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La trentacinquesima maqāma: quella di al-Ẓafar Abād

Narro al-Nāṣīr b. Fattāḥ:

Entrai a Ẓafar Abād un anno in cui le cavallette mangiarono i raccolti. Lo presidiava uno che dicevano fosse un tal dei tali e in quell’anno un fulmine demolì la madrasa. Cercai lì una casa per abitarci e trovai che lì le case erano un espressione senza valore. Quando mi stancai di cercare un’abitazione, che fosse anche stata come un sepolcro, andai alla grande moschea e vidi là uno shaykh presso il quale venivano talvolta recitate delle poesie o venivano studiate le scienze religiose.

Gli chiesi: «Come puoi conciliare il buono e il male?»

Ripose: «Credo tu non abbia sentito l’ḥadīth. Quello che ha ricordato al- Rāghib. Era felice, e queste sono le sue sue parole – su di lui sia la pace – quando gli veniva riferita la poesia e il Corano, diceva: “questa una volta, questo un’altra volta”».

Feci la preghiera. La gente si alzava e lo salutava. Al che vide allora un ragazzo che non si era unito alla folla e che si era seduto tra gli ultimi.

Gli disse: «Oh sporco in largo e in lungo! Che cosa ti impedisce di compiere il dovere?»

Rispose il ragazzo: «Noi siamo per la fonte del Profeta, della rivelazione e per la fonte delle fatwa e della sincerità. Non c’è niente di male se non andiamo con la gente».

Disse allora: «Oh ragazzo che è stato indotto in errore dalla sua mente. Non hai sentito l’ḥadīth “chi è lento nella sua opera non avrà sollecitudine nei suoi

155 Shaykh Kanʿān, secondo al-Ḥabashī, curatore di un’edizione critica del presente testo (al-Ḥabashī,

1999, pag. 219) è Yaʿqūb Wālid Yusef che sarebbe il padre di Giuseppe di cui la sura. La triste dello

shaykh Kanʿān potrebbe riferirsi alla tristezza nell’affidare il figlio, Giuseppe. ai fratelli (Corano,

12:13), o quando viene informato che il figlio è stato sbranato da un lupo (Corano, 12:18).

confronti157”. Non vi è discernimento nella sūra rivelata e non vi è certo sacralità nelle immagini deformi! Si sono riunite le genti delle scienze dedotte e rivelate per educare chi si oppone al Profeta. Fa dunque il tuo dovere e abbandona la tua intrusione». Recitò dunque:

Chi non segue l’esempio del Profeta di Dio

È un uomo che nella strada del vero non si è introdotto, Anche se cammina nelle spaccature con delle calzature. Dì “guai a te” poiché sei stato forviato.

Il seguace del Profeta quando la sua strada ha sbagliato, Come un verso del Libro di Dio è cancellato.

Il giovane pianse dunque fino a bagnare con le lacrime la pietra.

Disse: «Sia premiato grazie a me lo shaykh e sia raddoppiato il suo compenso. Possiate, oh shaykh, essere remunerato poiché ho scelto l’annessione all’opposizione. Perdonatemi per le mancanze passate».

Disse: «Hai il perdono di Dio. Ti sia reso un conteggio insignificante. Non v’è dubbio che sei della gente della Casa. Quelli cui Dio ha tolto la sporcizia e li ha resi mondi».

Tornò dunque lo shaykh a quanto stava facendo. La gente sedeva attorno a lui e di fronte.

Dissi: «Shaykh! Avete forse delle narrazioni o delle conoscenze riguardo l’essenza della gente d’India e che la loro natura sia rivelata in una sūra o in un verso del Corano?»

Rispose: «No, ma se osserviamo con attenzione troviamo che per loro è opportuno il detto sublime “Iddio guida chiunque158”».

Dissero lui: «Continui il tuo cuore a leggere con la lingua. Delucidami riguardo alla terra d’India, è divisa in cinque parti oppure no?»

Rispose: «Senza dubbio la sua terra e i suoi averi non sono suddivisi in cinque parti. Dubito la presenza di cinque parti nelle sue donne e uomini».

157 “Man abṭa’a bihi ʿamluhu lam yusraʿ bihi nasabuhu” è l’ḥadīth (al-Qaḍaʿī, 1985, vol. 1, ḥadīth

393, pag. 245).

148

Gli dissi: «Continui la collana delle vostre perle nel collo del tempo. Ditemi, quali donne sono più belle? Quali sono più speciali nell’avvenenza?»

Rispose: «La gente, nelle sue passioni, è differente. Li ho visti però, riguardo alla bellezza, crollare. Tra la gente vi è chi non cerca la bellezza ma ama invece le ragazze nobili. Tra di loro vi è chi le cerca e vi ambisce da ogni parte. Vi è chi ama il bianco e l’impregnato di rossore. Vi è chi ha un’inclinazione per il nero e il verde. Vi è a chi piace l’azzurro e il castano. Vi è chi propende per la bellezza morale. Vi è colui a cui va bene il nero e il giardino. Ma, se vuoi la bellezza che non ha simile eccetto che in paradiso, per te fanno le donne di al-Zabīd e del Kujarāt.

Se cerchi la cintola e il petto, per te sono le donne degli indiani.

Se cerchi il sedere e le gambe imponenti, per te fanno le donne dell’Iraq. Se cerchi quella che rispetta i doveri e la sunna, per te fanno le donne dello Yemen.

Se cerchi la vita e la prosperità con vestiti e abitazione per te fanno le donne scure.

Se cerchi una piacevole compagnia, per te fanno le donne del Cairo.

Se cerchi il piacere insieme alla bellezza della linguaggio, per te fanno le donne del levante.

Se cerchi la letizia del matrimonio e appropriarti di tessuto e di stoffa, per te fanno le donne d’Abissinia.

Se cerchi la bellezza di quelle passate, la pesantezza del posteriore, la nerezza del braccio, la bellezza della forma e l’assenza di testardaggine, per te fanno le donne di Ziyar Abād.

Se cerchi l’incombenza su ciò che è legale e ciò che è lecito, per te fanno le donne del Ḥijāz.

Se cerchi il servizio, la tristezza e l’assenza di collaborazione, per te fanno le donne dei turchi.

Se cerchi la mancanza di cortesia, per te fanno le donne di Marrākash e Fās. Se cerchi la mancanza di vita con la metà e la testardaggine, per te fanno le donne di Shājahān Abād.

Ma se cerchi riparo da tutte le disgrazie, non sposare alcuna donna anche se fosse piena di pregi!»

Baciai dunque le sue mani e i suoi piedi. Lo ringrazia della bella azione e del favore. Gli chiesi un responso su alcune scienze.

Scrisse dunque sulla buccia di una cipolla o di un aglio quanto segue:

“Io, Abū al-Ẓafar il viaggiatore, riferisco di dare il responso ad al-Nāṣir b. Fattāḥ”.

Disse poi: «Và, innalzami ai tuoi occhi. Questa è la nostra separazione».

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