coordinatori m. De Vanna (Trieste) dell’esistenza stessa in quanto teatro, possibilità, limite e con-
fine dell’Esserci. La filosofia fa da sfondo epistemologico al la- voro psicologico, sia quando assume il ruolo più generico, ma anche prioritariamente formativo, di cultura e di paidéia, sia, al polo opposto, nella sua accezione di disciplina scientifica definita avente per oggetto i principi primi e le strutture più generali dell’essere.
Il medico, il terapeuta come “testimone del fuoco”, per dir- la con la Leonard: un crocevia di cultura, sensibilità, tecnica e improvvisazione … in modo molto simile a quello che è il compito di integrazione fra istinto, tecnica e sentimento che caratterizza lo specifico dell’arte. L’arte come maestra, ovvero l’arte non presuntuosa di utilizzare ambiti e strumenti diversi e differenziati, ma riconosciuti come di pertinenza dell’uomo, dell’Esserci, allo scopo di curare l’umana sofferenza e aver cura dell’umana differenza. medicina come arte medica, Psichiatria come arte della relazione, la metodologia del clinico e del tera- peuta mutuata dall’arte come visione e filosofia.
la filosofia della formazione degli operatori della riabilitazione
P. zeppegno, A. Gogliani, E. Torre
Clinica Psichiatrica, AOU Maggiore della Carità di Novara La riabilitazione psichiatrica rappresenta una parte del trat- tamento specialistico in cui, forse maggiormente che in altre occasioni di cura, risulta evidente ed inderogabile la necessità di coordinare figure professionali diverse, in un contesto di la- voro d’équipe, dove si incontrano istanze, attese, capacità che profondamente risentono del proprio profilo formativo come di quello ideologico che vi si accompagna.
ma se questo tema potrebbe essere più che sufficiente per in- vitare a riflettere su temi quali le tensioni tra individuo e col- lettivo, tra soggetto e società, tra diritti e doveri, tra sviluppo e contenimento, tra etica e scienza della salute, occorre conside- rare come le osservazioni compiute in questi anni di lavoro in merito (ed in particolare tramite supervisioni d’équipe di riabi- litazione psichiatrica) portino a sostanziare tutto ciò con la ne- cessità di studiare ed accordarsi sul metodo della riabilitazione più che non sugli strumenti.
Il metodo non è solo una questione di organizzazione, quanto invece il confronto con le radici epistemologiche del curare. La cura richiama aspetti profondi per ognuno di noi che a sua volta rimandano al confronto con temi quali l’esistenza, il tem- po, la scelta, il destino.
In questo lavoro si vuole puntare l’attenzione in particolare sul procedere formativo, considerando proprio come non sia possi- bile realizzare un percorso corretto se non ponendo attenzione più alle questioni del metodo che non della pratica, più della forma che delle tecniche e ciò significa per ognuno mettersi in gioco anche come individuo oltre che professionista.
Inoltre si desidera mostrare come la formazione si compia so- prattutto lungo un percorso di supervisione, che possa trattare gli argomenti professionali quando accadono, restituendo loro la ricchezza dell’unicità che permette di sollevarsi dalla coltre della cronica invariabilità ed indifferenza dei possibili esisten- ziali.
Così la formazione può assolvere la sua funzione, archetipica- mente della Puttana Sacra, che come nel film Pretty Woman, non pretende il cambiamento, ma ne crea occasione, acco- gliendo ma anche dandosi nella relazione come servizio all’al- tro, intervenendo sia sulle abilità ragionevoli ma soprattutto sul sentimento quale funzione psichica che ne possa svelare il va- lore, pretendendo per l’altro come per sé stesso.
il concetto di stress in medicina
m. Biondi, L. Tarsitani
Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, Policlinico Umberto I, Sapienza Università di Roma
introduzione: la letteratura scientifica degli ultimi decenni ha chiaramente dimostrato che lo stress ha un impatto negativo sulla salute e che un valido supporto sociale gioca un ruo- lo protettivo nell’esposizione a situazioni stressanti. Stress e supporto sociale influenzano l’insorgenza e il decorso dei di- sturbi mentali e della maggior parte delle malattie mediche, direttamente, indirettamente e con meccanismi complessi ed eterogenei. Pertanto, la combinazione di un alto stress e di uno scarso supporto costituisce una condizione di particolare
es. di personalità) che si associano ad una maggiore vulne- rabilità.
Conclusioni: in medicina è ormai opinione condivisa che una valutazione clinica non possa essere limitata ad un determina- to disturbo o malattia, ma debba considerare lo stato di salute globale dell’individuo. In questi contesti, la misurazione della vulnerabilità correlata allo stress potrebbe arricchire la valuta- zione generale di individui con un problema di salute e, proba- bilmente, dare la possibilità di prevedere decorsi, esiti e risposta ai trattamenti di vari disturbi o malattie.
Stressors e fattori di rischio nel determinismo
delle patologie psichiatriche
E. Aguglia
A.O.U. Policlinico ‘G. Rodolico’ - Vittorio Emanuele II, Catania; U.O.P.I. di Psichiatria
Recenti acquisizioni stanno modificando il paradigma secondo cui ad un genotipo è strettamente correlato un fenotipo, a favore del concetto che un fenotipo è definito “da un genotipo e da un epigenoma”. Esiste pertanto un genotipo comune a più cellule, al quale si associa l’epigenoma che, attraverso alterazioni dei pro- cessi di metilazione/acetilazione del DNA, insieme a modifiche degli istoni e del pathway dei piccoli RNA non codificanti, deter- mina cambiamenti nell’espressione genica, senza modificazioni della sequenza nucleotidica del genoma. L’epigenoma risente dell’azione di diversi fattori ambientali, in particolare le aberra- zioni dei normali processi epigenetici rappresentano una risposta biologica a fattori di stress ambientale e possono essere trasmessi alla prole. Sebbene l’eliminazione del fattore ambientale indutto- re determina la possibile reversione della modifica epigenetica, le aberrazioni epigenetiche agiscono sull’espressione genica interfe- rendo con la funzione del gene stesso. Stressor precoci ambien- tali (anche prenatali) possono infatti provocare effetti permanenti sull’abilità della risposta allo stress, alterando la predisposizione genetica verso lo stressor. Risulta quindi di notevole interesse in- dagare sui possibili elementi di induzione dei processi epigenetici per attivare adeguati protocolli di prevenzione.
ambiente, sviluppo neuronale e psicopatolgia
G. Biggio
Università di Cagliari, Centro si Eccellenza per la Neurobiologia delle Dipendenze
La ricerca clinica e sperimentale hanno dimostrato che stress e depressione possono ridurre l’espressione di fattori trofici e il trofismo neuronale anche attraverso un’alterazione delle attivi- tà dell’asse HPA.
Nei roditori il comportamento materno altera la sensibilità dell’asse HPA allo stress attraverso modificazioni nei meccani- smi di trascrizione di specifici geni.
Nel genere umano le avversità durante l’infanzia e l’adole- scenza, incluse le gravi difficoltà familiari, sono associate ad un maggiore rischio di differenti forme di psicopatologia. Nella schizofrenia e nella depressione il suicidio è spesso associato a significativa diminuzione dei recettori ai glucocorticoidi. Il suicidio è spesso la conseguenza di episodi di abusi sessuali avvenuti durante l’infanzia, un fenomeno differente e indipen-
dente da quello associato alla psicopatologia. Pertanto il rischio di suicidio è particolarmente rilevante in quei soggetti nei quali gli eventi ambientali negativi sono associati ad aumentata fun- zione dell’asse HPA e riduzione nell’espressione dei recettori ai glucocorticoidi nell’ippocampo.
Nei roditori l’effetto dello stress e delle cure materne sulla funzio- ne dell’asse HPA è associato a specifici alterazioni epigenetiche a livello del promotore “NR3C1” del recettore ai glucocorticoidi e al gene che esprime il CRH. Recentissimamente i processi di metilazione del promotore NR3C1 sono stati studiati nell’ippo- campo di soggetti adulti suicidi vittime di abusi sessuali nell’in- fanzia e nell’adolescenza. La ricerca ha dimostrato che in questi soggetti permaneva alterato il processo di metilazione del promo- tore NRC1. Questa alterazione non era presente nel cervello dei controlli o di suicidi senza abusi nell’infanzia. Simile alterazione molecolare è stata dimostrata anche in neonati di mamme soffe- renti di depressione. Ciò suggerisce che la depressione durante la gravidanza può attraverso il processo epigenetico alterare l’attivi- tà dei geni che controllano la funzione dell’asse HPA.
Nel loro insieme questi risultati indicano che gli eventi stressan- ti associati alla gravidanza, al periodo neonatale, all’infanzia e all’adolescenza possono essere associati ad alterazioni epige- netiche di specifici geni cruciali nello sviluppo dell’asse HPA.
Patologie stress correlate ed isolati genetici
m. De Vanna, V. moret, R. Terrana, D. Carlino
Clinica Psichiatrica, Università di Trieste
introduzione: l’obiettivo di questo studio è analizzare la pre- senza di disturbi psichiatrici all’interno di alcuni isolati geneti- ci, nell’ambito del Progetto Parco Genetico Friuli Venezia Giu- lia. Lo studio di popolazioni isolate, con influenze ambientali e culturali omogenee, permette di valutare meglio gli aspetti genetici presenti nelle patologie psichiatriche.
Metodologia: il campione valutato è composto da 863 soggetti, di cui 57,7% donne e 42,3% uomini. La diagnosi dei disturbi d’ansia e dell’umore è stata fatta seguendo i criteri del DSm IV- TR, utilizzando l’intervista strutturata SCID-I. Lo studio neuropsi- copatologico si è avvalso delle seguenti scale: HAm-D, HAm-A, GAF, BPRS, TAS-20. L’abuso alcolico è stato valutato attraverso i dati nutrizionali, considerando l’abuso come il consumo mag- giore di 2 unità alcoliche/die nella donna e 3 nell’uomo. risultati: la percentuale dei disturbi d’ansia e dell’umore negli isolati genetici considerati è pari a: 14,28% GAD; 14,60 fo- bia specifica; 3,24% fobia sociale; 7,07% DAP; 0,69% OCD e 5,23% MDD. La media dei punteggi relativi alle scale utilizzate è stata di: 7,68 HAM-A; 5,75 HAM-D; 23,25 BPRS; 85,69 GAF; 46,88 TAS-TOT. La percentuale di soggetti che abusano di alcol è risultata pari a 7,56% nelle donne e 28,08% negli uomini. Conclusioni: negli isolati genetici considerati sono state tro- vate percentuali di disturbi d’ansia (GAD, fobia specifica, fo- bia sociale, DAP) superiori rispetto ai dati della letteratura. Al contrario, la percentuale di OCD è risultata essere nettamen- te inferiore. La frequenza di mDD, invece, è sovrapponibile a quella presente nei dati di letteratura. Le percentuali trovate per le condotte di abuso alcolico sono sovrapponibili ai dati na- zionali, ma inferiori a quelli regionali. Ipotizziamo che queste differenze siano dovute ad un effetto fondatore, che ha selezio- nato alcuni geni di suscettibilità.
forme più gravi prevalgono disordine e scarsa igiene personale. È presente logorrea, il tono della voce è alto, il linguaggio è prolisso e i concetti perdono spesso la loro funzione di trasmis- sione delle informazioni.
Nell’episodio maniacale si evidenziano alterazioni delle funzioni cognitive, quali deficit dell’attenzione e della concentrazione. Le idee si affollano nella mente del soggetto, che difficilmente ne con- trolla la concatenazione: nei casi più gravi si esperisce una perdita totale della coerenza interna e dei nessi associativi.
Il contenuto del pensiero è rappresentato nelle forme più lievi da idee di grandezza, con ipervalutazione delle proprie capa- cità e delle proprie risorse; nelle forme più gravi si arriva allo sviluppo di deliri congrui o incongrui all’umore. Nelle forme estremamente gravi di mania può comparire un progressivo of- fuscamento della coscienza e sintomi catatonici.
Le forme acute di mania sono spesso accompagnate da sintomi abitualmente collegati con la schizofrenia. Tali sintomi com- prendono i sintomi di primo ordine di Schneider, il disturbo formale del pensiero, le allucinazioni acustiche, i deliri di per- secuzione e la catatonia. Tali sintomi non sembrano legati va- riabili clinico-anamnestiche, familiari o socio demografiche. Va inoltre tenuto presente come almeno un sintomo psicotico è presente in circa il 60% dei pazienti, e come tutti i tipi di sintomi psicotici possono essere presenti nei pazienti affetti da disturbo bipolari I. Il disturbo del pensiero nei pazienti maniacali è, inol- tre, non meno grave di quello dei pazienti schizofrenici. mentre il disturbo formale del pensiero nel maniacale è caratterizzato da stravaganza, humour e giocosità, quello dello schizofrenico appare disorganizzato, confuso, ideativamente fluido, ma con neologismi inderivabili e frasi idiosincrasiche. La presenza e la gravità del disturbo formale del pensiero nella mania sono pre- dittori positivi della ricaduta. Nella forme di mania ad esordio acuto possono anche essere presenti disturbi della coscienza. Le forme acute hanno un esordio molto rapido, da qualche ora a qualche giorno; la durata è variabile (4-13 mesi).
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il disturbo psicotico breve
m. Amore, C. Di Vittorio, S. Baratta
Dipartimento di Neuroscienze, Sezione di Psichiatria, Università di Parma
Il disturbo psicotico breve, in accordo con i criteri del DSm IV-R definisce un quadro clinico caratterizzato da esordio im- provviso, con presenza di deliri, allucinazioni, eloquio disor- ganizzato, comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico. La durata di un episodio del disturbo è di almeno un giorno, ma inferiore a un mese, con successivo pieno ritorno al livello di funzionamento premorboso. In base alla presenza di un fattore di stress vengono codificati due sottotipi, con e senza rilevante fattore di stress.
L’ICD-10 comprende il disturbo psicotico breve nella categoria dei disturbi psicotici acuti transitori (DPAT) che si caratteriz- zano per esordio “improvviso” (entro 48 ore) o “acuto” (fra le 48 ore e le 2 settimane), manifestazioni cliniche rapidamente mutevoli e sintomi psicotici.
Nel caso del DPAT, una remissione completa può essere rag- giunta, secondo la WHO, entro 2 o 3 mesi, ma spesso anche dopo poche settimane o giorni.
Gli episodi psicotici brevi a prognosi favorevole sono stati de- scritti in passato con varie denominazioni: Bouffée délirante, Psi- cosi cicloidi, Oneirofrenia, Psicosi psicogenica, Psicosi reattiva, Schizofrenia remittente, Schizofrenia a prognosi favorevole. La definizione dei disturbi psicotici acuti brevi rimane proble- matica così come l’inquadramento nosografico.
I dati clinici disponibili sono limitati e non consentono una individuazione sufficientemente valida di entità cliniche auto- nome all’interno dei disturbi psicotici brevi; gli studi effettuati si limitano infatti a indagini per lo più trasversali impostate se- condo un’ottica categoriale che non permette una valutazione esaustiva dei disturbi psicotici acuti transitori
la mania acuta
P. Girardi
U.O.C. Psichiatria, Sapienza Universitàdi Roma
La caratteristica della mania è una elevazione del tono dell’umo- re. Contrariamente all’episodio depressivo, questo stato è estre- mamente instabile, in particolare nelle forme ad esordio acuto, ed è sufficiente spesso un modesto stimolo stressante esterno affin- ché subentrino rabbia, irritabilità, aggressività o profonda tristez- za. Talvolta il tono dell’umore prevalente è quello della disforia. Altre caratteristiche, che si manifestano in particolare nelle for- me acute, sono l’incremento dell’attività motoria e dell’energia: il soggetto non riesce a stare fermo a lungo; mimica e gestua- lità appaiono estremamente vivaci, esagerate e mutevoli; l’ab- bigliamento è spesso vistoso, bizzarro, dai colori accesi, nelle
saBato 19 feBBraio 2011 – ore 11,40-13,40 Sala tintoretto