coordinatori
P. Petrini (Roma), C. Loriedo (Roma)
errori diagnostici
N. Dazzi
Sapienza Università di Roma
Sebbene il tema della diagnosi abbia sempre suscitato un no- tevole interesse da parte di coloro che si occupano di psico- patologia, tuttavia la questione più specifica relativa agli errori diagnostici sembra sia stata spesso oggetto di un parziale evi- tamento, non imputabile del tutto alla salvaguardia di un nar- cisismo professionale. Questo lavoro tenta perciò di orientare il riflettore su ciò che accade nella mente del diagnosta nel momento in cui pur confrontato con determinati “segni”, sco- tomizza un’ipotesi diagnostica per abbracciarne un’altra che poi si rivelerà erronea. ma se la diagnosi si configura come un processo dinamico svolgentesi in seno ad una relazione, defini- ta da uno specifico setting, tra due soggetti che si riconoscono
reciprocamente nei rispettivi ruoli e statuti, allora anche la fon- te degli errori diagnostici andrà evidentemente ricercata nella relazione stessa.
l’etica uno dei punti cardinali della bussola
dello psicoterapeuta. Come imparare dagli errori e farli divenire maestri
A. zucconi
Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP)
L’etica è uno dei quattro punti cardinali della BUSSOLA dello PSICOTERAPEUTA che offre la possibilità di autoconsapevo- lezza e facilita l’operare sempre in scienza e coscienza. Una visione storico-culturale-antropologica-sociale mostra la necessità d’interrogarci su quale antropologia e quale etica
veduti retrospettivamente 48 casi di Disturbi dell’area ansiosa e depressiva, trattati mediante co-terapie psicofarmacologiche e psicoterapiche nell’arco degli anni, valutando la presenza di quattro possibili indicatori di “alleanza”. Nella maggior parte dei casi il trattamento prevedeva uno psichiatra ed uno psicoterapeu- ta psicologo. In base a una revisione dell’esperienza personale, i motivi di riuscita ma soprattutto di fallimento terapeutico sono stati riconducibili ad almeno uno dei seguenti punti: 1. mancanza di colloquio tra terapeuti, 2. diversità teorica di intervento non spiegata al paziente e non risolta (mancanza d’intesa tra i due in- terventi), 3, scarsa reciprocità e complementarietà sul paziente, 4. problemi di competenza specifica nel proprio settore (scelta di un farmaco “errato”, intervento psicoterapico o “matching terapeuta paziente non adeguati). L’alleanza terapeutica è un fattore che può essere analizzato e descritto, almeno secondo questo studio, in quattro “operatori” principali. Riconoscerli, sorvegliarli e rea- lizzarli, può essere d’aiuto per prevenire fallimenti terapeutici. Da questa esperienza emerge che vanno tenuti in considera- zione vari aspetti, alcuni di tipo psicopatologico e di contesto, altri più specifici di un intervento integrato, quali un modello teorico di intervento adatto (non basta solo associare in qualche modo farmaci e psicoterapia) che dia anche al paziente una spiegazione non conflittiva dei due interventi; una buona intesa e comunicazione tra i due terapeuti.
Bibliografia
1 Biondi m. Beyond the mind-brain dichotomy and toward a common
organizing principle of psychotherapy and pharmacotherapy. Psy-
chother Psychosom 1995;63:3-8.
2 Biondi m, Picardi A. Increased probability of remaining in remission
from panic disorders with agoraphobia after drug treatment in pa- tients who received concurrent cognitive-behavioural therapy: a fol- low up study. Psychother Psychosom 2003;72:34-42.
3 Biondi m, Picardi A. Attribution of improvement to medication and
increased risk of relapse of panic disorder with agoraphobia. Psy-
chother Psychosom 2003;72:110-1.
4 Biondi m, Picardi A. Increased probability of maintaining treatment
gains in patients with obsessive-compulsive disorder who received integrated psychological and biological treatment compared with medication alone Psychother Psychosom 2005;74:123-8.
5 Kandel ER, editor. Psychiatry, psychoanalysis and the new biology of
mind. APA, 2006.
l’errore in psicoterapia: realtà o fantasia?
N. Visconti
Roma
Uno dei processi centrali della situazione analitica sembra essere la necessità di mantenere i confini professionali in modo tale che i due partecipanti abbiano la possibilità di attraversarli psicolo- gicamente, e non solo. In altre parole processi quali l’empatia e l’identificazione proiettiva oscillano continuamente attraverso la membrana semipermeabile costruita dalla diade analitica. ma se le trasgressioni che il paziente compie hanno diritto d’asilo all’in- terno del setting, per la natura stessa del rapporto, e possono solo essere soggette a lettura ed interpretazione, ciò che è il terapeuta ad agire all’interno della relazione con il proprio paziente ha più diritto di essere definito errore, perché il presupposto di base è che il terapeuta abbia maggiori strumenti di comprensione. sono basate le nostre azioni diagnostiche e psicoterapeutiche
nel processo complesso che inizia con l’analisi della domanda, continua con la decisione del trattamento di elezione, passando poi alla sua erogazione e monitoraggio.
I valori dell’etica vengono incarnati e applicati dalla deonto- logia nel disegnare e gestire i setting clinici. Saranno illustra- ti i principali errori, tutti prevenibili ed evitabili, che possono altrimenti generare impasse nel processo psicoterapeutico e/o produrre effetti iatrogeni.
Illustreremo alcuni contributi di Carl Rogers derivati dalle ri- cerche sulla qualità della relazione inclusi anche schizofrenici lungodegenti e psicotici. Carl Rogers ha sottolineato la necessi- tà di essere coscienti dei messaggi e metamessaggi che comuni- chiamo ai nostri utenti e dei rischi insiti nelle narrative diagno- stiche e psicoterapeutiche meccanicistiche che semplificando eccessivamente la complessità, possono divenire delle profezie autoavveranti. Illustreremo le ricerche sulle variabili di rispetto profondo, comprensione empatica, autenticità e congruenza postulate da Rogers come fattori che facilitano l’alleanza tera- peutica e l’efficacia di ogni trattamento.
Illustreremo alcuni aspetti della supervisone e come facilitare l’imparare dagli errori e farli divenire maestri, in particolare nella prevenzione e risoluzione dell’empasse e della relazione terapeutica quando essa ha subito degli strappi.
Verrà illustrata l’importanza dell’autoconsapevolezza del pro- prio processo: essere consapevoli se si è capaci o meno di ac- cogliere e comprendere la persona dell’utente, e come le nostre capacità di contatto con l’altro dipendono dalla capacità di contatto con noi stessi.
Illustreremo alcuni aspetti del progetto di ricerca sull’efficacia della psicoterapia e della formazione degli psicoterapeuti di ogni paradigma.
Problemi e alcune soluzioni per i rischi di errore nel setting di terapie integrate
m. Biondi
Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, Sapienza Università di Roma
L’impiego sempre più diffuso di trattamenti che impiegano di psicoterapia e farmacoterapia insieme ha posto problemi clinici e organizzativi nuovi e diversi. Le dizioni più comuni per tali in- terventi sono combinati, associati, sebbene quella preferibile sia “integrati”, quando gli interventi non solo aggiunti l’uno all’altro ma seguono un modello concettuale articolato e pianificato. Uno dei problemi riguarda l’alleanza terapeutica tra terapeuta e paziente, un altro quella tra due terapeuti che seguono un caso – ad esempio tra medico psichiatra e psicoterapeuta psico- logo, oppure tra uno psichiatra ad orientamento psicodinamico ed uno psichiatra ad orientamento “farmacologico”. Il paziente può così trovarsi nella condizione di “splitting” tra due tratta- menti per lo stesso disturbo ed “esposto” a due razionali d’inter- vento differenti (“il suo disturbo ha radici psicologiche, quindi la terapia dev’essere sulle cause psichiche con la psicoterapia” contrapposto alla spiegazione “il suo disturbo ha un base orga- nica, legato ad una riduzione di serotonina … quindi la cura più specifica è la correzione della serotonina”) difficilmente ri- conducibili ad una matrice unitaria.
MerColedì 16 feBBraio 2011 – ore 13,50-15,50 Sala: PoSter SeSSion
PriMo gruPPo