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Le trasformazioni urbane 1 La città come sistema sociale globale

1.3 La crisi della città industriale

Tra i principali fattori di mutamento responsabili della crisi della città all’interno del XX secolo, un posto di primo piano è occupato dagli aspetti della “grande trasformazione industriale” e dagli effetti ambigui e contradditori sul territorio di questa trasformazione. In particolare gli anni Ottanta hanno visto il rapido declino di un tipo di città consolidato.26

I processi di deindustrializzazione e il declino che caratterizzano larghi settori dell’industria europea, vengono accelerati dalla crisi petrolifera e risentono della forte destabilizzazione determinata dalla dissoluzione dell’assetto economico-sociale dei paesi socialisti e dai problemi connessi con l’integrazione con l’Europa comunitaria. L’industria nei suoi settori più tradizionali evidenzia rilevanti segni di declino dovuti alla crisi energetica, alla concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione sui prodotti standardizzati ed in particolar modo alla saturazione di mercati sempre più ricchi, mutevoli

23 Benjamin W., op.cit. 24 Secchi B., op. cit.

25 De Certau M. (1994), The Practice of Everyday Life,University of California Press, Berkley.

26 Pichierri A.(1989), Strategie contro il declino in aree di antica industrializzazione, Rosenberg , Sellier, Torino.

L’autore descrive la città industriale caratterizzata “dalla prevalenza dei lavoratori industriali tra la popolazione attiva; dalla localizzazione delle funzioni intelligenti come di quelle esecutive della produzione; dalla centralità culturale e sociale di attori collettivi la cui esistenza è fondata dal modo di produzione industriale, dalla minore rilevanza del sistema politico rispetto a quello economico”.

ed esigenti. Mentre si rileva un diffuso consenso sulla radicalità del carattere delle trasformazioni, non tutti concordano sui fattori che l’hanno determinata.

Pichierri27 evidenzia il ruolo determinante esercitato dai cambiamenti della domanda, da parte di un cliente sempre più influente nei confronti dell’offerta e da un’evoluzione tecnologica che, grazie alla micro-elettronica, ha permesso di acquisire flessibilità nella produzione. Al diminuire delle dimensioni delle imprese si accompagna il decentramento. Emergono nuovi processi di gerarchizzazione delle imprese, l’affermarsi di rapporti con grandi imprese esterne all’area, il ricorso a strumenti associativi e ai governi locali per la realizzazione di servizi innovativi. Le opportunità offerte dal nuovo scenario, in termini di cooperazione possibile, di opportunità di mercato crescenti, ha determinato in alcuni casi il “ritorno alla città” delle attività produttive e può spiegare il fatto che sebbene l’occupazione manifatturiera urbana decresca, avvenga il contrario per il numero delle imprese e dei lavoratori autonomi. Alcuni autori parlano di rilocalizzazione urbana, e fondano la loro tesi sulla flessibilità delle grandi imprese che consente di recuperare nicchie di mercato e quote di lavorazione prima decentrate e sui sistemi di approvvigionamento “just in time”. Ci si riferisce in questo caso a realtà territoriali di dimensioni diverse, in cui il fattore contiguità fisica assume ruoli diversi. La città industriale non è necessariamente un città “compatta” dal punto di vista sociale e fisico. La struttura industriale locale si presenta come una rete e questo rappresenta un punto di forza in un momento in cui le città subiscono la pressione delle città globali da una parte e dei paesi in via di sviluppo dall’altra. Nell’ambito di questa competizione, da parte di città industriali forti e nel tentativo di rivitalizzare quelle in declino, compare un attore dotato di maggiore forza: il governo locale.

I processi di declino e di trasformazione industriale e le loro conseguenze territoriali, hanno provocato in Europa una crescente consapevolezza dell’esigenza funzionale di governi assai più forti ed efficienti che in passato. In relazione ai contesti politico – istituzionali, gli esiti di questa consapevolezza sono stati diversi. In generale il declino industriale ha colpito anche la struttura fisica e sociale della città, attraverso l’aumento della disoccupazione e la crisi fiscale. Il governo locale interviene di solito seguendo due linee tipiche d’azione: da una parte sostenendo le imprese, promuovendo insediamenti industriali e di job creation e dall’altra tentando di migliorare il tipo di qualità della vita urbana secondo le aspettative dei nuovi ceti di cui si auspica la crescita o il nuovo insediamento dall’esterno. Quello che serve alle città è secondo l’opinione di molti studiosi,

soprattutto un’attrezzatura infrastrutturale e conoscitiva. Un miglioramento dell’ambiente urbano non è di per sé sufficiente ad aumentare l’attrattività della città per gli investitori esterni.

I confini entro cui avvengono questi processi sono molto variabili. Aumenta il numero degli attori economici rilevanti e delle loro attività associazionistiche che si svolgono all’esterno dell’area urbana; un aumento della necessità di politica estera urbana svolta da attori pubblici o privati, o da loro diverse combinazioni. All’interno molto dipende dalla capacità degli attori economici di autoorganizzarsi e dei vari attori di cooperare creando una stretta integrazione.

Una delle ipotesi che la ricerca si propone di verificare è proprio la necessità da parte dei vari attori di costituire un sistema per mettere in moto meccanismi validi di rigenerazione urbana. Pichierri mette in rilievo come dagli anni 80’ in poi con la crisi dell’industria, il fatto che le attività commerciali, industriali o turistiche costituissero ambiti separati, si sia rivelato per alcune città un fattore ulteriore di decadenza. E’ questo il caso di città come Genova e Essen, casi di studio analizzati, che entrano in crisi perché legate ad un modello economico monosettoriale.

Da qui la necessità di mettere in atto strategia di rinnovo, creando sinergie non solo tra attività e economiche tradizionalmente separate ma anche tra attori, sviluppando forme di cooperazione strette e prolungate nel tempo. Si è così avviato in alcune città europee un processo di rigenerazione urbana che ha recuperato i waterfronts, ridato nuova vita ai centri storici e riqualificato periferie, spesso riattivando un’efficace politica estera economica e politica culturale. Negli spazi e al posto della città moderna tradizionale, si intravede una nuova città, un contesto ampio non più così definito da confini, in cui le esigenze di riconversione produttiva e di competizione sul mercato globale, i problemi legati alla presenza di etnie e culture diverse, le possibilità offerte dalle strategie di marketing si intrecciano alle esigenze degli individui, ai loro sogni, alle aspettative e al tempo stesso, alle loro paure ed incertezze.

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