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ETÀ ARCAICA (VIII-VI a.C.)

Capitolo 3 Composti in τος attestati in età arcaica 0 Introduzione

12. Considerazioni sul PM 1 Introduzione

12.5 Sostantivi e pronom

12.5.2 Composti o giustapposizioni?

A proposito della problematica distinzione tra ‘echte’ e ‘unechte Komposita’ (di cui si è discusso nel cap.1), non risulta possibile a partire dai dati omerici effettuare una distinzione netta tra giustapposizioni e composti con PM sostantivale propriamente detti. La presenza di una desinenza di dativo al PM di per sé non è sufficiente per chiamare in causa un’origine sintattica, in quanto è possibile che la forma che appare al PM come un dativo sia stata modellata analogicamente357 o, poiché si tratta di poesia, sia stata creata per fini metrici358. Infatti, all’interno del sistema dei composti si affiancano PM che sembrano forme di dativo ma che non sono attestati al di fuori dei composti (κηρεσσι-, ἀερσι-)359 come parole autonome e PM che al contrario corrispondono a tutti gli effetti a delle forme libere flesse al dativo, diverse delle quali (p.es. ναυσι-) sono già attestate in composti di età micenea (soprattutto bahuvrihi), spesso antroponimi360: se dunque già il greco di II millennio ammetteva la composizione con sostantivi flessi al dativo è possibile che tali PM si siano irrigiditi e siano stati importati come tali all’interno di composti di altre classi.

Più numerosi dei casi in cui il ‘dativo’ al PM non compare autonomamente sono quelli in cui è il SM in -τος a non essere attestato come forma libera (p.es. *φατός, *κµητός, *δµητός): per parlare di univerbazione è invece necessario che entrambi gli elementi costituitivi del composto siano forme liberamente impiegate in sintassi361. Tale eventualità si pone di fatto solo nel caso di δουρίκλυτος/- κλειτος, che ricorre sia come composto sia con i membri separati; il confronto tra i passi in cui compare la forma univerbata e quelli in cui ricorre invece il sintagma non permette di rilevare alcuna differenza funzionale (metrica) e semantica362. Sebbene si possa trattare di un’oscillazione dovuta alla scrittura, tuttavia proprio questa alternanza grafica è indicativa dello status ambiguo di

355 In Thdr.Stud.(ep.2.81, M.99-1231A) è presente il denominativo πυρικαυστέω.

356 Vd. anche ἄρηϊ κταµένω in Il.22.72, che talora si trova univerbato (ἀρηικτάµενος): questo costituisce un altro caso

dubbio di giustapposizione o composto (eccezionale) con il participio medio-passivo (cfr. εὐκτίµενος).

357 Per ‘l’irrigidimento’ di PM con forme (apparentemente) casuali e l’introduzione di PM analogici vd. Brugmann

1906, pp.96-8.

358 Quella che appare come una forma di dativo potrebbe essere dunque semplicemente una forma di composizione

(tema + linking element).

359 In Omero ed Esiodo non occorre il dativo di κῆρες, così come la forma ἀερσι-.

360 Ricordiamo che il miceneo conosce la composizione con PM sostantivali (vd. cap.2, seconda parte); per ναυσι- come

PM in miceneo vd. Meissner-Tribulato 2002, p.304 e Durante 1976, p.103; per δαϊ-, forma che in Omero è conservata allo stato fossile, vd. Durante 1971, p.100 (per ulteriori riferimenti vd. n.16). Alcuni di questi ‘dativi’ (p.es. ἁλι-) sono stati interpretati anche come antichi temi in -i- (p.es. Blanc 1987, p.11).

361 Tra i composti con PM nominale sono attestati come simplicia (per l’epoca considerata) solo ποτητός, βοτός, κλυτός,

κλειτός, χυτός (i primi due adoperati come sostantivi).

362 Vd. Meillet-Vendryes 1968, p.423: “Il est souvent difficile de preciser à quel moment un juxtaposé du grec ou du

latin devient un composé. Ainsi chez Homère on peut lire indifféremment […] δουρὶ κλυτός (κλειτός) ou δουρίκλυτος, δουρὶ κτητός ou δουρίκτητος”.

Va inoltre ricordato che vi sono numerosi composti con PM δορυ-, in cui dunque non compare alcuna desinenza di ‘dativo’.

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talune di queste formazioni, e mostra come per singoli composti l’origine sintattica sia un’ipotesi legittima363.

Tuttavia, casi come quelli di δουρίκλυτος sono minoritari: solitamente, infatti, o non è presente un simplex corrispondente al SM oppure il PM compare come Stammform o in una forma di ‘dativo’ non attestata al di fuori del composto stesso, il quale pertanto dovrà nel suo complesso essere preferibilmente interpretato come esito di un processo morfologico364. In mancanza di

riscontri specifici (e soprattutto della sensibilità dei parlanti), un eventuale influsso da parte di un sintagma, se non è da essere escluso a priori, non può essere neppure provato con certezza.

Pertanto, la situazione dei composti greci così come è riflessa nell’epica arcaica non permette di invocare la tradizionale distinzione tra Kasuskomposita e Stammkomposita quale segno del passaggio da uno stadio in cui i composti venivano creati per giustapposizione alla nascita di un processo morfologico produttivo indipendente dalla sintassi, né da una fase preflessiva dell’IE a una che vede lo pieno sviluppo della flessione nominale365. Inoltre, come osservato da T. Meissner e O. Tribulato, “the commonly held distinction between juxtaposition and ‘real’ composition (i.e. stem composition) is thus not necessarily always helpful for the synchronic analysis of Greek compounds”366, tanto più che non necessariamente la ricchezza dei processi morfologici di

composizione esclude la possibilità di creare nuove forme su base sintattica.

Sebbene la questione del confronto tra composti e sintagma verrà trattata più estesamente nella parte dedicata al confronto con il participio, si vedano a titolo di esempio i seguenti passi:

a. ὀνοµάκλυτος

Od.9.364 Κύκλωψ, εἰρωτᾷς µ᾿ὄνοµα κλυτόν; “Ciclope, domandi il mio nome glorioso?”

19.183 ἐµοὶ δ᾿ὄνοµα κλυτὸν Αἴθων “io ho il nome glorioso d’Etone”

Hymn.Aphr.111 Ὀτρεὺς δ᾿ἐστὶ πατὴρ ὄνοµα κλυτός “mio padre è Otreo, dal nome illustre”

Il.22.51 πολλὰ γὰρ ὤπασε παιδὶ γέρων ὀνοµάκλυτος Ἄλτης “molte ricchezze donò alla figlia il

vecchio, nobile Alte”

Hymn.Merc.59 ἥν τ᾿αὐτοῦ γενεὴν ὀνοµακλυτὸν ἐξονοµάζων “e così celebrava la propria nobile

stirpe”.

Nei due passi dell’Odissea ὄνοµα è rispettivamente oggetto e soggetto, mentre κλυτόν è suo attributo: questi sintagmi dunque non corrispondono alla struttura del composto, in cui il SM verbale κλυτός ha un referente esterno. In Hymn.Aphr.111, invece, κλυτός qualifica il soggetto (non direttamente ὄνοµα) ed ὄνοµα è accusativo di relazione (‘famoso per il nome’); poiché il rapporto tra PM sostantivale e aggettivo è mediato dalla presenza di un terzo elemento (il referente), è in un sintagma di questo tipo che eventualmente va ricercata l’origine del composto (‘dal nome famoso’)367.

b. δουρίκλυτος

Il.2.645 Κρητῶν δ᾿Ἰδοµενεὺς δουρὶ κλυτὸς ἡγεµόνευεν “sui Cretesi comandava Idomeneo buono

con l’asta”

Od.17.71 τοῖσι δὲ Πείραιος δουρικλυτὸς ἐγγύθεν ἦλθε “ed ecco Pireo, famoso con l’asta,

s’avvicinò”.

363 Sul problema della scrittura dei composti vd. Tribulato 2015, pp.28-9.

364 Considerazione che vale anche per i composti del tipo ὀρεσίτροφος: essi infatti nascono da un processo di

derivazione e, di conseguenza, il PM, per quanto influenzato dalla sintassi, non può a rigore essere spiegato come una forma importata da una giustapposizione. Cfr. anche le seguenti affermazioni di Stefanelli 2008a, p.38: “la composizione è un procedimento morfologico ben distinto dall’eventuale lessicalizzazione di sintagmi” e “l’occorrenza di un composto non presuppone un sintagma preesistente”.

365 Vd. Meissner-Tribulato 2002, pp.294-5. Su tale questione vd. anche cap.1, par.2.1.

366 Vd. Meissner-Tribulato 2002, p.295. Cfr. anche Brugmann 1906, p.101: “Bei den verbalen Rektionskomposita mit

regierendem Schlussglied erscheint die Bildung mit Stamm überall schon bei Beginn der Übelieferung neben der Bildung mit Kasusform und zwar in solcher Ausdehnung, dass man anzunehmen hat, sie habe sich schon in uridg.Zeit neben sie gestellt”. Gli stessi studiosi (a partire da Brugmann) che hanno riconosciuto la coesistenza sincronica delle due tipologie di composti non sono disposti a rinunciare alla distinzione tra le due.

367 Sulla possibile origine di questo composto da un sintagma contenente un accusativo di relazione vd. Tribulato 2006,

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Non ci sono differenze tra i versi in cui compare il sintagma e quelli in cui è invece presente il composto, che risultano equivalenti anche dal punto di vista metrico. È possibile che l’univerbazione sia conseguenza della frequenza con cui tale sintagma ricorreva.

c. ἀνδρόκµητος

Il.11.371 στήλῃ κεκλιµένος ἀνδροκµήτῳ ἐπὶ τύµβῳ “appoggiato alla stele, presso la tomba

innalzata”

6.261-2 ἀνδρὶ δὲ κεκµηῶτι µένος µέγα οἶνος ἀέξει “molto accresce la forza il vino all’uomo spossato”.

Nonostante la forte somiglianza del composto con il nesso costituito da sostantivo al dativo + part.perf. (attivo), vi è in realtà una profonda differenza semantica: nel caso del composto infatti il SM passivo seleziona il significato di ‘costruire, lavorare’ del verbo κάµνω, e il PM ha una funzione chiaramente agentiva (responsabile materiale della costruzione: il referente è un effected

object); nel secondo caso invece non solo la forma verbale qualifica direttamente ἀνήρ (e non un

terzo elemento), ma il valore di κάµνω è quello di ‘affaticato, spossato’, con una conseguente mutazione del ruolo semantico di ἀνήρ (non Agente bensì Esperiente). ἀνδρόκµητος non ha il significato di ‘uomo spossato’, in quanto solitamente l’argomento esterno non compare come membro di composto.

c. αἱµοφόρυκτος

Od.20.348 αἱµοφόρυκτα δὲ δὴ κρέα ἤσθιον “mangiavano carni insanguinate”

18.336 δώµατος ἐκπέµψῃσι φορύξας αἵµατι πολλῷ “ti cacci fuori di casa, grondante di sangue”. La funzione strumentale di αἱµο-/αἵµατι è presente sia nel composto sia nel sintagma, ma i due costrutti differiscono rispetto alla diatesi: nel composto -φορυκτος, riferito a κρέας, è passivo, mentre nel sintagma il participio ricavato dallo stesso verbo è attivo (φορύξας). Le due costruzioni riultano per così dire speculari: ‘che sporca con sangue’/’sporcato di sangue’.

d. θεόσδοτος

Il.13.743 αἴ κ’ἐθέλῃσι θεὸς δόµεναι κράτος “se il dio ci vuol dare la forza”

Hes.Op.320 χρήµατα δ᾿οὐχ ἁρπακτά, θεόσδοτα πολλὸν ἀµείνω “la ricchezza non deve essere un furto: le ricchezze date da Dio sono le migliori” (Magugliani).

Il termine di confronto più vicino al composto esiodeo ‘dato dagli dei’ si ritrova nel verso dell’Iliade riportato, dove θεός è soggetto del verbo δόµεναι. Come con αἱµοφόρυκτος, si è in presenza di due costruzioni speculari: il soggetto del verbo attivo diviene Agente, mentre il verbo passa da attivo a passivo.

e. πυρίκαυστος

Il.19.376 καιοµένοιο πυρός, τό τε καίεται ὑψόθ᾿ὄρεσφι “d’un fuoco acceso, ch’arde in alto sui

monti”

21.361 Φῆ πυρὶ καιόµενος, ἀνὰ δ᾿ἔφλυε καλὰ ῥέεθρα “disse, riarso dal fuoco: la bella corrente bolliva”

13.564 καὶ τὸ µὲν αὐτοῦ µεῖν᾿ ὥς τε σκῶλος πυρίκαυστος “l’asta rimase lì, come palo arso dal fuoco”.

Nel primo passo il nesso non può essere considerato il possibile sintagma sottostante a πυρίκαυστος (cfr. supra), in quanto πῦρ è il soggetto di καιόµενος: il termine di confronto più prossimo è rappresentato da πυρὶ καιόµενος in Il.21.361, dove, come nel composto, πυρί ha funzione strumentale. In questo caso, inoltre, è forse possibile individuare un’opposizione aspettuale abbastanza netta tra il SM del composto, che esprime stato risultante, e il participio presente passivo in 21.361 che indica un processo ancora in corso (il fiume Xanto sta bruciando)368.

12.6 Aggettivi (e numerali)

I composti con PM aggettivale non sono molto numerosi nel greco arcaico (29 circa): infatti, una volta fatta eccezione delle forme con PM πολυ-369, si possono aggiungere soltanto alcuni aggettivi

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in νεο- (νεη-) e alcuni altri, ciascuno dei quali con un PM differente (ἀλλο-, ἡδυ-, κακο-, µελαν-, µεγ(α)-, ἠλε-).

La relativa scarsità di PM aggettivali in Omero risulta coerente con le osservazioni effettuate da M. Hoenigswald a proposito della difficoltà con cui gli aggettivi entrano in processi compositivi in greco, sia come SM (gli AV costituiscono a questo proposito un caso a parte) sia come PM. Lo studioso nota tuttavia che l’impiego come PM di composti è consentito però agli aggettivi primari opachi dal punto di vista derivazionale, vale a dire che non mostrano alcun rapporto di derivazione con una base nominale370, mentre gli aggettivi secondari quando adoperati come PM non conservano il suffisso aggettivale371.

Come anticipato, i più numerosi sono i composti con PM πολυ-, che presenta generalmente il valore avverbiale di ‘molto’, anche se in alcuni casi il significato è maggiormente condizionato dal contesto (p.es. πολύκλυστος ‘bagnato da molte onde’). Il numero (relativamente) elevato di composti con PM πολυ- è forse da mettere in relazione al frequente utilizzo in Omero di πολύ come modificatore di aggettivi (spesso al grado superlativo o comparativo, p.es. φέρτερος, φίλτατος, κέρδιον). Le forme omeriche in πολυ- sono in maggioranza passive, tranne tre composti che indicano un’azione caratterizzata da un profondo coinvolgimento del soggetto (verbi di movimento e processo mentale): πολύπλαγκτος, πολύκλυστος372, πολύτλητος. Un’evoluzione in senso attivo (con cronologie differenti) si riscontra per le seguenti forme inizialmente passive: πολύκµητος (AP e Quinto Smirneo), πολύλλιστος (Proclo), πολύκλαυστος (fr. di Empedocle), πολυδάκρυτος (Euripide). Non vi sono casi di forme attive che acquisiscono un significato passivo.

Dopo πολυ-, il PM più frequente è νεο-; questi aggettivi, come le forme semplici (per le quali vd.

infra) e quelle con PM εὐ-, si riferiscono in genere a oggetti inanimati di cui rilevano una

particolare qualità; di conseguenza il significato è passivo, avvicinabile a quello di un PPP. Solo νεήφατος ‘rivelato da poco’ (che però ricorre in Hymn.Herm.443) ha un referente più ‘astratto’ (ὄσσα), ma conserva comunque il significato passivo. Inoltre, non si notano particolari sviluppi semantici per queste forme, che rimangono passive anche nelle attestazioni posteriori.

Isolati appaiono nell’epica arcaica altri PM aggettivali che diverranno in seguito piuttosto frequenti, ovvero ἡδυ- (in ἡδύποτος), κακο- (in κακόχαρτος), µεγα- (in µεγήριτος) e µελαν- (in µελάνδετος). Il significato è passivo in quasi tutte le forme, con l’eccezione dell’esiodeo κακόχαρτος ‘che gioisce nel male’; tale composto è praticamente assente nelle prosa e nella poesia di età classico-ellenistica e della prima età imperiale (tranne una citazione di Op.28 in Galeno), ma torna in voga negli autori cristiani (p.es. Clem.Al.Paed.3.11.75, Gr.Naz.carm.1.2.9.20, etc.) con il significato di ‘giving base delight’, che comporta un’interpretazione non più intransitiva ma AT del SM (con PM sostantivato in funzione di oggetto). Ancora più limitate nelle epoche successive sono le attestazioni di µεγήριτος (Hes.Th.240), che ricorre solo in lessici e scolii. Maggiore fortuna hanno invece µελάνδετος (‘legato o cerchiato di nero’) ed ἡδύποτος(epiteto del vino), che rimangono però nel complesso vocaboli poetici (il secondo, per esempio, è frequente in commedia e negli epigrammi).

Gli aggettivi che occorrono come PM, dunque, introducono una modificazione di natura avverbiale al SM verbale; un uso sostantivato è ravvisabile forse in µελάνδετος e κακόχαρτος, in

369 Cfr. le osservazioni di Griffiths 1985, p.193 che nota come πολυ- sia uno degli elementi in assoluto più produttivi

come PM di composti e, nel caso di composti con SM verbale, “the adverbial sense is firmly fixed through the verbal force of the second element”.

370 Vd. Hoenigswald 1978, p.91: “Adjectives, with their normal stem forms, are quite common as initial components of

possessive and other compounds. Thus, items wit κακο-, ‘bad’, µεγαλο- ‘great’, λευκο-‘white’, δο(υ)λικο- ‘long, εὐρυ- ‘wide’ function quite without restriction, but these are primary, derivationally opaque adjectives. The matter is altogether different with productively formed adjectives”. Le poche forme omeriche con PM costituito da un aggettivo derivato da un nome sono elencate a pp.92-3 (sono solo 8).

371 Per la nota regola IE che esclude le forme suffissali dalla composizione si trova dunque invece il tema/radice dei

sostantivi da cui essi derivano, il che rende ovviamente impossibile decidere se il PM sia un sostantivo o un aggettivo (vd. tra gli altri Schindler 1986, p.394).

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funzione di aggiunto (strumentale e causale). Non vi sono ancora casi di PM costituiti da aggettivi sostantivati in funzione di oggetto.

Vi è un solo aggettivo con PM numerale (τρι-)373 τρίλλιστος, ‘invocato tre volte’ (i.e. ‘molto invocato’), caratterizzato anch’esso da significato passivo.