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coordinatore

(Hoehn-Saric et al. 2005). Tali aree di attivazione costituiscono alcuni dei correlati neurali caratteristici del disturbo ossessivo- compulsivo (DOC) (Mataix-Cols D et al. 2003 e 2004, Menzies L et al. 2008), condizione nella quale il rimuginio si presenta come elemento psicopatologico peculiare con caratteristiche qualitative differenti a quelle del GAD.

Alla luce di tali considerazioni, indagare il fenomeno della ri- muginazione dal punto di vista neuropsicologico risulta essere una strategie fondamentale per comprenderne non solo i mec- canismi di funzionamento, ma anche per definirne le differenze rispetto al fenomeni rimuginativi presenti nei soggetti con altre patologie psichiatriche, nei soggetti sani e nelle sottopopolazio- ni di pazienti con DOC.

Sulla base sia degli studi di attivazione, sia delle riflessioni sulle funzioni cognitive coinvolte, è stato indagato il rimuginio in un campione di soggetti affetti da DOC confrontato con sogget- ti sani di controllo, utilizzando una batteria testale composta da scale cliniche che indaghino questo processo e una batteria neuropsicologica per rilevare il funzionamento cognitivo delle popolazioni oggetto di studio. Lo scopo è verificare la presenza di eventuali disfunzioni neuropsicologiche, individuare i profi- li cognitivi delle diverse popolazioni e correlare le prestazioni con le variabili qualitative e quantitative del rimuginio.

the relationship between insight and uncertainty in obsessive-compulsive disorder

N. Jaafari

INSERM Experimental and Clinical Neurosciences laboratory, Team Psychobiology of Compulsive Disorders, CIC INSERM U 802 Poitiers, Fr. Université de Poitiers, CHU Poitiers, SHUPPM, Centre Hospitalier Henri Laborit, Poitiers, Fr

introduction: analysis of insight in obsessive-compulsive dis-

orders (OCD) raises conceptual problems 1. The assessment of

insight with Brown Assessment of Beliefs Scale (BABS) helps to define patients with poor insight and those with good insight. But it can not help to explain the mechanism underlining a poor insight in patient with OCD. Moreover, the role of insight in the symptomatic expression of OCD remains controversial. We sought to better investigate this issue and assessed potential relationships between the level of insight and some cognitive determinants of OCD symptoms. For this purpose, we used a behavioral task (the checking behavioral task) that allowed the expression of repetitive checking behaviors in OCD patients.

Methods: the level of insight was assessed in 20 checking OCD

patients with the BABS. Patients were subjected to the check- ing behavioral task during which we assessed the ‘‘uncertainty cost’’ at the time of decision-making that lead to checking be- havior.

results: we found a positive correlation between the level of

insight and the uncertainty cost during decision-making leading to the performance of checking behaviors.

Conclusion: these first experimental findings suggest the exist-

ence of a relationship between insight and cognitive determi- nants underlying OCD symptoms.

Bibliografia

1 Marková IS, Jaafari N, Berrios GE. Insight and obsessive-compulsive

disorder: a conceptual analysis. Psychopathology 2009;42:277-82.

robiologica avvalora sempre di più l’individuazione di un di- sturbo eterogeneo in cui le dimensioni fenotipiche sottendono a substrati neurofisiopatologici distinti. Si distinguono pertanto non solo i diversi sottotipi clinici (washers, checkers, ecc.) ma anche le diverse dimensioni psicopatologice quali il disgusto, la passive avoidance e l’incompletness. Un interessante filone di ricerca sta recentemente mettendo in luce le sovrapposizioni fenotipiche tra il disturbo ossessivo e le dipendenze. Il disturbo ossessivo viene infatti concepito sempre più come una beha-

vioral addiction, sia sulla base di dati clinici che sulla base di

indagini sui sistemi di reward dei pazienti ossessivi. Infine, l’uti- lizzo di nuove tecniche quali la deep brain stimulation, stan- no portando nuove evidenze a favore di queste tesi e stanno permettendo di arrivare a una maggior conoscenza delle basi neurobiologiche che sottendo al fenotipo clinico.

l’eterogeneità psicopatologica nel disturbo ossessivo- compulsivo: quali possibili endofenotipi?

G. Salomoni, A. Riva, V. Di Chiaro

Dipartimento Neuroscienze Cliniche, Villa San Benedetto, Albese con Cassano (Como)

Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è definito in letteratura come un disturbo multidimensionale, la cui eterogeneità è ri- scontrata a livello clinico, neurobiologico, neuropsicologico e nella risposta ai trattamenti farmacologici e non farmacologici. La comprensione della complessità psicopatologica del DOC attraverso la individuazione dei suoi possibili endofenotipi fa- vorirebbe una più valida ridefinizione dell’intrinseca struttura del disturbo e un’indagine migliore della sua eziologia, con conseguenti importanti implicazioni sul piano terapeutico, con- sentendo la definizione di popolazioni eterogenee sul piano cli- nico, biologico e nella risposta ai trattamenti.

Scopo di questo lavoro è la definizione di profili neuropsicolo- gici di una popolazione di pazienti affetti da DOC attraverso la somministrazione di una batteria neuropsicologica che indaghi funzioni esecutive, memoria e abilità decisionali.

Le variabili neuropsicologiche saranno correlate a profili clini- ci per meglio individuare componenti eterogenee che possano costituire un possibile endofenotipo del disturbo.

la dimensione neuropsicologica delle rimuginazioni mentali

P. Cavedini, A. Riva, T. Torti

Dipartimento Neuroscienze Cliniche, Villa San Benedetto, Albese con Cassano (Como)

Il rimuginio è un’esperienza cognitiva universale e quotidiana che, quando eccessiva, può inficiare il funzionamento perso- nale, risultando in strategie fallimentari per la risoluzione dei problemi. Attualmente, il rimuginio è descritto come un costrut- to multidimensionale, un elemento psicopatologico comune a differenti diagnosi (Hoyer et al. 2009). Le evidenze scientifiche attuali, limitate al disturbo d’ansia generalizzato (GAD), sosten- gono l’ipotesi che il rimuginio dipenda da una disregolazio- ne nell’attivazione cerebrale delle regioni prefrontali mediali (Hoehn-Saric et al. 2004) con conseguente interferenza sull’at- tività delle regioni cingolate anteriori connesse all’affettività

gnosticamente negativo favorendo sia una minor durata della permanenza in trattamento, sia il tasso di abbandono precoce. I presupposti di un trattamento appropriato ed efficace devono inevitabilmente riferirsi alla capacità di presa in carico, al la- voro motivazionale e a una spiccata enfasi sulla compliance, indipendentemente dall’esito breve dell’intervento erogato. Le modalità di un singolo trattamento sono direttamente pro- porzionali alla personalizzazione degli obiettivi e al lavoro di miglioramento della aderenza e della ritenzione in trattamento. In Italia, la pratica assistenziale nell’ambito delle tossicodipen- denze e della salute mentale ha evidenziato finora solo la rile- vanza della comorbidità tra disturbi correlati all’uso di sostanze e altri disturbi mentali (“doppia diagnosi”).

alcolismo e dipendenze comportamentali: nuove evidenze M. Di Nicola, D. Tedeschi, O. De Vita, G. Martinotti, G. Pozzi, L. Janiri

Istituto di Psichiatria e Psicologia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma

introduzione: il concetto di “dipendenza”, tradizionalmente

riferito all’abuso di sostanze psicoattive, è stato esteso anche a oggetti, comportamenti ed esperienze in relazione alla loro potenzialità di determinare manifestazioni sintomatologiche e decorsi di malattia in parte sovrapponibili a quelli indotti dal- le sostanze chimiche. Riflessioni derivate dalla clinica e dalla ricerca suggeriscono il razionale per investigare la presenza di una maggiore suscettibilità a sviluppare comportamenti di

addiction in coloro che abbiano già esperito una condizione

di dipendenza. L’obiettivo del presente studio è stato di effet- tuare lo screening delle principali dipendenze comportamentali in soggetti alcol-dipendenti e di indagare il ruolo del craving, dell’impulsività e delle dimensioni di personalità nello sviluppo di tali condotte.

Metodi: a 187 soggetti alcol-dipendenti (DSM-IV-TR) e 250

controlli non clinici omogenei per caratteristiche socio-demo- grafiche è stata somministrata una batteria di test di screening per il gioco d’azzardo patologico, lo shopping compulsivo, la dipendenza sessuale, da esercizio fisico, da Internet e il “worka- holism”. Inoltre, gli alcol-dipendenti sono stati valutati median- te la Obsessive Compulsive Drinking Scale (OCDS), la Visual

Analogue Scale per il craving (VASc), la Barratt Impulsiveness Scale (BIS-11) e la Temperamental and Character Inventory – Revised (TCI-R) per indagare il craving per l’alcol, l’impulsività

e le dimensioni di personalità.

risultati: il 39,6% degli alcol-dipendenti ha raggiunto il cut-off

di screening per almeno una dipendenza comportamentale ri- spetto al 12% dei controlli. Gli alcol-dipendenti hanno riportato

Comorbilità tra nuove e vecchie dipendenze e disturbi mentali: implicazioni cliniche e prospettive future M. Clerici, J. Santambrogio, F. Bartoli

Dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche, Università di Milano Bicocca

Il contributo si propone si favorire una riflessione sulle tema- tiche relative a quadri psicopatologici caratterizzati dalla con- comitanza di disturbi mentali e aspetti diversi delle molteplici condizioni di dipendenza, proprio in relazione alle implicazio- ni cliniche diagnostico-terapeutiche, all’efficacia dei trattamen- ti rivolti alle stesse a breve, medio e lungo termine, nonché alle implicazioni organizzative del sistema di intervento. I risultati del trattamento delle condizioni di dipendenza – “vecchie” e “nuove”  – sono valutabili alla luce della natura tendenzial- mente “cronica” e recidivante di questi disturbi, elemento che indica una prima sostanziale sovrapposizione tra dipendenze e sintomatologia psichica primaria e secondaria: pertanto, la cosiddetta “doppia diagnosi” – oltre che qualificarsi chiaramen- te come una condizione anch’essa tendenzialmente cronica e recidivante – sembra rinforzare e “peggiorare” in modo cumu- lativo gli effetti di entrambe le condizioni prese singolarmente. Ne consegue come la valutazione di un trattamento non deb- ba quindi essere interpretata nei termini di vera e propria cura – con la necessaria enfasi sui termini di successo/insuccesso – ma, piuttosto, in termini di remissione e di livelli di migliora- mento relativo raggiunti nel tempo. Tutto ciò sembra spostare la valutazione dai risultati a breve (validi generalmente per il superamento della condizione di acuzie: ad esempio, abuso/ dipendenza o acuzie psicopatologica legata all’abuso/dipen- denza) verso quelli a medio-lungo termine, introducendo il si- gnificato portante dell’attenzione alla compliance, all’aderenza al trattamento e alla sopravvivenza in trattamento del paziente. Poiché i meccanismi eziopatogenetici, strettamente correlati, delle dipendenza e delle manifestazioni psicopatologiche deri- vanti dai disturbi mentali (indotti o primari) sono estremamente complessi, l’approccio al trattamento varia considerevolmente e sistematicamente nella durata, nelle modalità e negli esiti in funzione dell’eterogeneità delle popolazioni di pazienti affetti da “doppia diagnosi”. Il contributo cercherà, a tal fine, propor- re uno sviluppo di prospettive conseguente alla definizione di alcune priorità:

La condizione di “doppia diagnosi” rappresenta l’indicatore fondamentale e di riferimento per la diagnosi e la valutazione di esito; tale indicatore può essere considerato – secondo tutti gli studi di follow-up a disposizione – un criterio di insuccesso. Vale a dire che l’essere portatore di una condizione di comor- bilità per disturbi mentali e dipendenza segna inevitabilmente il decorso di tali condizioni e l’esito dei trattamenti in senso pro-

MerColedì 15 FeBBraio 2012 - ore 16.00-18.00

Sala raffaello

s7 - tabagismo, alcolismo, dipendenze e nuove addictions:

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