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La ventunesima maqāma: quella di al-Azmīr

Narrò al-Nāṣir b. Fattāḥ:

Accadde che andai con la brigata in visita al signore di Azmīr e, quando si fece notte, fummo travolti dal torrente. Rifugiammo allora in una casa delle abitazioni dei cristiani e la trovammo libera dall’adorazione degli idoli.

Vedemmo un angolo vuoto da ogni affollamento e ci sedemmi là mentre l’acqua scorreva nelle sue parti.

Venne poi un gruppo che era gravato da ciò da cui eravamo gravati e si rifugiò come noi ci eravamo rifugiati. Eravamo presenti quando si alzarono le voci e gridavano di loro i vivi e i morti. Mi alzai dunque per verificare la questione e sapere ciò che era nascosto e ciò che era manifesto. Ecco loro litigavano con il loro grande, loro capo e emiro. Mi fu arduo separarmi da loro, rinunciare a loro e allontanarmene. Gli chiesero riguardo l’abrogazione della sua decisione, garantendogli ciò che ambiva e sollievo dalla sua preoccupazione e angustia. Mi venne dunque in mente di stare con loro che erano prosperi e avevano successo.

Gli dissi: «Ascolta le parole dei tuoi compagni e non opporti al parere di coloro che ti amano».

Disse allora: «Fame e arsura in terra straniera sono per me migliori a sazietà e copiosità d’acqua misti a dolore e angoscia. Io mi trovo presso gli uomini meritevoli come un uomo meritevole e presso i servi come un servo ma non ho per me niente di prezioso in cambio».

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Poi mi disse: «Tralascia il superfluo!». Recitò allora dicendo:

«Ha rifiutato il glorioso d’esser pago, con ignoranza, della vita E di trovar piacevole la permanenza d’insignificante valore.

La mia condizione e la mia nomea si sono diffusi a oriente e occidente E con essa hanno marciato i cavalieri per terre e per mari.

La mia elevatezza d’aspirazioni è più alta della cima di Suhā91 E oltrepassa la costellazione dei gemelli e al-Nasr92.

Si trascina nel gruppo della via lattea la sua coda. Chinano a lei il capo al-ʿUyyūq93 e la stella lucente94. Si volgono a lei tutti gli astri

E le appaiono innanzi nella difficoltà e nella agiatezza. Giuro sull’adab, sul giudizio, sul timor di Dio,

Sulla casa, sullo sforzo, sull’angolo e sulla pietra Che io sono innocente per tutto ciò che ho guadagnato

Quando non ho spronato i cammelli in remoti deserti e steppe E quando ho sfinito i cavalli nella ricerca della superiorità E raggiungendo ciò che spero o cui ha fine la mia vita».

Prese poi il suo bastone e i suoi due calzari in mano e guadò l’acqua sui suoi piedi.

Mi passò per la mente l’idea che se gli fossi divenuto compagno non avrei fallito e avrei guadagnato dalla sua conoscenza dell’adab la più abbondate fortuna. Andai così nell’acqua affidandomi all’Innalzatore del cielo.

Quando lo vidi – e lui mi vide – pensai di chiedergli il nome. Me lo dichiarò e mi salutò dandomi la pace. Disse poi: «Quale è il tuo nome ragazzo?»

Dissi: «Al-Nāṣir – [che da vittora] che sia per voi su ciò che mirate, oh guida».

91 Al-Suhā è una stella della costellazione dell’Orsa Maggiore.

92 Con Nasr si riferisce, probabilmente, a Nasr Ṭā’ir, la stella Altair, oppure Nasr al-Wāqiʿ la stella

Vega.

93 Al-ʿUyyūq è la stella denominata Capella, stella della costellazione dell'Auriga.

94 Corano 24:35, “al-kawkab al-durrī”, astro lucente è utilizzato come metafora nella descrizione

Disse: «Abū al-Ẓafar shaykh degli indiani che ha una famiglia benedetta e lodata».

Poi disse: «Se vuoi che io sia tuo compagno – e ti innalzi la sorte – non chiedermi alcunchè sino a quando non te ne farò menzione».

Risposi: «Non ha parlato il signore con eccesso, io sarò garante di quanto si

esige».

Andò dunque in un campo, e non si fermò ma girò e se ne andò.

Entrò dunque in una casa del funzionario della tesoreria95 e si sedette sulle sue calzature dopo aver salutato.

Entrò allora un uomo con dei libri da vendere, tra questi vi era un numero di raccolte. La prima su cui si posò la mano del funzionario fu al-Fawāʾid al-Mughīthīa [le vantaggiose utilità]96.

Disse: «Questa raccoglie disposizioni utili e intrepidità da leoni. Chi è presso di me che la desriverà con concisione e a cui abbellirò la ijāza?».

Tacque allora la gente la sua risposta. Fu colta allora da un doloroso desiderio per ciò e chinò il capo come se sopra la loro testa fossero gli uccelli97».

Disse: «Ho appreso che presso di voi non v’è del buono».

Si alzò in quell’istante il mio compagno al suo cospetto e recitò nel fascino delle sua loquacità:

«Queste al-Fawāʾid [utilità] l’adab racchiudono

E cessa in chi le considera preoccupazione e turbamento.

Non è un’onorazione quando è resa elevata la sua comparazione – secondo la quale le “utilità” sono una raccolta senza uguali».

95 “Bayt al-māl”, (Encyclopedia of Islam, 1986, voce Bayt al-Māl) la casa del denaro, è la costruzione

nella quale veniva posto il denaro pubblico dello stato islamico, indica per estensione “fisco” o “tesoreria”.

96 Secondo ʿAbd Allah Muḥammad al-Ḥabashī, curatore di un’edizione critica del presente testo,

probabilmente l’autore si riferisce al libro “Al-Fawā’id al-ghyā’iya, un commentario della Kāfiya di Ibn Ḥājib di Nūr al-Dīn Malā ʿAbd al-Raḥmān al-Jāmī (m. 898/1493)” (al-Ḥabashī, 1999, pag. 137).

97 “Ka’anna ʿalā ru’ūsihim al-Ṭayr”, “come se sopra le loro teste stesse un uccello” indica “chi tace e

non si muove; nella descrizione delle assemblee dell’Inviato, su di lui sia la pace, si è detto: - quando parlava i suoi compagni abbassavo la testa in silenzio come se sulle loro teste fosse un uccello - significa che tacevano e non parlavano: l’uccello si ferma solo dove è silenzio” (al-Maydānī 1955, proverbio 3048, vol. 2, pag. 146).

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Ordinò allora il funzionario di sollevare la sua posizione dopo che era stata abbassata e ordinò l’alleviazione della sua vita dopo che era stata nelle ristettezza.

Disse al funzionario: «Tu non potrai sollevare chi ha umiliato il destino. Non lo ripagherai del male, non gli recherai giovamento. Liberatemi come chi come voi ha liberato. Simele a me vi è colui che conosce la sua condizione e ha detto:

Il destino mi ha giurato di deprimere la mia posizione, E il letterato è afflitto a causa di ciò.

Quando ho visto i figli del tempo presiedere Una casa elevata che è ricolma delle bellezze, Mi parlò l’anima che ben conosce la sua sorte e Non mi conduceva in questa casa».

Disse lui il funzionario: «Ho compreso la tua condizione e ciò a cui ti ha condotto l’avvenire. È necessario che tu sieda presso di noi, che tu accetti i nostri doni e che tu presenzi alla nostra preghiera».

Rispose: «Non si respinge la parola del generoso e non ricambia alla generosità che il vile».

Soggiornammo presso di lui due mesi interi, vestiti di gioia. Giunse dunque l’ora del nostro signore e si persero per lui le speranze. Il mio compagno andò a occidente, io a oriente. Continuò il destino a nutrir per lui amore.

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