Narrò al-Nāṣir b. Fattāḥ:
Assistetti alla festa nuziale di un grande emiro nella città di Kashmīr la notte di mercoledì ventinove, nel mese di ṣafr98, nel quarto anno del governatorato di Farukh Sabar. Fu fatto un invito generale che riunì il nobile e il misero. Si erano
98 Nella ricorrenza dell’ultimo mercoledì sono raccomandate una serie di preghiere superogatorie (al-
ʿAthīmīn, 1994, pag. 321) “Vengono mandate trecentoventimila prove e tutte l'ultimo mercoledì del
mese e perciò questo p il giorno più difficile dell'anno. chi prega nelle modalità menzionate viene protetto da Dio con la sua generosità da tutte le prove che capitano in quel giorno e non lo colpiscono. […] Non pare che queste preghiere superogatoria abbiano origine nel Corano e neppure nella sunna”.
assemblati il nomade e il sedentario, i beduini e gli staziali. Uscii di buon mattino – prima dell’arrivo della gente – per avere un posto centrale e di testa. Quando la folla entrò tutta, divennero stretti i posti a sedere dopo che erano stati ampli. Furono offerte loro vivande in vassoi d’oro e d’argento e acqua in recipienti di cristallo: tutto ciò che desideravano le anime, letiziava gli occhi e schiudeva il cuore. L’incenso e l’ambra s’infondevano attorno a loro.
Al centro dell’assemblea vi erano due ragazzi. Gli era riconosciuta la bellezza dei bambini e delle urì. Li circondavano le genti come il cerchio circonda la luna piena. Si stupivano di quanto Iddio li avesse resi speciali nella perfezione, nella bellezza, nell’eleganza e nella fioritura.
Chiesi in merito a loro. Dissero: «Sono i fratelli della sposa, della cui bellezza sono inclini gli animi all’amore».
Dissi: «Dov’è colui che vogliono sposare alla loro sorella e che hanno designato a prendere parte della loro enorme fortuna?» Risposero: «Verrà a breve, siederà in mezzo alla sala».
Chiesi poi: «Come si chiama colui che proferirà il sermone?» Risposero: «Ti sarà chiaro quando proferirà il sermone!»
Non trascorse molto tempo che giunse come un tronco di palma bruciato. Aveva indosso una stoffa colorata di seta e lana. Aveva un naso schiacciato e occhi strabici. Aveva pochi sentimenti e tanti capelli né lunghi né corti. Entrò nell’atrio e sedette in mezzo. Si rivolse quindi alla gente con il viso e il petto.
Disse allora il giudice: «Non predicherà alle persone nessuno eccetto colui che – se gli è stata posta la domanda – vuole che gli sia concessa».
Rispose lo sposo: «Io voglio che mi sia concessa».
Poi disse: «Lode a Dio che ha creato il maschio e la femmina, gli impotenti, quelli con le sopracciglia unite, le sterili e gli ermafroditi. Faccio testimonianza che non vi è dio eccetto che Dio solo, il quale non ha soci, con la professione di fede di un servo che ha una fede salda e che riconosce le colpe e i peccati. Testimonio che Muḥammad è suo servo e inviato, il signore degli arabi e degli stranieri, colui che ha detto: “sposatevi e moltiplicatevi! Io sono fiero di voi genti – preghi Iddio per lui e lo salvi – finchè gli sposi si sposeranno e colui che è nato figlierà99”. E inoltre Dio
99 “Tanākaḥū tanāsalū abāhī bikum yawm al-qiyāma”, sposatevi e moltiplicatevi! Io sono fiero di voi
nel giorno del giudizioso; nel testo di Bāʿabūd, “tazawajū tanāsalū mubāhī bikum al-umam”, sposatevi e moltiplicatevi! Io sono fiero di voi genti, è un ḥadīth (al-Sakhāwī, ḥadith n. 145).
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nella nella sua maestà ha reso lecito il matrimonio. Ha promesso una ricompensa per questo. Ha proibito l’adulterio e ha promesso punizioni per questo». Chi voleva seguire la sunna del signore degli uomini era il povero, di umili conti, e di alti natali, Abū al-Ẓafar. Venne ambendo la migliore della sua gente. Colei che conveniva al suo albero genealogico, chiamata Fitna bint Fattān al-ʿIṭār [bellezza figlia della seduzione che profuma]. Le fu convenuta la dote di cinquantamila dīnār. Ne fu dato l’assenso e l’accettazione. Si sciolse allora l’assemblea. Pregammo quindi per il Profeta.
Nell’ultima parte della notte, risuonarono allora delle grida nel paese, e la gente prese armi e armamenti. Dissero: «Abū al-Ẓafar ha preso tutto ciò che possedeva la moglie in gioielli e vestiti. Non le ha lasciato né un dente incisivo né un dente canino».
Chiese loro allora un uomo che conosceva le genealogie: «Chi è questo Abū al-Ẓafar che vi ha fatto perdere la testa? Conosco trecento uomini con il nome di Abū al-Ẓafar. Ognuno di loro è ben guidato – non recano danno – abbiate però a temere a morte però solo Abū al-Ẓafar l’indiano. Descrivetemelo così che vi sia manifesta la chiara verità».
Quando glielo descrissero disse: «Costui vi ha preso ciò che avete di più bello e di prezioso. Non biasimate lui, ma biasimate voi stessi. Ringraziate Iddio se non l’ha uccisa o se l’è portata via».
Poi, poco dopo, si diffuse la notizia del ritorno di Abū al-Ẓafar. Andai allora a casa sua per ascoltare le sue parole.
Lo sentii dire: «Non ho portato via alcuna ricchezza dalle vostre case. Non vi è stato inoltre motivo della mia partenza eccetto che vostra figlia. Mi ha imposto di fare ciò che non posso tollerare. Mi avrebbe fatto camminare fuori strada! Disse infatti: “Non ti darò piacere, né ti permetterò di toccarmi, se tu non ubbidirai ai miei ordini e mi calmerai”. Al chè lei mi spogliò, quindi – dopo avermi posto sulla schiena una sella – mi cavalcò da una porta all’altra. Quando uscii non volevo ritornare. Sennonché scorreva il suo amore nelle mie articolazioni, come l’acqua negli alberi».
Si calmarono allora alle sue parole e i loro animi ebbero sollievo.
Però, dopo tre giorni, prese la moglie, gli averi, gli arredi, i gioielli, l’argento e l’oro. Non si seppe più dove andò. Il gruppo della moglie si divise in pazzi e folli aspettando la sua venuta come attendono gli sciiti l’avvento del Qaʾim.