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6.Genova: la città “svelata”

6.7 Gli strument

6.7.1 Il Piano della città

Verso la metà degli anni 90’ ha avuto inizio a Genova una revisione degli strumenti di pianificazione sia nella legislazione regionale che nel contesto cittadino, impegnato nella variante al Piano Regolatore generale. I presupposti metodologici e amministrativi essenziali che hanno consentito numerose azioni vanno individuati soprattutto nel nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC), approvato nel 2001, che ha fornito alla città le norme e le misure indispensabili per progettare il proprio sviluppo, e nella Conferenza Strategica organizzata promuovendo una discussione capillare con la città e tutti i suoi principali soggetti tra la fine del ’98 e l’inizio del ’99. Il senso di quella iniziativa era quello di dare vita ad una consapevole “mobilitazione” di tutti i soggetti sociali, economici, culturali della nostra comunità in vista di obiettivi condivisi.

Al Piano Urbanistico Comunale, strumento di pianificazione meno rigido che pone maggiore attenzione agli aspetti paesaggistici e di salvaguardia del territorio ha fatto seguito successivamente il “Piano della città”131. Obiettivo del “Piano della città” è rilanciare Genova attraverso la costruzione di una nuova idea di città e di un “progetto di sviluppo condiviso”, strategico in cui porto ed infrastrutture, turismo e cultura, ambiente e territorio diventino i cardini di una città solidale ed educativa, da costruire attraverso il confronto con i cittadini.

131 Il Piano della città ha un ruolo strategico, il PUC ha un ruolo di cornice ed i vari PRU (Piano di Riqualificazione Urbana), il PRUSST(Programma di RiqualificazioneUrbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio) e Contratto di Quartiere hanno il ruolo di strumenti operativi.. Il Piano della città non ha valore giuridico ma solo valore di impegno e di comunicazione.

Vengono ridefiniti i termini delle attività produttive e dell'occupazione: diversificazione industriale verso le nuove tecnologie, turismo, potenziamento dei servizi e messa in valore del patrimonio culturale della città sono alcuni degli aspetti di un programma più ampio che riguarda l'economia come la società urbana, la cultura e l'ambiente, i beni culturali ed il tempo libero. Il processo di trasformazione in atto prevede una diversificazione dell’economia un’apertura verso le nuove tecnologie, il turismo, i servizi, la cultura.

L’amministrazione comunale, consapevole di rappresentare solo uno dei soggetti in campo e di poter contribuire allo sviluppo, ha avvertito la necessità di dovere svolgere il proprio ruolo istituzionale con il consenso dei cittadini. Nell’ambito degli strumenti urbanistici volti a costituire un’innovazione significativa nella città di Genova, il PUC assume il ruolo di cornice, il Piano della città il ruolo delle strategie urbane, i numerosi PRU, PRUSST, Contratti di Quartiere ecc. il ruolo di strumenti operativi, esecutivi (Gabrielli, 2000)132. Il Piano della città costituisce dunque lo snodo tra programmazione generale (PUC) ed esecutiva.

Il Piano di città, coordinato e complementare al piano urbanistico, propone una strategia che nasce dall’interazione tra gli obiettivi espressi dall’amministrazione, e che nelle linee programmatiche si propone di interpretare i bisogni esistenti e gli interessi espressi dagli attori “forti”.

“Genova è espressione della ricerca, dunque, di una forma di governo urbano basata sulle capacità imprenditoriali e promozionali e di ascolto dell’Amministrazione oltre che sulla partecipazione di operatori economici, cittadini e parti sociali attorno “ad una visione di futuro a medio termine, esplicita ed eventualmente rivedibile, sulla quale aprire il dialogo ed ottenere il consenso” (Seassaro, 2000)133.

Questa ipotesi di governo urbano si inserisce in uno scenario di competizione tra le città europee che vede Genova alla ricerca di un nuovo ruolo non più solo legato al porto, ma che deve tener conto del bisogno da parte della città di partneriato pubblico-privato e di project financing e degli attuali problemi di governance. Da qui la necessità di un’azione integrata di proposta e di ascolto per l’elaborazione di una strategia condivisa. Il piano della città vuol essere lo strumento non solo delle azioni urbanistiche ed infrastrutturali per la creazione di politiche complesse urbane e non solo urbanistiche. L’innovazione del governo urbano sulla base della partecipazione e sulla base di politiche complesse e coordinate richiede oltre al ruolo autorevole del Sindaco, una gestione collegiale della giunta, sollecita la creazione di una nuova struttura amministrativa comunale che va nella direzione di un

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Gabrielli, op. cit.

decentramento: rafforza il ruolo degli organi della circoscrizione, conservando all’amministrazione comunale centrale soprattutto quelli di programmazione e di coordinamento. Questo piano è stato concepito come un “progetto di sviluppo condiviso” strategico, nel quale porto ed infrastrutture, cultura e turismo, ambiente e territorio siano i cardini di una città solidale ed educativa da costruire attraverso il confronto con i cittadini. Si trtta di uno strumento molto diverso dal Prg, perché

“Le città cambiano continuamente e le esigenze dei cittadini non possono essere espresse in un Prg; la gente ha bisogno di risposte in termini di vivibilità, di trasporti, di posti di lavoro e di consumi”,(Bonaccorsi 1998).Ma anche:

“Uno strumento che definisce l’offerta di trasformazione piuttosto che recepire la domanda di

intervento da parte degli operatori” (Alcozer).134

Il piano della città viene inteso come un esercizio di “riflessione collettiva” che richiede la messa in atto di forme di comunicazione e di confronto con gli attori urbani. Occorre precisare che il Piano della Città differisce dal PRG: è articolato in schede in linea con il piano, ma va oltre i contenuti di questo e si concentra sulla sua implementazione. Partendo dal piano regolatore approfondisce e definisce il quadro dei soggetti, degli accordi, delle risorse, delle intese, per determinare tutti gli elementi che possono concorrere alla fattibilità di un intervento. Ma per l'uno e per gli altri si richiedono sufficienti margini di flessibilità operativa per offrire spazio, non solo al mutare delle esigenze e perciò della domanda, ma anche al mutare degli operatori e perciò dell'offerta. Il processo di decisione è condizionato infatti sia dal cambiamento sia del mercato, sia della domanda sociale. Infine: il piano della città si propone come piano strategico in quanto deve corrispondere a politiche di integrazione dei diversi settori di intervento in campo sociale, economico e culturale.

Senza alcun dubbio, l’amministrazione comunale ha colto una serie di occasioni per attingere a nuovi finanziamenti per attuare la trasformazione urbana; queste risorse “straordinarie” rispetto agli esigui bilanci comunali costituiscono un contributo essenziale senza del quale il processo di rigenerazione urbana non sarebbe decollato. Oltre agli eventi, la città ha potuto usufruire di risorse provenienti dall’Unione Europea, dalla legislazione nazionale e da quella regionale.

Il progetto di trasformazione della città è stato orientato a due obiettivi principali: valorizzare la città esistente e promuovere, in continuità con la sua partecipazione alle grandi fasi dell’architettura moderna in Italia, nuove creazioni di grande rilievo architettonico. Attualmente sono in corso di realizzazione o sono stati da poco completati

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diversi PRU; tre nel centro storico, il Contratto di Quartiere per l’area di Via Giustiniani, il PRUSST (Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio), ed il PIC Urban II. A questi si aggiungono tre POI (Programmi Organici d’Insieme) che prevedono interventi di riqualificazione urbana ed edilizia e numerosi progetti per” Centri Integrati di Via” che sono finalizzati alla riqualificazione urbana ed alla rigenerazione dei tessuti commerciali (previsti dalla legge regionale n. 14 del 1998). Si tratta di progettualità che hanno mobilitato ingenti risorse pubbliche e che tentano di intervenire in modo integrato su gravi problematiche sociali (Gabrielli, Gastaldi, 2000)135.

L’esperienza in diverse città europee evidenzia la necessità di inserire i progetti in una strategia integrata che preveda accanto ad interventi di tipo fisico ed economico, come ad esempio aiuti alle imprese, sostegno in campo sociale con nuovi servizi a livello metropolitano e locale, ed in campo culturale. Si tratta di un progetto aperto: il piano della città è implementabile secondo una logica di sviluppo che mira a ad assicurare una vitalità urbana fatta di un mix di attività e di un insieme di misure per migliorare la vivibilità delle varie parti della città. In questo caso è centrale il problema della gestione urbana e la ricerca di nuovi equilibri tra la visione strategica ed i singoli interventi di trasformazione urbana, tra l’esigenza di una regia pubblica che faccia fronte ai conflitti e alle negatività non previste e capacità di costruzione di consenso per un’azione valida alla costruzione di forme di partenariato ed investimenti sulle risorse locali. A tali nodi sono legati alcuni temi che caratterizzano il governo urbano delle città contemporanee, come quella legata alla necessità di erogare servizi più efficienti che tengano conto dei bisogni e delle aspettative, decentramento e costruzione di processi di partecipazione, coordinamento attraverso nuove forme di cooperazione, nuovi modi di produzione della città, connessi alla costruzione di parteneriati pubblico/privato, all’intergrazione di temi sociali ed ambientali .

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