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Le trasformazioni urbane 1 La città come sistema sociale globale

2. Nuove morfologie urbane 1 La ricostruzione sociale dei luogh

2.2 Le dinamiche demografiche della città europea

Si analizzeranno ora, le dinamiche demografiche ed economiche che dagli anni Ottanta in poi, hanno cambiato i modi di costruire e gestire la città.

Le principali definizioni del concetto di città sono state date, per lungo tempo, a partire dall’identificazione della città come agglomerato, come luogo fisico e circoscritto coincidente da un punto di vista geografico con tutte le altre molteplici funzioni che caratterizzano la città. Ma proprio questa corrispondenza univoca tra forma fisica e funzione urbana, tra spazio e meccanismo che entra in crisi nell’ultimo ventennio. I motivi possono essere rintracciati non solo nelle dinamiche che hanno mutato il principio di unicità tra città fisica e funzioni della città, ma anche per un problema di tipo epistemologico che ha interessato in particolare l’analisi spaziale.

Si tratta della possibilità di mettere in relazione una particolare forma spaziale ed i comportamenti umani che la producono. Inoltre la possibilità di una non corrispondenza tra forma e funzione ha fatto emergere l’inadeguatezza degli strumenti di lavoro dell’analisi spaziale nel momento in cui essi sono stati applicati ai comportamenti umani, caratterizzati da “incertezza ed ambiguità”. La scelta comportamentale o processuale ha così avuto il sopravvento sull’analisi spaziale. Nuove teorie, hanno ridefinito la città, non più limitata agli stretti confini spaziali che la definivano. Quello che determina il rovesciamento della tradizionale concezione di città, è che essa non è più luogo fisico della massima

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Amendola G.(1995)Strumenti eobbiettivi della città creativa, in G.Amendola(a cura di), L’Agorà efficiente,Clear edizioni Roma. Scrive l’autore.”In particolare si rileva una domanda di bellezza, una di vivibilità, una di varietà, una di centralità, una di accessibilità; non sono opzioni generiche, ma corrispondono ad azioni, sia a domande politiche, legittime e consolidate, sia ad azioni dei processi di produzione della città, quindi a criteri di valutazione di ciò che si realizza nella città”

concentrazione delle funzioni centrali; ma è caratterizzata da diverse funzioni e flussi (di merci, di persone, informazioni), che formano un reticolo urbano. L’elemento nuovo è la perdita delle connotazioni territoriali dei sistemi urbani derivante dal fatto che le reti (degli scambi, delle finanze e delle informazioni) hanno una loro geografia. Alcuni studiosi tra i quali Dematteis tentano di descrivere reti urbane o regionali a partire da queste dinamiche di flusso.

All’origine di tale situazione è anche la messa in discussione del concetto economico di distanza che le nuove tecnologie hanno consentito di sviluppare. Infatti

“l’importanza crescente dell’informazione e della circolazione, l’internazionalizzazione dei capitali e dei loro movimenti, l’uso sempre più massiccio e strategico delle telecomunicazioni, avvicina tra loro località e soggetti fisicamente distanti, mentre può rendere distanti tra loro, in termini di comunicabilità soggetti geograficamente coesistenti.”(Dematteis, 1990).60

La città diventa un luogo storico all’interno del quale leggere i processi di trasformazione in atto, un complesso contesto da considerare. Seguendo l’evoluzione storica delle città si osserva come alcune dinamiche centralizzanti e decentralizzanti, si pensi ad esempio alla competizione localizzativa che interessa le città europee o come un’economia sempre più immateriale incida sulla struttura fisica delle città.

Il processo di urbanizzazione non ha un andamento costante: ma se a partire dagli anni ’80 questo processo sembrava inarrestabile e irreversibile, si è, poi, improvvisamente bloccato. Si è avuto non un semplice fenomeno di deurbanizzazione, ma un fenomeno molto più complesso di metropolizzazione. Questo è il primo elemento: una perdita di popolazione del grande comune e un aumento della popolazione non tanto e non solo nella area limitrofa al grande comune, ma nella grande area metropolitana che a quel comune fa riferimento.

Il secondo elemento riguarda il turn over di popolazione; la perdita di popolazione, quindi il saldo demografico negativo non ha semplicemente comportato una fuoriuscita di popolazione a fronte di mancanza di afflusso ed una fuoriuscita di popolazione eccedente il numero degli arrivi, in più, ha determinato un’eterogeneità tra la popolazione. Si è avuto quindi un ricambio di popolazione rilevante per la metropoli. Questo ha comportato, due grandi trasformazioni: la crisi della città compatta e la trasformazione della popolazione della città.

Per quanto riguarda la crisi della città, fino alla seconda metà del ‘900, il modello di città dominante nel nord del mondo, nell’occidente, è ancora la città compatta; una città in cui è, in una certa misura, ben distinguibile un centro, la periferia e la non-città. A partire

dagli ultimi trent’anni comincia a prendere corpo un altro tipo di città, la cosiddetta città diffusa, che è costituita da un continuum urbano che, senza soluzione di continuità, ingloba in sé alcuni, molti nodi dei vecchi sistemi metropolitani; in un’unica area metropolitana. Quello che cambia è soprattutto, il rapporto centro periferia in maniera drastica: questa nuova città che viene chiamata negli Stati Uniti edge city, oppure sprawl, è una città diffusa che ha la caratteristica di avere più centri a rete fra di loro. Questo schema appare negli ultimi tempi superato in relazione a due elementi principali: il processo di deindustrializzazione ed il fatto che l’industria diventa leggera, le attività produttive vengono decentrate e nel centro rimangono i luoghi di comando, progettazione e finanza.

Nel vecchio modello di città, negli anni ’70, si registrava un processo di crescita per ‘addizione’ della città:, oggi si è passati da una fase di crescita, per ampliamenti della città, ad una fase di crescita nella logica del riuso della città stessa, riuso che implica due aspetti diversi: cambio di destinazione delle aree, di funzione; cambio di popolazione all’interno della stessa funzione.

Aree dimesse, porti, scali, diventavano zone suscettibili di valorizzazione grazie ad investimenti di recupero. Mentre il riuso funzionale determina una trasformazione della destinazione funzionale di una zona e spostarla, la gentrification mantiene la destinazione di residenza, immettendo però, popolazione con livelli di acquisto superiori. Si tratta di un processo che ha cambiato profondamente il volto della città.

Altro elemento che incide profondamente sul paesaggio sociale ed economico, urbano, l’idea della mobilità per ottimizzare le proprie risorse ed ottenere una migliore qualità della vita e di occupazione è ormai, sempre più frequente. Questo comporta una profonda trasformazione del sistema città contemporaneo: per la prima volta la domanda è inferiore all’offerta, si registra un’eccedenza strutturale dell’offerta che comporta inevitabilmente una nuova e rivoluzionaria, attenzione alla domanda.

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