P90. l’attività sportiva nella riabilitazione di pazienti con disabilità intellettiva
S. Adamo, S. Palmieri, A.L. Floris, G. Mellino, M.G. Carta
Centro di Psichiatria di Consultazione e Psicosomatica, Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari
introduzione: la disabilità intellettiva (ID) compromette l’adat- tamento sociale limitando il funzionamento globale dell’indi- viduo. Le attività sportive possono essere utilizzate in riabilita- zione per migliorare l’adattamento sociale e la qualità della vita (Carta et al., 2008).
In questo studio si è voluto valutare se l’attività sportiva sia in grado di incidere sul miglioramento della qualità della vita in soggetti con deficit intellettivo medio-grave.
Materiali e metodi: disegno: studio naturalistico osservazionale della durata di dodici mesi in individui inseriti in un programma sportivo con differenti opzioni (calcio, pallavolo, atletica, nuo- to); campione: 56 soggetti (m. 53, età media 28 ± 9); strumenti WAIS, AIRP versione italiana (Carta et al., 2001).
risultati: lo studio ha messo in evidenza un miglioramento del funzionamento globale nell’83,9% dei soggetti (p < 0,001). I miglioramenti hanno riguardato le seguenti aree: affettivo-re- lazionale (72,22%, p < 0,001); autonomia (16,67%, p < 0,05); abilità prassico-motorie (11,11%, NS). Non sono emerse dif- ferenze fra i sottogruppi impegnati in attività individuali e di gruppo
Conclusioni: i risultati suggeriscono che l’attività sportiva ha contribuito a migliorare e la qualità della vita della maggio- ranza degli individui con disabilità intellettiva coinvolti nella ricerca.
Bibliografia
Carta mG, Hardoy mC, Dessì I, et al. Adjunctive gabapentin in patients
with intellectual disability and bipolar spectrum disorders. J Intellect
Disabil Res 2001;45:139-45.
Carta mG, Hardoy mC, Pilu A, et al. Improving physical quality of life
with group physical activity in the adjunctive treatment of major depres- sive disorder. Clin Pract Epidemiol Ment Health 2008;4:1.
P92. le revisioni sistematiche nella letteratura
della depressione: coerenze e incoerenze delle evidenze scientifiche
S. Ammendola*, A. Lubrano***, V. Prisco***, D. Iodice*,
L. Errichiello*, E. De Vivo*, O. Palladino*, m. morlino**
*Dipartimento di Neuroscienze, Specializzando in psichiatria.
AOU “Federico II”, Napoli; ** Dipartimento di Neuroscienze,
Ricercatore. AOU “Federico II”, Napoli; *** Dipartimento di
Neuroscienze. AOU “Federico II”, Napoli
introduzione: ogni anno è prodotta una ingente quantità di evi- denze scientifiche finalizzate ad orientare la pratica clinica nel campo della depressione. In tal senso le RS costituiscono il gold standard. Tuttavia, le evidenze prodotte non sempre risultano omogenee e, dunque, oggettivamente indicative.
Materiali e metodi: si è, pertanto, effettuata un’analisi delle RS esistenti sulla depressione, al fine di valutarne il grado di omo- geneità e coerenza dei risultati e l’impatto che eventuali lacune in tal senso, hanno sull’orientamento delle scelte cliniche. Sono state cercate in Ovid e Pubmed le parole chiave “Depression treatment”, e “Antidepressants”, includendo solo metanalisi. Di 1099 titoli ottenuti, sono state selezionate 424 RS di RCT che trattassero della terapia della depressione primaria isolata (escludendo forme secondarie o in comorbidità). Sono state, poi, selezionate le RS che trattassero della terapia farmacolo- gica e suddivise in base alla singole molecole, individuando 10 Categorie singole più una ulteriore (Altro: molecole su cui erano presenti meno di 5 RS). Una analisi delle Categorie singo- le è stata effettuata valutando le RS che confrontassero singole molecole tra loro in termini di efficacia e tollerabilità.
risultati: per nessun confronto esaminato è stata riscontrata omogeneità nei risultati ottenuti, essendo in ogni caso presente almeno una RS con esiti opposti o discordanti dalle altre visio- nate. Le maggiori cause di discordanza erano: differenze negli studi selezionati; disomogeneità e scarsa confrontabilità degli stessi; discordanza nei dosaggi valutati; differenze nell’analisi statistica (es: ITT vs. per protocol); conflitto di interesse per au- tori implicati in lavori con esito favorevole commissionati da case farmaceutiche.
Conclusioni: pur essendo il gold standard dell’EBm, le RS della depressione sono frequentemente eterogenee nei risultati evi- denziati, lasciando sempre al clinico il compito di valutarne l’effettiva veridicità e l’oggettiva applicabilità clinica. Appare, pertanto, necessario l’impegno a migliorare la trasparenza e l’interpretabilità di questo innegabile strumento di orientamen- to della pratica clinica.
P93. Patologia psichiatrica ed alto utilizzo
dell’ambulatorio di medicina generale: regola o fenomeno occasionale?
A. Ascari*, S. Ferrari*, m. Andreoli**, m. Peggi***,
m. Rigatelli*
* Unità Operativa di Psichiatria Ospedaliero-Universitaria
Modena Centro, Università di Modena e Reggio; ** MMG
Distretto di Sassuolo, Modena; *** Facoltà di Psicologia,
Università di Parma
introduzione: il fenomeno dell’alto utilizzo dei servizi di me- dicina generale si associa con certezza a taluni caratteri socio-
P91. Pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo
e sintomatologia di tipo hoarding: un differente sottotipo clinico?
A. Aguglia, E. Bechon, A. Chiarle, U. Albert, F. Bogetto, G. maina
Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Torino
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è caratterizzato da pen- sieri intrusivi ed egodistonici a cui fanno seguito comportamen- ti ritualizzati ripetitivi e finalistici; tale disturbo influenza circa il 2-3% della popolazione generale 1. Recenti studi hanno eviden-
ziato l’etereogeneità di tale disturbo, basandosi su un approccio dimensionale 2 e classificando il tipo hoarding come possibile
sottotipo clinico distinto rispetto agli altri 1; a conferma di ciò,
sono presenti studi in letteratura che hanno trovato la presenza di sintomatologia hoarding anche in altri disturbi psichiatrici quali schizofrenia, disturbi affettivi, demenza, autismo 3 4.
Scopo del presente lavoro è valutare le caratteristiche socio- demografiche e cliniche dei pazienti “hoarder”, e confermare i risultati che sono presenti in letteratura.
Materiali e metodi: sono stati reclutati nello studio pazienti ambulatoriali, di età compresa tra i 18 e i 65 anni, afferiti con- secutivamente al nostro servizio ambulatoriale, con diagnosi principale di disturbo ossessivo-compulsivo secondo i criteri del DSm-IV-TR. Ai pazienti è stata somministrata un’intervista semistrutturata per le caratteristiche socio-demografiche e cli- niche. I pazienti sono stati valutati inoltre con le seguenti scale: 1) HAM-D; 2) HAM-A; 3) Y-BOCS; 4) scala di Paykel; 5) SCID- II. Successivamente, sulla base della sintomatologia manifesta- ta, i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, hoarder vs. non hoarder.
risultati e conclusioni: il campione in esame è costituito da 369 pazienti con DOC, 67 dei quali con sintomatologia di tipo hoar- ding, pari al 18%. Dati preliminari indicano una maggiore preva- lenza di compromissione del funzionamento sociale e di comor- bidità con disturbi affettivi, in particolare con il disturbo bipolare. Ulteriori correlazioni sono in corso di analisi statistica.
Bibliografia
1 Wheaton M, Timpano R, LaSalle-Ricci V, Murphy D. Characterizing
the Hoarding Phenotype in Individuals with OCD: Associations with Comorbidity, Severity and Gender. J Anxiety Disorder 2008;22:243-
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2 Albert U, Maina G, Bogetto F, et al. Clinical predictors of health-relat-
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3 Saxena S, Ayers CR, Maidment KM, et al. Quality of life and func-
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4 Samuels JF, Bienvenu OJ III, Pinto A, et al. Hoarding in obsessive-
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Clinical Interview for Diagnostic and Statistical Manual of Men- tal Disorders (SCID) in caso di EPDS ≥ 13.
risultati: prevalenza di periodo di DMm del 12,4% in gravi- danza e del 9,6% nel postpartum. Incidenza cumulativa del 2,2% in gravidanza e del 6,8% nel postpartum. 32 donne (7,3%) hanno avuto il loro primo episodio depressivo duran- te lo studio. Abbiamo rilevato un rischio doppio di sviluppare un episodio depressivo nelle donne con una pregressa storia di depressione.
Conclusioni: le stime di prevalenza postpartum sono leggermen- te più basse rispetto a quelle riportate dalla letteratura. Questo potrebbe riflettere un effetto del trattamento fornito alle donne durante il corso dello studio. Inoltre, è possibile che effettuare screening ripetuti aiuti ad identificare precocemente e trattare i sintomi depressivi. Ricerche future dovrebbero indagare in mo- do sistematico tali possibilità.
Bibliografia
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P95. Presenza e distribuzione dei recettori 5-Ht6 in aree cerebrali umane post-mortem
S. Baroni, m. Catena Dell’Osso, G. Giannaccini, L. Betti, L. Palego, L. Schmid, m. Lanza, D. Ceresoli, D. marazziti
Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie, Università di Pisa
Fino ad oggi, sono state identificate sette famiglie principali di recettori della serotonina (5-HT) (5-HT1-5-HT7), che compren- dono un totale di 14 sottotipi. I recettori di tipo 5-HT6 sono stati gli ultimi ad essere identificati, ma hanno suscitato parti- colare interesse perché alcuni antidepressivi e antipsicotici si comportano come antagonisti al loro livello. Data la scarsità di informazioni sulla loro distribuzione nel cervello umano, con la nostra ricerca ci siamo proposti di esplorare la presenza e la distribuzione dei recettori 5-HT6 in tre aree cerebrali umane post-mortem: la corteccia prefrontale, l’ippocampo e il nucleo striato.
I campioni delle suddette aree sono stati ottenuti durante au- topsia e a scopo unicamente diagnostico, previa autorizzazio- ne del Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera e Universitaria Pisana, da tre soggetti non affetti da malattie croniche-metabo- liche o da patologie primarie e secondarie a carico del sistema nervoso centrale.
La preparazione delle membrane neuronali e gli esperimenti di binding dei recettori 5-HT6 con [125I]-SB258585, ligando seletti-
vo e specifico per questi recettori, sono stati effettuati con una metodica standardizzata.
demografici (età avanzata, sesso femminile) e ad un’importante comorbilità medico-psichiatrica; ha inoltre importanti riper- cussioni sul carico di lavoro del medico di medicina generale (mmG). Tuttavia, gli studi a lungo termine sul tema scarseggia- no e l’aspetto della cronicizzazione del fenomeno non è stato indagato approfonditamente.
obiettivi: valutare un gruppo di pazienti, già noti da un pre- cedente studio, a distanza di nove anni; estrapolare l’esistenza di altri pazienti Alti Utilizzatori (AU) e determinare eventuali differenze tra pazienti AU cronici e occasionali.
Tipologia dello studio: consultazione di dati informatizzati ar- chiviati dal 2001 al 2009; intervista diretta al mmG e alla se- gretaria.
Setting: un ambulatorio di medicina Generale situato nel comu- ne di Fiorano Modenese (MO). Partecipanti: 56 AU cronici, 56 AU occasionali, 56 controlli.
risultati: il presente studio rivela che di 40 pazienti AU già valutati nel 2001 ben 28 sono cronicizzati, e conferma quanto noto dal punto di vista socio-demografico: gli AU, principal- mente quelli cronici e in misura minore quelli occasionali, sono perlopiù donne di età avanzata. La morbilità medica è molto accentuata tra gli AU cronici e intermedia tra gli oc- casionali, mentre la morbilità psichiatrica non presenta so- stanziali differenze numeriche tra i due gruppi; la depressione tuttavia è rappresentata nel 46% degli AU cronici e nel 41% degli AU occasionali, mentre la somatizzazione è rappresen- tata solo tra gli occasionali (10%). Gli AU cronici ricevono più prescrizioni per farmaci di tutti i generi rispetto a quelli occasionali; per questo secondo gruppo, invece, è maggiore il ricorso allo specialista Psichiatra.
Conclusioni: l’analisi del pattern di cronicizzazione di questi pazienti su un periodo di nove anni mostra che l’aspetto assume proporzioni importanti e merita degli studi di approfondimento. La morbilità psichiatrica tra gli AU cronici è numericamente si- mile a quella tra gli occasionali, ma si manifesta diversamente e diverso è l’approccio terapeutico tra i due gruppi. Questo aspet- to potrebbe essere approfondito per perfezionare il trattamento della patologia psichiatrica, il cui miglioramento si rifletterebbe positivamente sul fenomeno dell’alto utilizzo.
P94. Perinatal Depression-Research & Screening Unit
study: prevalenza, incidenza e ricorrenza di depressione
in gravidanza e nel primo anno postpartum
S. Banti, m. mauri, A. Oppo, C. Borri, C. Rambelli, D. Ramacciotti, m.S. montagnani, V. Camilleri,
S. Cortopassi, P. Rucci, E. Cianelli, C. Cirri, E. Nencioni, G.B. Cassano
Unità Operativa II, Clinica Psichiatrica Pisa, Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie - Università di Pisa
introduzione: Esiste in letteratura una grande variabilità nelle stime di prevalenza della depressione perinatale (Gaynes et al., 2005). L’obiettivo di questo lavoro è fornire stime di prevalen- za, incidenza e ricorrenza di depressione maggiore e minore (Dmm) in gravidanza e nel primo anno postpartum.
Materiali e metodi: 1066 donne reclutate al 3° mese di gra- vidanza e seguite fino al 1° anno postpartum sottoposte a 3 valutazioni in gravidanza e 5 nel postpartum utilizzando la Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) e la Structured
P97. Variabili predittive nel disturbo acuto da stress tra i sopravvissuti del terremoto dell’aquila
V. Bianchini, N. Giordani Paesani, m. malavolta, L. Verni,, m. Colatei, I. Santini, I. De Lauretis, A. Tosone, S. D’Onofrio, R. Pollice
Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università dell’Aquila, Dipartimento Scienze della Salute
introduzione: la valutazione dell’insorgenza di disturbi psi- chiatrici, immediatamente dopo il verificarsi di un disastro naturale, è essenziale per la programmazione di un’effica- ce attività di supporto sulla base del possibile sviluppo di conseguenze a lungo termine (distruzione della rete sociale, danno economico e sviluppo di malattie mentali croniche). Lo scopo dello studio è stato quello di valutare l’incidenza del disturbo acuto da stress (ASD) fra i sopravvissuti del ter- remoto afferiti consecutivamente presso il reparto di psichia- tria dell’ospedale da campo allestito a l’Aquila immediata- mente dopo il sisma del 6 aprile 2009, e di seguito indagare i fattori di rischio e/o di protezione per lo sviluppo di distress psicologico.
Materiali e metodi: abbiamo valutato 120 vittime del terremoto dell’Aquila con la Stanford Acute Stress Reaction Questionnai- re (SASRQ) per la diagnosi di ASD, il General Health Que- stionnaire-12 items (GHQ-12) per studiare il livello di stress percepito e il Brief Cope per conoscere le strategie di coping adottate.
risultati: 61 soggetti (51,6%) soddisfacevano i criteri per una diagnosi di ASD. Dividendo il campione in base alla presenza o meno di ASD, nelle dimensioni indagate dalla SASRQ, esistono delle differenze significative esclusivamente nella dimensione “Dissociativa” (Derealizzazione (p ≤ 0,09), Depersonalizzazio- ne (p ≤ 0,00) e Amnesia (p ≤ 0,00)). Il displacement sembra essere il principale fattore di rischio per lo sviluppo di ASD: infatti, la maggior parte dei soggetti senza ASD, dopo il sisma si trovava in tendopoli vicino alla propria abitazione danneggiata (48,4%), mentre il 45,4% dei soggetti con ASD era dislocata negli alberghi della Costa lontani dall’Aquila e dalla propria rete sociale.
Conclusioni: il nostro studio, in linea con la letteratura re- cente, conferma l’importanza della dimensione dissociativa nell’ambito del disturbo acuto da stress, dell’elevato distress psicologico e degli aspetti socio-culturali (displacement, di- sgregazione della rete sociale, etc.) come predittori dello svi- luppo di un ASD. Tali risultati sottolineano l’importanza della valutazione approfondita sui soggetti esposti ad uno trauma, non solo allo scopo di elaborare una diagnosi psichiatrica, ma ancor di più nell’individuazione di una vulnerabilità psicolo- gica, fattore di rischio per lo sviluppo di altri disagi psichici a lungo termine (PTSD, ansia, depressione, disturbi del sonno, etc.).
Bibliografia
Christiansen Dm, Elklit A. Risk factors predict post-traumatic stress dis-
order differently in men and women. Ann Gen Psychiatry 2008,7:24.
Christodoulou GN, Paparrigopoulos TJ, Soldatos CR. Acute stress reac-
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World Psychiatry. 2003;2:50-3.
Harvey AG, Bryant RA. Acute stress disorder: a synthesis and critique. Psychol Bull 2002;128:886-902.
I risultati hanno rilevato una quota di legame specifico più ele- vata nel nucleo striato rispetto alla corteccia e all’ippocampo. I successivi esperimenti di binding sono stati quindi effettuati uti- lizzando membrane di nucleo striato La Bmax e la Kd rilevate in tale area erano rispettivamente (media ± DS) 38 ± 3 fmol/mg di proteine e 1,04 ± 0,02 nm.
La bassissima quota di legame specifico ottenuta in corteccia e in ippocampo non ha consentito di continuare la sperimenta- zione con [125I]-SB258585 in queste due aree.
Il nostro studio ha quindi evidenziato una bassa densità di recetto- ri 5-HT6 nella corteccia prefrontale e nell’ippocampo, non quan- tificabile con il radioligando a nostra disposizione, ed ha invece confermato la presenza di questi recettori nel nucleo striato.
P96. differenze nel profilo attentivo in un campione di pazienti con disturbo ossessivo compulsivo vs. controlli
B. Benatti*, B. Dell’Osso*, E. Hollander**, A.C. Altamura*
* Dipartimento di Salute Mentale, Università di Milano,
Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano; ** Montefiore Medical Center University Hospital for
Albert Einstein College of Medicine Child Psychiatry Annex, New York
introduzione: il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) condivi- de diverse caratteristiche cliniche e biologiche con i disturbi del controllo degli impulsi (ICD) tanto che tali disturbi sono stati ri- condotti all’interno di un comune spettro ossessivo/compulsivo. Uno dei principali elementi di comunanza è l’incapacità di resi- stere alla necessità di mettere in atto specifici comportamenti 1.
Fra gli strumenti di valutazione dei pazienti con discontrollo degli impulsi, la Barratt Impulsiveness Scale (BIS) esplora tre principali aree di impulsività: attentiva, motoria e di non pia- nificazione 2.
Scopo di questo studio è valutare il livello di impulsività tramite la BIS in un campione di pazienti con DOC, vs. DOC in comor- bidità vs. controlli sani.
Materiali e metodi: la BIS è stata somministrata a 60 pazienti ambulatoriali con diagnosi di DOC secondo il DSm IV-TR, di cui 41 presentavano comorbidità (disturbo d’ansia generalizza- to e disturbo depressivo maggiore in particolare) e a 63 controlli sani. Allo scopo di confrontare i punteggi dei diversi gruppi, è stato effettuato un test t di Student per campioni indipendenti. risultati: sono stati riscontrati punteggi totali della BIS significa- tivamente maggiori nei pazienti con DOC rispetto ai controlli (t: 2,068; p: 0,041); nell’area attentiva, sono risultati maggiori i punteggi dei pazienti con DOC rispetto ai controlli (t: 6,919; p: 0,000) e quelli dei pazienti con DOC senza comorbidità ri- spetto ai controlli (t: 4,890; p: 0,000).
Conclusioni: dall’analisi di questo campione emergono dif- ferenze significative nel profilo d’impulsività fra pazienti con DOC e controlli, particolarmente nell’area attentiva.
Bibliografia
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2009;170:22-31.
2 Patton JH, Stanford mS, Barratt ES. Factor structure of the Barratt Im-
P99. studio farmacogenetico sulla sindrome metabolica indotta dagli antipsicotici atipici e dagli stabilizzatori dell’umore
G. Bondolfi*, E. Choong**, m. Etter*, B. Oneda**, H. Tayebi**,
J.m. Aubry*, C.B. Eap** ***
* Department of Psychiatry, University Hospital of Geneva,
University of Geneva, Switzerland; ** Unit of Biochemistry
and Clinical Psychopharmacology, Hospital of Cery, Centre for Psychiatric Neuroscience, Department of Psychiatry, CHUV, University of Lausanne, Switzerland; *** School of
Pharmaceutical Sciences, University of Geneva, University of Lausanne, Switzerland
introduction: metabolic syndrome (weight gain, alteration of lipid and glycaemia profiles) induced by atypical antipsychotics and/or mood stabilizers are of high clinical concern for the long term patient morbidity and mortality.
Aim: the major aim of this trial is to identify pharmacogenetic susceptibility factors for metabolic syndrome.
Patients and methods: for this purpose, a transversal study was performed in a Swiss out-patient psychiatric division, with the inclusion of 196 psychiatric patients. Sixty nine percent of pa- tients were receiving atypical antipsychotics, and 31% lithium or valproate (two mood stabilizers also known to induce weight gain. Genotyping of pharmacodynamic candidate genes was performed using rtPCR and allelic discrimination assays, after validation of the method by direct sequencing. Uncoupling pro- tein 2 (UCP2), a mitochondria membrane transporter involved in the release of stored energy, leptin receptor (LEPR) and fat mass and obesity associated gene (FTO), 2 genes playing a role in satiety, were chosen as candidate genes.
results: UCP2 rs660339 polymorphism is associated with dif- ferences in HDL-cholesterol levels (p = 0.002), and with obesi- ty, with CC and CT carriers presenting a 3.1-fold increased risk of obesity (95%CI 1.2-9.9) as compared to TT carriers. Signifi- cant association between BmI change and LEPR polymorphism were found in female patients treated with all studied drugs (p = 0.039), and between BmI change and FTO polymorphism in patients treated with risperidone or olanzapine (p = 0.003). Conclusions: predicting metabolic syndrome side effects re- mains complex and requires further investigations. However, each relevant gene showing an association with this important side-effect could assist in the choice of the appropriate treat- ment for each individual patient.
P100. Psicopatologia ed eventi organici acuti: uno studio prospettico
G. Brambilla1 3, m. Beghi1 2, C. Cerri4, m. Clerici1,
F. Ferrato2, m. Percudani2, C. Perin3 4, F. Peroni1 3,
J. Santambrogio1 3, C.m. Cornaggia1 3
* Clinica Psichiatrica Università di Milano Bicocca; 2 Dipartimento
di Salute Mentale, AO Salvini, Garbagnate Milanese; 3 Istituti
Clinici Zucchi, Carate Brianza; 4 Medicina Riabilitativa,
Università di Milano Bicocca
Un evento acuto si configura come una minaccia alla salute sia sul piano concreto che su quello simbolico in quanto mette in