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Una difficile transizione: dalla città moderna alla città contemporanea

Le trasformazioni urbane 1 La città come sistema sociale globale

1.4 Una difficile transizione: dalla città moderna alla città contemporanea

Molti studiosi individuano nella storia della città europea una fase di rottura28 che segna un passaggio cruciale tra città moderna e città contemporanea; tra una città

28Secchi, op. cit. Secondo l’autore il concetto di rottura è da assumersi con qualche riserva infatti scrive.”la storia è sempre fatta di innovazioni e resistenze, di permanenze e persistenze28 di sincronismi e sfasature ed è questo suo carattere che porta alcuni, del tutto legittimamente, a vedere nella città contemporanea non qualcosa che dalla città moderna si differenzi in modo radicale, quanto un suo proseguimento od una sua nuova declinazione eventualmente perversa”.

variamente collocata dai diversi studiosi sull’asse della storia, ma che copre il periodo tra Rinascimento ed inizio del ventesimo secolo, che gli storici indicano appunto con il termine di moderno e la città che abbiamo sotto gli occhi, che è a noi contemporanea e che, in Europa, prende forma a partire dalla seconda metà del secolo ventesimo.

La città contemporanea appare come un amalgama di frammenti eterogenei dominata dal caos, incomprensibile e imprevedibile, causa perciò di un nuovo e diffuso malessere collettivo ed individuale (Bauman, 2000)29. Le descrizioni che ricorrono nella letteratura della città contemporanea e nelle arti visive ci riportano l’immagine del patchwork, del puzzle, dell’ibridazione, e portano alla luce un importante tema della cultura occidentale : il rapporto tra l’uno e la collettività. La città diviene sempre più il luogo della differenza, concentrazione di minoranze culturali, religiose, linguistiche, etniche, di livelli di reddito, di stili di vita di saperi, di tendenze architettoniche. Come afferma Amendola 30

“la città contemporanea come quella antica è il luogo della frammistione e della simultaneità: di stili, di culture, di prodotti, di figure sociali e costruzioni. Paradossalmente essa è il luogo della non contemporaneità, che rifiuta il tempo lineare, la successione ordinata di cose e d eventi disposti lungo la linea del progresso come era stato immaginato dalla cultura moderna. “

Negli anni 80’, terminata la fase dell’espansione e dell’incremento demografico, le città iniziano ad implodere, trasformare l’esistente, riqualificando aree dimesse, ridefinendo spazi e funzioni ma si confrontano allo stesso tempo con gravi problemi di degrado ambientale, traffico, inquinamento, una devastante cementificazione degli anni di incontrollata espansione, nuove povertà urbane, carenti infrastrutture.

Dagli anni '90 importanti cambiamenti di ordine geopolitico, tecnologico e sociale hanno ridefinito il ruolo della città europea che non può più essere letta come "spazio chiuso" inscritto in spazi nazionali "bloccati". Inoltre l’ aumento della libera circolazione delle persone e delle merci, ha fatto registrare un aumento esponenziale degli scambi, un trend destinato ad aumentare; la città è di fatto inserita in una nuova geografia, quella dell'Unione Europea, che vede le nazioni industrializzate del continente impegnate in sempre più strette azioni di coordinamento finalizzate al miglioramento del proprio livello competitivo verso i più dinamici sistemi statunitense e giapponese. Mutano le funzioni strategiche della città, gli assets cruciali per garantire l’efficienza del tessuto produttivo locale e l’attrattività nei confronti di attività esterne. Nel contempo assumono diverso

29 Bauman Z.( 2000), Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Roma-Bari, Laterza

30 Amendola op. cit. scrive.” Oggi il processo di frantumazione urbana è accentuato dalla diffusione e dal consolidamento delle subculture-etniche, generazionali, sociali ecc. – a base territoriale e dalle azioni di gentrification o di rigenerazione economica di quartieri o di unità minori”pp.47,49

(…)”la città rende non solo possibile ma anche visibile il postmoderno che sii propone come cultura metropolitana per eccellenza.”E’la città che rende concreta l’intersezione e l’ibridazione del locale con il sopranazionale, la contestualizzazione del localismo, l’intreccio tra il diversoo d il possibile.”pp.45-46

significato molte funzioni tradizionali connesse al benessere collettivo, alla qualità dei rapporti sociali, all’efficienza della forma urbana.

“Nella società post-industriale e consumistica, dove i territori abitati, ormai saturi di costruzioni, si presentano come paesaggi ibridi, caotici, senza più limiti e distinzioni tra città e campagna, tra centro e periferia, la città contemporanea si trasforma per adeguarsi ai nuovi modelli di comportamento e di uso degli abitanti. Le contraddizioni della città contemporanea sono dovute ad una molteplicità di fattori: tra gli altri occorre, inoltre, considerare gli effetti determinati da un lato dal vantaggio di partecipare ad un processo di globalizzazione che livella i comportamenti e favorisce un’alta mobilità fisica e comunicativa, un’indifferenza rispetto alla localizzazione che disperde la città nel territorio e dall’altro porta ad alimentare il desiderio di difendere la propria identità individuale e di gruppo e spesso alimenta il pregiudizio etnico.31

Di fronte ad una grande complessità e all’impossibilità di avere una forma omogenea, la città ha assunto il carattere di “bricolage”, si è frammentata a causa delle diverse tendenze e all’impossibilità di dominare la complessità dei sistemi urbani. Ma indubbiamente il fenomeno più evidente nelle nostre città è il cambiamento di ordine sociale dettato da una serie di fenomeni: i nuovi flussi migratori, la stazionarietà dei tassi demografici delle popolazioni 'storiche', la polarizzazione della ricchezza, la crescita della disoccupazione, la crisi dello stato sociale. Un sistema di variabili che sta cambiando la natura delle città. In questo scenario complesso molti sono stati i cambiamenti che hanno investito il modo di progettare la città.

L’attuale situazione, richiede strumenti adeguati per conoscere, interpretare e poter affrontare i processi di trasformazione. Gli studiosi del campo, le pubbliche amministrazioni, i cittadini si confrontano con queste problematiche e da alcuni decenni sono state messe in campo nuove modalità di reinvenzione del paesaggio urbano, strategie, politiche interventi volti a migliorare l’uso, l’immagine, la fruibilità, la vivibilità e la qualità della città contemporanea.

I cambiamenti di ordine tecnologico, delineano uno scenario urbano e territoriale caratterizzato dall'affermarsi di modi di produzione e scambio immateriale, che mettono in discussione il tradizionale sistema di relazioni fisiche su cui si basa storicamente la città. Secondo l’opinione di Castells32 l’età in cui viviamo è caratterizzata da un regime di flussi d’informazione e di reti informatiche che stanno mutando il territorio e quindi lo spazio urbano perché stabiliscono rapporti di contiguità e di lontananza secondo principi che trascendono la contiguità geografica. Il passaggio da una geografia dei luoghi ad una geografia dei flussi non ha eliminato i luoghi. Lo spazio è tornato in quanto luogo ad essere un elemento importante nella formazione delle identità collettive. Il passaggio da

31 Amendola, op. cit.

un’economia basata prevalentemente sull’industria ad un’economia postindustriale o dell’informazione, ha inevitabilmente cambiato il ruolo e la funzione della città. Per scelta o per necessità la città deve definire un nuovo modello di sviluppo per rispondere alle sfide costituite da un lato dalla dura competizione e dall’altra da una domanda di prestazioni sempre più diversificate e per riposizionarsi a livello nazionale ed internazionale. In questa azione un’importanza crescente assume la qualità della vita, concetto sinottico che unifica qualità fisico ambientale, estetica, architettonica, organizzativa. L’attenzione verso il miglioramento della qualità della vita, inteso secondo un’accezione ampia, risulta indispensabile in un contesto attuale in cui le città devono necessariamente porsi l’obiettivo di cambiare per mantenere e attrarre capitali, imprese, abitanti e visitatori. La sfida è riuscire a raggiungere un difficile equilibrio tra le tre variabili: crescita, equità e qualità ambientale.

Il carattere dell’instabilità della città contemporanea è evidente: sede di continui cambiamenti con conseguenze profonde: case che diventano uffici, fabbriche che diventano teatri o musei, giardini che diventano parcheggi, tranquille strade che diventano arterie di traffico intenso. L’uscita dalla modernità, è anche trasformazione e riuso di molte sue parti. Il riuso ha significato la destinazione a nuova vita di parti della città esistente attraverso o la loro sostituizione fisica o l’attribuzione di nuove funzioni, una ridefinizione delle qualità spaziali, del suo ruolo urbano o l’imposizione di nuovi significati. Dunque il riuso è visto come rifunzionalizzazione e risemantizzazione, come valida alternativa alla demolizione ed inoltre come modalità resa attuale dall’interesse verso la questione ecologica ma anche come risposta critica e creativa ad una cultura del benessere, del consumo che tende a togliere senso, valore e significato alle cose.

Frammistione e dismissione propongono nuovi problemi culturali: il grado di tolleranza, di compatibilità nei confronti dell’altro, delle sue attività.

Molte discipline, tra cui la sociologia, hanno avvertito le grandi trasformazioni culturali e strutturali che attraversano la città e sono impegnate nel ridefinire i propri strumenti sia teorici che operativi per adeguarsi ai nuovi scenari. L’abbandono del grande piano urbanistico, la ricerca di modalità di regolamentazione più circoscritte spazialmente e temporalmente, l’attenzione alle diversità considerate come risorse e non più come ostacolo, i rinnovati tentativi di coinvolgere la gente nel processo di partecipazione, lo sviluppo di metodi per una più precisa analisi della domanda, la predisposizione di strumenti di feedback e di valutazione dei risultati, l’adozione delle nuove tecnologie sono tutti mutamenti rilevanti. Esprimono il tentativo di dare una risposta alla crisi dei grandi

apparati teorici e operativi, alla rapidità del mutamento, alla domanda sociale di città intesa come spazio costruito e come campo di esperienze.

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