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s3 interventi precoci nelle psicosi: che cosa si pensa e che cosa si fa in italia

coordinatori

A. Cocchi (milano), G. Cerati (milano)

l’esperienza di un progetto di intervento precoce

nella macro area territoriale dell’asl Provincia di Milano 1

m. Percudani

Dipartimento di Salute Mentale, AO “G. Salvini” Garbagnate Milanese

Nell’ambito del piano di azioni innovative per la salute men- tale attivato in Lombardia con finanziamento triennale, i DSm

dell’AO “G. Salvini” di Garbagnate milanese, dell’AO “Ospedale Civile di Legnano” e dell’AO “S. Carlo” di milano hanno avviato, in collaborazione con l’ASL Provincia di milano 1 (residenti < 14 anni: 785.000), un progetto specifico per la prevenzione, indi- viduazione e trattamento precoce dei disturbi psichici gravi in età giovanile. Il progetto si pone i seguenti obiettivi: i) ridurre la stigmatizzazione gravante sui disturbi psichici e favorire l’accesso ai trattamenti; ii) favorire invii appropriati e tempestivi ai servizi

specialistici attraverso la formazione degli operatori dei servizi primari in contatto con la popolazione giovanile sulle tematiche degli esordi dei disturbi psichici (medici medicina generale, in- segnanti, operatori di consultori e servizi sociali, volontari delle associazioni); iii) facilitare l’accesso al servizio specialistico; iv) individuare precocemente le situazioni a rischio; v) ridurre il tem- po di psicosi non trattata; vi) ottimizzare i trattamenti, attraverso la revisione delle modalità organizzative del lavoro dei CPS e l’in- troduzione delle tecniche d’intervento innovative ed “evidence based”; vii) verificare l’esito del trattamento nei pazienti arruolati. Il protocollo prevede una valutazione iniziale di tutti i soggetti al primo contatto con i servizi territoriali di salute mentale di età compresa tra 16 e 30 anni e un arruolamento nel “gruppo esor- dio” dei soggetti diagnosticati affetti da psicosi con meno di 2 anni di storia di malattia. Inoltre il progetto prevede l’arruolamento di un gruppo “a rischio” nel quale rientrano i soggetti 16-30 anni al primo contatto con ERIraos superiore a 12 o superiore a 6 e presenza di fattori di rischio specifici. La valutazione di esito dei soggetti arruolati prevede la somministrazione a T0 e successiva- mente ogni 6 mesi dei seguenti strumenti: Checklist ERIraos, Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS), Global Assessment of Functio- ning (GAF). Verranno presentati i risultati preliminari del progetto relativamente ai pazienti arruolati nel corso del 2010 (n = 98 nel corso del primo semestre).

Quale modello di servizio?

A. Lora

Azienda Ospedaliera Ospedale di Lecco

L’autore descrive inizialmente il trattamento standard erogato nei DSm lombardi, nei confronti dei pazienti al primo episodio psicotico, rilevandone le caratteristiche ed i limiti.

Quindi a partire dalla esperienza quinquennale maturata nel Programma Esordi della A.O. di Desio e Vimercate ne analiz- za le componenti principali, descrivendone le criticità e i punti di forza. Viene discusso il rapporto organizzativo che unisce il programma di intervento precoce negli esordi psicotici al resto del Dipartimento di Salute mentale. Particolare attenzione viene posta alla funzione del programma di intervento precoce come agente di innovazione all’interno dei DSm ed in particolare dei Centri di Salute mentale. Vengono infine analizzati gli indicatori utili a monitorare la qualità all’interno di questi programmi.

gli elementi essenziali di un intervento precoce e la loro diffusione nelle pratiche dei dipartimenti di salute Mentale italiani

P. Ciancaglini*, L. Ghio**, m. Vaggi***

* Psichiatra, Genova; ** Dipartimento di Neuroscienze,

Oftalmologia e Genetica, Università di Genova; *** DSM Genova

introduzione: il presente lavoro parte dalle informazioni conte- nute nella Linea Guida che definisce le caratteristiche di un inter- vento precoce sui casi di rischio ed esordio psicotico (ministero della Salute 2007). All’interno di questa cornice abbiamo cercato di evidenziare alcuni elementi che, sulla base della nostra espe- rienza, si sono dimostrati particolarmente rilevanti nella pratica quotidiana. Ci riferiamo, in particolare, a:

• stile della relazione;

• contrasto al drop-out; • rinforzo del ruolo sociale; • collaborazione con SPDC;

• collaborazione con MMG e pediatri.

Se consideriamo nel loro complesso le indicazioni della Linea Guida (equipe dedicata, accuratezza diagnostica, trattamento far- macologico, trattamento psicoeducativo familiare, CBT, ACT con caratteristiche di multidisciplinarietà, domiciliazione e flessibilità) e gli elementi a cui abbiamo fatto cenno, appare in tutta la sua complessità il mix di stile di lavoro, appropriatezza tecnico pro- fessionale e appropriatezza organizzativa che è necessario per il buon funzionamento di un servizio per gli interventi precoci. Valutare la diffusione di questi elementi nei DSm italiani non è semplice, anche in considerazione della mancanza di un Sistema Informativo Nazionale, che potrebbe dare utili indicazioni. Metodologia: abbiamo preso in considerazione gli unici tre lavori in grado di fornire indicazioni al riguardo: la ricerca PROG-CSm (mu- nizza et al., 2008), il progetto SIEP-DIRECT’S (Ruggeri et al. 2008) e l’indagine nazionale condotta da uno di noi (Ghio et al., 2010). risultati: possiamo stimare intorno al 20% la percentuale dei DSm che hanno attivato un servizio dedicato agli interventi pre- coci, con prevalenza nel centro-nord.

Conclusioni: l’applicazione delle raccomandazioni della Linea Guida sembra ancora poco diffusa e potrebbe essere definita “ai primi passi”.

la prospettiva dell’intervento precoce nel ri-orientamento dei servizi di salute mentale

G. Corlito, G. Cardamone, m. Costanzo, m. Bucalossi, T. Nistrio, F. Bardicchia, N. Magnani, M. Madrucci, G. Petruzziello, A. Del Lesti, C. Pompa, D. Bogi, E. Sciascetti

Dipartimento di Salute Mentale, ASL 9 di Grosseto, Progetto “Una vita da sani”

introduzione: gli interventi precoci per gli esordi psicotici posso- no costituire una prospettiva utile nel ri-orientamento dei Servi- zi di Salute mentale italiani. La discussione in corso tra le prime esperienze riguardano due soluzioni possibili: servizi specifici e separati per gli interventi precoci o servizi di comunità dipartimen- tali orientati agli interventi precoci. Entrambe le soluzioni possono avere vantaggi e svantaggi, connessi a problemi terapeutici, orga- nizzativi e gestionali: le recenti evidenze scientifiche e la pratica clinica conseguente offrono importanti stimoli e quesiti per lo svi- luppo dei nuovi centri per gli interventi precoci e/o per il rinnova- mento e la trasformazione dei servizi “generalisti” esistenti. Metodologia: in questo contesto scientifico e pratico, esaminia- mo criticamente l’esperienza del DSm della ASL 9 di Grosseto (Toscana), iniziata nel 2007 e indirizzata ai giovani sia al primo episodio di psicosi sia a rischio di psicosi attraverso una serie di test, predisposti dal progetto del CCm del ministero della Salute riguardanti 5 centri.

risultati: vengono riferiti i dati relativi ai primi 14 casi reclutati. Conclusioni: la nostra esperienza dimostra l’opportunità di rispo- ste multicomponenziali flessibili e pro-attive, radicate nella co- munità sociale, con il peso istituzionale più piccolo possibile e con una migliore qualità degli interventi, che possono sostenere il passaggio da un approccio terapeutico-riabilitativo alla nuova e più ottimistica prospettiva di un approccio terapeutico-preventivo che migliori i risultati a lungo termine.

mane significativo sia che tali esperienze siano state vissute pre- cocemente, sia nella fasi successive dell’infanzia. A partire da questi dati appare dunque indispensabile valutare regolarmente la presenza nell’anamnesi infantile di maltrattamenti o bullismo in adolescenti che manifestino i primi sintomi psicotici.

la well-being therapy in ambito scolastico

C. Ruini, E. Tomba, G.A. Fava

Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna

La promozione del benessere psicologico costituisce un aspet- to importante in ambito evolutivo. Sono stati effettuati 3 studi controllati in ambito scolastico (2 nelle medie inferiori e 1 in quelle superiori) relativi ad interventi brevi nell’ambito del- la classe basati sui principi della Well-Being Therapy (WBT). Questi studi hanno permesso di evidenziare come: a) anche poche sedute di WBT nell’ambito della classe che compren- dano anche esercizi da effettuarsi a casa sono in grado di pro- durre delle modificazioni in alcune componenti del benessere e del disagio psicologici; b) queste modificazioni persistono nel tempo; c) gli interventi sono significativamente più efficaci di quelli effettuati con gruppi attenzione-placebo; d) gli interventi basati sulla WBT sono sostanzialmente equivalenti a quelli fon- dati sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale, ma esistono degli aspetti differenziali che introducono la possibilità di una loro combinazione sequenziale.

Anche se la WBT è stata sviluppata e validata in ambito clini- co, i 3 studi controllati suggeriscono una grande potenzialità in ambito preventivo.

Primo soccorso Psicologico, Skills for Recovery

e prevenzione degli esiti psicopatologici a lungo termine in bambini e adolescenti esposti a situazioni traumatiche

E. Caffo, B. Forresi

Università di Modena e Reggio Emilia

Un terremoto, un attentato terroristico, lo scoppio di una pa- lazzina, un incidente aereo sono eventi drammatici, improv- visi, sconvolgenti. Pur considerando i numerosi fattori di vene- rabilità e rischio, così come l’ampia variabilità individuale, il 77% degli studi identifica la presenza di specifici disturbi quali come il disturbo post traumatico da stress, stati di depressione maggiore o ansia e attacchi di panico. In aggiunta, nel 23% degli studi viene riportata la presenza di disturbi somatici, di- sturbi del sonno e abuso di sostanze. A fronte di questi dati, che indicano la necessità di rispondere a queste richieste di sostegno psicologico, recenti documenti evidenziano come la maggior parte dei programmi di intervento in emergenza attuati in contesti colpiti da guerre e disastri non possieda alcun fonda-

fattori intrafamiliari e disturbi internalizzanti: impatto sul rischio in un’ottica di interazione gene-ambiente

m. Battaglia

Università San Raffaele Milano

Per molti dei disturbi internalizzanti in età di sviluppo vi so- no evidenze robuste che sia le componenti genetiche additi- ve, che quelle ambientali condivise dai familiari, giocano un ruolo etiologico rilevante. Questa presentazione ha l’obiettivo di passare in rassegna alcuni aspetti concettuali relativi alla re- lazione esistente tra fattori di rischio genetico ed ambientale. In particolare, ci si riferirà all’architettura causale di alcuni fattori di rischio intrafamiliari correntemente concettualizzati come ‘ambientali’. mostrando come alcuni elementi di rischio che si manifestano nell’ambiente hanno una natura parzialmente genetica, e riferendosi alle modalità secondo cui fattori genetici ed ambientali sono intercorrelati, si ripercorreranno alcuni iti- nerari meccanicistici di rischio nella popolazione.

eventi traumatici infantili come fattori di rischio per l’esordio dei disturbi psicotici

D. La Barbera

Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche, Università di Palermo

Per eventi traumatici si intendono le esperienze negative inclusi abusi fisici, psicologici e sessuali, il bullismo ma anche condi- zioni meno visibili e apprezzabili come il cosiddetto neglect, la trascuratezza affettiva e la negligenza nell’accudimento che può arrivare a livelli estremi. Tali aspetti oggi vengono sempre più attentamente indagati nell’ambito dei progressi a cui è an- data incontro la ricerca in psicotraumatologia. Secondo il mo- dello biopsicosociale, alla base dell’eziopatogenesi dei disturbi psichiatrici, la presenza di eventi traumatici lifetime, con mag- giore attenzione al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, sembrerebbe avere un ruolo importante nell’insorgenza dei di- sturbi psicotici, agendo in modo diretto come fattore di rischio, ed in modo indiretto aumentando la vulnerabilità. Numerosi studi hanno sottolineato che il rischio di sviluppare un disturbo psicotico aumenta se sono presenti più eventi cumulati nel tem- po con un effetto dose-dipendente (Arseneault et al., 2010) con un RR di 3,16. Inoltre, la presenza di eventi traumatici infantili aumenta il rischio di sviluppare una dipendenza da sostanze, in particolare da cannabis, amplificando ulteriormente a cascata il rischio di esordio psicotico (Harley et al., 2010). In tale prospet- tiva di ricerca appare anche interessante l’associazione tra la comparsa di sintomi psicotici e l’essere stato vittima di condotte di bullismo, seppure tale associazione non è stata confermata da tutti gli studi effettuati. Dati recenti dimostrano, inoltre, che il rischio associato con le esperienze traumatiche infantili, ri-

MerColedì 16 feBBraio 2011 – ore 11,40-13,40 Sala Perugino

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