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s46 trattamenti somatici nella depressione

coordinatori

A.C. Altamura (milano), A. Priori (milano)

la disforia premestruale: un’indagine

G. michelini*, T. Serra**

* Dipartimento di Psicologia, Università di Parma; ** Centro Studi

Farmacotossicodipendenze e Disturbi del Comportamento, DAI-SMDP, AUSL di Parma

La sindrome disforica premestruale (PmS) viene definita come un insieme polisintomatico di stati psichici e somatici che com- paiono ciclicamente e ripetutamente prima della mestruazione e scompaiono quando il flusso finisce. La PmS si differenziereb- be dal disturbo disforico premestruale (PmDD) per la minore severità dei sintomi. Block, Schmidt e Rubinov (1997) hanno rilevato una considerevole stabilità dei sintomi affettivi negativi della PmDD nel corso dei diversi cicli e, in assenza di tratta- mento, anche nel corso di molto tempo. Gli Autori delineano: “una sindrome stabile come parte di uno spettro di un disturbo dell’umore ricorrente” (pag. 1746). Il DSM IV include il PM- DD come esempio di un disturbo depressivo non altrimenti specificato (categoria F32.9); sebbene i sintomi del PMDD e

del disturbo depressivo maggiore (DDm) mostrino molte somi- glianze, le differenze nei criteri diagnostici specifici delle due condizioni evidenziano come il DDm si possa manifestare per un lungo periodo di tempo, mentre, per definizione, i sintomi del PmDD scompaiono completamente con l’inizio della fase follicolare. La letteratura (ad esempio, Harrison et al., 1989) ha ampiamente e chiaramente definito come sintomo cardine del PmDD lo stato affettivo disforico, caratterizzato da irritabilità, umore marcatamente depresso, labilità affettiva, ansietà e ten- sione marcate, agitazione psicomotoria. Per tale motivo, si è ritenuto di indagare la validità di contenuto e di costrutto del Dysphoria Assessment Questionnaire (Bertacca et al., 2009) somministrando lo strumento ad un campione di donne affe- renti presso studi medici privati, con diagnosi di disturbo di- sforico premestruale. Si intendono in questa sede presentare i dati preliminari relativi alle caratteristiche psicometriche dello strumento ed alla sua sensibilità nel rilevare la presenza del sin- tomo, con una specifica attenzione al confronto con i risultati precedenti, relativi a soggetti non clinici (uomini e donne) e clinici (afferenti ai Servizi Territoriali Psichiatria Adulti e Dipen- denze Patologiche).

trattamenti somatici nella depressione

m. Bortolomasi

Clinica Psichiatrica “Villa Santa Chiara”, Verona

Il disturbo depressivo maggiore (DDm) è un grave disturbo mentale ed è tra le più frequenti cause di invalidità in molti pa- esi sviluppati colpendo ogni anno circa il 5% della popolazione adulta. Le diverse classi di antidepressivi sono sostanzialmente efficaci, tuttavia, circa il 15% dei pazienti affetti da DDM sono resistenti al trattamento 1 e vanno incontro a stati di disabilità

permanente e a un rischio di suicidio tra il 6-15%.

La terapia elettroconvulsivante (ECT) è una tecnica che si avva- le dell’applicazione di correnti elettriche sulla scatola cranica al fine di provocare uno shock elettrico del tessuto cerebrale e un riassetto dell’equilibrio elettrochimico, che porterebbe a una remissione o a un miglioramento dei sintomi depressivi. L’ap- plicazione avviene in rilassamento muscolare farmaco-indotto alla presenza di un’anestesista rianimatore e di uno psichiatra esperto della metodica, in regime di ricovero ospedaliero con una frequenza di due o tre sedute a settimana per un numero variabile di settimane.

Dati i possibili effetti cognitivi dell’ECT, non ancora ben chiariti dalla letteratura scientifica, l’applicazione dell’ECT è ben regola- mentata ed è indicata solo a pazienti con forme di Depressione severa e resistente alla terapia farmacologica e solo in casi molto selezionati (elevato rischio di suicidio). È indicata inoltre per i pa-

la stimolazione transcranica a correnti dirette (tdCs)

B. Dell’Osso, R. Ferrucci

Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Università di Milano

La Stimolazione Transcranica con Correnti Dirette (tDCS) è una terapia somatica che si è dimostrata efficace in varie condizioni cliniche neurologiche. In ambito psichiatrico, viene impiega- ta, a livello sperimentale, in augmentation nella terapia della depressione maggiore ¹. La tDCS consiste nell’applicazione di una corrente elettrica di bassa intensità (2 mA), attraverso due elettrodi (catodo e anodo, 25-35 cm²) posizionati in corrispon- denza della corteccia prefrontale dorsolaterale. La maggior parte della corrente viene dispersa sullo scalpo, solo il 20% attraversa la teca cranica e raggiunge il cervello, agendo sulle funzioni motorie, somatosensoriali, visive, affettive e cognitive delle aree stimolate. I meccanismi d’azione della tDCS sono ancora da chiarire. Allo stato attuale, sembra che sia in grado di modulare la plasticità neurosinaptica, di normalizzare lo sbi- lanciamento funzionale tra la corteccia frontale destra e sinistra presente nei pazienti depressi e di aumentare il contenuto di mioinositolo cerebrale.

Negli ultimi anni sono stati effettuati diversi studi clinici sulla depressione con tDCS. Tra i più significativi merita essere citato quello australiano del 2010 da cui sono emersi una buona effi- cacia e tollerabilità della tDCS in 40 pazienti depressi2.

Per quanto riguarda l’esperienza del Policlinico di milano, sono stati effettuati due studi sulla tDCS, somministrata per 5 giorni per 2 volte/die in augmentation in pazienti depressi farmaco- resistenti. Il primo (14 pazienti) ha mostrato un miglioramen- to > 30% alla HAM-D3. Nel secondo studio (23 pazienti), la

tDCS si è dimostrata ben tollerata ed efficace sulla sintomatolo- gia depressiva, soprattutto sui sintomi melancolici, con riduzio- ne significativa dei punteggi alla HAm-D e alla mADRS. Ad una settimana dal termine della terapia, il 30.4% dei pazienti aveva mostrato una risposta al trattamento (riduzione del punteggio totale della HAm-D ≥ 50% rispetto al baseline)4. Nel corso del-

la presentazione, saranno illustrati i meccanismi d’azione e gli studi clinici effettuati con tDCS.

Bibliografia

Arul-Anandam AP, Loo C. Transcranial direct current stimulation: a new

tool for the treatment of depression? J Affect Disord 2009;117:137-45.

Loo CK, Sachdev P, martin D, et al. A double-blind, sham-controlled

trial of transcranial direct current stimulation for the treatment of depres- sion. Int J Neuropsychopharmacol. 2010;13:61-9.

Ferrucci R, Bortolomasi M, Vergari M, et al. Transcranial direct current

stimulation in severe, drug-resistant major depression. J Affect Disord

2009;118:215-9.

Dell’Osso B, Zanoni S, Castellano F, et al. Transcranial Direct Current

Stimulation in Patients with treatment-resistant Major Depressive Epi- sode. Presented at the 23rd ECNP Congress, 28 Aug-1 Sep, Amsterdam

2010.

Repetitive Tranascranial Magnetic Stimulation (rtMs)

S. Rossi

Dipartimento di Neuroscienze, Sezione Neurologia e Neurofisiologia Clinica, Azienda Ospedaliera-Universitaria Senese, Siena

major Depressive Disorder (mDD) is a highly prevalent disease associated with significant morbidity and mortality. Although current available treatments are effective, a significant number of patients do not respond despite of aggressive pharmacologi- cal management. Therefore, during the past years new phar- macologic and non-pharmacologic treatment approaches were initiated, whose clinical efficacy yet has to be demonstrated. Among neuromodulatory strategies used to treat mDD, repeti- tive transcranial magnetic stimulation (rTmS) is a non-invasive and well-tolerated technique for stimulating the cerebral cor- tex. Repetitive TMS of the dorsolateral prefrontal cortex (DLP- FC) has been inroduced to psychiatry to more than a decade and its antidepressive activity has been largely investigated. more than 35 individual randomized, placebo-controlled trial including over 1200 patients with mDD have been conducted to investigate the safety and efficacy of TmS as antidepressant intervention. There are evidences of significant antidepressant effects that range from moderate to highly clinical significant. Some investigators however found no significant effects. me- ta-analyses of numerous sham-controlled studies indicate that administered to the left dorsolateral prefrontal cortex rTMS provides clinical significant antidepressant effects.Here, we will review the rationale of the use of rTmS in mDD, and the most significant clinical results. Safety aspects will be also dis- cussed.

la stimolazione cerebrale profonda nel trattamento della depressione maggiore

A. Franzini

Fondazione Istituto Neurologico “C. Besta” Milano

La stimolazione cerebrale profonda ad alta frequenza è basata sul posizionamento di elettrodi intracerebrali in strutture anato- miche la cui attività è ritenuta essere coinvolta nella eziopato- genesi della depressione.

Il razionale è derivato da osservazioni di neuroradiologia fun- zionale che hanno evidenziato una iperattività di strutture fronto-basali nei pazienti affetti da depressione. In particolare è stata individuata una iperattività della corteccia cingolare nella area 25 di Brodman (cg25). La stimolazione elettrica cronica di questa struttura ha permesso il controllo della grave sintomato- logia nel 60% dei pazienti operati e riportati in letteratura. In Italia sono stati sottoposti a questa procedura due pazienti affetti da depressione maggiore farmaco resistente risultati re- sistenti anche alla stimolazione vagale e alla a terapia elettro- convulsiva.

Sono riportati e discussi i risultati ottenuti considerando un periodo di follow-up di 2 anni disponibile in entrambe i casi operati.

Infine si discute la necessità di uno studio prospettico basato su criteri di selezione omogenei affinché anche nel nostro Paese sia possibile offrire questa opzione terapeutica evitando la fuga indiscriminata dei pazienti verso l’estero.

le aprono prospettive di estremo interesse per le applicazioni allo studio delle patologie psichiatriche. Verranno dimostrate le potenzialità dei più efficaci strumenti di analisi funzionale in Risonanza magnetica, che comprendono lo studio dell’or- ganizzazione connettivistica del cervello e la valutazione dei pattern neurotrasmettitoriali che sorreggono le strutture connet- tivistiche.

Si valuteranno, inoltre, le potenzialità applicative di queste nuove metodiche allo studio della fisiologia cerebrale e delle principali patologie mentali.

riconoscimento delle emozioni in soggetti con schizofrenia al primo episodio: dall’analisi del comportamento all’imaging funzionale

m. mazza

Università dell’Aquila

Studi recenti hanno messo in evidenza che i deficit cognitivi e di cognizione sociale nella schizofrenia e nei disturbi men- tali gravi possono essere collegati alla durata dei sintomi e alla gravità del disturbo evidenziando che questi ultimi pos- sono essere considerati una caratteristica di stato associata alla gravita della malattia. La ricerca nell’ambito dell’imaging funzionale nei disturbi mentali gravi e nella schizofrenia ha messo in evidenza i correlati neuronali delle alterazioni co- gnitive.

L’obiettivo della presente ricerca è stato di analizzare nei soggetti affetti da schizofrenia sia con disturbo cronico sia in soggetti all’esordio di un disturbo psicotico le capacità di cognizione sociale sia mediante paradigmi comportamenta- li classici che permettano di indagare le caratteristiche delle competenze di cognizione sociale sia mediante la costruzione di paradigmi sperimentali di tipo comportamentale sia me- diante paradigmi da utilizzare durante risonanza magnetica funzionale. I risultati evidenziano che i soggetti con esordio psicotico non evidenziano differenze nei compiti di cogni- zione sociale in compiti comportamentali. Abbiamo invece rilevato interessanti differenze nelle attivazioni delle differenti regioni neuronali tra soggetti con esordio psicotico e soggetti con schizofrenia cronica.

First episode e neuroimaging funzionale: stato dell’arte

m. Casacchia

Università dell’Aquila

I principali sintomi associati alla schizofrenia sono l’appiattimen- to affettivo che corrisponde a una diminuita espressione delle emozione, l’anedonia e l’isolamento sociale. Alcuni autori so- stengono che l’anedonia in particolare, rappresenti un segno “quasi-patognomonico” della schizofrenia in particolare in sog- getti con prevalente sintomatologia negativa. Alcuni studi hanno dimostrato che il deficit di empatia nella schizofrenia sembra es- sere in correlazione con i sintomi negativi. Recentemente è stato dimostrato che i circuiti neurali attivati durante compiti di rico- noscimento delle emozioni sono localizzate nelle aree orbito- frontali, mesiali e del sistema limbico, in particolare nell’insula. Il ruolo cruciale dell’insula e della corteccia mesiale nell’esperien- za associata al riconoscimento dell’emozione, suggerisce che il substrato neurale dell’emozioni non è solo sensoriale.

Nel presente studio sono stati esaminati quindici soggetti al pri- mo episodio di schizofrenia con un normale Q.I. e quindici volontari sani selezionati per età e istruzione sono stati sottopo- sti a risonanza magnetica funzionale durante l’osservazione di stimoli visivi piacevoli e spiacevoli.

Le attivazioni ottenute sono state elaborate mediante Brain Vo- yager Software (Version QX, University of Maastricht).

I nostri risultati hanno evidenziato che in soggetti sani è pre- sente in particolare una attivazione delle aree orbito frontali e mesiali non evidenziabili in soggetti affetti da schizofrenia all’esordio.

I risultati verranno discussi alla luce delle recenti evidenze em- piriche che dimostrano il ruolo delle strutture frontali e del si- stema limbico nella patogenesi dei disturbi mentali gravi

Independent componet analysis in soggetti con esordio

psicotico

F. Di Salle

Università di Maastricht, Olanda

Le più recenti evoluzioni della Risonanza Magnetica Funziona-

saBato 19 feBBraio 2011 – ore 11,40-13,40 Sala Perugino

s47. elaborazione delle emozioni e primo episodio psicopatologico:

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