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s13 tollerabilità delle terapie antipsicotiche e aderenza ai trattamenti: un update

coordinatore A. Bellomo (Foggia)

Vulnerabilità, esordio psicotico e sostanze d’abuso in adolescenza

M. Ferrara*, A. Di Stefano**, C. Leonardi***, G. monniello*

* UOC Neuropsichiatria Infantile A, Sapienza Università di

Roma; ** Dipartimento 3D, ASL FR; *** UOC SERT, ASL RMC

I consumi di sostanze legali e illegali sono sempre più diffusi tra gli adolescenti. Gli studi europei stimano che circa il 5,1% degli studenti tra i 15 e i 19 anni abbia consumato cocaina e il 31,5% abbia consumato cannabis (studio ESPAD, 2008). Que- sta popolazione raramente ricorre ai servizi per le dipendenze, mentre è in costante crescita il numero di famiglie che si rivol- gono ai servizi di Neuropsichiatria Infantile o di Salute mentale per l’insorgere di quadri psicopatologici nei figli adolescenti che hanno -o hanno avuto- periodi di consumo di sostanze. La relazione tra uso di sostanze ed età di esordio di quadri psicotici è nota da tempo in letteratura, con i limiti dovuti ai campioni presi in esame fino a circa 10 anni fa (composti pre- valentemente da pazienti con disturbi di lunga durata oppure da pazienti con quadri acuti secondari ad abuso). Recenti ac- quisizioni puntano invece sull’individuazione di percorsi pato- genetici peculiari e sulla possibilità che alcune delle sostanze diffuse possano costituire un fattore di rischio indipendente per l’insorgenza di disturbi psicotici.

Si propone una revisione critica delle evidenze in tema di esor- dio psicotico, sostanze d’abuso e vulnerabilità in adolescenza, intesa sia in senso biologico (possibili endofenotipi “a rischio”), sia nel senso della relazione tra uso di “droghe” e il fallimento dei compiti evolutivi specifici della fase adolescenziale. Il lavoro documenta il recente programma di collaborazione nella formazione didattica (Sapienza–Servizi per le Dipendenze di ASL della Regione Lazio) che sulla vulnerabilità alle sostan- ze intende integrare il punto di vista di psichiatri, medici delle tossicodipendenze e psicologi clinici per adulti al punto di vista psicopatologico evolutivo dei Neuropsichiatri Infantili.

Continuità e discontinuità nella psicopatogenesi. Vulnerabilità tra paura e aggressività in adolescenza

T. Giacolini, Romagnoli, Carratelli, Sabatello

Roma

Con la pubertà si apre la fase evolutiva della adolescenza, in cui diviene centrale la dinamica tra bisogno di dipendenza e motivazione alla autonomia. Tale dinamica è sostenuta e si co- niuga con la maturazione di sistemi ormonali e neuronali che rendono l’adolescente particolarmente sensibile a uno specifica motivazione all’affermazione di sé nelle interazioni sociali fuori del contesto familiare e parallelamente particolarmente vulne- rabile ad una specifica paura ad esse connessa. La teoria dei sistemi motivazionali, ed in particolare l’evoluzione del siste- ma motivazionale agonistico, che giunge a maturazione con la pubertà, sono una chiave euristica, ampiamente supportata da vaste osservazioni di carattere sia etologico che neurobio- logico, che permettono di comprendere tali specifiche manife- stazioni evolutive. Scopo del presente contributo è evidenziare come la teoria dei sistemi motivazionali in interazione con la teoria evolutiva permettano di articolare non solo gli elementi di continuità nell’eziopatogenesi ma anche e sopratutto quelli relativi alla discontinuità nella formazione dell’emergenza psi- copatologica, ed in modo particolare per gli esordi psicotici, in questa epoca della vita.

Verranno, infine, brevemente illustrati due strumenti di valu- tazione, Social Comparative Scale e la Submissive Behaviour Scale, partiocolrarmente sensibili a rilevare la disfunzionalità del sistema motivazionale agonistico nella grave psicopatologia in adolescenza.

disturbi metabolici in pazienti trattati con farmaci antipsicotici

F. Centorrino, D. Ongur, G. Masters, A. Talamo

Mclean Hospital and Harvard Medical School, Belmont, MA USA

Patients with major affective and psychotic disorders are at an increased risk for developing metabolic syndrome. They are frequently prescribed atypical antipsychotics, also associated

IV dx of Bipolar Disorder, Major Depression, Mood Disorder NOS) and psychotic disorders (DSM-IV dx of Schizophrenia, Schizoaffective Disorder, Psychotic Disorder NOS). A compari- son of treatment patterns and serious metabolic comorbidities is also reviewed.

The analysis shows that, when compared with the normal population, there is an overall trend of increased prevalence of metabolic syndrome amongst younger patients with major affective and psychotic disorders that are prescribed at least one atypical antipsychotic (Clozapine, Olanzapine, Quetiap- ine, Risperidone, ziprasidone, Aripiprazole). Specifically, the prevalence of metabolic syndrome in patients under the age of 29 on at least one atypical antipsychotic is 21.2%, compared to 11.4% in the normal population (20.0% men vs. 23.1% women). Patients on Clozapine and/or Olanzapine compared to those on ziprasidone and/or Aripiprazole have a much high- er rate of metabolic syndrome, and both are higher than the normal population (42.9% vs. 27.3% vs. 11.4%). Interestingly, patients on Quetiapine and/or Risperidone have a rate similar to the general population (11.1% vs. 11.4%).

Though these results are preliminary, as we are planning to col- lect at least 1000 patients, these trends are most likely due to the more frequent use of polypharmacy and atypical antipsy- chotics. Adverse metabolic changes in psychiatric patients may have an earlier onset than was previously thought, and increase the risk of metabolic complications, such as obesity, cardiovas- cular disease, stroke, and diabetes at a younger age. Careful early monitoring and prompt intervention to minimize meta- bolic complications are needed.

references

American Heart Association. Symptoms and diagnosis of metabolic

syndrome. Retrieved from 2010, http://www.heart.org/heartorg/condi-

tions/more/metabolicsyndrome/symptoms-and-diagnosis-of-metabolic- syndrome_UCm_301925_Article.jsp

Centorrino F, Mark TL, Talamo A, et al. Health and economic burden of

metabolic comorbidity among individuals with bipolar disorder. J Clin

Psychopharmacol 2009;6:595-600.

Ford ES. Prevalence of the metabolic syndrome definite by the inter-

national diabetes federation among adults in the US. Diabetes Care

2005;28:2745-9.

Ford ES, Giles WH, Dietz WH. Prevalence of the metabolic syn- drome among US adults: findings from the third national health and nutrition examination survey. JAmA 2002;3:356-9.

il monitoraggio cardiologico in pazienti trattati con antipsicotici

G. Di Sciascio1,2, S. Calò1, R. melpignano3

1 Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche,

Università di Bari Aldo Moro; 2 Azienda Ospedaliero-Universitaria

“Consorziale Policlinico” di Bari; 3 D.D.P. AUSL Bari

A seguito dei grandi progressi in ambito psicofarmacologico, nel corso degli ultimi anni si sono realizzati innumerevoli cam- biamenti nel modo in cui l’assistenza psichiatrica è concepita, programmata, attuata e misurata. La storia del trattamento far- macologico dei disturbi psichiatrici ha infatti assunto una dire- zione assolutamente nuova dal momento in cui al proposito di ottenere la migliore gestione possibile del sintomo, si è sostitui-

to quello della migliore gestione del paziente. Questa svolta ha di fatto portato in luce alcuni aspetti della terapia farmacologica connessi alla sua capacità di incidere sia sul piano psicopatolo- gico sia sul piano della salute fisica.

In questa ottica proprio il trattamento psicofarmacologico dei disturbi mentali, nello specifico quello con antipsicotici, rap- presenta uno degli aspetti più delicati dell’agire psichiatrico, soprattutto se si tiene conto che, in alcuni pazienti, una ade- guata risposta clinica si associa alla comparsa di collateralità che possono compromettere il risultato terapeutico oltre che determinare una riduzione della qualità e della quantità di vita dei pazienti stessi.

Tale dato appare ancora più rilevante soprattutto se si tiene con- to del fatto che tali pazienti, spesso presentano in comorbidità patologie internistiche (patologie cardiometaboliche) che risen- tono fortemente delle collateralità indotte dal trattamento con antipsicotici (diabete mellito, ipercolesterolemia, incremento ponderale ed allungamento dell’intervallo QT).

Alla luce di queste e di altre considerazioni, come ad esempio le disposizioni dell’AIFA e delle altre agenzie regolatorie euro- pee in merito al rischio cardiovascolare nei soggetti in tratta- mento con antipsicotici, al fine di ottenere un miglioramento complessivo del “management” clinico appare sempre più ine- ludibile mettere in atto opportune procedure di monitoraggio medico nei soggetti che assumono tali farmaci.

gestione clinica della iperprolattinemia indotta da terapie antipsicotiche

R. Brugnoli

Sapienza Università di Roma, Ospedale S. Andrea

L’iperprolattinemia è un importante e comune evento avver- so della terapia con AP, ma decisamente sottostimato dagli psichiatri. Nell’ambito della ampia gamma di molecole an- tipsicotiche a disposizione, è però possibile individuare quali interferiscono maggiormente con il metabolismo della pro- lattina. Gli antipsicotici tradizionali, il risperidone, il pali- peridonel’amisulpride e le benzamidi sostituite sono definiti prolactin - raising (“aumentatore” di prolattina); la clozapina, l’olanzapina, la quetiapina, l’aripiprazolo e lo ziprasidone sono invece definiti Prolactin-sparing (“risparmiatore” di pro- lattina). La sottostima dell’iperprolattinemia è probabilmente imputabile alla errata convinzione che i problemi compaiano solo dopo che l’elevata presenza di questo ormone abbia dato evidenti segni clinici (principalmente amenorrea e galattorrea nelle donne, impotenza e meno frequentemente ginecomastia negli uomini). In realtà l’iperprolattinemia è responsabile in ambedue i sessi di problematiche importanti nel breve e nel lungo termine. Nell’uomo i sintomi imputabili all’iperprolatti- nemia nel breve termine possono essere i seguenti:perdita del- la libido, impotenza, disturbi dell’eiaculazione, ridotta sper- matogenesi, ginecomastia e raramente galattorrea. Nel lungo termine possono comparire sintomi come osteoporosi da ca- renza di testosterone, aumento ponderale e in qualche caso disturbi dell’umore. Nella donna, a breve termine, possono comparire disturbi della regolarità del ciclo mestruale, tensio- ne mammaria, galattorrea, riduzione della libido, disfunzione orgasmica, acne e irsutismo. Nel lungo termine le conseguen- ze dell’iperprolattinemia possono portare all’osteoporosi da

presentazione sarà quello di ridurre la ricerca di base sulla più variabili che contribuiscono agli effetti di un abuso infantile su sviluppo del bambino al rischio e fattori protettivi in emotivi rilevanti per lo sviluppo degli interventi clinici.

Continuità e discontinuità della depressione dall’infanzia all’adolescenza e prima età adulta: il ruolo dei fattori genetici e psicosociali

m. Nobile

IRCSS Eugenio Medea Bosisio Parini LC

I dati che si sono via via accumulati a partire dagli studi condot- ti sull’evoluzione del disturbo depressivo, sia in ambito clinico che epidemiologico, non lasciano più dubbi alla presenza di una forte associazione tra la comparsa di un episodio depressi- vo o di sintomi depressivi (anche sotto-soglia) in adolescenza e un elevato rischio di comparsa di episodi depressivi ricorrenti in età adulta. Gli stessi dati sembrano suggerire una traiettoria evolutiva leggermente diversa per la depressione ad esordio pre-pubere ma con un impatto ugualmente invalidante sulle capacità sociali, scolastiche e sulla vita familiare dei bambini/ ragazzi che si affacciano all’età adulta.

gioVedì 17 feBBraio 2011 – ore 11,40-13,40 Sala Mantegna

s14. itinerari di vulnerabilità e adattamento: dall’età dello sviluppo

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