• Non ci sono risultati.

Capitolo 1 Introduzione e premesse teorico-metodologiche

2. Rektionskomposita : uno dei due membri risulta subordinato a un membro reggente (preposizione o elemento di origine verbale).

2.4 Ruoli Semantic

2.4.1 Definizione e principali Ruoli Semantic

Nel caso dei composti con SM verbale e PM sostantivale si instaura tra i due membri una relazione semantica analoga a quella intercorrente tra il verbo e i suoi argomenti e aggiunti174, i quali, all’interno della predicazione, ricoprono una funzione descrivibile, oltre che sul piano sintattico,

166 Anteriore dunque anche all’impiego del medio in funzione passiva (Napoli 2004, p.368; la studiosa osserva inoltre

che anche l’ittita testimonia a favore dell’antichità dello statal passive rispetto ad altre forme di passivo).

Sul percorso di sviluppo del passivo in PIE vd. anche Savčenko1974 citato in Madariaga 2010, p.155: “stative constructions (nominative subject) > stative passive (nominative subject, no agent) > passive with agent”; lo studioso dunque riconosce in modo analogo a Napoli la priorità del valore stativo.

167 Su *-to- e l’espressione dello statal passive vd. cap.2, par.1.1.3. 168 Napoli 2004, p.376.

169 Vd. Keenan-Dryer 2007, p.333: “It is quite common for a language to have more than one syntactically and

semantically distinct type of passive construction” e p.340: “distinct passives in a language are likely to differ semantically with respect to aspect and/or degree of subject affectedness”; cfr. anche Dixon-Aikhenvald 2000b, p.16.

170 Haspelmath 1990, p.51.

171 Romagno 2014; su questo processo si tornerà anche infra, in particolare nel cap.9. Anche Haspelmath per

esemplificare questo fenomeno fa ricorso al suffisso -η-, che, secondo lo studioso, avrebbe avuto la “function of redundantly marking inactive transitive stems”.

172 Per una trattazione più estesa dell’anticausativo si rimanda al cap.9 e alle note ivi contenute.

173 Vd. Romagno 2014; il legame tra medio e perfetto è trattato anche in Romagno 2005 e 2010 e Lazzeroni 1997a,

pp.66-71. Sul perfetto IE si rimanda invece a Di Giovine 1990 e Di Giovine 1996.

174 Gli argomenti sono “i costituenti che appartengono al nucleo della predicazione”, “selezionati dalla valenza del

verbo” perché la predicazione sia completa, mentre gli avverbiali sono i “costituenti non obbligatori” (Luraghi 1996, pp.19-20). Sulla distinzione tra argomenti e aggiunti vd. anche Civilleri 2010, pp.91-2; in particolare, la studiosa nota che gli aggiunti “si collocano al di fuori del nucleo della predicazione (predicato e core arguments) in quanto informazioni aggiuntive (peripheral constituents) rispetto all’evento descritto dal predicato”.

45

anche nei termini di Ruoli Semantici175, definiti sulla base del ruolo dei partecipanti nell’azione/stato espresso dal verbo.

Non è questa la sede per descrivere in dettaglio la teoria dei Ruoli Semantici, che, introdotta (anche se con una terminologia differente) a partire dagli anni ’60176, rientra tra le nozioni più frequentemente impiegate in linguistica ma al tempo stesso più discusse, i cui caratteri definitori variano a seconda del quadro teorico adottato (p.es. a seconda che la priorità sia accordata al significato del verbo oppure agli strumenti di codifica del ruolo all’interno del sintagma nominale). Pertanto, ci si limiterà a fornire un elenco e una breve descrizione dei principali Ruoli Semantici, funzionale a quanto verrà detto nel corso della trattazione, in particolare nelle sezioni riservate alle tipologie di PM (cui si rimanda per l’approfondimento di alcuni aspetti specifici)177.

I principali Ruoli Semantici cui si farà riferimento nella trattazione sono dunque178:

1. Agente: è l’entità, in genere [+ umana], che compie volontariamente un’azione, configurandosi come responsabile di uno stato di cose; esso presenta come tratti fondamentali l’animatezza, la volontarietà e il controllo sull’azione179 e occorre tipicamente in eventi con un livello elevato di transitività;

2. Causa: è l’entità (spesso uno stato di cose) che provoca un evento in modo non intenzionale; accostabile a quello di Causa è il ruolo di Forza, l’entità inanimata (p.es. agenti atmosferici) che esercita controllo su uno stato di cose180, indicata tradizionalmente come Causa efficiente. Nel quadro adottato da alcuni studiosi (p.es. S. Luraghi), Causa efficiente e Forza non costituiscono RS separati, ma istanze meno prototipiche di Agente, da cui si differenziano per l’assenza di animatezza e intenzionalità;

3. Strumento/Mezzo: è l’entità di cui si serve l’Agente per compiere un’azione, caratterizzata da inanimatezza, manipolabilità e assenza di controllo; un livello inferiore di manipolabilità presenta invece il Mezzo, definito da Luraghi-Parodi come “an entity which helps an agent bring about a state of affairs without direct manipulation or with a lesser degree of manipulation than the one needed for an instrument”;

4. Modo/Maniera: è il ruolo che esprime come viene portato a termine/provocato uno stato di cose; 5. Esperiente: è l’entità in cui ha sede un evento di percezione o cognizione; come osserva S. Luraghi, quella di Esperiente è una nozione complessa sul piano cognitivo, in quanto esso può essere concettualizzato in due modalità opposte, come Agente (soggetto di un verbo transitivo, strategia più diffusa nelle lingue IE) o Paziente (oggetto di un verbo transitivo); la codifica con il dativo rimanda invece a una concettualizzazione come Ricevente (vd. infra)181;

175 All’interno della trattazione si adotterà questa dicitura anziché quella di Ruoli Tematici, che rimanda al

generativismo. A seconda del quadro teorico di riferimento vengono indicati anche semantic relations, semantic

functions, case roles o deep cases (Luraghi-Parodi 2008 s.v. Semantic Roles). Cfr. anche la definizione di Van Valin-La

Polla 1997, p.113: “the semantic relations between a predicate and its arguments which express the participant roles in the state of affairs denoted by the verb are called thematic relations”.

176 Per una rassegna dei diversi approcci adottati nella definizione dei Ruoli Semantici a partire da Gruber e Fillmore (il

quale parlava di case roles/deep cases) vd. Van Valin-Wilkins 1999, ma cfr. anche la sezione introduttiva dell’articolo di Daniel 2014.

177 In particolare il cap.8.

178 Le definizioni proposte sono tratte, con alcune modifiche, da Luraghi 1996, Luraghi 2003, Luraghi-Parodi 2008,

Romagno 2005, n.13 p.17 e Van Valin-La Polla 1997, pp.85-6. Al tempo stesso, oltre ai RS, nel corso della trattazione verrà impiegata la dicitura tradizionale di ‘complemento’.

179 Vd. Lehmann 1991, p.211: “the general idea is that a participant has control over a situation if he is responsible for

it. This implies that it is within his power to initiate the situation, to let it realize and to stop it”.

180 Cfr. anche Luraghi 2014a, p.67: “Force is the semantic role assigned to inanimate entities when they occur as passive

agents”, considerato dalla studiosa un’istanza non prototipica di Agente.

181 Vd. Luraghi 2003, p.42, dove viene riportata l’interpretazione di Croft 1991, pp.213-25, secondo il quale questa

peculiarità [i.e. opposta modalità di concettualizzazione] si spiega con il fatto che i “mental states are two-way causal relations, which have no a priori causal directionality”. Sullo status peculiare dell’Esperiente vd. anche Dahl 2014, p.186 e Luraghi-Sausa forth.; in particolare, sulla selezione del partecipante a cui assegnare il ruolo di soggetto vd. p.5: “the parameter of subject/topic selection classifies verbs on their tendency to select either the experiencer or the stimulus as their subject, thus assigning either participant a higher degree of topicality: experiencer-based verbs have

46

6. Stimulus: è l’entità che provoca un processo mentale (sensazione, sentimento, etc.) in un Esperiente. I verbi di percezione possono presentare come soggetto o l’Esperiente o lo Stimulus; 7. Comitativo: è il partecipante (animato) che compie una determinata azione assieme a un’altra entità individuata, percepita come più centrale nello svolgimento dell’azione stessa;

8. Tema: è l’entità che subisce un mutamento di luogo o si trova in un luogo182;

9. Paziente: è l’entità che subisce un mutamento di stato come conseguenza dell’azione o si trova in uno stato; nelle lingue di tipo nominativo/accusativo come il greco, questo ruolo è tipicamente espresso dall’accusativo183;

10. Beneficiario (Beneficiary/Benefactive): è il partecipante, solitamente umano, che trae vantaggio da uno stato di cose o a favore del quale viene compiuta una determinata azione (opposto

Malefactive)184;

11. Ricevente (Recipient): è il partecipante che costituisce la meta di una transazione, tipicamente il terzo argomento di verbi ditransitivi come ‘dare’;

12. Addressee: è il partecipante cui è indirizzato un atto di comunicazione, spesso codificato come Ricevente185;

13. Scopo (Goal): destinazione a cui è diretta l’azione (corrisponde dunque a un complemento di luogo); differisce da Ricevente per il carattere inanimato;

14. Origine (Source/Origin)186: indica il punto di origine di uno stato di cose; 15. Fine: indica lo scopo al cui raggiungimento mira l’azione svolta dall’Agente.

Oltre a quelli sopra riportati, ulteriori Ruoli Semantici sono stati individuati in determinazioni di tempo, luogo (p.es. Location, Path) o di altra natura (p.es. Area)187. Quello sopra riportato, infatti, non intende essere un elenco esaustivo di tutti i RS identificati, in quanto il numero delle funzioni semantiche dei partecipanti fatte corrispondere a un RS è soggetto ad ampi margini di variazione a seconda della teoria di riferimento188, accanto a cui si registrano oscillazioni anche nella terminologia adottata.

Va tuttavia ricordato che mentre alcuni studiosi hanno optato per l’utilizzo di microruoli semantici, dipendenti dal particolare tipo di evento indicato dal singolo predicato189, altri sono pervenuti all’individuazione di macroruoli, ovvero “generalizations across the argument types found with particular verbs which have significant grammatical consequences”190, di cui i principali sono actor e undergoer, termini impiegati per indicare tutti i ruoli assimilabili o che condividono

experiencer subject, while phenomenon-based verbs have stimulus subjects”; le due studiose notano che in greco la maggior parte dei predicati esperienziali in greco è experiencer-based. Sulla concettualizzazione dell’Esperiente come Agente vd. anche Bubenik 2012, p.32.

182 Il termine Tema viene impiegato in modalità differenti, per indicare “a participant which is not actively involved in a

state of affairs, as in the book is on the table, (b) the second argument of perception verbs, as in I am watching TV, (c) a participant that undergoes a change of place, as the direct object of verbs of transaction (I gave a book to Mary) or the subject of motion verbs (Jennifer went to Philadelphia)” (Luraghi-Parodi 2008 s.v. Semantic Roles).

183 Vd. Luraghi 2003, p.46.

184 Per l’espressione del Beneficiario in greco si rimanda a Luraghi 2010.

185 Contro l’assimilazione dei due Ruoli, basata su un’estensione metaforica, è Daniel 2014.

186 Talora Source e Origin vengono mantenuti distinti, p.es. da Luraghi 2003, che adopera Source per indicare il punto

da cui avviene un movimento concreto, mentre “Origin can be seen as an abstract type of Source: it is not implied concrete motion, but only an abstract notion of provenence” (p.21).

187 Luraghi 2003, p.47: “Area refers to the topic of verbs of saying and the like” (indicato anche come Subject Matter). 188 Sul problema nel delimitare i RS vd. p.es. quanto afferma Luraghi 2003, p.17: “there are virtually as many roles as

there are possible different participants in a state of affairs”. Inoltre, secondo alcuni approcci solo gli argomenti corrispondono a RS, secondo altri anche gli aggiunti.

189 P.es. Levin-Rappaport Hovav 2005, citate in Luraghi-Narrog 2014, p.2: i due studiosi osservano però che questo tipo

di approccio “misses important generalizations, and fails to consider the complex interplay of different factors involved in the linguistic encoding of events”.

190 Van Valin-La Polla 1997, p.139; cfr. anche p.141: “they are called ‘macroroles’ because each of them subsumes a

number of specific argument-types (thematic relations)”, p.es. actor include Agente (considerato il ruolo prototipico), Esperiente, possessore, mentre undergoer Tema e Paziente; al contempo, i due autori affermano che il ruolo di actor è compatibile con “nonvolitional things”.

47

caratteristiche rispettivamente con Agente e Paziente, in particolare la tendenza a ricorre come soggetto o oggetto sintattico191. Deve inoltre essere segnalato che diversi studiosi hanno adottato un approccio prototipico alla nozione di RS, in particolare Dowty 1991, il quale sostiene che i RS non vadano concepiti come categorie discrete, ma come cluster di proprietà che caratterizzano i due proto-ruoli di Agente e Paziente192; gli argomenti di un verbo saranno dunque definiti dal numero di proprietà che condividono con l’uno o l’altro protoruolo (ed eventualmente anche dall’assenza di proprietà comuni). Una definizione dei RS come categorie prototipiche è applicata al greco da S. Luraghi, che sostiene la presenza accanto ai membri più rappresentativi di un dato ruolo anche di realizzazioni non prototipiche, prive dunque di alcuni dei tratti del prototipo (vd. supra): questo approccio consente inoltre di “capture the essential unity of conceptualization of a given situation is spite of the occurrence of different participants”193.

Infine, si può far cenno alla posizione assunta da Van Valin e Wilkins in merito alla nozione di Agente, al quale fin dagli inizi della teoria tematica è stata attribuita una posizione di centralità e maggior rilevanza rispetto agli altri Ruoli Semantici. I due studiosi invece, sulla base del fatto che solo un numero limitato di verbi richiede un Agente propriamente detto (p.es. murder), propongono l’esistenza di un ruolo denominato effector, ovvero “the dynamic participant doing something in an event”, che risulta alla base di Agente, Strumento e Forza194. La possibilità di interpretare un argomento come Agente non è ‒ tranne che in pochi casi ‒ solo funzione del significato del verbo, ma dipende anche dal contenuto lessicale del S(intagma) N(ominale), dalla costruzione grammaticale in cui verbo e SN occorrono e dalla presenza di fattori contestuali (avverbi che indicano intenzionalità, complementi o proposizioni finali) e pragmatici195: pertanto, “most of the relevant verbs take effector arguments which may under the appropriate circumstances be interpreted as an agent in the context of the sentence as a whole”196. Anche Forza e Strumento costituiscono delle varianti del ruolo di effector, che differiscono rispetto all’agente per le proprietà lessicali del SN e la posizione nella sequenza causale definita dal verbo197.