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Le trasformazioni urbane 1 La città come sistema sociale globale

2. Nuove morfologie urbane 1 La ricostruzione sociale dei luogh

2.3 Una nuova morfologia sociale

Un’attenta osservazione delle dinamiche urbane indica con certezza il dato di una profonda trasformazione della forma urbana ma anche la contraddizione di fondo esistente tra un’apparente tendenza alla deurbanizzazione delle grandi città ed in particolare dei centri di più antica industrializzazione, che ha indotto alcuni studiosi ad ipotizzare la loro fine prossima ed una conseguente riurbanizzazione dei piccoli comuni. In realtà la popolazione in tutti i paesi è sempre più urbanizzata e la storica contrapposizione tra città e

campagna è destinata a scomparire. La città ingloba sempre di più gli altri insediamenti esistenti in un continuum urbano privo di soluzioni di continuità (Amendola, 2003)

Queste ampie regioni metropolitane costituiscono secondo Martinotti la base su cui poggiare la capacità competitiva delle nuove economie regionali urbane, una capacità costruita sul complesso equilibrio tra le tre variabili: crescita, equità ed ambiente.61

Mentre si osserva l’inversione di tendenza dei processi di urbanizzazione, cresce simultaneamente l’attenzione da parte degli studiosi, delle amministrazioni e dei cittadini nei confronti dei contesti urbani.

La crisi delle grandi metropoli dovuta all’esaurirsi della popolazione rurale trasferitasi ormai nelle città, suggerì visioni apocalittiche di una imminente morte della città, di un processo di deurbanizzazione e di un probabile ritorno in campagna.

In Europa ed in Italia è stato registrato un rallentamento della crescita urbana : dal 1981 al 1991 come risulta dai dati, i comuni con più di 1000.000 abitanti perdono popolazione. Continua intanto la tendenza al decentramento tra città centrali e sobborghi delle aree metropolitane definita da Berry62 “counter-urbanization,” una tendenza controurbana determinata, secondo l’autore, da una serie di decisioni individuali secondo una “tradition of privatism” che nasce dalla necessità di trovare aree sicure, dal rifiuto di un’integrazione forzata, dal fallimento del modello del melting pot, piuttosto che da una cospirazione cosciente delle grandi istituzioni.

Il processo di deurbanizzazione negli anni 80’ era confermato oltre che dai dati anche dall’evoluzione dei processi di riorganizzazione produttiva che attraverso la tecnologia elettronica rendeva libera la forza lavoro e riduceva i vincoli spaziali degli insediamenti.

Il paradosso che emerge in quegli anni è che nonostante queste riflessioni risultino fondate, la città dei paesi economicamente più avanzati è ben lontana dal declino: essa appare come un contesto sempre più significativo e come principale protagonista dello sviluppo. Nella nuova forma urbana, esito di queste dinamiche contraddittorie, il nuovo convive con il vecchio, lo spazio urbano si presenta decentrato e concentrato allo stesso tempo, la metropoli attrae e respinge allo stesso tempo. La nuova morfologia territoriale e sociale ha conseguenze rilevanti sul modo di descrivere, percepire, vivere ed operare nei contesti urbani.

Il risultato delle dinamiche demografiche rilevato dall’Istat per il decennio 82- 92 63 è che “in dieci anni le grandi città hanno ceduto parte della loro popolazione ai comuni

61 Masser, I.(1992) The Geography of Europe’s Future, a cura del Network for European Communications and Transport Activities Research- Nectar- European Science Foundation, London.

62 Berry B. J. (1976), The counterurbanization process, Urban America since 1970, London Sage Publication. 63 Panorama-Istat, “La nostra Italia”, supplemento al n. 1369 del giugno 1992.

limitrofi di minori dimensioni”. Questo non significa in modo semplicistico, solo una fuga dalla città per un ritorno alla campagna; i motivi che spiegano la dinamica chiave della trasformazione metropolitana sono piuttosto “il risultato di precise scelte localizzative di individui e famiglie entro il territorio del nuovo sistema urbano in trasformazione”.64 Un insieme di ragioni economiche, culturali, l’esigenza di una migliore qualità urbana contribuiscono a guidare queste scelta, spesso pilotata da immobiliaristi ed esperti del marketing. La città occidentale storicamente caratterizzata da uno spazio urbano ad alta concentrazione, vede oggi l’affermazione di nuovi paradigmi localizzativi, caratterizzati dai insediamenti diffusi e dal superamento del principio di prossimità. Sembra così utilizzabile per la città europea il modello interpretativo creato da Gottmann65 e per lungo tempo ritenuto poco adatto allo spazio urbano europeo, secondo il quale i Paesi più sviluppati erano destinati ad ospitare regioni urbane sempre più vaste.

Oggi, la popolazione europea che risiede in ambito urbano ha superato, secondo dati, recenti l’80% del totale e la struttura urbana si presenta in genere policentrica e complessa. Questi elementi mostrano come sia complesso analizzare i fenomeni urbani e comprenderne le possibili cause. Le ipotesi più diffuse associano alle modificazioni dello spazio urbano fattori certamente rilevanti come l’aumento della mobilità delle persone, le innovazioni tecnologiche, le tendenze globali dell’economia, ma tutti questi elementi rischiano di darci una lettura parziale.

Anche nel sistema urbano italiano è in atto un ampio processo di periferizzazione, che accentua i fattori diffusivi. Secondo i dati dell’ultimo censimento 2001 (Censis), il 58% degli addetti è localizzato nelle aree centrali, mentre il tasso di concentrazione della popolazione residente è non solo più basso ma anche in declino rispetto al 1991. In molte aree la funzione insediativa segue un paradigma reticolare che ha ricevuto un impulso crescente dalla diffusione dei mezzi di trasporto e soprattutto dall’espansione delle tecnologie microelettroniche ed informatiche che determineranno sempre di più la diminuizione del fattore della contiguità fisica. Il nuovo scenario insediativo farebbe riferimento alle modificazioni strutturali determinate dalla transizione dalla società fordista in cui

“il progresso richiedeva la massificazione dei processi produttivi e degli stili di vita – ad un nuovo modello, in virtù del quale la società tende invece a differenziarsi e ad esprimersi nelle sue varie articolazioni in forme molteplici, variegate e leggere”.66

64 Martinotti, op., cit.

65 Gottmann J. (1991) La città prossima ventura, Laterza, Bari.

66 Detragiache A.,”Prefazione:”Verso la città nella società dell’informazione”, in Davico, L., Debernardi, L., Mela, A.,La diffusione

Boeri67 descrive le trasformazioni del territorio europeo come delle grandi correnti tridimensionali che plasmano la sua geografia fisica. Egli fa, in particolare riferimento a due processi: il primo è il manifestarsi nello spazio europeo di una grande estensione degli spazi abitati

Una visione aggregata delle principali aree di urbanizzazione storica dell’Europa suggerisce l’idea di una società urbana che ha allargato enormemente nel territorio i suoi movimenti quotidiani e ciclici. Ma oltre alla città diffusa esito di questo movimento si nota un fenomeno apparentemente opposto: la ritrazione della presenza umana da alcune parti del suo corpo. I vuoti urbani e le aree di dismissione hanno negli ultimi trent’anni intaccato e svuotato le grandi aree industriali ed i servizi urbani della città ottocentesca e della città compatta costruiti nella prima metà del Novecento.

I due movimenti di estensione e ritrazione della condizione urbana , assieme ai processi di

rirsignificazione simbolica… appaiono oggi come l’esito caotico di una società urbana priva di gerarchie e regole insediative.”68

Il secondo fenomeno è dato dall’invasione di una moltitudine di piccoli “fatti urbani” standardizzati che nascono dalla replica di un modello pervasivo come il centro storico pedonalizzato, il centro commerciale con il suo parcheggio: non

“grandi progetti urbani ma una moltitudine di sussulti edilizi che non produce sintesi, è solo la forma che produce il nuovo nella nostra esperienza quotidiana.”(Boeri,2004).

Questa interpretazione tuttavia non aiuta a comprendere tutti i fattori responsabili di questa transizione. Martinotti nel definire la nuova morfologia sociale della città, propone l’adozione di tre livelli di analisi che colgono soprattutto le modificazioni del rapporto tra popolazioni e territorio.

-Un primo livello macrosociologico che riguarda le trasformazioni che hanno investito intere nazioni, come la dissoluzione dell’impero sovietico o il processo di unificazione europea.

-Un secondo livello che riguarda le città e le economie regionali ed in particolare le regioni urbane ed i loro rapporti reciproci. La globalizzazione dell’economia aumenta l’indifferenza localizzativa delle grandi imprese e le scelte di investimento del capitale finanziario. Le città e le rispettive economie regionali sono costrette a competere per attrarre la localizzazione delle funzioni e dei consumi superiori. La globalizzazione non solo non ha annullato le specificità locali come si prevedeva, ma si è ripresentata la necessità di offrire su un mercato sempre più ampio le caratteristiche attrattive del luogo,

67 Boeri S.(2004)Europa-città: spunti di riflessione, in +Città,Alinea, Genova. Scrive l’autore:”La sintassi della nuova città europea è

fatta di poche regole di organizzazione e di una massa di singoli enunciati, una lingua impoverita che ripete di continuo solo poche parti del suo ricchissimo alfabeto”.

autentiche o inventate, mettendo in moto una dinamica definita come ricostruzione sociale dei luoghi (Martinotti,2000)69.

-Un terzo livello microsociologico, riguarda i rapporti tra popolazione e territorio all’interno della città e le modificazioni da questi subite in questi ultimi anni. Si tratta di quel complesso di problemi amministrativi e conflitti sociali che si ricollega a quello che nella politica sociale americana viene definito con il concetto di “redistricting”. Da tutte queste dinamiche emerge una nuova forma di città, una città “trasfigurata”, difficile da interpretare con le categorie concettuali dell’analisi tradizionale. La nuova metropoli non così bene individuata in Italia nelle sue nuove dimensioni e caratteristiche ha subito o subisce grandi trasformazioni.

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