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s24 stress post-traumatico: dalla neurobiologia al fenotipo

coordinatori

m. Casacchia (L’Aquila), L. Dell’Osso (Pisa) diversi programmi di prevenzione delle condotte a rischio e la

proposta di modelli efficaci, trans-culturali per la promozione della salute degli adolescenti in Europa. SEYLE è sviluppato da un consorzio di 12 nazioni europee: Austria, Estonia, Francia, Germania, Irlanda, Israele, Italia, Romania, Slovenia, Spagna, Ungheria.

Il disegno dello studio prevede il reclutamento di 11000 sog- getti (1000 per ogni centro) e l’applicazione di tre diversi programmi di promozione della salute e di prevenzione dei comportamenti a rischio (guida spericolata, abuso di alcool, tossicodipendenza, fumo di sigarette, alimentazione insalu- bre, sedentarietà, promiscuità sessuale), con successiva valu- tazione di efficacia e di cost-effectiveness. Ogni programma è basato su un diverso approccio alla promozione della salute mentale, che coinvolge come attori principali delle attività i professionisti della salute mentale, gli insegnanti o gli adole- scenti stessi. Nel corso della presentazione verranno descritti i risultati preliminari sulla prevalenza dei suddetti comporta- menti a rischio in Europa.

Bibliografia

Wasserman, D, et al. Saving and Empowering Young Lives in Europe

(SEYLE): a randomized controlled trial. BmC Public Health 10:192.

rischio di suicidio nei pazienti psichiatrici ricoverati

m. Pompili

Department of Neurosciences, Mental Health and Sensory Functions. Suicide Prevention Center, Sant’Andrea Hospital, Sapienza University of Rome, Italy; McLean Hospital - Harvard Medical School, USA

Il rischio di suicidio durante un ricovero in ambiente psichiatrico è stato più volte segnalato come uno degli elementi più difficili del trattamento. Pone una sfida terapeutica e notevoli problemi medico legali. I suicidi possono anche avvenire durante i per- messi dall’ospedale e dopo un apparente miglioramento delle condizioni cliniche; una calma innaturale, in un paziente altri- menti agitato e con comportamenti suicidari agiti può suggerire che questi ha deciso di togliersi la vita. Inoltre, il programma di dimissione può condurre alla dolorosa realizzazione da parte del paziente di essere in procinto di perdere il suo ambiente e il contatto con il personale della struttura. La famiglia del pazien- te suicida è spesso impreparata ad accoglierlo e il suicidio al momento della dimissione realizza quello che per molte volte aveva la persona aveva solo tentato di fare. Bisogna infine con- siderare la comorbidità con patologie internistiche al momento dell’accesso in ospedale che può essere un fattore di rischio per le fasi successive al ricovero. Lo staff medico, specialmente gli infermieri, hanno un ruolo cruciale nella valutazione, gestione e prevenzione del suicidio. Risulta, infatti, importante stabilire un canale comunicativo, specialmente se sono coinvolti differenti figure professionali. Una delle possibili procedure potrebbe esse- re dar vita a “outreach” program in ospedale, dal quale partono regolari e frequenti contatti telefonici nel primo periodo da pa- ziente dimesso. I contatti possono gradualmente decrescere sulla base di una stabilità raggiunta da parte del paziente

Cortisolo ed asse HPa: un approccio transnosografico

C. Faravelli, F. Rotella, S. Pallanti

Dipartimento di Psicologica, Università di Firenze

La letteratura scientifica riporta che i traumi infantili influenza- no in modo consistente il rischio di sviluppare psicopatologia durante l’età adulta. Questa influenza sembra essere mediata dal Sistema Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (Hypothalamic-Pitu- itary-Adrenal axis - HPA), che una volta iperattivato durante i processi di sviluppo rimarrebbe permanentemente instabile, iperattivato, vulnerabile o disfunzionale, probabilmente a cau- sa di meccanismi trascrizionali/epigenomici. Tale condizione tuttavia, non sembra essere specificamente correlata ad alcun raggruppamento diagnostico.

infantili che recenti, il funzionamento dell’asse HPA e i sintomi psichiatrici, in un gruppo di pazienti di gravità da moderata a severa, selezionati indipendentemente dalla diagnosi e in un gruppo di soggetti sani di controllo.

In virtù di quanto sopra, si ipotizza che un eccesso di even- ti traumatici, la disfunzione dell’asse HPA e la sintomatologia depressivo-ansiosa aspecifica, costituiscano un fattore trasver- sale nell’ambito di tutte o quasi tutte le patologie psichiatriche e che siano responsabili di una sindrome generale psichiatrica stress-correlata indicativa di una vulnerabilità o di una minore resilienza anch’essa aspecifica.

abuso di cannabis ed esordio psicotico nei giovani esposti ad una catastrofe naturale

R. Pollice, A. Tomassini, R. Roncone, m. Casacchia

Dipartimento di Medicina della Salute, Università dell’Aquila introduzione: nei soggetti con disturbo psicotico l’uso di can- nabis è significativamente più elevato rispetto alla popolazione generale. Vari studi hanno osservato una relazione dose-rispo- sta tra l’esposizione alla cannabis ed il conseguente rischio di psicosi. Le stime del rischio attribuibile alla popolazione sugge- riscono che l’uso di cannabis giustifica il 10% circa delle cause di psicosi.

Lo scopo dello studio è stato quello di valutare l’abuso di can- nabis in soggetti all’esordio di un disturbo psicotico o con uno Stato mentale a Rischio (SmR) dopo l’evento sismico aquilano del 6 aprile 2009.

Metodologia: sono stati valutati 30 soggetti, con esordio dello spettro Bipolare e dello spettro Schizofrenico e con SmR, af- ferenti all’ambulatorio SmILE dopo l’evento sismico aquilano del 6 aprile 2009. Tale campione è stato confrontato con un campione di 67 soggetti, con diagnosi sovrapponibile, afferenti al servizio prima del terremoto.

Sono stati utilizzati i seguenti strumenti di valutazione: Self Re- port Sympton Inventory-90 (SCL-90); la scala per la Valutazione Globale dei Funzionamento (VGF); la Clinical Global Impres- sions-Severity (CGI-S).

È stato, inoltre, indagato l’uso di cannabis nell’ultimo mese. risultati: è stato osservato un aumento dell’abuso di cannabis di nei soggetti all’esordio di un disturbo psicotico o con SmR dopo l’evento sismico aquilano del 6 aprile 2009.

I soggetti con abuso di cannabis all’esordio psicotico dopo il ter- remoto aquilano, rispetto a quelli con esordio prima dell’evento sismico, mostravano una maggior gravità del disturbo, un peg- gior funzionamento globale e punteggi maggiori alle dimensio- ni della SCL-90 ‘Aggressività’ e ‘Psicoticismo’.

Conclusioni: i risultati confermano i dati della letteratura che evidenziano un impatto significativo dell’abuso di cannabis nell’esordio psicotico.

Risultata pertanto di estrema importanza una campagna di psicoeducazione sull’uso di cannabinoidi nel territorio aqui- lano al fine di effettuare una prevenzione primaria relativa- mente all’esordio psicotico ed una prevenzione secondaria per eventuali ricadute ed esiti negativi a lungo termine del disturbo.

aspetti biologici e molecolari della risposta immune nello stress

D. Lombardi, m.G. Cifone

Dipartimento di Scienze della Salute, Dottorato in “Medicina traslazionale: metodologie molecolari diagnostiche e terapeuti- che applicate alle scienze medico-chirurgiche e psicocomporta- mentali”, Università dell’Aquila

Lo stress esercita effetti soppressori sulle funzioni del sistema immune. Inoltre, è noto che lo stress può determinare un peg- gioramento delle malattie autoimmuni e alterare la risposta in- fiammatoria.

Si presume che lo stress possa potenziare o inibire il sistema immune in funzione del tipo di pathway immunitaria che è coinvolta.Per contro, gli effetti stimolatori o soppressori della risposta immune sembrano dipendere dal tipo di stress, dallo stato di avanzamento della risposta immune su cui lo stress va a incidere, dalle concentrazioni degli ormoni correlati allo stress e dalla durata dell’esposizione.

mentre lo stress acuto stimola l’attivazione della risposta im- mune, lo stress cronico la inibisce e induce alterazioni immu- nopatologiche.

Inoltre, è provata l’associazione del disturbo post-traumatico (PTSD) con alterazioni della funzione del sistema immune. Re- centemente, specifici profili epigenetici (livelli di metilazione genica) sono stati identificati e associati con l’alterazione della risposta immune.

I dati sperimentali e le interpretazioni riportati nella letteratura recente riguardante l’associazione dello stress e del PTSD con l’alterazione del sistema immune saranno esposti e analizzati nel tentativo di costituire una base per trasferire “frombenchto- bedside” le conoscenze acquisite e sviluppare nuovi indici pre- dittivi e approcci terapeutici.

il disturbo post-traumatico come modello dell’interazione gene-ambiente: paradigmi interpretativi e applicativi sperimentali

E. Di maria, V. Uliana

Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica, Università di Genova; S.S.D. di Genetica Medica, EO Ospedali Galliera di Genova

Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD, Post Traumatic Stress Disorder), considerato nel DSm-IV un disturbo d’ansia, si caratterizza per un quadro sintomatologico che fa seguito ad uno o più eventi traumatici. Il PTSD è perciò peculiare tra i di- sturbi psichiatrici in quanto trova in un evento ambientale una causa efficiente – necessaria, ma non sufficiente ad indurre il quadro psicopatologico. Per spiegarne la patogenesi è pertanto necessario postulare l’apporto di una suscettibilità individuale. Questa è a sua volta multifattoriale, e riconosce tra i fattori de- terminanti le variazioni genetiche individuali. Per definizione, quindi, il PTSD costituisce un modello esemplare di interazio- ne gene-ambiente. Tuttavia gli studi ad oggi disponibili hanno fornito spunti interessanti ma non ancora interpretazioni solide e riproducibili che si riconducano a questo modello. La prima parte della relazione riferirà lo stato dell’arte in questo ambito. Verranno inoltre trattati i modelli ipotizzabili per interpretare il ruolo di fattori genetici, ambientali, e l’interazione gene-am-

depressione e interventi psicoterapici precoci

D. Berardi, m. menchetti

Istituto di Psichiatria, Università di Bologna

introduzione: nelle forme non particolarmente gravi e compli- cate di depressione, che si osservano sia nel setting specialistico che, in misura ancora maggiore, in medicina generale, l’inter- vento psicologico risulta altrettanto efficace degli antidepres- sivi. Scopo del presente studio è di comparare un intervento psicologico, il counselling ad orientamento interpersonale, con i farmaci antidepressivi della classe degli SSRI in termini di effi- cacia e individuando predittori differenziali di esito.

Metodologia: studio multicentrico randomizzato e controllato. In ognuno dei centri partecipanti allo studio è stato implemen- tato un progetto collaborativo fra psichiatria e medicina gene- rale. Venivano inclusi pazienti con una diagnosi di depressione maggiore, un punteggio alla scala di Hamilton ≥ 13 e meno di 2 episodi depressivi in anamnesi. I pazienti erano randomizzati ai due bracci di trattamento e quindi valutati nel corso di un anno (a 2, 6 e 12 mesi). La misura di esito principale era la remissione della sintomatologia depressiva misurata con la Hamilton De- pression Rating Scale (HDRS). La disabilità era valutata con la Work and Social Adjustment Scale (WSAS).

risultati: sono stati reclutati 287 pazienti con depressione mag- giore, in maggioranza di genere femminile (74%) con un pun- teggio medio alla scala di Hamilton di 17,3 ± 3,5. A 2 mesi nel gruppo del counselling interpersonale, il 57.6% dei pazienti era in remissione mentre il tasso di remissione con SSRI era di 45.5% (p < 0,05). L’assenza di pregressi episodi di depressione in anamnesi, insieme alla minore gravità dei sintomi alla base- line, prediceva una migliore efficacia dell’intervento psicologi- co rispetto al farmaco. Diversamente, coloro che presentavano una depressione più severa e ricorrente rispondevano meglio all’intervento farmacologico.

Conclusioni: i risultati del nostro studio forniscono indicazio- ni per orientare a priori la scelta terapeutica verso il farmaco o l’intervento psicologico. In particolare l’intervento psico- logico appare particolarmente utile nei casi di depressione all’esordio.

gioVedì 17 feBBraio 2011 – ore 16,00-18,00 Sala Bernini

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