per una suddivisione in parte differente dei verbi sulla base della
struttura temporale interna vd. Lehmann 1991, pp.199-203.
221 Su questo parametro vd. Lehmann 1991, pp.196-9.
222 Per la suddivisione degli state of affairs in situations (stati di cose non dinamici), events (stati di cose in cui si
verifica qualcosa improvvisamente), processes (stati di cose che implicano mutamento e hanno luogo lungo il tempo) e
actions (stati di cose dinamici in cui un partecipante compie qualcosa) vd. Van Valin-La Polla 1997, p.83. Nella
presente trattazione, tuttavia, spesso si impiegherà il termine ‘evento’ in senso ampio, comprensivo di azioni, processi e stati.
223 Per un’illustrazione più completa vd. infra.
224 Il punto di riferimento è Hopper-Thompson 1980, ma cfr. anche le precisazioni effettuate da Tsunoda 1985.
225 Hopper-Thompson 1980, p.252 (O = oggetto). Inoltre, la transitività non è disgiunta dall’azione verbale, come
sottolineato gli stessi Hopper-Thompson 1980, in particolare a p.271, dove evidenziano l’interazione tra Aktionsart (“inherent type of action of the verb”) e aspetto.
226 Su questo argomento vd. infra, in particolare il cap.8, parr.2 e 5.
227 Sul carattere di transitività apparente del verbo avere vd. cap.3, par.5 (in particolare n.199 p.112).
228 Vd. Tsunoda 1985, p.387, ma anche Levin 1999, cui si rimanda anche per la distinzione tra
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La definizione di transitività, come si è visto, implica due nozioni fondamentali, quella di mutamento di stato e quella, a essa collegata, di affectedness dell’oggetto: infatti, come scrive Testelec, “a participant is affected in a situation if it undergoes some relevant change in it, i.e. its physical, or spatial, or mental etc. characteristics are not the same as they would be if the situation did not take place”229. L’affectedness è quindi una proprietà semantica che è connessa “with verb meaning and the manner in which a verb’s argument participate in the event the verb describes”230,
misura l’impatto dell’azione verbale sui partecipanti (si parla infatti di total o partial affectedness), e risulta influenzata dal carattere telico o atelico dell’azione stessa (la presenza di un telos infatti si correla alla presenza di un mutamento di stato)231. Inoltre, Tsunoda ha evidenziato che è l’affectedness dell’oggetto, più che il carattere agentivo o la volizionalità del soggetto, il fattore che può determinare l’adozione di una costruzione transitiva nel verbo (cfr. I hit him vs. I hit at him)232.
Sebbene l’affectedness sia una proprietà che in genere caratterizza l’oggetto (è su di esso infatti che ‘ricade’ l’azione), essa talora può manifestarsi anche sul soggetto, come si verifica per esempio nel caso dei predicati che esprimono emozioni e stati mentali o anche con azioni come ‘mangiare’, per la quale, come osservato da Næss, “this affectedness of the agent in most cases constitutes the main motivation for performing the act of eating”: anche l’affectedness del soggetto ‒ che non può essere pertanto considerato un agente prototipico ‒ è quindi un parametro di cui tener conto nel determinare il livello di transitività di una frase233.
Dopo aver richiamato la nozione di transitività con le proprietà a essa correlate e averne messo in luce il carattere scalare, è necessario ricordare brevemente che anche i verbi intransitivi (i.e. verbi con un solo argomento)234 non costituiscono una classe omogenea, ma possono essere suddivisi in due gruppi, gli inaccusativi e gli inergativi235, per cui si parla di ‘intransitività scissa’. Senza entrare nei dettagli della questione, “il singolo argomento dei verbi inergativi sarebbe un soggetto in tutti i livelli di rappresentazione, mentre quello dei verbi inaccusativi sarebbe un oggetto nella struttura profonda (o nel livello iniziale, secondo la grammatica relazionale) promosso a soggetto nella struttura superficiale”: il soggetto dei verbi inergativi (p.es. lavorare, giocare, parlare) manifesta tratti tipici dell’Agente, mentre il soggetto dei verbi inaccusativi (p.es. bruciare, cadere, affondare), che di fatto è un oggetto, condivide le proprietà tipiche di un Paziente/Tema236. Tale distinzione, pur codificata a livello sintattico, possiede degli importanti correlati con il significato e la telicità del verbo, in quanto “i predicati inaccusativi sono di norma telici [...]; i predicati inergativi sono invece di norma atelici”237. Sulla definizione di inaccusatività si avrà modo di tornare anche in seguito, in quanto si tratta di una nozione rilevante per comprendere le caratteristiche degli AV in -τος e in -ης ricavati da verbi appartenenti a determinate classi semantiche (principalmente 2 e 4).
229 Testelec 1998, p.34; per una definizione di mutamento di stato vd. Roberts 1985, p. 394 citato in Tenny 1994, p.158:
“change of state: some property of the Theme held before the time with respect to which the proposition containing the predicate is evaluated and fails to hold after that time, or vice-versa”.
230 Tenny 1994, p.157.
231 A questo proposito vd. Tenny 1994, p.158 e Lehmann 1991, p.220; cfr. anche Romagno 2005, p.23, che afferma che
“la telicità è massima quando il mutamento di stato (o di luogo) dell’argomento interno diretto è totale e definitivo, e cioè quando l’argomento interno diretto è massimamente ‘coinvolto’ (affected) dall’evento”, mentre “la telicità decresce quando il mutamento non è totale e definito”.
232 Vd. Tsunoda 1985, p.393; anche in greco antico l’affectedness dell’oggetto ha un ruolo determinante nell’alternanza
tra accusativo o genitivo/dativo: come nota Luraghi 2003, p.54 “prototypically, the difference between accusative direct objects and non-accusative ones can be detected in different degrees of affectedness”.
233 Vd. Næss 2000, p.317; l’autore inoltre osserva che “the object of ‘eat’ is indeed ‘only incidentally affected’, because
the effect the agent intends to achieve is the on himself”.
234 Nessun argomento nel caso dei verbi atmosferici.
235 Si ricorda inoltre che anche diversi verbi transitivi ammettono una costruzione intransitiva (con delle importanti
conseguenze sulla telicità dell’azione, p.es. ‘dipingere un quadro’ vs. ‘dipingere’). La distinzione tra inergativi e inaccusativi è stata introdotta da Perlmutter 1978 (ipotesi inaccusativa), vd. Loporcaro 2008, p.311.
236 Vd. Romagno 2005, p.169.
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Un’ultima distinzione utile da richiamare ai fini della trattazione è quella tra attivo e inattivo, da intendere come un’opposizione tra agentivo e non-agentivo238; essa, come osserva Lehmann239, non è riducibile all’opposizione tra Agente e Paziente, ma comporta una differenza nel controllo esercitato dal soggetto sullo svolgimento dell’azione. Nel caso di soggetto inattivo, infatti, il controllo è nullo (o molto basso), come accade per esempio con i verbi che indicano accadimenti spontanei o una percezione involontaria; inoltre, all’interno delle situazioni inattive rientrano non solo stati ma anche eventi dinamici240.
Alla luce dei concetti sopra introdotti, risulta possibile dar conto con maggior precisione della suddivisione in classi semantiche effettuata nonché della disposizione loro assegnata nel corso dell’esposizione. Il criterio principale che ha guidato tale ripartizione è costituito, come anticipato, dalla transitività (da intendere come definita sopra)241, per cui tendenzialmente il primo gruppo di verbi individuato (verbi di movimento) corrisponde a un basso livello di transitività242, mentre l’ultimo (verba faciendi)243 a un grado di transitività elevata: tratto accomunante è però dato dal fatto che tanto gli uni quanto gli altri implicano un mutamento di stato. I verbi indicanti percezione/attività mentale (secondo gruppo) presentano nel complesso una transitività bassa: non solo spesso sono intransitivi ed esprimono un processo interno al soggetto, ma anche quando costruiti transitivamente soggetto e oggetto non corrispondono ad Agente e Paziente (ma ad Esperiente e Stimulus); inoltre, in vari casi sono stativi e non indicano un vero e proprio mutamento di stato, anche se, come si è visto, l’Esperiente può essere affected244. I verba dicendi sono stati collocati come terzo gruppo sulla base delle affinità con le attività mentali (p.es. coinvolgimento del soggetto), con le quali spesso si realizzano delle sovrapposizioni, e del fatto che anch’essi, quando transitivi, non indicano un evento con elevata transitività; essi hanno poi la possibilità di introdurre un secondo argomento (Ricevente). Dopo questi primi tre gruppi è stata inserita una classe eterogenea245 che include una serie di verbi caratterizzati dalla presenza di un soggetto non agentivo, o perché corrisponde semanticamente a un Paziente (verbi indicanti eventi spontanei) o perché risulta affected dall’azione (verbi indicanti attività connesse al corpo)246; inoltre, con
l’eccezione di un piccolo gruppo di stativi, tali verbi indicano un mutamento di stato e in alcuni casi partecipano all’alternanza causativa. I verbi inseriti nel quinto gruppo (verba accipiendi et
possidendi) sono biargomentali (fattore che aumenta la transitività) e sono caratterizzati dalla
possibilità di essere costruiti come transitivi, anche se l’affectedness dell’oggetto spesso non è totale (e, nel caso di avere, solo apparente).
Il gruppo successivo (verbi esprimenti un’azione violenta) è contrassegnato da un aumento rilevante nella transitività, anche se include alcuni verbi reciproci (p.es. ‘combattere’) e altri che non comportano necessariamente un mutamento di stato nell’oggetto (p.es. ‘colpire’). Prima di pervenire alla classe più transitiva (verba faciendi), che comprende alcuni membri che avrebbero
238 Vd. Haspelmath 1990, p.38. 239 Lehmann 1991, p.212. 240 Vd. Haspelmath 1990, p.38.
241 In greco infatti sono costruiti come transitivi anche verbi che non corrispondono al nucleo prototipico della
categoria, conformandosi alla tendenza sottolineata da Testelec 1998, pp.30-1, ovvero che nella maggior parte delle lingue sono transitivi anche verbi indicanti “controlled perception, pursuit, operation with properties”.
242 Per la presenza di alcuni sottogruppi più transitivi (movimento causato) vd. infra. 243 Senza tener conto dei verbi polisemici/di difficile classificazione.
244 Come scrivono Luraghi-Sausa forth., p.10: “perception verbs are all low transitivity predicates, and their second
arguments are not patients that may conceived of as undergoing a change of state”. Inoltre, sia le experiences (i.e. stati non controllati) sia le attività mentali controllate sono esempi di non-prototypical transitivity, in quanto le prime mancano dell’elemento del controllo, le seconde sono eventi non-risultativi, per cui in entrambi i casi non vi è un “patient that undergoes a change of state” (le due studiose adottano la terminologia di riferimento da Viberg 1984). Tenny 1994, p.65 invece distingue tra “theme-subject verbs”, che “can describe change of state, and can be causative verbs (interest, attract, worry, move, frighten, disgust)” e “experiencer-subject verbs”, che “are not causative and never describe change of state. They are generally stative verbs (fear, know, admire)”. Sulle diversità azionali all’interno dei verbi di percezione vd. Luraghi-Sausa forth., p.2.
245 Per i dettagli si rimanda ai capp.3-7, paragrafi dedicati. 246 ‘Anomalo’ è anche il soggetto dei verbi atmosferici.
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potuto essere posti anche in 6., sono stati inseriti due gruppi di verbi che possono essere sia mono- sia biargomentali (e in tal caso essere costruiti transitivamente), indicanti azioni più ‘astratte’ rispetto ai verbi di azione violenta o verba faciendi, ma che implicano sempre un elevato controllo del soggetto sull’azione.
Nel corso della trattazione non solo le diverse caratteristiche di queste classi verranno descritte con maggior precisione, ma si tenterà anche di porre in rilievo i punti di contatto esistenti tra di esse247.
Tale suddivisione − pur non esente da limiti e debolezze248 − si è rivelata particolarmente utile, in quanto la presenza di determinate proprietà semantiche e sintattiche della base verbale (grado di transitività, caratteristiche di soggetto e oggetto quali affectedness, involvement, volitionality) e del tipo di evento da essa descritto (telico o meno, Ruolo Semantico dei partecipanti) si sono rivelate in correlazione con il significato delle tre tipologie di composti esaminate e, in particolare, con la loro possibilità di esprimere il passivo. È stato poi possibile individuare tra i composti in -τος e in -ης e determinate basi verbali delle ‘preferenze’ semantiche che si manifestano principalmente in due fenomeni tra loro collegati:
1. i suffissi *-es- e *-to- propendono a combinarsi ciascuno con verbi appartenenti a specifici ambiti di significato;
2. a seconda della classe semantica del verbo, *-es- e *-to- realizzano in maggiore o minore grado il significato prototipico del suffisso stesso, che è stato individuato come l’intransitivo per *-es-, il passivo per *-to-.
La presenza di queste associazioni preferenziali tra *-es- e *-to- e determinate basi verbali costituisce una prova del fatto che i suffissi non sono elementi ‘neutri’ sul piano del significato, ma, almeno in parte, sono dotati di un “valore semantico intrinseco”249.
Quanto è stato finora osservato da parte di vari studiosi in contributi dedicati al significato delle forme in -τος e in -ης250 ha dunque trovato un’ulteriore conferma attraverso un’analisi condotta in modo più esteso e basata su un differente criterio di organizzazione del materiale251, ma che al
contempo ha cercato di tener conto, accanto al criterio semantico, dell’intervento di fattori quali l’analogia, la relazione con altre classi di composti ricavati dalla stessa base ed eventuali condizionamenti esercitati dal metro nel caso delle forme poetiche.