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s36 disturbo bipolare, patologie fisiche e malattie neurodegenerative: una relazione complessa

coordinatore G. Perugi (Pisa)

guarda i pazienti anziani con demenza, almeno uno studio prospettico ha riportato che un incremento di rischio di rico- vero per mania superiore a quello dovuto osteoartrite o diabe- te mellito (Nilsson et al., 2002). Benché un primo episodio di mania acuta ad espressività completa sia piuttosto insolito negli anziani, un’instabilità dell’umore, episodi misti irritabili-agitati e depressione “atipica” possono emergere a partire dalla dalla sesta decade di vita insieme ad un decadimento cognitivo in soggetti precedentemente sani. Vi sono in letteratura dei case- report di intersezione tra demenza e bipolarità ad espressività mista-labile, interpretati suggestivamente come la slatentizza- zione tardiva di un “bipolare tipo VI” (Akiskal et al., 2005). Altre osservazioni hanno descritto la concomitanza tra mania e demenza vascolare (Senturk et al., 2006). A supporto del concetto clinico di bipolare tipo VI, Ng et al. (2007) riportano alcuni casi clinici e discutono le ragioni teoriche di una con- nessione sinora scarsamente considerata tra disturbo bipolare e demenza, focalizzando l’attenzione, quali possibili validatori, sulla sintomatologia mista con labilità emotiva, sul tempera- mento premorboso ipertimico, sulla storia familiare positiva per disturbo bipolare e sulla risposta terapeutica. Questo costrutto nosografico rappresenta un’alternativa alla più comune visione clinico-neurologica secondo la quale l’agitazione, l’impulsività e l’instabilità emotiva nella demenza di Alzheimer e nelle altre demenze rappresentano puramente delle disfunzioni del lobo frontale (Senanarong et al., 2004).

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stati di eccitamento, impulsività e delirio di gelosia in pazienti con malattia di Parkinson in trattamento con dopamino-agonisti

C. Toni, S. Rizzato, G. Perugi

Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie, Università di Pisa

introduzione: ad oggi non sono state pubblicate osservazioni sistematiche sui rapporti tra delirio di gelosia e mP. Questo stu- dio si prefigge di caratterizzare il delirio di gelosia in corso di mP e di valutarne il rapporto con la storia personale e familiare di disturbi psichiatrici, l’interferenza con il quadro motorio ed i trattamenti farmacologici con levodopa e dopaminoagonisti. Metodo: in una popolazione totale di 320 pazienti affetti da mP, afferente all’Ambulatorio dei Disordini Del movimento della Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Pisa e della U.O.C. Neurologia dell’Ospedale Versilia sono stati individuati 11 pazienti che hanno sviluppato un delirio di gelosia secondo i criteri del DSm IV TR. Ciascun paziente è stato valutato da un neurologo e da uno psichiatra con esperienza clinica rispettivamente nella mP e nei disturbi psicotici. L’intervista iniziale aveva una durata variabile da 1 a 2 ore e comprendeva le seguenti scaledi valutazione:Hoehn e Yahr (H & Y) per la codifica numerica della stadiazione di malattia, Unified Parkinson’s Rating Scale (UPDRS) per la va- lutazione della gravità dei sintomi e segni della mP, Brief Psy- chiatric Rating Scale (BPRS) per una valutazione della psico- patologia globale, Beck Depression Inventory (BDI) per una valutazione della sintomatologia depressiva, Hamilton Rating Scale for Anxiety (HAmA) per valutare la sintomatologia ansio- sa, Mini-Mental State Examination (mmSE) per valutare global- mente le funzioni cognitive.

risultati: degli 11 pazienti, 6 sono maschi e 5 femmine con età media di 58,8 ± 6,8 anni; 10 pazienti erano coniugati (91%). L’età di esordio della MP era 48,4 ± 7,9 anni con una durata media di malattia di 8,5 ± 4,5 anni ed uno stadio di malattia secondo la scala H&Y, al momento della comparsa del disturbo delirante, che variava da 1,5 a 2,5. I punteggi ottenuti all’HAmA e alla BDI sono bassi nella maggior parte dei casi; i punteggi medi del mm- SE (28,8 ± 1,3). Sono indicativi di un buon mantenimento delle funzioni cognitive in tutti i casi esaminati. Il profilo della BPRS mostra come i punteggi di gravità maggiore siano a carico di item quali sospettosità, ostilità, eccitamento, grandiosità, tensione. L’età media di presentazione del delirio è di 57,0 ± 6,8 anni. L’esor- dio era rappresentato in 5 casi (45%) da un’intuizione delirante o una percezione delirante, su uno stato affettivo caratterizzato irritabilità e disforia. In 5 soggetti (45%) l’ideazione nasceva come idea prevalente durante uno stato espansivo di tipo ipomaniacale, divenendo rapidamente delirio. Solo in 1 caso insorgeva su uno stato depressivo. In 3 pazienti (27%) il quadro espansivo si ac- compagnava ad impulsività e discontrollo degli impulsi: gambling patologico in 2 casi ed ipersessualità in 1. In 1 paziente (9%) si associava al gamblig patologico la disregolazione edonistica ome- ostatica ossia la necessità di incrementare la dose ed il numero di somministrazione dei farmaci dopaminergici, nonostante il buon controllo dei disturbi motori. Tutti i pazienti avevano una lunga storia di trattamento con dopaminoagonisti, solo in 2 pazienti era inferiore a 5 anni (18%). In 9 casi (81%) il dopaminoagonista era somministrato in associazione con levodopa, solo in 2 casi (18%) era impiegato in monoterapia.

in discussione l’attuale sistema classificatorio che è centrato sul concetto di comorbidità e non prevede il criterio gerarchico di priorità di alcuni disturbi psichiatrici su altri.

sintomi positivi e sintomi negativi nella depressione

P. Castrogiovanni

Università di Siena

La depressione, nonostante il bagaglio di conoscenze biologi- che, cliniche e terapeutiche accumulate in merito, non rara- mente si presenta a tutt’oggi irta di problematiche.

Un approfondimento della sua psicopatologia, che ne permetta una lettura più profonda rispetto al quella di superficie suggerita dai criteri diagnostici dei DSm, potrebbe garantirne una miglio- re comprensione e un più adeguato inquadramento.

In un’ottica psicopatologica tesa a cogliere la nuclearietà sotto- stante ai sintomi, viene proposto di trasferire anche alla depres- sione il costrutto dei sintomi “negativi” e sintomi “positivi” che tanto seguito ha avuto nella interpretazione della schizofrenia, analizzandone i riflessi sul piano clinico e terapeutico.

Neuroimaging dell’apatia

L. Fazio, M. Mancini, P. Taurisano, B. Gelao,

R. Romano, T. Quarto, m.R. Barulli, G. Blasi, m. Nardini, G. Logroscino, A. Bertolino

Università di Bari

introduzione: l’apatia è descritta come una riduzione significa- tiva dell’interesse, dell’emozione e della preoccupazione. Dati clinici, neuropatologici e di neuroimaging l’associano ad una compromessa funzionalità dei sistemi prefronto-striatali: l’apatia appare frequentemente associata a patologie o lesioni che coin- volgono la corteccia prefrontale o i gangli della base, o a condi- zioni cliniche in grado di alterare la funzionalità dell’asse pre- fronto-basogangliare. Obiettivo del presente studio è stato quello di valutare, in soggetti sani, la possibile correlazione tra misure di apatia e l’attività cerebrale nelle regioni prefrontale e nei gan- gli della base, misurata tramite risonanza magnetica funzionale (fmRI), durante compiti differenti compiti cognitivi ed emotivi. Metodologia: un gruppo di 56 soggetti sani (25 m, età media 28,5 + 5,6, QI medio 113,4 + 11,8) è stato sottoposto a fMRI Venerdì 18 feBBraio 2011 – ore 16,00-18,00

Sala Pinturicchio

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