coordinatore T. Cantelmi (Roma)
Percezione soggettiva del farmaco antipsicotico in soggetti adolescenti con psicosi
U. Balottin, G. Rossi, S. molteni, T. Carigi, m. Comelli*, G.
Giaroli**
Neuropsichiatria infantile/Statistica Medica*, Università di
Pavia/IRCCS Istituto Mondino Pavia; ** Institute of Psychiatry,
King’s College London e North East London Foundation Trust Contesto: l’esperienza soggettiva (ES) intesa come “senso inter- no” che il paziente percepisce del proprio corpo, della propria mente, delle proprie relazioni con gli altri, della propria malat- tia e trattamento è poca studiata in età evolutiva come fattore terapeutico.
obiettivo: valutare se l’esperienza soggettiva al trattamento con antipsicotico (AP) varia al variare della compliance. Confron- tare l’ES al trattamento con AP tra adolescenti con diagnosi di psicosi versus adolescenti affetti da altri disturbi psichiatrici. Metodi: valutazione diagnostica con mINI, SCID-II PANSS, SANS ESRS, BARS, CGI, CGAS, DAI 30.
risultati: 26, 15 m e 11 f, 14 psicotici, 3 schizofrenia, 3 distur- bo psicotico breve, 4 disturbo schizoaffettivo, 4 psicosi Nas; 12 non-psicotici, 4 sindrome di Gilles de la Tourette, 2 disturbo della condotta, 1 disturbo pervasivo dello sviluppo, 1 anoressia, 1 disturbo di personalità paranoide
Nel gruppo dei casi tutti i soggetti ad eccezione di 1 (punteggio DAI-30 pari a -2) presentano esperienza soggettiva positiva; Nel gruppo di controllo 3 soggetti (punteggio DAI-30 rispettivamen- te pari a -12,-8,-2) presentano esperienza soggettiva negativa, mentre nei restanti in 2 (22.2%) il punteggio risulta nel range 1-10, in 4 (44,4%) nel range 11-20 e in 3 (33,3%) nel range 21-30.
La media dei punteggi ottenuti alla DAI-30 nel gruppo dei casi risulta 14.71 (DS 8,54), mentre nel gruppo di controllo 9,42 (DS 12,02).
Non è stata trovata nessuna differenza significativa dell’espe- rienza soggettiva valutata alla DAI-30 tra soggetti psicotici ver- sus non-psicotici (t = 1,28, df = 19,50, p-value = 0,21). I risultati hanno invece indicato l’esistenza di una associazione tra esperienza soggettiva e compliance altamente significativa (r = 0,572, t = 3,4133, df = 24, p-value = 0,0022).
L’analisi multivariabile riconferma l’esistenza di una correlazio- ne positiva statisticamente significativa tra esperienza soggetti- va valutata alla DAI-30 e compliance e negativa tra esperienza soggettiva e acatisia valutata alla ESRS.
Conclusione: dalle osservazioni effettuate nel nostro studio si riconferma il ruolo fondamentale giocato anche nei soggetti adolescenti dall’esperienza soggettiva quale predittore della compliance al trattamento. Questa considerazione presenta profonde implicazioni dal punto di vista clinico.
eterogeneità delle condotte additive nell’era del narcisismo digitale
T. Cantelmi
Sapienza Università di Roma
Sono passati pochi anni da quando sono stati introdotti i primi social network. Da allora si è assistito ad una impressionante moltiplicazione di profili personali e di gruppi di amici digitali che non avremmo mai sognato di avere prima. Il web 2.0, la rete partecipativa, a seconda di molti, incoraggia lo svilup- po della cultura narcisistica, l’esibizione di identità artefatte e seducenti, da poter essere amate da chiunque. Facebook, Twitter, Myspace, Youtube, ogni cosa può alimentare il culto della personalità, con parossismi sconcertanti, come la web tv personale online 24 ore su 24 o le digital footprints (impronte digitali) lasciate in giro sui vari social network per essere ri-/ conosciuti. Cresce così una sorta di presenzialismo digitale, dove apparire è ben più importante dell’essere, dove il numero di contatti o di amici diviene la misura del grado di appeal e di valore personale. Secondo un’indagine svolta dall’autorevo-
do provocatorio, di diagnosticarla attraverso la presenza o l’as- senza di alcuni sintomi (si può parlare di SND se si presentano nell’individuo più di 5 dei seguenti segni clinici):
• essere sempre al centro della “web attenzione”; • impegnati a concentrati a soddisfare i propri bisogni; • non tollerano rinvii od ostacoli;
• seducenti, convincenti e manipolatori; • competitivi, esibizionisti e megalomani; • arroganti, egocentrici, intimidatori e aggressivi; • talora sprezzanti, invadenti, insensibili;
• sentendosi superiori agli altri pretendono privilegi e ricono- scimenti;
• non accettano critiche né consigli, né di dipendere da altri; • affascinati da chi è sotto i riflettori ma anche molto invi-
diosi;
• proiettano lembi del proprio sé sugli altri per soddisfare i propri bisogni;
• ostacolato il narcisista reagisce con scoppi di rabbia o più raramente con distimia e sintomi depressivi.
Laura Buffardi, psicologa italiana in forza alla University of Ge- orgia, ha recentemente pubblicato uno studio condotto su 130 profili di Facebooker (gli utenti di Facebook) evidenziando co- me il numero di amici, il tipo di immagini e i commenti associa- ti a un profilo costituiscano una misura attendibile del grado di narcisismo dell’utente. I narcisisti, infatti, pubblicano sulle loro pagine le foto più glamour, quelle in cui compaiono “più belli” e trendy, mentre i “normali” utilizzano preferenzialmente foto banali, magari scattate al volo con un telefonino o una webcam (Buffardi, 2009).
Come accade per altre sindromi, la SND potrebbe virtualmente originare (o semplicemente accompagnarsi) altri fenomeni psi- copatologici più o meno rilevanti, più o meno persistenti, come ad esempio la Internet Addiction (IA) o dipendenza dalla Rete come viene meglio conosciuta in Italia.
Bibliografia
Cantelmi T, et al. Avatar. Edizioni magi 2010.
Web-addiction: il paradigma della dipendenza ai tempi
di internet
V. Caretti
Università di Palermo
Come tutti gli strumenti tecnologici, i computer rappresentano i “mezzi” di cui l’uomo si serve per superare i limiti imposti dalle proprie caratteristiche biologiche. molto più di altre tecnologie, in virtù delle caratteristiche loro proprie, gli strumenti informa- tici si trasformano in un vero e proprio sistema ambientale che l’uomo finisce per “abitare”.
Il rischio che si corre, soprattutto nei casi di utilizzo indiscri- minato, è che il computer si tramuti in fine, e ciò avviene quando il rapporto qualitativo limitato nel tempo e nelle fun- zioni con lo strumento tecnologico si estende, tanto da diven- tare strumento d’elezione e necessario per la realizzazione e l’espressione del Sé.
Questo è quanto si riscontra nelle dipendenze tecnologiche, ovvero quelle forme di addiction in cui il ricorso ai videogiochi, a Internet e a tutto il corollario di funzioni da cui è possibile
accedere attraverso il computer, diventa un rifugio nel quale poter regolare gli stati emotivi.
Il cyberspazio (Internet, i videogiochi, la realtà virtuale) fa or- mai parte della nostra esperienza di vita e dei nostri processi mentali, con importanti conseguenze psicologiche e sociali, i cui esisti possono essere solo parzialmente immaginati. Le nuove tecnologie informatiche, per effetto della loro cre- scente presenza nella vita quotidiana e familiare, nello snodarsi delle relazioni e dei sentimenti, stanno diventando sempre più strumenti inediti di sollecitazione e di alterazione dello svilup- po individuale e collettivo, e possono anche essere causa di forme di comportamenti a rischio.
Partendo da queste premesse, al fine di testare empiricamente uno dei principali assunti del costrutto di Trance dissociativa da videoterminale, secondo cui le dipendenze tecnologiche sono strettamente connesse al funzionamento dei meccanismi di dis- sociativi e all’incapacità di autoregolazione delle emozioni, è stato realizzato uno studio in cui si è indagata la relazione tra fenomeni di dipendenza da Internet, esperienze dissociative e disregolazione affettiva all’interno di un gruppo di tardo adole- scenti estratti nella popolazione normale.
@psychotherapy: da eliza alla web-therapy
D. La Barbera
Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche, Università di Palermo
L’evoluzione e la diffusione dei sistemi tecnologici della comu- nicazione ha già da tempo introdotto una serie di applicazioni in vari campi della medicina che consentono una relazione a di- stanza tra medico e paziente o la possibilità, nell’ambito della telemedicina, di usufruire di una serie di servizi sanitari e/o di valutazioni o interventi di tipo clinico. In tale cornice, che porta a considerare anche il numero progressivamente crescente di indi- vidui che utilizzano il Web per ricercare risorse di tipo terapeuti- co, o che richiedono su Internet un primo approccio psicologico o psichiatrico tramite una qualche forma di consulenza, si inse- risce la questione della psicoterapia on-line, che ormai da anni è divenuta possibilità concreta di intervento psicologico attraverso vari dispositivi tecnologici (cellulare, ma, soprattutto computer e internet), ponendo numerose questioni di ordine culturale, etico, metodologico, normativo. La trasformazione di una relazione terapeutica face-to-face, in una modalità tecno mediata richiede innanzitutto di approfondire quali sono le caratteristiche della comunicazione mediata dal computer e quali aspetti cognitivi, emotivi e fantasmatici sono ad essa legati; è noto infatti che le modalità di interazione negli spazi virtuali differiscono in modo significativo dalle relazioni off-line. Così come è indispensabile un’attenta valutazione del tipo di transfert e di regressione che si vengono a realizzare in tali contesti, oltre alla specifica formazio- ne richiesta ad un terapeuta che voglia svolgere la propria attività professionale via Web. In questa presentazione verrà tracciata una sintetica storia dell’evoluzione dei metodi della psicotera- pia on-line e verranno discussi i principali modelli, i setting e le loro più significative indicazioni cliniche. Verrà anche proposto di considerare la psicoterapia on-line come una metodologia di intervento del tutto differente e disomogenea rispetto alla pratica tradizionale della psicoterapia e quindi con questa non diretta- mente commensurabile.
il neuroimaging funzionale e l’effetto della variabilità genetica su fenotipi rilevanti per i disturbi mentali
Giuseppe Blasi
Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università di Bari “Aldo Moro”
La ricerca dei fattori genetici che conferiscono rischio per i di- sturbi mentali non ha dato fino ad ora risposte definitive. Uno tra i maggiori limiti di tale investigazione sta nel fenotipo uti- lizzato per gli studi di associazione. In altre parole, i correlati comportamentali e la diagnosi sono fenotipi poco obiettivi e estremamente distali rispetto all’effetto dei geni, visto che questi ultimi codificano per proteine e non per comportamenti. Que- sto aspetto, insieme ad altri, rende difficoltoso e non conclusivo lo studio della relazione fra correlati genetici ed entità nosogra- fiche. Negli ultimi anni, l’evoluzione delle tecniche di imaging funzionale ha fornito un mezzo per studiare fenotipi biologici più prossimali all’effetto di specifiche caratteristiche genetiche, la cui misurazione è più obiettiva rispetto a quella relativa ai classici quadri sintomatologici o diagnostici. Lo studio di tali fenotipi potrebbe contribuire ad una migliore conoscenza del rapporto esistente fra caratteristiche genetiche specifiche ed i disturbi mentali. In questa relazione verranno forniti esempi re- lativi all’applicazione di tale approccio metodologico.
Binding and coordination among cortical neurons as revealed by eeg rhythms
C. Babiloni1,2,3, F. Vecchio2, C. Del Percio4, P.m. Rossini2,3,5
1 Dipartimento Scienze Biomediche, Università di Foggia; 2 A.Fa.R.
Dipartimento Neuroscienze, Ospedale FBF - Isola Tiberina; 3 San
Raffale Cassini, IRCCS San Raffaele Pisana, Roma; 4 Dipartimento
Fisiologia e Farmacologia, Sapienza Università di Roma; 5 Clinica
Neurologica, Campus Biomedico, Università di Roma, Italy The immediacy and directness of our subjective sensory experi- ence belies the complexity of the neural mechanisms involved, which remain incompletely understood. This review focuses on how cognitive processes are encoded in neural activity. Em- MerColedì 16 feBBraio 2011 – ore 16,00-18,00
Sala Pinturicchio