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IL PORTO ANTICO

6.8.3 L’Organizzazione Museale

L’amministrazione comunale ha previsto in relazione all’evento del 2004 di migliorare l’offerta culturale della città e di valorizzare il patrimonio culturale. Il riassetto del sistema museale ha richiesto il rinnovo fisico dei contenitori e una profonda innovazione nella modalità di gestione tale da consentire di raggiungere l’obiettivo di una forte autonomia gestionale e nel contempo di consolidare la natura pubblica del patrimonio culturale anche per ciò che concerne la sua fruizione (Polo Antico, Polo della Natura e del Mare, Polo Arte moderna di Nervi). Nel corso del 2004 vengono aperti 3 poli museali: quello “antico” di Via Garibaldi (Palazzo Rosso, Bianco e Tursi), quello dell’arte moderna a Nervi, nell’estremo levante della città, che affaccia su un grande parco che a sua volta si affaccia sul mare, e quella del Museo del Mare e della Navigazione, che rappresenta il

completamento del waterfront iniziato con l’intervento del Porto Antico. Il progetto innovativo più importante è sicuramente la realizzazione dei musei del Mare e della Navigazione nel quartiere Galata ristrutturati dall’architetto spagnolo Consuegra attualmente è il più grande complesso museale del suo genere nel Mediterraneo.

La nuova idea della città si basa sulla convinzione che esiste una connessione tra la trasformazione della città fisica, la sua gestione, l’identità, la cultura e l’innovazione. Non più “città divisa “come già Arvati142 aveva previsto ma “città armoniosa”,”bella”, “aperta”, multietnica” ed “europea”,così come si legge nel libro uno del Piano della città (2002).

6.8.4 Le periferie

“Ci sono frammenti di città infelici nascoste nelle città felici, che continuamente prendono forma e svaniscono” . (Calvino I., Le città invisibili)

Affrontare il problema della crisi e della trasformazione della città e quindi occuparsi dell’evoluzione del tessuto urbano, fa sì che il problema urbanistico e sociale sia considerato all’interno della città piuttosto che all’esterno. L’aumento della popolazione, anche dovuto all’immigrazione, quindi la necessità di fornire nuovi servizi e di ottimizzare le coesistenze, sono elementi che impongono una nuova attenzione rivolta non solo al progetto di nuovi insediamenti nelle aree più periferiche, ma soprattutto alla rivalutazione delle grandi aree che rappresentano il tessuto urbano attuale.

Questa nuova attenzione rivolta al “già costruito” ha portato al recupero dei centri storici, nel tentativo di sottrarli ad una situazione di degrado esistente. L’operazione di recupero, molto impegnativa e articolata, se nei centri storici contribuisce a rinnovare e rinforzare l’identità urbanistica locale, non trova la stessa sinergia di risultati quando viene diretta alla periferia della città, che, in una certa misura, è un prodotto dei fenomeni connessi alla globalizzazione. Le periferie assumono lo stesso aspetto, almeno nel loro degrado edilizio e spesso sociale, la scarsa qualità dell’edilizia sembra alimentare il degrado sociale e viceversa.

A Genova il problema delle periferie costituisce un nodo sociale e strutturale non del tutto risolto. L’impianto insediativo genovese si sviluppa lungo la linea di costa tra Voltri a ponente e Nervi a levante. Ad una forte area centrale contrappone alcune aree consolidate

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ed aree periferiche deboli, sviluppatesi a partire dagli anni 80’ da parte di operatori privati e pubblici.

La “città pubblica” dei grandi quartieri di edilizia residenziale attua le diverse previsioni del Piano Regolatore del 1980 attraverso i diversi regimi di edilizia sovvenzionata, convenzionata e agevolata. Si tratta di circa di migliaia di vani che secondo una logica emergenziale dovuta alle tensioni del mercato abitativo vengono realizzati sulle colline genovesi e che contribuiscono in modo rilevante ad una ridefinizione dell’immagine della città. Gran parte degli interventi è realizzata a Ponente provocando un profondo snaturamento fisico, morfologico e dell’identità dei luoghi. I meccanismi selettivi di accesso all’edilizia residenziale pubblica hanno causato in questi quartieri fenomeni di disagio dal punto di vista economico, sociale ed occupazionale con forti incidenze di situazioni problematiche.

A partire dagli anni 90’ si avverte la necessità di investire nuove risorse lì dove si è investito in tempi relativamente recenti, ciò implica un giudizio negativo sia che si intenda come un risultato di un investimenti insufficiente, sia che si interpreti come un risultato qualitativamente insufficiente. (Lagomarsino,2000)143

Superata l’emergenza abitativa degli anni 80’, la Regione Liguria decide di destinare ampie risorse al recupero delle zone periferiche. Il problema è ora quello di modificare le condizioni di vivibilità dei quartieri deboli e marginali intervenendo soprattutto sulle carenze urbanistiche che determinano l’isolamento e l’emarginazione. Nei primi anni del 90’ gli studi per impostare i programmi d’intervento nel quartiere Pra-Voltri rivela che il modello urbanistico adottato è responsabile della situazione di degrado: dodicimila persone vivono in una situazione di dispersione su un territorio privo di polarità. I successivi interventi sono stati soprattutto di carattere edilizio ma pochi sono stati gli interventi di riqualificazione urbana. La carenza di servizi ed infrastrutture l’isolamento, la mancanza di relazioni rimangono problemi che numerosi strumenti urbanistici, non riescono a risolvere. Il tema dell’edilizia residenziale pubblica, che talvolta ritorna alla ribalta della cronaca cittadina in occasione di fatti legati alla criminalità, non ha trovato finora adeguato riscontro nell’agenda politica e non è stato tematizzato in modo forte e riconoscibile come problema del “Vivere a Ponente”(Gastaldi, 2003). C’è chi sostiene che non esista una grande periferia genovese problematica, la natura policentrica del tessuto urbano (una “città di città” che si è costruita a partire dall’unificazione del 1926), infatti, farebbe sì che ogni realtà urbana del Ponente conservi un proprio nucleo storico, una propria città

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borghese e diversi livelli di espansione urbana periferica a cerchi concentrici cresciuta sulla collina. Se è vero che a Genova permangono identità locali, nuclei storici con forti gravitazioni in termini di servizi pubblici, tessuti relazionali e sociali, è pur vero che i quartieri di edilizia residenziale pubblica costituiscono un problema poco visibile. Al degrado fisico, alla bassa qualità abitativa e degli spazi pubblici, si uniscono nuove emergenze collegate ai fenomeni migratori degli extracomunitari. In taluni casi si tratta di situazioni di forte disagio dove bisogni abitativi insoddisfatti si intersecano con nuove forme di povertà. Un forte incentivo alla riqualificazione delle aree periferiche può essere dato dalla creazione di una nuova identità delle periferie urbane.

L’obiettivo è fare in modo che gli interventi di riqualificazione siano volti a mantenere e rinforzare l’identità architettonica locale, elemento rappresentante della simbiosi tra il luogo e il suo abitante, il quale dovrà essere sempre e piacevolmente consapevole di sapere in quale città si trova, una città diversa dalle altre, una città che mantiene la sua storia che egli stesso contribuirà ad arricchire e non di certo a distruggere nelle sue testimonianze e nelle sue realtà fisiche. Rendere vivibili gli spazi degradati trasformarli anziché distruggerli attribuendo loro funzioni diverse, conservare e dare valore alle culture locali, facendo emergere le “parti invisibili“ della città è il modo di umanizzare l’architettura. Riguardo al tema delle periferie, la rigenerazione urbana a Genova suggerisce alcune riflessioni. Intanto la particolare situazione geografica e la mancanza i spazi hanno contribuito a concentrare gli interventi sulle zone centrale; una più scarsa attenzione è stata rivolta alle zone periferiche e ai grandi quartieri di edilizia residenziale pubblica che non hanno trovato finora adeguato riscontro nell’agenda politica. Questa scelta è stata motivata da due esigenze prioritarie: la necessità di recuperare la parte antica della città perché è questa l’area in cui si concentrano varie forme di problematicità e di disagio.

“La rivitalizzazione di questa parte di città è visto come mezzo per promuovere l’intero sistema urbano; da un rinnovamento della parte centrale, e da un rapporto sinergico fra questa e l’area del porto storico, può derivare un beneficio complessivo verso uno sviluppo nel quale il turismo e la cultura svolgono un ruolo di primo piano. “(Gastaldi, 2002)

A Genova grandi trasformazioni sono avvenute anche nei quartieri tradizionalmente operai del Ponente e della Val Polcevera che nel periodo della grande crisi degli anni Ottanta hanno subito i processi più rivelanti di dismissione e trasferimenti di attività economiche. Nelle aree si sono insediate numerose funzioni: piccole e medie imprese in

fase espansiva, spazi per il consumo e il tempo libero, uffici e terziario. Dal punto di vista del processo di costruzione degli interventi, molte di queste operazioni di trasformazione sono avvenute con forme innovative di partenariato pubblico-privato (area di Campi) o con l’utilizzo di strumenti di intervento e fondi provenienti dal Ministero dei Lavori Pubblici (Programma di Riqualificazione Urbana di Fiumara, Progetto integrato di San Biagio.

Di queste trasformazioni urbane a Ponente si ha minore consapevolezza; forse la percezione è attenuata da questioni che permangono insolute come i rapporti di integrazione porto-città e i tracciati infrastrutturali che vedono richieste e rivendicazioni portate avanti dai “comitati” di residenti.

Molti studiosi sostengono per il tema delle periferie della città la necessità di attuare un ribaltamento di prospettive: considerare queste aree della città non come un problema, ma come un potenziale serbatoio di risorse e di energia utili ad innescare processi di riqualificazione fisica e rigenerazione. Utilizzando modalità di azione diverse rispetto alle azioni pensate per altre parti di città, possono rappresentare un’occasione per sperimentare nuove linee e tipologie di intervento, ridefinire modalità di risoluzione dei problemi e favorire uno sviluppo più equilibrato e sostenibile nel rapporto fra centro e periferia e una migliore competitività dell’intero sistema città.

7.Genova e la sua immagine: connotazione storica e connotazione

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