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s25 la psicoterapia come intervento precoce

coordinatori

S. Fassino (Torino), G. Pierri (Bari) biente nella patogenesi dei disturbi mentali. Lo studio delle basi

genetiche di suscettibilità si fonda sul paradigma delle malattie genetiche complesse, definite come patologie derivanti dall’in- terazione non lineare tra fattori ambientali e fattori genetici di suscettibilità. Il fulcro di ogni studio che voglia indagare i trat- ti complessi è la definizione del fenotipo. Questo è tanto più vero nei disturbi mentali, in cui si utilizzano diagnosi catego- riche che per definizione non sono necessariamente correla-

te ai meccanismi neurobiologici sottostanti. Per superare tale difficoltà risulta vantaggioso individuare fenotipi intermedi, o endofenotipi, ovvero variabili misurabili, ereditabili, associate con la malattia. Alla luce della tecnologia applicata all’analisi del materiale genetico, e degli strumenti bioinformatici e bio- statistici recentemente sviluppati, verrà infine trattato il disegno di protocolli sperimentali per analizzare l’apporto rispettivo dei fattori genetici di suscettibilità nei disturbi mentali.

Patologie emergenti e nuova adolescenza: snodi e strategie degli interventi psicoterapeutici

D. La Barbera

Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neurosicenze cli- niche, Università di Palermo

Le configurazioni emotivo-affettive e cognitive e i processi evo- lutivi del periodo adolescenziale appaiono oggi attraversati da dinamiche di cambiamento sociale e culturale che rendono particolarmente complessa, protratta e delicata la transizione all’età adulta. La post-modernità, riguardata sotto il profilo di un rapido mutamento di atmosfera culturale, ha infatti introdotto un netto riassestamento dei codici normativi, una profonda mu- tazione dell’organizzazione familiare e dei modelli educativi, determinando un disancoramento dalle matrici di senso tradi- zionale e privando, soprattutto gli adolescenti, di sicuri riferi- menti in termini valoriali ed esistenziali.

La pervasiva diffusione dell’uso di sostanze e dei nuovi consu- mi di droghe, la diffusione, quasi epidemica, dei disturbi di per- sonalità, l’emergenza dei disturbi del comportamento alimen- tare e delle condotte autolesive e autosoppressive, la crescente diffusione di nuove forme di addiction, prima tra tutte quella legata all’uso disfunzionale delle tecnologie della comunica- zione, insieme con aspetti alessitimici, dissociativi, impulsivi e anedonici che frequentemente accompagnano l’espressione di tali disturbi, appaiono oggi inequivocabili segnali della necessi- tà di utilizzare, nel trattamento di questi giovani pazienti, griglie di lettura e modalità di presa in carico psicoterapeutico che ten- gano conto delle trasformazioni in atto nella psiche individuale e collettiva. La relazione terapeutica con pazienti adolescen- ti, infatti, rappresenta oggi una sfida alla capacità dei clinici e degli psicoterapeuti di adeguare i propri registri culturali e le modalità di intervento alle esigenze di soggetti che spesso si muovono lungo percorsi sub-culturali, totalizzanti, seppure effimeri e impermanenti, e che richiedono però agli operatori la disponibilità a riaggiornare di continuo il proprio sguardo sulla realtà sociale e sulle sue trasformazioni e di modulare la tecnica degli interventi su geografie interiori inedite e, in parte, ancora poco definibili.

interventi psicoterapeutici psicodinamici brevi nell’ospedale generale

F. Gabrielli, P. Calcagno, P. Solano

Dipartimento di Scienze Psichiatriche dell’Università, Sezione di Psichiatria, Genova

Premesse alcune considerazioni sulle angosce e sulle difese più comuni di fronte al trauma della malattia somatica e del rico- vero, vengono discussi gli interventi psicoterapeutici brevi at- tuabili per pazienti ricoverati nei reparti medico-chirurgici per i quali viene richiesta la consulenza psichiatrica.

Alcuni dei presupposti teorici e tecnici implicati sono i seguen- ti:

• conflitti psicologici profondi dei pazienti vengono mobili- tati dalle vicende della malattia, fino a situazioni di crisi o di franco scompenso che determinano la richiesta di consu- lenza psichiatrica; la conoscenza di tali conflitti viene uti- lizzata per guidare gli interventi psicoterapeutici precoci; • ruolo della struttura di personalità, delle organizzazioni

difensive e della psicopatologia di base nel determinare il comportamento anomalo di malato, l’interferenza con le di- namiche istituzionali e col funzionamento dello staff; • differenze degli interventi psicoterapeutici brevi rispetto al

setting classico: rapida formazione dell’alleanza terapeuti- ca, utilizzo in un primo momento anche della scissione e della proiezione (“idealizzazione” del consulente e tempo- ranea “svalutazione” dei curanti); costruzione di un setting con funzioni di contenimento; cauto confronto delle difese più regressive; facilitazione dei processi di introiezione de- gli interventi del consulente per favorire difese più adatta- tive; recupero del rapporto in crisi con i curanti e/o con i familiari; miglioramento del test di realtà di pari passo con il ridursi dei meccanismi di difesa più primitivi e con lo sta- bilirsi di una maggior integrazione tra aspetti scissi del sé. Il riconoscimento delle dinamiche intrapsichiche ed interper- sonali, e l’intervento psicoterapico precoce sono efficaci nella gestione delle crisi della relazione con l’istituzione curante e nella prevenzione dei rischi di scompenso psichico.

Psicoterapia nei disturbi del comportamento alimentare: prevenzione dei fattori perpertuanti

S. Fassino, G. Abbate Daga

Dipartimento di Neuroscienze Università di Torino; SCDU Psichiatria, Centro Pilota Regionale Disturbi del Comportamento Alimentare

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono disturbi psi- chiatrici a patogenesi multifattoriale che si caratterizzano per il precoce insorgere di resistenze al trattamento basate su mecca- nismi difensivi quali la negazione e la razionalizzazione (Vitou- sek et al., 1998; Fassino et al., 2009). Il riscontro del rifiuto di riconoscere la malattia, della disforia (Kaye et al., 2009), della paura di aumentare di peso, di rituali alimentari sono elementi psicopatologici precoci su cui occorre intervenire per modificare il decorso cronico dei DCA. L’intervento precoce si imbatte tutta- via quasi sempre in una strenua resistenza della paziente – talora manifesta, talora dissimulata – che si oppone con tentativi consci e inconsci per preservare la propria sintomatologia egosintonica. Spesso la famiglia è coinvolta ed invischiata nelle dinamiche del disturbo e può ritardare un intervento adeguato.

Tali elementi possono essere validamente affrontati dal clinico all’interno di una psicoterapia o il più delle volte all’interno di una cura che preveda ed includa un “contesto psicoterapeuti- co”. La comprensione delle dinamiche relazionali attuali, degli aspetti transferali e controtransferali (Kaplan, 2002), delle dina- miche dell’équipe curante – che per prassi consolidata prevede un approccio multidisciplinare – sono elementi necessari per contenere il disagio della paziente e la sua oppositività. L’obiet- tivo primario è costruire precocemente un’alleanza di lavoro gestendo i sentimenti di rabbia e impotenza che le pazienti anoressiche evocano nello psichiatra/psicoterapeuta. Nel tem- po si viene a costituire una relazione più autentica, agevolata dal lavoro psicoterapico sull’attaccamento (Abbate Daga et al., 2010) che procedendo per un percorso caratterizzato da con- tinue rotture e riparazioni mira a deconcretizzare le sensazioni corporee e valorizzare i vissuti circa il proprio corpo (Skarde- rud, 2007). L’apparenza esterna, apparentemente più importan- te dell’identità interna, viene riconnessa con gli stati emotivi tramite la ricerca dei significati polisemantici del sintomo. Il couselling alla famiglia è sempre necessario affinchè il cambia- mento della paziente possa essere correttamente accompagna- to da genitori e fratelli (Fassino et al., 2010).

esordi di quadri psicotici, nel tentativo di accrescere la risposta al trattamento e di elevare l’esito positivo a lungo termine. Se- guendo il modello anglosassone, si cerca, inoltre, di monitorare nel tempo, attraverso la suddetta batteria di test, l’andamento del quadro psicopatologico ed il funzionamento neuropsicolo- gico del soggetto.

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Vulnerabilità genetica e fattori di rischio nel percorso che conduce all’esordio psicotico

m. Ruggeri, S. Tosato, m. zanoni, C. Bonetto, A. Lasalvia, m. Tansella

Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità, Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica, Università di Verona introduzione: la ricerca nel campo della genetica psichiatrica ha ormai chiarito come l’insorgenza delle psicosi abbia una for- te componente ereditaria, stimabile attorno all’80%. Tuttavia, i risultati inconcludenti circa l’identificazione dei geni di su- scettibilità alle psicosi e il dato che queste si manifestano solo nel 50% dei gemelli monozigoti di probandi affetti suggerisce che, oltre alla vulnerabilità di tipo genetico, anche fattori di tipo ambientale possano giocare un ruolo rilevante nel determinare l’esordio. In particolare, tra i vari fattori ambientali di rischio, gli eventi stressanti, le complicanze ostetriche e l’utilizzo di can- nabis rappresentano fattori in grado di scatenare – su persone dotate di una vulnerabilità genetica di base – un episodio psi- cotico, anche se è ancora poco chiaro il ruolo relativo che tali fattori rivestono nel modellare le caratteristiche cliniche e la modalità d’esordio.

Vulnerabilità, resilienza e intervento precoce nelle psicosi

F. Barale, M. Boso, G. Bagnasco, V. Riva, P. Politi

DSSAP, Sezione di Psichiatria, Università di Pavia

In tempi recenti, ricerca e pratica clinica hanno messo in luce come persone giovani a rischio di psicosi o in fase di esordio psicotico possano positivamente giovarsi di interventi specifici e mirati. Tali interventi possono efficacemente ritardare l’esor- dio dei quadri psicotici, moderarne la gravità e contrastarne le conseguenze biologiche, psicologiche e sociali. Oltre a ciò, già nella fase in cui la psicosi non è ancora manifesta, è pos- sibile ostacolare il deterioramento nel funzionamento sociale, favorendo la realizzazione di un soddisfacente progetto esisten- ziale. Gli interventi preventivi e precoci dovrebbero, quindi, rafforzare la “resilienza”: individuate situazioni di rischio, essi mirano a rafforzare tutti i fattori protettivi -sia esterni che inter- ni- verso una eventuale evoluzione psicotica.

Da circa un anno, è attivo con questi scopi, presso la nostra unità operativa, il Programma Innovativo “Intervento integrato di presa in carico di soggetti con esordio psicotico e con vulne- rabilità clinica per disturbi psicotici” (TR64). Cornice operativa di riferimento del progetto è rappresentata dalla consolidata esperienza dell’Outreach and support in south London (OASIS). L’impostazione anglosassone si interseca poi con l’organizza- zione dei Servizi Psichiatrici Italia, che caratterizzata da territo- rialità, presa in carico globale, lavoro in équipe, orientamento sociale e comunitario, si delinea come elemento facilitante per l’avvio e lo sviluppo di programmi di tale genere.

L’attività del nostro centro si articola in diversi punti che com- prendono la raccolta delle segnalazioni di pazienti potenzial- mente a rischio inviate da vari servizi della provincia di Pavia (consultori ASL, NPI, CPS), le riunioni di équipe sul caso con l’inviante, l’effettuazione dell’assessment e l’accertamento del- lo stato di rischio attraverso la CAARmS (Comprehensive Asses- sment of At-Risk mental States), strumento validato e internazio- nalmente usato per questi scopi. Ai soggetti a rischio di psicosi si propone un percorso annuale di psicoterapia con cadenza settimanale e, se necessario, un trattamento farmacologico (es. antidepressivo) ad esso combinato. Al baseline è previsto un assessment neuropsicologico (WAIS, test su fluenza verbale e funzioni esecutive); a cadenze programmate vengono effettua- te diverse valutazioni psicopatologiche (colloquio, CAARmS, HAm-A, HAS, PANSS) in momenti definiti (baseline, tre, sei e dodici mesi). Per i soggetti con psicosi iniziale, attraverso un percorso di rete, si organizza il loro invio presso centri idonei (CPS per adulti, Neuropsichiatria Infantile per giovani/adole- scenti) e si discutono i risultati della CAARmS con i terapeuti territoriali, affiancando ad essa eventuali altri test utili a com- pletare il quadro (SCID-II, mINI PLUS, HAm-A, HAS, PANS). Il principale obiettivo del nostro progetto riguarda l’interven- to tempestivo in soggetti ad alto rischio di evoluzione verso la psicosi e l’organizzazione di un’efficace rete di intervento negli

gioVedì 17 feBBraio 2011 – ore 16,00-18,00 Sala MaSaccio

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