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La quarantottesima maqāma: quella di al-Junnīr

Narrò al-Nāṣir b. Fattāḥ:

Accompagnai un gruppo di Malīr alla volta della città di Junnīr. La necessità esigè di giungere al suo governatore, incaricato delle sue questioni e della difesa dei suoi luoghi inviolabili.

Quando entrammo al suo cospetto lo salutammo. Lo vidi parlare con un uomo della gente della perfezzione, dell’onorabilità e del favore a cui pregava di insegnare ai figli il fiqh, l’adab e qunto serviva loro per la lingua araba.

L’uomo diceva: «L’ascolto e l’ubbidienza, se non fosse che per le molte malattie non sono nelle condizioni. Ho un figlio con un linguaggio più puro del mio e loquace. È più adatto nella prova della comparazione. Se il signore lo vedesse, lo vedrebbe infatti per questo servizio il primo».

Ordinò allora il governatore che fosse chiamato così che potesse indagare sul suo valore e sulla sua conoscenza dell’adab.

Quando comparì al suo cospetto si fermò rivolto ai suoi piedi.

Gli chiese: «Hai appreso qualcosa delle scienze e hai conoscenza della prosa e della poesia?»

Rispose: «Continui la sorte a scorrere secondo il tuo desiderio e continui il sole a sorgere con la rovina di coloro che ti invidiano. Quanto al fiqh io sono il suo sostenitore e fautore. Quanto all’adab io sono il fondamento sul quale sono istituite le sue regole».

Disse l’emiro all’uomo: «Interroga tuo figlio su alcune questioni di fiqh affinchè possa esaudirsi per voi l’intera vostra aspirazione».

Rispose: «Oh emiro continuate a essere rafforzati in intelletto e compresione. Lo interpello in prosa o in poesia?»

Disse: «È noto certo che l’orecchio ha una predilezione per la poesia». In quell’istante l’uomo si alzò sui suoi piedi e indicò suo figlio:

«Cosa dice l’imām del tempo nostro signore

Rigurdo al malato estenuato dal desiderio e dal pensiero? Gli è permessa la rappresentazione della sua amata

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Si affrettò il ragazzo alla risposta e disse senza esitazione e titubanza:

«Dico che per la rappresentazione dell’amato non vi è obiezione E su ciò non v’è dubbio ed esame.

Tratta il divieto di rappresentazione quanto si legge

Negli ḥadīth “e abbiamo detto che è reso noto ciò che è nocivo”».

Disse dunque l’emiro: «Non sia chiusa la tua bocca e non sia privato di te tuo padre».

Disse lo shaykh a suo figlio: «Ascoltami, ti servano i tuoi discendenti e ti invidino tuo cugino e tuo fratello:

«Quali sono le parole del nostro signore dotto di cui si sono mostrate Le qualità di anticipare il tempo,

Riguardo a un amante che non spera la guarigione della sua mente Eccetto che baciando una donna per il risanamento?»

Rispose il ragazzo: «Ho condotto per il giusto, apprendete la risposta:

Riferisco che per il bacio alla donna non vi è obiezione Se non si teme per l’ossessione diabolica

Poiché il bacio sulla guancia della donna è di minor valore Della morte dell’uomo con doloroso amore e tristezza».

Disse allora in quell’istante l’emiro: «È stato sincero lo shaykh, non ha mentito. Non v’è dubbio che questo ragazzo – in questo tempo – è il più erudito in materia di fiqh tra gli arabi e gli stranieri».

Le coppe della letizia girarono dunque fra di loro. Giunse allora il coppiere con la coppa designata al ragazzo e questi gli chiese il nome.

Rispose: «Il mio nome è Hūd221». Allora disse:

«Oh Hūd la nostra priorità è conoscere chi è nobile Che grazia è per te essere conosciuto come Hūd».

Venne a lui un coppiere diverso dal primo con un bicchiere e gli portò il vino su cui contava.

Gli chiese: «Come ti chiami?»

Rispose: «Il mio nome è Mawlā». Disse allora:

«Il bel Mawlā reca un impasto nella saliva

Oh come è dolce il vino della bocca assieme il mio signore».

Venne allora un coppiere diverso dai primi due al ragazzo con una coppa. Era cambiata la fisionomia dei suoi occhi.

Disse: «Benvenuto a colui che porta e ciò che è trasportato! Come ti chiami?» Rispose il coppiere: «Il mio nome è Sūl». Disse allora:

«L’oggetto desiderato è stato esaudito da coppe addolcite

Dissi dunque “benvenuto alla coppa di vino assieme al mio Sūl222”».

Si rivolse quindi lo shaykh al wālī e gli disse: «Non ti ho detto che lui versifica con le sue perle e che non eccellono come lui i giorni e le notti?»

Disse l’emiro: «Lo shaykh ha servito ciò che gli è stato ordinato. Colui che assomiglia a suo padre non agisce certo iniquamente».

Incaricò il ragazzo dell’istruzione dei suoi figli e lo rese oratore delle sue riunioni e feste. Gli assegnò dei compendi e gli regalò una veste splendente. Stette con lui presso un edificio elevato. La porta del bene continuò a essere al suo capezzale. Alla porta del bene inoltre rimase sino a quando si plasmarono i cuori del popolo al suo amore.

Sentii uno dire quando ascoltava le sue parole: «Dio sia munifico con questo maestro». E nel mentre un’altro diceva: «Costui è invece il figlio di Abū al-Ẓafar l’indiano».

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Tornai alla mia casa con il mio cuore in fiamme. Leggevo: “è reso forte chi vuoi ed è reso debole chi vuoi223”.

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