Narrò al-Nāṣir b. Fattāḥ:
Mi occupai in conversazioni serali con un gruppo nelle notti di luna. Richiamavamo alla mente le bellezze del viaggio e quanto vi è, per suo tramite, in profitto e successo nell’esaudimento delle proprie ambizioni e mire. Eravamo sulla stuoia di alcuni sostenitori del trono49.
Disse il primo: «Andiamo a Bankāla!»
Disse il secondo: «Piuttosto andiamo a Barnāla». Il terzo: «Invece ad Ākara!»
Il quarto: «Piuttosto a Matra». Il quinto: «A Imtyāz Kar».
Disse il sesto: «Piuttosto a Iklīsir».
Il settimo: «Andiamo a Tanīsir dove vi sono i militari e tutti i gruppi di persone».
Allora dissero: «È come il luogo del raduno universale, è però più disastroso e amaro». Voltarono allora lo sguardo verso di me e mi gravarono della questione.
Dissi: «Non fallisca chi ha chiesto consiglio, non si abbia a pentire chi ha domandato il proprio destino».
Risposero allora: «Sia su di te la faccenda. Già ci basammo su di te per le nostre cose».
M’impegnai allora per il consiglio, ma non crebbe in me che lo smarrimento. Avevo sentito di un uomo zelante, sollecito e intimo a Dio. Volli raggiungere il tal signore. Avanzai nelle sue estensioni. Lo informai quindi e chiesi consiglio sulla strada per l’esercito.
Rispose: «Oh tu che chiedi consiglio fiducioso, appendi da me parole senza prezzo. Chi ha cercato di entrare in quest’esercito ha fatto fallire Iddio i suoi intenti. Chi lo invidiava ha goduto così del suo male. Il suo oppositore ha avuto successo. Ciò che di lui è bello non vale alcuni suoi orrori. Il suo guadagno non è sufficiente, per la sua esiguità, alle sue perdite. La sua letizia è l’amarezza. Il suo sonno è la
49 Corano, 40:7. “Coloro che sostengono il trono sono gli angeli” (AA.VV., al-Tafsīr al-Mawḍūʿī li’-
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veglia. La sua acqua è il fango. La sua terra è il letame. La sua aria è una nube di polvere. Il suo avanzare è il regredire».
Lo elogiai per quanto aveva proferito. Chiesi allora ai miei compagni la revoca. Non volevano però altro che la strada. Lasciarono quindi il consiglio di quello che aveva suggerito. Non mi fu possibile che essere in accordo. Non mi fu permesso che esser compagno recitando su quanto la sura al-fātiḥah e i colombi della tristezza tubavano nel mio cuore. Furono sordi su ciò che sarebbe accaduto e dissero: «Il mattino loderà la gente il cammino notturno50». Camminarono. Io ero come quello che camminava all’indietro51.
Vi giunsero nel pomeriggio. In quel tempo le lingue recitavano la sura di al-
ʿaṣr. Quando la gente vide le sue parti – e fu manifesto ciò che era nascosto delle loro
proprietà – crebbe in ognuno il pentimento e ci si morse il dito indice.
Quando giunse il tempo del tramonto fui colto allora da un vento da occidente. Spaccò le serrature e recise i legacci delle tende. Erano sul punto di crollare i castelli, i minareti, le tende e nel mentre quanti erano prostrati e inginocchiati.
Quando i pioli delle tende furono sradicati, credettero fosse un vento passeggero. Seguì allora una pioggia con gelo e grandine. Fu fatto sedere chi era in piedi e fu fatto alzare chi era seduto. Crebbero i pianti e i lamenti. Infine arrivarono a pensare che fosse il diluvio di Noè.
Vi era vicino a noi un minareto indicato a un miglio. Dissi allora ai miei compagni: «Siamo chiamati a ripiegare là in quanto siamo nel tempo della notte e non siamo al sicuro dalla furia del torrente».
Quando eravamo nel cammino, vidimo un uomo che ci sorpassò. Pregava con parole che non comprendevamo e dizioni che non distinguevamo per il rombo dei venti e per la violenza del frastuono e delle grida. Non accennò né a diminuire l’acqua né a scoprirsi il cielo e – quando allora cessò il vento e la pioggia – non era rimasta traccia della terra. Eravamo sicuri che i temporali e le nuvole se ne fossero andati con la baraka della sua preghiera rogatoria. Gli chiedemmo il permesso di pregare affinché giungesse noi nell’avversità ciò che ambivamo.
50 Vedi nota 34.
51 “Il ritornò indietro indica l’abbandono di ciò cui ci si era prefissati, oppure a una corruzione nella
religione. Indica un cambiamento nello stato d’essere, nelle opinioni. Indica inoltre chi non è fiero della propria condotta e della sue brutture e corruzioni” (al-Nābulusī, voce mashiy).
Disse: «Non vi permetto che di rendere retto il vostro pentimento e di ritornare nei militari dopo questo rovescio».
Disse a lui il gruppo: «Alle tue parole l’ascolto e l’ubbidienza».
Disse quindi: «Leggete più volte la sura al-Quraysh52: lei è la salvezza di chi ha paura e il diletto dell’esistenza».
Lo ringraziammo del gran favore. Lo salutarono quindi i miei compagni in bella maniera.
Io rimasi indietro per conoscere le sue realtà, grandezze e minuzie.
Gli dissi: «Ti ho chiesto nel nome di Colui che ha in mano le redini del fato e del destino di informarmi: sei tu un angelo o un uomo?»
Rispose: «Sono il famoso Abū al-Ẓafar quello che ti ha consigliato di non entrare nei militari».
Dissi allora: «Il mio tempo con te è scellerato! Quando diverrai giusto?» Rispose: «Chi insiste raggiunge. Non fallisce chi tenta, chi si sforza e chi persiste nell’ubbidienza. È necessario accumulare e accumulare ciò che porta alla felicità ultraterrena e procura le necessità mondane».
Si separò poi da me e la sua separazione fu per me straziante. Quanto, dopo, mi sono sforzato per rincontrarlo e non lo rincontrai.