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La diciannovesima maqāma: quella di al-Jawnbūr

Narrò al-Nāṣir b. Fattāḥ:

Viaggiai a Jawnbūr con un gruppo di Mandasūr. Quando vi giungemmo gli chiesi: «Dove alloggerete?» Risposero: «In una qualche sua madrasa».

Gli dissi: «Io abiterò alla casa del suo wālī e suo amministratore poiché gli ho composto un panegirico con dei versi splendidi e spero che mi ricompensi con un premio insigne».

Andai dunque alla casa dell’emiro e la trovai riunire il grande e il piccolo. Lo osservai ed ecco lui era concentrato tra il diritto e l’adab. Aveva capacità in tutte e due le faccie della perfezione: l’innata e quella che si acquisisce. Comprendeva la prosa e la poesia. Dava spiegazioni in tutte le scienze e sui quesiti che gli venivano sottoposti. Le loro domande in quel tempo gli venivano presentate.

Poi, quando finì lo studio su ciò che era riportatato, incominciò a studiare il sapere ragionato.

Vennero a lui i poeti con i loro conponimenti e i loro versi. Lui elargiva loro in base alla loro intenzione.

In quell’istante sminuii ai miei occhi e nascosi i miei versi temendo apparisse l’infamia. Non passò molto però che si alzò un ragazzo e recitò gli stessi versi dopo avergli tolto due parti. Il gruppo onorava esageratamente. Erano questi:

Oh Signore d’animo sprezzante e d’intelletto Ho attraversato la distanza

Ed ho abitato inavvertitamente sopra al-Suhā82 A te sia munificenza.

Possedetti un abbondanza che non aveva fine Presso di te è la generosità.

L’intimo prese dunque a ringraziare poiché Esso è il veleno del nemico».

Andò a lui dunque il wālī e gli diede un dono considerevole, una veste d’onore e una schiava bellissima.

Si alzò allora lo shaykh e disse: «Oh wālī! Questi – per Dio! – sono i miei versi e sono composti di sei parti! Osservate come li ha rubati e li ha ridotti. Ne ha tolto infatti una parte. Sono di metro kāmil del secondo tipo. Lui li ha riportati in ottave per ottenere di ridurre il mio componimento».

Gli disse il wālī: «Come puoi dire ciò?». Disse allora:

«Oh Signore d’animo sprezzante e d’intelletto,

Ho attraversato la distanza ringrazia dunque la benedizione di Dio Ed ho abitato inavvertitamente sopra al-Suhā,

A te sia munificenza e la menzione nelle grandi città. Possedetti un abbondanza che non aveva fine,

Presso di te è la minificienza e la luce dei crepuscoli. L’intimo prese dunque a ringraziare poiché

Esso è il veleno del nemico e la gioia dei migliori».

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Si rivolse allora il wālī al ragazzo e gli disse: «Oh tu dalla pelle lurida! Non sai che il furto della poesia è come il furto del grano o dell’orzo? Chi osa il poco ha coraggio anche per il tanto».

Disse allora: «Oh wālī Iddio metta alla prova la vostra discendenza sublime, poiché nella prova è nobilitato l’uomo o umiliato. Con il regolamento e l’annullamento si distingue la menzogna dalla verità!»

Disse allora lo shaykh: «Ho già parlato con la mia lingua e ho espresso quanto è nel mio cuore. Ordinate dunque oh wālī a chi volete che inizi, così che vi si chiarisca chi ha esagerato».

Il walī fu distolto per alcune sue faccende dal ragazzo e dal suo esame. Si arrabbiò allora lo shaykh per la disonestà e credette che il wālī fosse di quelli che accettavano regalie atte a corrompere.

Disse allora il wālī: «Cessa la tua agitazione e ascolta la risposta».

Poi fu distolto – per una questione del suo popolo – da lui. Si arrabbiò quindi lo shaykh per la sua ricorrente condotta. Si alzò in piedi e recitò concitato:

«Mi lamento al ministro religioso del tempo e al suo sacerdote Non per il jinn di questa zona ma invece per il suo uomo E dico: oh sorgenti di beneficio che hanno amato la liberalità Con sincerità sul cui fondamenta hanno eretto il suo castello, Tarda la risposta ad un afflitto e si protrae il tempo per ciò che Era stato sperato in sollievo dal suo uomo.

L’uomo non chiede al generoso se non Quando l’intelligiente ha ricevuto un’offesa.

Il fratello della liberalità irriga le vegetazioni dei suoi doni Versando la vita alle sue colture e alla sua pianta.

Non volta le spalle alla mia risposta! Io sono come Il morto che spera il suo annuncio dalla sua fossa».

Si alzò il ragazzo stizzito e si rivolse allo shaykh indicandolo: «Oh più vile di un chiodo! oh tu che hai gran invidia! ha forse qualcuno avuto visione dei tuoi versi?»

«Oh colui al quale è cresciuto un folto albero nella sua piantagione E che si è elevato grazie al suo possesso e con le sue congetture. Non sia sottoposto al critico chi ha

Merito e non brama il proprio danno…»

Desiderava procedere sino al sesto [emistichio] ma il wālī disse: «Ti basti oh cavaliere».

Diede allora allo shaykh quanto aveva dato al ragazzo e conciliò i due.

Disse: « È sviato chi era ribelle ed insolente». Uscirono dalla sua casa. il mio cuore ardeva nel suo fuoco ed era per me stretto lo spazio. Si accese nel mio cuore il legno di ghaḍā83 giacchè mi avevano rubato i versi e non ero capace di dimostrarlo. Tenetti nascosto cio che aveva tenuto celato la mia mente per paura che mi avessero a biasimare il grande e il piccolo.

Andai dai miei compagni presso la madrasa ed era grande la mia miseria ed amarezza. Quando arrivai a loro – e i miei occhi li videro – ecco! L’uomo e il ragazzo vestivano i più bei vestiti ed erano alla testa delle più alte assemblee. Li osservai, fermandomi per identificarli: loro due erano nel gruppo dei mie compagni nel tragitto! Volli sollevare la questione preparandomi alla sicurezza o alla morte. Poi però considerai che la pazienza con i miei simili era più conveniente. Contai sul Remuneratore in un’altra casa.

Chiesi di lui e del ragazzo. Mi fu detto: «Loro due – in viaggio d’estate e d’inverno – sono Abū al-Ẓafar e il suo figlio letterato i quali hanno il pelo del lupo. Chiesi quindi a Dio la sicurezza ed il successo nella permanenza e nel viaggio.

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