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Trasformazioni strutturali: dall’industria alla cultura

6.Genova: la città “svelata”

6.4 Trasformazioni strutturali: dall’industria alla cultura

“I nuovi fenomeni in campo economico possono essere sintetizzati nel caso genovese nella frantumazione dell’occupazione industriale e nell’affermarsi della microimpresa, nell’arresto della caduta libera dell’occupazione, nella riguadagnata centralità del porto come motore economico e nel rilancio del localismo interno.”(Gazzola, 2004)119

Considerando l’andamento demografico, i risultati del censimento 2001 da un lato rappresentano una conferma delle ormai storiche tendenze, dall’altro segnalano alcune novità significative. Tra le conferme si ha l’ulteriore decremento della popolazione (- 64.464 abitanti tra il 1991 ed il 2001), l’ulteriore invecchiamento, la consistente modificazione della struttura per età e l’assottigliamento della famiglia media (ormai quasi i due terzi delle famiglie genovesi risultano composte da una o due persone). Per quanto riguarda il confronto con le altre città, le variabili demografiche indicano che Genova non è più un “caso demografico”, tra il 91 ed il 2001 nessuna delle grandi città italiane aumenta la propria popolazione e che Genova non è la città più vecchia d’Italia, preceduta in questa graduatoria da Bologna, Firenze e Trieste.

La città ha perduto rispetto al 1965 oltre 237.814 abitanti soprattutto per un grande disavanzo tra mortalità e natalità, con un numero elevato di anziani (circa il 24%) e un numero ridotto di giovani (13% con età fino a 20 anni). Oltre che al mancato ricambio di popolazione le cause sono da attribuirsi al cessare delle grandi ondate migratorie. Oggi la città conta 640.000 abitanti. I fenomeni demografici che hanno interessato in questi ultimi venti anni Genova e le altre grandi città rimandano ai grandi cambiamenti sociali e culturali propri delle società occidentali sviluppate. L’invecchiamento si ricollega al miglioramento delle condizioni sanitarie, la denatalità alle scelte della famiglie ei comportamenti riproduttivi e al diverso ruolo della donna nella società e nel mercato del lavoro. Nel caso studiato è evidente l’intreccio nel Novecento tra la storia demografica e quella economica e sociale. I tempi e ritmi della crescita della popolazione sono i tempi e i ritmi dello sviluppo di una metropoli industriale e portuale. Il successivo decremento demografico coincide con la crisi di quel “modello di sviluppo” e segue la lunga transizione non ancora conclusa, ad un nuovo assetto economico e sociale. In sintesi l’ultimo censimento rivela un considerevole rallentamento nel processo di invecchiamento, una leggera ripresa della natalità. Permane un forte saldo negativo naturale. Per quanto riguarda l’immigrazione acquistano sempre maggiore importanza i flussi dall’estero ed in particolare dai paesi extra- europei; se il saldo relativo all’immigrazione dovesse continuare potrebbe avere effetti positivi sulla struttura per età della popolazione, per il mercato del lavoro e per lo stesso

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movimento naturale. In una realtà viva e dinamica come quella genovese una delle incognite dei prossimi anni è costituita dal movimento migratorio (Arvati, 2004).120

La struttura economica genovese si fonda su un settore industriale forte nell’alta tecnologia e nella meccanica, elettromeccanica, biomedicale cantieristica e su un variegato tessuto di imprese artigiane e su un terziario forte basato sui trasporti e sul turismo. Il recente rapporto annuale ISTAT (2003), rivela 125 imprese attive nel 2000 nell’industria e nei servizi, per un totale di quasi 370mila addetti. Si tratta di imprese di dimensioni alquanto ridotte rispetto alla media nazionale. Questo processo si ricollega con la crescita del terziario; i dati ISTAT indicano alla fine del 2002 un’incidenza dell’occupazione nel terziario pari al 75%. Guardando al passato della città, un tempo “capitale delle partecipazioni statali” si coglie un cambiamento radicale che evidenzia una nuova cultura dell’impresa e del lavoro. La disoccupazione diminuisce, tra il 1997 ed il 2002 è passata in provincia di Genova dal 12.1% al 7,6%. Il porto che si estende su 16 km di costa è oggi il primo nel Mediterraneo per traffico di contenitori ed il primo in Italia per volume di traffico complessivo, aumentato nel 2003 del 35% rispetto all’anno precedente. Anche il traffico dei containers e dei passeggeri hanno registrato un aumento annuo rispetto al 1992 rispettivamente del 10,6% (containers) e 4,4% (passeggeri).

Per quanto riguarda il turismo, i dati che emergono dallo studio dell’U.O. Statistica di Genova121 propongono alcune riflessioni. Intanto che il turismo non è una variabile indipendente dal contesto economico cittadino oltre che nazionale ed internazionale. Dai primi anni 90 in poi in coincidenza con l’affermazione di nuovi scenari di sviluppo, si registra una significativa ripresa dei movimenti turistici. Le elaborazioni statistiche assicurano un incremento elevato degli arrivi ma la ripresa non ha ancora modificato i tratti fondamentali di un turismo di “transito”, in compenso sono cambiate le caratteristiche della domanda e ciò ha favorito lo sviluppo delle strutture alberghiere d’alto livello. Sono aumentati i turisti stranieri con l’affermazione oltre che delle componenti tradizionali anche di nuovi mercati esteri. E’ da considerare il milione di visitatori dell’acquario di quelli interessati agli eventi fieristici e culturali e dell’incremento del movimento crocieristico e della vocazione congressuale, che indica Genova come una delle prime dieci città italiane nel settore. Indubbiamente il forte sviluppo del movimento turistico è stato promosso dagli eventi di questo ultimo decennio che hanno creato le condizioni per potenziare l’attrattività urbana. Da soli tuttavia i grandi eventi non spiegherebbero l’intensità della ripresa turistica,

120 Arvati, P., (2004) La popolazione di Genova, Sistema Statistico Nazionale, Comune di Genova, marzo 2004. 121

frutto di una nuova identità cittadina fondata sulle trasformazioni di questo ultimo decennio. Si viene a Genova perché la città profondamente cambiata, senza dimenticare la sua storia ed i suoi tratti identitari. Questo trend positivo è reso ancora più incisivo da una politica di promozione della città che mira a valorizzare le risorse di cui la città dispone: la storia, la cultura, il lavoro, la professionalità, la sua posizione centrale nel Mediterraneo ed in Europa.

I risultati del dossier annuale del quotidiano economico Il Sole 24 Ore del 2004 sulla qualità della vita nelle 103 province italiane pongono Genova al ventesimo posto nella classifica del benessere, secondo una serie di parametri di vivibilità individuati attraverso 36 indicatori. Rispetto al 2000, quando era scesa al trentottesimo posto, la provincia riguadagna 18 posizioni e segna quindi un miglioramento complessivo della situazione. Senza entrare nel merito dell’indagine, è interessante evidenziare questa posizione ambivalente della città, quale emerge anche dai dati riportati nelle precedenti pagine. La situazione demografica sicuramente incide profondamente sugli assetti della città e permangono significative differenze tra le varie parti della città, segno dei diversi percorsi evolutivi, delle diverse vocazioni dei vari ambiti cittadini, a conferma della natura policentrica del capoluogo ligure.

I dati economici, a loro volta, evidenziano il sostanziale esaurimento del modello industriale e la transizione verso scenari di polverizzazione delle imprese e terziarizzazione del tessuto economico. In proposito le indicazioni sono ambivalenti, mettendo insieme elementi negativi, quali gli elevati tassi di disoccupazione soprattutto tra i giovani e indicazioni di forte ripresa d’attività quali quelle portuali che potrebbero costituire uno dei punti di riferimento più importanti nel rilancio della città. Del resto, esistono fattori positivi a sostegno delle potenzialità della città, quali gli elevati livelli d’istruzione, la buona offerta scolastica (pur in presenza di una forte contrazione del numero d’alunni e studenti), la notevole varietà e ampiezza dei consumi culturali (biblioteche, mostre, spettacoli, eventi in genere), indicatori di un utilizzo d’elevata qualità del tempo (e del tempo libero).

Gli scenari futuri della città di Genova propongono, dunque, immagini dinamiche, che si concretizzeranno poi nell’esperienza vissuta quotidianamente dagli attori sociali che abitano lo spazio ed il tempo della dimensione urbana contemporanea.(Arvati., op.cit.)

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