Raccontò al-Nāṣir b. Fattāḥ:
Sentii che ad Aḥmadʾabād vi era una uomo che la sapeva lunga in materia di
ḥadīth e che era celebre per l’elevatezza delle catene dei trasmettori. Percorsi così
deserti e steppe. Attraversai in un giorno ciò che percorre un viaggiatore in un anno. Ogni giorno della settimana era dedicato dall’uomo allo studio di una scienza delle scienze. Accadde – e come si dice “per ogni cosa vi è una causa67” – che entrai al suo cospetto nel giorno in cui leggeva la scienza dell’adab. Erano entrati presso di lui poeti che recitavano le loro poesie e ponevano interrogativi sui loro significati. Fu
66 Noè tentò di convertire le popolazioni che praticavano l’idolatria al Dio unico ma con risultati nulli.
Poiché la situazione rimase tale per “centinaia di anni” (Amir-Moezzi, 2007, voce “Noè”), Dio fece piantare gli alberi al profeta con cui avrebbe costruito una nave. In quaranta giorni venne costruita la nave. Ospitò una coppia di animali per ogni specie che così si salvarono al diluvio insieme alla famiglia di Noè (eccetto che per un figlio).
spinto quindi il discorso ai primi versi, alle bellezze, alle purezze e i passi migliori. Così disse uno dei presenti: «Mai sentii uomo esser sincero come sincero è Abū Tammām:
Diceva a Qawmas il mio compagno, che già avevamo Percorso il cammino guidando la marcia delle cavalcature: “È dove sorge il sole che vuoi portarci?”
Risposi: “No! ma dove sorge la generosità68”.
Gli disse allora un uomo: «Oh sciocco, oh uomo di debole trasmissione, non sai che questi sono rubati a Ṣarīʿ al-Ghawānī69? È noto al lontano e al vicino! Le parole sono queste:
«Diceva il mio compagno, che già era divenuto aspro per noi il viaggio
E le cavalcature avanzavano e presso i cavalieri erano le briglie: “È dove sorge il sole che vuoi portarci?”
Risposi: “No! ma dove sorge la liberalità”».
Disse allora lo shaykh: «Non siete esaustivi per la vostra accettazione delle due tradizioni. Già proferii meglio di questi due e pronunciai ciò di cui non avete avuto conoscenza. Ascoltate dunque da me l’arte e apprendetela. Recitò:
«Quando lei mi vide impegnato nell’icitare al cammino, Ed ero già dimentico dei luoghi natali e delle camere, Disse: “a che pro è spesa la vita in un viaggio
Che è lacerato dagli inferi?
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La stessa questione riguardante l’attribuzione di questi versi (presentata in questa maqāma) è stata trattata anche da ibn Khallikān (608/1211-681/1282). Data la corrispondenza dei due versi presentati (yaqūlu fī Qawmas ṣaḥbī wa qad akhdhat / minnā sl-surā wa khtā al-mahrya al-qawdi / a maṭlaʿ al- shams tanwy an tu’am binā / faqultu kallā wa lakin maṭlaʿ al-jawd; e i versi: yaqūlu ṣaḥbī wa qad jaddū ʿalā al-ʿjl / wa al-khayl tastannu bi’l-rukbān fī al-sujmi / a magrab al-shams tanwy an ta’um binā / faqultu kallā wa lakin maṭlaʿ al-karm”) l’autore potrebbe aver attinto da questa fonte (Ibn Khalliqan, 1968 vol.3, pag. 83, voce 343 ʿAbd Allah b. Ṭāhir). Di cui la traduzione: Mac Guckin de Slane, 1843, vol. 2, pag. 49, voce Abd Allah b. Tahir). Il verso di Abū Tammām è contenuto anche nel suo dīwān (Abū Tammām, 1994, vol. 2 pag. 517).
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È dove sorge il sole dove vuoi andare?” Risposi: “No! ma dove sorge la nobiltà”».
Considerò quindi la relazione tra “sole”, “sorgere” e “nobiltà” e quindi la posizione dei punti diacritici tra “pro [vantaggio]” e tra “viaggio” ed “inferno”70 quindi la metatesi tra “già” e “esser lacerato”71 e la fusione delle perle.
Prese poi in mano il libro dei canti72 e cominciò a parlare della ornazione, della chiara esposizione, e dei significati.
Disse quindi un uomo: «Mai vidi nei libri dell’adornamento niente di meglio di Imruʾ al-Qays nella comparazione di due elementi con altri due:
L’uva e il dattero acerbo sono come
Il cuore dell’acquila nel suo nido, umidi e secchi73».
Disse dunque: «Sì, è stata compiuta al massimo della perfezione ed è utile con ciò al fine della dimostrazione. Bashshār b. Burd74 diceva: “rimasi un periodo senza riposare da quando sentii le parole del verso di Imruʾ al-Qays. Dissi così, dopo aver vegliato e aver patito la fame:
Un polverone discende sulle nostre teste
Con le spade, come una notte nella quale calano le stelle75”.
E li ho innalzati io per terzo che se affermassi che i miei versi sono migliori non sarei mendace. Questi sono:
70 Le parole che intrattengono una relazione formale – cui discusso ne testo – sono: sarf, cambio, safr,
viaggio e, con un punto diacritico in più nella lettera mediana di safr (la lettera fā’ diviene qāf), saqr, inferno.
71 Le parole in questione sono: qad, tradotto con “già” e qudd tradotto con “esser lacerato”. 72 Il libro dei canti è il Kitāb al-Aghānī.
73 “Ka’anna qulūb al-ṭayri raṭban wa yābisan / lidā wakrihā al-ʿunnābu wa al-ḥashafu al-bālī” è un
verso citato come modello di comparazione, tashbīh, (Imru’ al-Qays, 2009, pag. 38).
74 Bashār b. Burd è il poeta (96/714-168/784). 75
“Ka’anna muthāra al-naf fawqa ru’ūsinā / wa asyāfinā laylun tuhāwā kawākabuhu”, “Un polverone discende sulle nostre teste / Con le spade, come una notte nella quale calano le stelle”, è un verso di Bashār b. Burd. È citato come esempio della figura retorica “tashbīh murakkab bi’l-
La terra e le sue luci
Sono come il cielo decorato dalle fiamme delle sue stelle».
Si mise dunque ad enumerare le bellezze dei suo versi, la sua fama presso i letterati e il suo successo. Continuò a infilare perle nei fili e a far scendere l’aristida meccana dal cielo. Passò dunque a parlare del mondo – dei suoi pericoli, dei suoi dolori, della sua disgrazia e dell’abbondanza di affanni e angosce. Si mise allora a considerare, dopo che era divenuta piacevole la conversazione.
Alzò la testa e disse: «Mi meraviglio dei tanti uomini che passano la loro vita solcando terre e sabbie abbandonando simili assemblee nelle quali è onorato e emulato l’acuto». Poi sbuffò, sospirò ed indicandomi recitò:
«Tu vaghi ignaro come colui che già prima di te vagò Per questo l’uomo ti ha dato il nome di girovago. Calma Abū al-Fattāḥ! Non farti indurre in errore Nel mondo giacchè in esso la ragione è confusa. Gracidarono i cuori al peccato e alla sua lordura, Stai in guardia! E non tollerare l’ignominia!
O non vedi forse i figli del tuo tempo che sono passati Come se non vi avessero mai abitato casa?
Guarda le lune nuove che si flettono ai mesi Come falci portano le vite alla fine.
Guarda i sospiri degli uomini: Sembrano nel loro moto delle seghe.
Le genti nelle loro disattattenzioni sono come le vacche, La morte per loro è come la macellazione».
Non rimase nessuno dell’assemblea che non piangesse, che non chiedesse perdono a Dio per i suoi peccati e che non si dispiacesse.
Disse poi: «Oh gente! vorrei mondare i miei figli e non è stata risparmiata fatica in misura delle mie disponibilità». Il gruppo fu allora sollecito nell’aiutarlo secondo possibilità. Io vendetti il mio pellame affinchè non uscisse dalla mia compagnia. Passò con noi il biancore del giorno e ci allietavamo nella pratica della prosa e della poesia. Poi, quando pregò con noi il primo rito della sera, disse: «Ora la
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partenza per le case è la priorità e la cosa più conveniente!» Ognuno di noi andò dunque alla sua dimora e locazione, meravigliato per la sua gran sapienza ed abbondanza. Quando poi pregammo il rito del mattino – e il sole era sorto sulla lancia – andammo alla sua dimora e sede. La trovammo deserta dei suoi proprietari e genti. Chiedemmo di lui ad alcuni vicini. Dissero: «È andato a suo tempo ed è salito su una nave in direzione di Mecca e Medina».
Chiesi di lui a chi era con me. Dissero: «Lui è Abū al-Ẓafar l’indiano». Mi dispiacque l’essermi separato da lui e rammaricò i presenti. Lessi in quell’istante: «Una barriera verrà posta tra loro e ciò che desiderano76».