Raccontò al-Nāṣir b. Fattāḥ:
Comprai Abū Ziyād121 e viaggiai su di lui a Shams Abād. Quando ero a metà strada mi fermai per riposare e ristorarmi. Venne quindi un uomo di bell’aspetto e reputazione. Con lui era un ragazzo del quale – per il contenuto delle parole – si evinceva che era educato e sensibile.
Mi chiese come stavo e quali erano le cause del mio viaggio e del mio errare. Risposi: «Le ristrettezze nelle mie mani, la preoccupazione religiosa, la mancanza di viveri e di ciò che fa vivere».
Disse allora: «Rallegrati! è tramontata la stella della tua disgrazia ed è svanita. È sorta invece la stella della tua fortuna nell’orizzonte della speranza. Ti renderò ogni giorno un dīnār se starai in mia compagnia. Quando vorrai tornare dalla tua gente ti aiuterò nella misura della mia forza e capacità».
Presi la sua mano e la baciai. Ringraziai ed accettai.
Andammo nella città diretti al suo wālī in carica. Entrammo nel paese il giorno in cui il wālī riuniva il misero e il nobile.
Quando entrammo al suo cospetto l’uomo, dopo aver salutato, s’inginocchiò e baciò la terra tra le sue mani.
119 Muḥammad Kām Bakhsh dovrebbe riferirsi al quinto figlio di Auragzeb: Muḥammad Kam Bakhsh
(1078/1667-1121/1709).
120Ibn Hāna’ al-Andalusī è Abū al-Qāsim Muḥammad b. Hana’ b. Saʿadūn al-Azdī al-AndalusiAzdī
al-Andalusī, chiamato il Mutanabbī d’occidente, Mutanabbī al-gharb (m. 362/973).
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Disse: «Oh mio signore, compagno generoso e che da aiuto, sono giunto a voi dal paese più lontano. Ho attraversato bassopiani ed altopiani. Ho patito per ciò gravose sofferenze. Sono ora arrivato nella vostra terra onorata e ho fatto fermare la mia cavalcatura alla vostra possente porta. Ho gettato nella vostra sala il bastone da viaggio. Spero mi riceviate con ciò con cui si ricevono i migliori».
Rispose il wālī: «È stata fatta una bella presentazione, non ti preoccupare per ciò che è passato e non pentirtene. Sono forse i tuoi due compagni i tuoi fortunati figli?»
Rispose: «No! – faccià perdurare Iddio i tuoi giorni e diffonda la tua fama nei paesi più lontani».
Disse il wālī: «Desidero un poeta educato, giudizioso, capace, che abbia conoscenza della poesia e delle sue costruzioni, il quale riunisca la sottigliezza dell’espressione e la completezza del suo significato».
Disse l’uomo indicando il ragazzo: «Questi è titolare della bandiera dei poeti. Non vi è nessuno simile a lui sulla faccia della terra».
Chiese allora il wālī: «Conosci la poesia con le sue peculiarità? Distingui le sue debolezze e le sue progressioni?»
Rispose: «Come che non le conosco! Con me si prolungano i suoi sabab e si fissano i piedi dei suoi versi. Io sono nella sua metrica colui che innalza i suoi fondamenti e si abbassa così al sublime grado dei suoi isnād»
Disse allora il wālī: «Scrivetelo nel quaderno degli stipendiati. Appellatevi a lui con il titolo di principe dei poeti».
Disse poi il wālī a suo padre: «Possa tu essere ricompensato in bene. Possa tu essere preservato da sventura e difficoltà».
Ordinò quindi che cercasse per lui un kātib di buon operato, con efficace espressione, bella scrittura e che scrivesse nelle sette grafie».
Disse l’uomo: «Porterò a voi domani un kātib che non ha simili nel tempo ingordo eccetto che nella terra dello Yemen».
Assegnò per il nostro soggiorno una casa. Disse inoltre: «Il vostro cibo provenga da qua».
Quando si fece mattina l’uomo cercò suo figlio. Gli cambiò allora le vesti e gli tinse barba e testa. Quando andammo dal wālī affermò: «Questo è il kātib competente ed è famoso presso i nomadi e i sedentari».
Proferì allora: «Lode a Dio se ho superato con la mia opera Ibn Maqla122,
ʿAbd al-Ḥamīd123, Yāqūt124, Ibn Bawāb125 e Ibn ʿAmīd126. Non conviene all’uomo di parlare di ciò che contengono a meno che non li si padroneggi e si sappia ciò che loro compete».
Ordinò allora il wālī: «Iscrivetelo nel quaderno dei kuttāb. Chiamatelo capo dei kuttāb».
Chiese quindi all’uomo: «Che è successo a tuo figlio, non è venuto quest’oggi».
Rispose: «È per causa delle conseguenze della veglia, ha un gran sonno. Per questo non ha potuto essere presente con noi tutti: perché io temo per la perdita della casa».
Passò il tempo. Lui prendeva ciò che era stato stabilito per i due nell’ufficio governativo. Non li faceva inoltre comparire assieme per il periodo di tempo. Successe quindi che scoppio una lite tra lui ed il ragazzo, la quale giunse alla zuffa e alle mani. Il ragazzo andò dal wālī a lamentarsi, piangendo per l’esasperazione e lo sconforto.
Disse: «Questo certo è mio padre. Quando però si fece migliore la mia educazione divenne malvagio nei miei confronti, mangiando – inoltre – solo a mie spese».
Ordinò allora di far comparire suo padre. Disse: «Come puoi trattare male questo ragazzo acuto?»
Rispose: «È più irriverente della lucertola127, morde più dello scorpione. Ha delle doti encomiabili (una dialettica splendida e una fede magnifica)
Lui però ogni giorno e notte
122 Ibn Maqla è Abū ʿAlī Muḥammad b. ʿAlī al-Ḥusayn b. Maqla al-Shīrāzī (272/886-328/939). 123 Ibn al-ʿAmīd è Muḥammad b. al-Ḥusayn (m. 360/970) è citato inoltre nella maqāma numero 13, 28
e 45.
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Yāquwt potrebbe essere Yāquwt b. ʿAbd Allah al-Ḥamawī (m. 626/1228) oppure Yāquwt bin
ʿAbd Allah al-Mustaʿṣamī (m. 349/960) citato inoltre nella quarantacinquesima maqāma.
125 Ibn al-Bawāb è ʿAlī b. Hlāl (m. 423/1031) citato anche nella maqāma 45.
126 Ibn al-ʿAmīd è Muḥammad b. al-Ḥusayn (m. 360/970) citato anche nella maqāma 45.
127 “Aʿaq min al-ḍibb”, si intende la lucertola e la sua irriverenza, cova infatti le sue uova in un luogo
molto sicuro, poi quano si stanno per schiudere le uova crede sia qualcosa che minaccia la sua covata così le uccide tutte sino a che non rimane di loro eccetto chi riesce a fuggire. A tal proposito proferì al-Rajiz: (poesia) «più irriverente della lucertola più puzzolente della puzzola” (al-Zamakhsharī, 1967, proverbio 1063, pag. 249).
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È sulla mia schiena un piacere e al suo interno è la fortuna. Da e riceve, all’inizio si mostrava generoso,
Non conosceva la sinistra quel che dava la destra».
Disse il ragazzo: «Non sapevo che presso di te era infuso questo veleno e che sei come un miraggio nel deserto128. Ha ragione chi parla. Io credevo però dicesse “solo nei giorni della tua infanzia e del mostrarsi di ciò che ti è celato”.
Chi tocca con il ventre il dorso della terra E sente sulle spalle la pancia di qualcun altro, Non è affrancato dal suo dolore
E non ha speranze per il suo bene».
Disse il wālī: «Il Libro, il Libro, se vuoi un ammonimento! È indicazione di amore tra gli amanti. Quando lui parlava era insolente».
Li conciliò dunque e, dopo avergli dato mille dīnār, li inviò alla loro abitazione. Andarono a casa. Ognuno si sedette in una parte. Non paralva l’uno col compagno non per la forte collera, ma per superbia. Dormimmo poi.
All’alba aprii gli occhi e di loro non vi erano nè averi né tracce. Allorchè capii che lui era il pastore di vacche, Abū al-Ẓafar. Quello che per una cammella colpisce un uomo giusto. Il suo cuore è il bovino. La paura del wālī mi mise in fuga chiedendo perdono per le mie male parole e azioni.