• Non ci sono risultati.

Le trasformazioni urbane 1 La città come sistema sociale globale

4. Le politiche comunitarie e la città 1 Le linee operative di politica territoriale

4.3 I programmi compless

I Programmi di Riqualificazione Urbana rappresentano degli strumenti innovativi in grado di incidere positivamente sul processo di trasformazione di aree degradate delle città, sollecitando la necessaria sinergia tra forze e risorse pubbliche e private. Essi cercano, inoltre, di dare risposta alle istanze di flessibilità e negoziazione, attraverso metodi condivisi e trasparenti, requisiti propri di una nuova forma di piano.

I Programmi di Riqualificazione Urbana assumono caratteristiche di programmi sperimentali che nascono dalla concertazione tra Amministrazione centrale, Regione ed Enti locali e si sostanziano nella individuazione di ambiti territoriali degradati e nella risoluzione di esigenze non tanto di tipo residenziale quanto ambientale, infrastrutturale, di servizi, di verde ecc. Gli obiettivi non sono limitati all' incremento della qualità del

patrimonio edilizio esistente ma investono la scala urbana e di quartiere. I P.R.U. sono chiamati anche Programmi Complessi sia in quanto perseguono obiettivi di riqualificazione urbana non settoriale, sia dal punto di vista gestionale per ciò che riguarda operatori e risorse. I Programmi Complessi sono strumenti che negli ultimi dieci anni sono stati sempre più utilizzati, sia a livello nazionale sia a livello regionale, per attuare interventi integrati sul territorio, con la compartecipazione di finanziamenti pubblici e privati e attraverso procedure di approvazione urbanistica semplificate. 95

Le principali caratteristiche dei programmi complessi cioè l’operatività, l’integrazione di risorse pubbliche e private, l’integrazione funzionale, l’integrazione di risorse non solo urbanistiche, determinano la necessità di un approccio interattivo che definisce le caratteristiche di questi strumenti non classificabili come prodotti “designabili a priori” nel piano, la definizione dei programmi può avvenire solo attraverso un processo operativo in cui alle decisioni pubbliche susseguono le risposte dei vari attori sociali alle diverse scale della decisione. A fronte di queste considerazioni, ci sembra opportuno giungere ad alcune riflessioni riguardanti il processo di definizione dei programmi complessi:

-Le politiche urbane concentrano le risorse pubbliche disponibili nelle aree più problematiche, dove lo sviluppo urbano può essere più efficace. La sfida di questi interventi

Tra questi:I Programmi Integrati (L203/91), i cui elementi peculiari riguardano l’introduzione all'interno di una programmazione pubblica di edilizia residenziale della possibilità di proporre destinazioni d'uso in difformità con la previsione degli strumenti urbanistici. Gli obiettivi riguardano programmi d’intervento di edilizia residenziale .

-I Programmi Integrati (L.179/92), caratterizzati dalla riqualificazione del tessuto urbanistico, edilizio e ambientale, quindi un interesse non esclusivamente legato alla scala edilizia. L’elemento innovativo riguarda la ricerca d’integrazione delle diverse tipologie d’intervento e la possibilità di incidere sulla riorganizzazione urbana, collocando le aree interessate tra quelle di trasformazione con una valenza strategica per la città. Gli obiettivi tendono ad una riqualificazione non settoriale con una pluralità di attori e risorse pubbliche e private.Tra i programmi complessi esistono:

-I Programmi di Recupero Urbano (L.493/93),che prevedono il concorso di risorse pubbliche/private volte ad affrontare i problemi della periferia pubblica attraverso interventi infrastrutturali ma anche mediante processi complessi di qualificazione morfologica e funzionale. In questo caso l’obiettivo prioritario è combattere il degrado delle periferie attraverso la riqualificazione dell’edilizia pubblica. I Programmi di Riqualificazione Urbana (DMLLPP 21/12/94) che sono programmi assimilabili ai programmi di recupero urbano per contenuti ed obiettivi, estesi a tutte le aree delle città con particolare attenzione alle aree dimesse. In essi si afferma l’obbligatorietà della concorrenza di risorse ed operatori pubblici/privati. L’elemento fortemente innovativo è l’affermazione della necessità di costruire “metodi condivisi” nella concertazione. - I Contratti di Quartiere L. 499/97 prevedono la realizzazione di interventi di vario genere attraverso l’attivazione di risorse private o il ricorso a convenzioni tra amministrazioni pubbliche e associazioni di volontariato, senza fini di lucro ecc. Anche in questo caso è prevista l’attivazione di procedure di comunicazione e partecipazione; gli obiettivi riguardano il raggiungimento di elevati standard di vivibilità attraverso una pluralità di interventi non limitati al settore edilizio. -I PRUSST, Programmi di recupero urbano sviluppo sostenibile, (D.M.L.L.P.P), 25/9/98, con contenuti ed obiettivi più ampi ed ambiziosi rispetto ai P.R.U., riguardanti il miglioramento delle infrastrutture e dello sviluppo produttivo del territorio, ad esempio con interventi per lo sviluppo di attività industriali, artigianali e commerciali oltre che con interventi di riqualificazione urbanistica secondo il modello del Piano di Recupero Urbano.

sta nella promozione della qualità del sistema insediativo in termini di efficienza della sua struttura fisica e di coesione, benessere e sicurezza per la sua struttura sociale.

-Per riqualificare la città esistente e coinvolgere le risorse private è necessario selezionare gli interventi strategici volti al rilancio di un determinato territorio. La valutazione dell’opportunità di una strategia locale favorisce la costruzione di una proficua partecipazione della comunità locale alle politiche urbane.

- Obiettivo primario dei Programmi complessi è la qualità urbanistica, sociale, ambientale nella trasformazione dell’esistente che può essere raggiunta superando la tradizionale dicotomia tra competenza pubblica ed autonomia dei soggetti che attuano gli interventi. La qualità degli esiti può realizzarsi solo attraverso un dialogo continuo tra i diversi attori che agiscono alle diverse scale, con il ricorso a procedure di valutazione, in un processo di costante ripensamento del ruolo delle parti, attraverso interventi complessi che integrano risorse ed interessi sia pubblici che privati.

Gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati da una significativa e diffusa sperimentazione di questi programmi –in particolare di quelli orientati alla riqualificazione di parti di città – promossa e sostenuta da bandi e incentivi (comunitari, nazionali e regionali), assegnati con procedure di tipo concorsuale. Al di là delle variabili denominazioni, e delle specifiche caratteristiche di ciascuno, i programmi complessi presentano di fatto caratteri comuni, sommariamente riassumibili nella “integrazione” tra canali finanziari, funzioni, tipologie di intervento e, soprattutto, nel partenariato pubblico/privato, ricercato non solo per l’indispensabile apporto finanziario, ma anche per il coinvolgimento di professionalità, capacità e sensibilità verso il mercato e le sue oscillazioni.

Di fatto i programmi complessi hanno ormai configurato, nel loro insieme, nuove e possibili modalità di intervento urbanistico, da molti – superate le iniziali diffidenze – riconosciute più adeguate ad affrontare i problemi della trasformazione urbana, rispetto ai tradizionali meccanismi della pianificazione, del resto nati e sviluppati nei decenni fondamentalmente per “controllare” la espansione urbana. Riguardo alcune esperienze condotte questi strumenti, non si sono rivelati di così rapida costruzione e attuazione. La loro “complessità”, è connessa legata in qualche modo anche alle loro stesse caratteristiche, alla necessità di concertazione e, soprattutto, alla oggettiva complessità delle situazioni che attraverso di loro si tenta di risolvere.

L’intervento su parti della città già costruite o degradate, o anche solo non adeguatamente valorizzate, anche dal punto di vista immobiliare – è infatti un’operazione

complessa, soprattutto se l’intento è quello di incoraggiare gli investimenti privato e nello stesso tempo conseguire benefici collettivi sufficienti a giustificare l’interesse e l’intervento pubblico. Si tratta in pratica – ogni volta – di trovare un giusto equilibrio, in un intervento che produca esso stesso, almeno in parte, le risorse necessarie a un effettivo miglioramento della qualità urbana.

L’obiettivo di giungere ad una nuova qualità urbana è dunque il punto centrale della questione. Ma è anche evidente che tale qualità non può essere conseguita davvero con interventi isolati, su parti limitate di città, non collegati a strategie di insieme, finalizzate a obiettivi più generali di riqualificazione, su tempi più lunghi.

Oltre ad una notevole capacità di valutazione e contrattazione da parte degli Enti pubblici, occorre anche e soprattutto una vera e propria regia dell’insieme degli interventi, che può essere realizzata solo attraverso la continuità di queste azioni.

I principali problemi che affliggono le nostre città, degrado edilizio, sicurezza sociale, inquinamento, richiedono politiche e progetti innovativi, non limitati a un semplice make up urbano, ma che incidano profondamente sul riassetto complessivo delle città attraverso la ridefinizione di loro parti significative. Le politiche urbane messe in campo evidenziano un progressivo allargamento del campo di interesse e dell’oggetto delle iniziative di recupero e riqualificazione urbana: dalla valorizzazione economico-funzionale ed immobiliare alla riqualificazione e rigenerazione (ambientale, sociale, culturale e fisica) della città ed allo sviluppo locale autosostenibile. Oggi tuttavia, a fronte di numerose sperimentazioni – alcune delle quali ormai mature ed in grado di offrire buone pratiche – lo scenario appare ancora insoddisfacente soprattutto riguardo al tema della forma urbana. In molti casi i piani urbanistici, anche quelli di recente formazione ed innovativa concezione, hanno privilegiato il contenuto di disegno urbano come regola normativa predeterminata, mentre l’approccio necessario – oltre che efficace – per le pratiche di riqualificazione sembra essere orientato verso la complementarietà dei programmi di riqualificazione e trasformazione della città, senza ridurre la complessità dentro schemi normativo- amministrativi rigidi e soprattutto non fondati su una dimensione temporale appropriata. Cooperazione, interazione, partenariato e partecipazione per non essere slogan privi di senso, oltre che elementi che connotano la complessità del processo di riqualificazione urbana devono agire sul riconoscimento, sull’appropriazione simbolica delle trasformazioni, sull’identificazione e sulla mobilitazione sociale nei confronti della rigenerazione dei quartieri.

Se i Pru , i Prusst, i Contratti di quartiere e i Pic Urban non possono sostituire il piano, dall’altra parte è altrettanto vero che piani urbanistici, strategie e politiche reclamano progetti, programmi, risorse, soggetti e capacità operative non soltanto per garantire la loro implementazione, ma anche per la loro “legittimazione”, per essere formulati in maniera più aderente alle diverse declinazioni della domanda, per essere meglio definiti, valutati e condivisi.

In questo quadro si inserisce, dal 1994, il Programma Urban, capace di fornire un valore aggiunto specifico e complementare rispetto ai programmi generali, attraverso l’elaborazione e l’attuazione di specifiche strategie innovative di rivitalizzazione socioeconomica sostenibile, volti alla promozione di aree in declino presenti nel territorio europeo.

Outline

Documenti correlati