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schizofrenia – disturbo Bipolare

P1. Profilo neurocognitivo del paziente con disturbo bipolare in rapporto alla fase di malattia

S. Ammendola, A. Cervone, A. Calento, E. De Vivo, C. Elce, S. Orlando, D. Galletta, m. Casiello

Dipartimento di Neuroscienze, Divisione di Psichiatria, Università di Napoli “Federico II”

I deficit cognitivi associati al disturbo bipolare (DB) coinvol- gono differenti domini tra cui funzioni esecutive, memoria, at- tenzione e concentrazione, abilità logico-astrattive. Tali deficit sembrano caratterizzare non solo gli episodi acuti ma anche lo stato eutimico. Scopo dello studio è stato valutare le perfor- mance cognitive di pazienti affetti da DB-I e II in fase eutimica e depressiva.

Sono stati arruolati 32 soggetti con diagnosi di DB secondo DSm-IV TR (20 DB-I e 12 DB-II) in fase depressiva e in euti- mia, afferenti al Servizio di Psichiatria dell’AOU “Federico II” di Napoli. Le performance cognitive sono state confrontate con quelle di 8 controlli volontari sani. La batteria neuropsicologica comprendeva i seguenti test: mmSE, Span verbale, Corsi, Parole di Rey, memoria logica, Prassia costruttiva di milano, Raven, Frontal Assessment Battery (FAB) e Fluenza Verbale Fonologica (FVF).

Il gruppo dei pazienti mostra, rispetto ai controlli, una ri- dotta performance nella memoria a breve termine spaziale (p = 0,012), nelle abilità logico-astrattive (p = 0,000) e nelle funzioni esecutive (p = 0,002 e p = 0,048). Questo dato non ap- pare influenzato dallo stato clinico. Il profilo cognitivo dei pa- zienti affetti da DB-I e DB-II appare sovrapponibile tranne nelle prestazioni al test di memoria a lungo termine (p = 0,039). I risultati confermano la presenza di deficit in differenti domini cognitivi, indipendenti, nel nostro campione, dalla fase clinica e dal sottotipo di disturbo.

P2. associazione di varianti polimorfiche del gene drd3 della dopamina con la diagnosi di schizofrenia e la working

memory

I. Andriola, G. Ursini, A. Di Giorgio, G. Todarello, R. Masellis, A. Papazacharias, G. Miccolis, L. Fazio, R. Romano, B. Gelao, A. Porcelli, m. mancini, L. Lobianco, P. Taurisano, G. Blasi, G. Caforio, m. Nardini, A. Bertolino.

Università di Bari, Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche

Studi di associazione suggeriscono che il gene del recettore D3 (DRD3) della dopamina abbia un ruolo nella schizofrenia. Questo gene presenta varianti polimorfiche funzionali (SNP) re- sponsabili di un’alterata affinità recettoriale per la dopamina. Lo scopo dello studio è valutare l’associazione tra gli SNP rs6280, rs226082, rs963468 e rs2134655 e i relativi aplotipi

del gene DRD3 con la diagnosi di schizofrenia e le performan- ce di working memory (WM). 313 soggetti, di cui 164 sani (93 femmine e 69 maschi, età media 32 anni ± 8,02) e 149 pazienti (37 femmine e 109 maschi, età media 27,8 anni ± 10,12), sono stati genotipizzati per i 4 SNP di DRD3. I soggetti sono stati sottoposti a valutazione della WM attraverso l’N-back task. Ai pazienti è stata somministrata la PANSS per la valutazione sin- tomatologica.

Le analisi di regressione lineare dimostrano un’associazio- ne dell’allele T di rs6280 sia con la diagnosi (p = 0,03) che con peggiori performance all’1-back (p = 0,032) e al 2-back (p = 0,007) nei sani. L’allele G dell’rs963468 è risultato associa- to alla diagnosi con un p = 0,044. Ancora, valori più alti della sottoscala positiva sono risultati associati all’allele T dell’rs6280 (p = 0,048), mentre valori più alti della PANSS totale sono ri- sultati associati all’allele G dell’rs963468 (p = 0,047). Infine è stata trovata un’associazione dell’aplotipo TCGG (p < 0,001) con la malattia.

Questi dati suggeriscono che variazioni polimorfiche di DRD3 potrebbero giocare un ruolo nelle performance di working me- mory e nella suscettibilità alla schizofrenia.

P3. Correlazione tra depressione bipolare subsindromica e outcome funzionale

C. Antonucci, B. Daniel, A montali, m.L. Gerra, A. Camerlengo, m. Amore

Università di Parma, Dipartimento di Neuroscienze, Sezione di Psichiatria

Background: la persistenza di sintomi depressivi subsindromici nel disturbo bipolare si correla con bassi livelli di funzionamen- to psicosociale.

obiettivi: individuare le correlazioni tra depressione subsindro- mica e livelli di funzionamento interepisodici nei pazienti con disturbo bipolare e disturbo depressivo maggiore ricorrente. Materiali e metodi: lo studio include 49 pazienti con disturbo bipolare (I e II), e 45 pazienti con disturbo depressivo maggiore ricorrente (secondo i criteri del DSm-IV-TR), esaminati duran- te le fasi di remissione clinica. La presenza di sintomatologia depressiva subsindromica è stata valutata tramite la Scala di Hamilton per la depressione (HAm-D), mentre per stabilire il grado di funzionamento interepisodico si è utilizzata la Scala di Valutazione del Funzionamento Globale (VGF).

risultati: i punteggi della VGF e della HAM-D sono correlati negativamente ed in modo altamente significativo (r = -,700 e p < ,001) nei pazienti con disturbo bipolare e disturbo depressi- vo maggiore ricorrente, in assenza di differenze statisticamente significative tra i due gruppi.

Conclusioni: esiste una correlazione inversa tra sintomatologia depressiva subsindromica e funzionamento interepisodico nel

disturbo bipolare e nel disturbo depressivo maggiore ricorren- te. I sintomi depressivi subsindromici contribuiscono dunque al deterioramento funzionale spesso riscontrato nel disturbo bipolare, con implicazioni riguardo alla sua gestione a lungo termine.

P4. risposta corticale al controllo attentivo in pazienti affetti da schizofrenia e loro fratelli sani

L. Antonucci*, P. Taurisano*, A. Papazacharias*, R. Romano*,

B. Gelao*, L. Fazio* **, L. Lo Bianco*, A. Di. Giorgio* **,

G. Caforio*, m. Nardini*, T. Popolizio**, G. Blasi*,

A. Bertolino*

* Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche,

Dipartimento di Psichiatria e Neurologia, Università di Bari;

** IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza”, S. Giovanni Rotondo

(FG)

Precedenti studi di neuroimaging hanno mostrato in pazienti affetti da schizofrenia e nei loro fratelli sani un’anomala attività a livello della corteccia prefrontale dorsolaterale e del cingolo anteriore durante compiti di elaborazione attentiva. Il presente studio ha investigato l’impatto del rischio genetico per schizo- frenia sulla fisiologia associata a carichi crescenti di controllo attentivo misurata tramite fmRI. 31 pazienti affetti da schizo- frenia, 23 fratelli non affetti e 49 controlli sani (N = 103) han- no svolto il compito Variable Attentional Control, che elicita carichi crescenti di controllo attentivo, durante fmRI. I gruppi erano comparabili per una serie di variabili socio-demografiche e per performance. I dati di fmRI (p < 0,005) hanno evidenziato un effetto significativo della diagnosi a livello del Giro Fronta- le Inferiore (BA45/46) e dell’interazione tra diagnosi e carichi crescenti di controllo attentivo a livello del cingolo anteriore e del giro frontale medio (BA32 e BA6). In particolare, i pazienti con schizofrenia e i loro fratelli non affetti evidenziavano una simile risposta corticale in queste aree cerebrali ad alti cari- chi di controllo attentivo. Inoltre, tale risposta era differente da quella riscontrata nei soggetti sani. Questi dati suggeriscono che il rischio genetico per schizofrenia è associato a modula- zione della risposta corticale durante controllo attentivo. Tale modulazione è funzione del carico cognitivo richiesto e può essere considerata un utile fenotipo intermedio per lo studio della schizofrenia.

P5. Percezione dagli psichiatri sull’aderenza ai farmaci nella schizofrenia: risultati di una survey condotta in italia ed eMea (europe, Middle east & africa)

m. Bassi*, F.L. Lopes** m.G. Giustra**

* UOC Psichiatria, DSM Azienda Ospedaliera “Niguarda Ca’

Granda”, Milano; ** Medical Affairs, Janssen-Cilag SpA, Cologno

Monzese (MI)

introduzione: i pazienti con schizofrenia presentano un’elevata percentuale di parziale/mancata aderenza (fino al 72%) 1.

Materiali e metodi: survey condotta in 35 paesi EmEA che ha coinvolto più di 4000 psichiatri che visitano regolarmente pa- zienti con schizofrenia. L’Italia ha partecipato con 194 psichia- tri. Il questionario utilizzato prevedeva 20 domande per indaga- re: 1) il metodo preferito dagli psichiatri per valutare l’aderenza;

2) la loro percezione del grado di aderenza alla terapia dei loro pazienti; 3) la loro opinione relativamente alle ragioni di una parziale/mancata aderenza al trattamento e alle strategie per migliorarla.

risultati: quasi la metà dei pazienti con schizofrenia in Italia sono considerati come non/parzialmente aderenti (48% e 54% per l’Italia ed EmEA, rispettivamente) e la mancanza di insight è la ragione principale di mancata aderenza (39% e 35%). In Italia il metodo più utilizzato per valutare l’aderenza è la rac- colta di informazioni direttamente dal paziente (82% e 76%). Le formulazioni iniettabili a rilascio prolungato costituiscono la strategia preferibile dagli psichiatri per il trattamento farma- cologico in pazienti schizofrenici con scarsa aderenza (44% in Italia ed EmEA).

Conclusioni: questa survey illustra che, mentre gli intervistati hanno riconosciuto l’importanza di una mancata/parziale ade- renza, rimane tuttora la necessità di una gestione più attiva del- la scarsa aderenza al trattamento per ridurre la frequenza e le conseguenze delle ricadute.

Bibliografia

1 Lacro JP, Dunn LB, Dolder CR, et al. Prevalence of and risk factors for

medication non-adherence in patients with schizophrenia: a compre- hensive review of recent literature. J Clin Psychiatry 2002;63:892-909.

P6. Progetto orientato alla recovery nel contesto di vita di soggetti con disturbo mentale severo:

una collaborazione tra il dipartimento di salute Mentale dell’alto friuli ed il Mulino Cocconi-ecomuseo

delle acque

F. Bertossi*, C. Bertossi*, m. Asquini**, T. Gon**

* Dipartimento di Salute Mentale, ASS 4 “Medio Friuli”; ** Dipartimento di Salute Mentale, ASS 3 “Alto Friuli”

L’alto Friuli presenta un territorio di 2355 kmq, prevalentemen- te montuoso, ove vivono 76500 abitanti. Sul territorio è presen- te un Dipartimento di Salute mentale ed i soggetti che risultano in carico al servizio sono 1300.

Uno degli obiettivi del DSm è quello di supportare l’integra- zione degli utenti nella comunità attraverso la realizzazione di progetti e la collaborazione con associazioni già presenti sul territorio, con il fine di per promuovere l’inclusione sociale e contrastare lo stigma.

Il mulino Cocconi-Ecomuseo recupera, promuove e diffonde la cultura rurale ed ecologia locale.

Nel 2008 è stato realizzato un progetto in collaborazione tra DSm e l’associazione mulino Cocconi-Ecomuseo con i seguen- ti obiettivi: valorizzazione del territorio, recupero dei saperi tra- dizionali, qualificazione di lavoratori inoccupati, disoccupati e personale in mobilità, opportunità riabilitative per inserimento lavorativo di persone con fragilità. Beneficiari del progetto sono stati 16 utenti con disturbo mentale severo, che hanno lavorato in stretta collaborazione con il personale dell’associazione. Gli utenti sono stati coinvolti in un percorso duraturo di formazione ed work-esperience: 2 utenti sono diventati guide per scolare- sche presso il museo all’aperto, 4 hanno trovato impiego nel settore del restauro e catalogazione, 10 utenti hanno imparato a coltivare secondo i dettami dell’agricoltura biologica, il “cin- quantin”, una qualità autoctona di mais in un campo messo a

disposizione e la farina è stata utilizzata per la realizzazione di un pane tradizionale biologico.

Gli utenti coinvolti nel progetto hanno implementato il proprio percorso di recovery e l’integrazione in comunità. Il progetto è attualmente in atto e verrà ulteriormente implementato. Bibliografia

Craig P, Dieppe P, macintyre S, et al. Developing and evaluating com-

plex interventions: the new Medical Research Council guidance. BmJ

2008;337:1655.

Drake R, Rosenberg S, Teague G, et al. Fundamental principles of ev-

idence-based medicine applied to mental health care. Psychiatr Clin

North Am 2003;26:811-20.

P7. schizofrenia stabilizzata in comorbidità con disturbo post-traumatico da stress: cognitive impairment e stress percepito

V. Bianchini, S. Di mauro, L. Verni, N. Giordani Paesani, m. mazza, R. Pollice

Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università dell’Aquila, Dipartimento Scienze della Salute

introduzione: la percentuale di traumi nell’ambito della po- polazione generale è piuttosto elevata e numerosi studi sugge- riscono che i soggetti con gravi malattie mentali (SmI) hanno una maggiore probabilità di essere soggetti a traumi lifetime. Recenti studi sul PTSD hanno rilevato un range tra il 13% e il 29% di comorbidità negli SMI. Altri studi hanno mostrano che i pazienti schizofrenici con PTSD presentavano, rispetto a quelli senza una comorbidità, più bassa autostima, una bassa qualità di vita soggettivamente percepita e deficit cognitivi. Lo scopo dello studio è di valutare se la comorbidità con PTSD in un campione di pazienti schizofrenici ricoverati dopo il terremoto L’Aquila nell’SPUDC, sia associata ad un peggioramento neuro cognitivo, della risposta clinica e della qualità di vita.

Materiali e metodi: lo studio condotto dopo il terremoto di L’Aquila (tra aprile e dicembre 2009) ha studiato 54 pazien- ti schizofrenici ricoverati consecutivamente presso SPUDC dell’Ospedale San Salvatore. Tutti erano sottoposti a terapia con farmaci antipsicotici a dosi equivalenti di clorpromazina. Ogni paziente è stato valutato con la Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS), il General Health Questionnaire - 12 items (GHQ-12), l’Impact Event Scale-Revised (IES-R), e l’in- tervista clinica SCID-I per la diagnosi di PTSD. La batteria di valutazione cognitiva consiste nella WAIS-III Digit Span e Trail Making Test per valutare rispettivamente la Working Memory e le funzioni esecutive.

risultati: il 12% del campione totale di pazienti schizofrenici ricoverati (n = 6) soddisfacevano i criteri DSm-IV per il PTSD. I soggetti con PTSD avevano un punteggio significativamente più elevato nella sintomatologia positiva della PANSS (nello speci- fico nei “deliri”), e più elevato punteggio medio del GHQ-12. La sintomatologia post traumatica ha mostrato una differenza significativa nella sottoscala” iperarousal” tra i due gruppi (con e senza PTSD) e un significativo peggioramento nella Working memory per il campione con PTSD. La sintomatologia post traumatica correla positivamente con la sintomatologia positi- va, con il punteggio totale della PANSS e con il GHQ-12 (total score ≥ 20) (“livello di stress elevato”).

Conclusioni: la comorbidità con PTSD, nei pazienti schizofre- nici, è associata a un maggiore deterioramento cognitivo, un elevato livello di distress psicologico e una più florida sintoma- tologia positiva. Valutare il PTSD in pazienti con schizofrenia potrebbe avere importanti implicazioni per l’outcome clinico, cognitivo e nel funzionamento globale.

Bibliografia

mcGorry PD, Chanen A, mcCarthy E, et al. Posttraumatic stress disor-

der following recent-onset psychosis: an unrecognized postpsychotic syndrome. J Nerv Ment Dis 1991;179:253-8.

mueser KT, Rosemberg SD, Goodman LA, et al. Trauma, PTSD, and

the course of severe mental illness: an interactive model. Schizophr Res

2002;53:123-43.

P8. il vissuto soggettivo come predittore di outcome clinico in pazienti con malattie mentali gravi

V. Bianchini, F. Serra*, A. Tomassini, R. Pollice, R. Roncone Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università dell’Aquila, Dipartimento Scienze della Salute; * Facoltà di Psicologia

introduzione: tradizionalmente lo studio dei sintomi soggettivi della schizofrenia è stato limitato ai deliri e alle allucinazioni, mentre altre esperienze soggettive sono state per lungo tempo ignorate. Solo il 13% degli studi sull’efficacia degli ATPs ha in- dagato l’esperienza soggettiva dei pazienti verso il trattamento, nonostante essa rappresenti un fattore prognostico importante in quanto legato alla compliance e alla qualità della vita. Lo scopo dello studio è quello di indagare la possibile differenza esistente tra il “vissuto soggettivo del paziente” vs. la valutazio- ne oggettiva dell’operatore nell’ambito della dimensione psico- patologica negativa e della Cognizione Sociale.

Materiali e metodi: 58 pazienti ricoverati consecutivamente presso l’SPUDC dell’Aquila tra aprile e agosto 2010 hanno completato il seguente l’assessment: per la valutazione della dimensione soggettiva, la Subjective Experience of Negative Symptoms (SENS) e la Geople Scale per lo studio della co- gnizione sociale. La PANSS e la VGF rispettivamente per la valutazione del quadro psicopatologico e del funzionamento globale.

risultati: il 31% ha una diagnosi di depressione, e a segui- re rispettivamente: disturbo bipolare (27,6%), schizofrenia (20,7%), Abuso di sostanze (17,1%) e DOC (3,4%). Sette pazienti erano in regime di TSO, e i restanti 51 in ricovero volontario. L’analisi della SENS ha evidenziato un valore me- dio di 161,43 (ds ± 29,1), rilevando una notevole percezio- ne della sofferenza negativa con differenze significative tra i due sessi e per diagnosi. Nella Cognizione Sociale è stato percepito dal paziente (parte A) un “discreto stato di cogni- zione sociale” (v.m. 33,50; ds ± 10,9), in contrasto con la valutazione medio-basso dell’operatore (parte B) (v.m. 42,50; ds ± 9,2) (score compreso tra 15 e 75). Esistono delle cor- relazioni significative tra la sintomatologia negativa della PANSS e gli items della SENS “Incapacità a provare emozio- ni” (p < 0,015). Si evidenziano inoltre correlazioni statistica- mente significative tra la cognizione sociale soggettivamente rilevata (parte A) e la sintomatologia generale della PANSS e tra il punteggio totale della SENS e il funzionamento globale del paziente (VGF).

al T0 rispetto a quella post-sisma mentre i CSP non hanno dimo- strano differenze significative. Inoltre a T1 i FE hanno dimostrato un deterioramento delle prestazioni di memoria verbale. Conclusioni: i nostri risultati, in linea con la letteratura più re- cente, dimostrano che i pazienti con schizofrenia, a seguito di uno stressor importante con un disastro naturale, rimangono clinicamente e cognitivamente stabili, mentre i pazienti al first episode, subiscono un peggioramento sia della sintomatologia clinica che delle performances cognitive. Tale considerazione non può quindi prescindere dalla pianificazione di interventi riabilitativi da attuare su pazienti gravi esposti ad un evento traumatico allo scopo di implementare la compliance farmaco- logica, la risposta al trattamento e l’outcome funzionale. Bibliografia

Addington J, Addington D. Attentional vulnerability indicators in schizo-

phrenia and bipolar disorder. Schizophr Res 1997;23:197-204.

Addington J, Addington D. Cognitive functioning in first-episode schizo-

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Pollice R, Di Giovambattista E, Ussorio E, et al. Early Intervention in the

Real World: The service for monitoring and early intervention against psychoLogical and mEntal suffering in young people at the University of L’Aquila: first year experience. Early Interv Psychiatry 2007;1:268–72.

P10. esordi psicotici e ricoveri nel servizio Psichiatrico diagnosi e Cura di taranto: dati su uno studio

osservazionale condotto nel 2010

A. Boccadamo*, A. d’Adamo*, N. Loparco*, B. matacchieri*,

F. Perrucci*, F. Scapati**, m. Nacci*.

* Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura ASL TA, ** Dipartimento

Salute Mentale ASL TA, Taranto

È stata ormai evidenziata da molti studi l’importanza, in giova- ni a rischio, del riconoscimento e del trattamento del periodo prepsicotico.

Questo studio riguarda soggetti di età compresa fra i 18 ed i 25 anni con diagnosi di schizofrenia o dello spettro schizofrenico ricoverati nel Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura di Taran- to (S.P.D.C.) durante l’anno 2010. Il campione rappresenta il 2,6% dei ricoveri totali (dati sostanzialmente sovrapponibili a quanto osservato nel 2009): si tratta per l’87,5% di maschi e per il 12,5% di femmine, con età media di 21,8 anni. Tutti i pa- zienti hanno mostrato in adolescenza segni di marcato disagio quali chiusura sociale, somatizzazioni e riduzione del rendi- mento scolastico che nel 57,14% dei casi ha condotto all’in- terruzione degli studi a livello medio inferiore e, fra questi, il 50% ha iniziato contestualmente l’uso di sostanze stupefacenti (cannabinoidi). Nessuno dei soggetti attualmente svolge un’at- tività lavorativa.

Per l’85,71% il primo ricovero in ambito psichiatrico è avve- nuto intorno a 20 anni e nel 66,66% dei essi ciò ha coinciso anche con il primo contatto con i servizi psichiatrici; per il restante 33,33%, invece, vi è stato un intervento in età ado- lescenziale non continuativo e di tipo sostanzialmente solo psicoterapeutico.

Solo nel 14,28% del campione totale è risultata una presa in carico da parte del servizio pubblico prima di 18 anni ed in questo caso il soggetto ha necessitato di ricovero in SPDC più tardivamente (23 anni) rispetto agli altri.

Conclusioni: la conoscenza delle esperienze soggettive del pa- ziente psichiatrico può risultare problematica a causa del ritiro sociale e della resistenza al trattamento, dovute per lo più alla sofferenza soggettiva che non viene adeguatamente compresa. I nostri risultati, in linea con la letteratura più recente, hanno evidenziato come la percezione della sintomatologia negativa non sempre trovi un riscontro nella valutazione del clinico e come invece sia presente una correlazione significativa con il funzionamento globale del paziente. In tale ottica, risulta quin- di necessaria la considerazione del punto di vista del paziente allo scopo di “predire” l’adesione al trattamento, l’outcome nel funzionamento globale e la prognosi a lungo termine.

Bibliografia

De Millas W, Lambert M, Naber D. The impact of subjective well-being

under neuroleptic treatment on compliance and remission. Dialogues

Clin Neurosci 2006;8:131-6

Pollice R, Tomassini A, malavolta m, et al. Subjective and psychopatho-

logical response in patients under different antipsychotic treatments: are there differences in real clinical practice? J Biol Regul Homeost Agents

2008;22:83-91.

P9. funzioni cognitive e sintomatologia clinica nei pazienti al primo episodio psicotico e nei pazienti con schizofrenia stabilizzata dopo il sisma de l’aquila

V. Bianchini, L. Verni, m. mazza, A. Cavicchio, R. Roncone, R. Pollice

Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università dell’Aquila, Dipartimento Scienze della Salute

introduzione: il modello stress-vulnerabilità nella schizofrenia spiega come le esacerbazioni sintomatologiche siano il risul- tato di una complessa interazione tra vulnerabilità genetica, fattori protettivi ed esposizione a stressors ambientali. I disastri naturali sono noti per indurre un peggioramento psicopatolo- gico. Indagini neuropsicologiche hanno dimostrato deficit in numerosi domini cognitivi dopo un evento stressante, ma il tipo e la gravità, sono poco chiari. Pazienti con disturbi psi- cotici gravi non manifestano un peggioramento della sintoma- tologia clinica ma anzi, un miglioramento dopo la primissima esposizione a situazioni di emergenza. Lo scopo dello studio è confrontare il funzionamento cognitivo e le risposte clini- che di pazienti al primo episodio (FE) con quelle di pazien- ti con schizofrenia cronica (CSP) prima e dopo il terremoto dell’Aquila.

Materiali e metodi: abbiamo confrontato due campioni: 59 FEP reclutati presso lo SMILE dell’Aquila e 73 CSP afferenti presso gli ambulatori dell’SPUDC prima del terremoto (T0) con un drop-out dopo il terremoto del 21%. L’assessment pre- vedeva nelle due fasi, pre- e post-sisma, la valutazione del funzionamento cognitivo (WCST, Digital SPAN, CPT, Figu- ra di Rey e memoria logica) e della psicopatologia generale (PANSS).

risultati: il funzionamento cognitivo risulta essere correlato in modo statisticamente significativo solo con i sintomi negativi (PANSS): per i CSP, i sintomi negativi sono correlati significativa-

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