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diagnosi differenziale con le forme unipolari appaiono proble- matici per tutta una serie di variabili cliniche, tra cui fonda- mentale risulta una sottodiagnosi di aspetti ipomanicali “soft”, ignorati anche dai moderni sistemi diagnostici.

I trattamenti farmacologici impiegati nella depressione bipolare comprendono gli antidepressivi (AD), il litio, gli anticonvulsi- vanti e alcuni antipsicotici di seconda generazione. Una com- binazione di questi composti, solitamente un antidepressivo e uno stabilizzatore dell’umore, è spesso necessaria per raggiun- gere una risposta ottimale. Peraltro, nella letteratura interna- zionale non vi è accordo sull’impiego corretto degli AD nella depressione bipolare, tanto nel trattamento degli episodi acuti, quanto nella prevenzione delle ricadute. Alcuni autori sosten- gono che l’esposizione dei pazienti agli AD dovrebbe essere ridotta il più possibile, alla luce di un possibile switching in ma- nia o di un’accelerazione dei cicli. Altri evidenziano come gli AD siano efficaci nel trattamento sia a breve e a lungo termine della depressione bipolare, e che, almeno per quanto riguarda i nuovi composti, quali gli SSRI, la cosomministrazione di uno stabilizzatore dell’umore riduca i rischi di switching a livelli pa- ragonabili a quelli ottenuti con lo stabilizzatore in monoterapia. Un trattamento non adeguato della depressione può compor- tare la permanenza di un elevato rischio suicidario e favorire la cronicizzazione dei sintomi. Sono necessari ulteriori studi di adeguate dimensioni per individuare strategie di trattamento efficaci e sicure soprattutto nel lungo termine.

Bibliografia

Gijsman HJ, Geddes JR, Rendell JM, et al. Antidepressants for bipolar

depression: a systematic review of randomized, controlled trials. Am J

Psychiatry 2004;161:1537-47.

Sachs GS, Nierenberg AA, Calabreseet JR, et al. Effectiveness of ad-

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2007;356:1711-22.

Ghaemi SN, Wingo AP, Filkowski MA, et al. Long-term antidepressant

treatment in bipolar disorder: metaanalyses of benefits and risks. Acta

Psychiatr Scand 2008;118:347-56.

Tondo L, Vázquez G, Baldessarini RJ. Mania associated with antide-

pressant treatment: comprehensive meta-analytic review. Acta Psychi-

atr Scand 2010:121:404-14.

infatti, trovano ancora oggi una larga diffusione di impiego in quanto la rapida efficacia e ottima tollerabilità ne favoriscono l’utilizzo in acuto in molte situazioni cliniche. Inoltre, a fronte di un rischio di dipendenza elevato e di una tossicità croni- ca indiscussa, il rischio di sviluppare condotte abuso da dosi elevate, molto superiori a quelle terapeutiche, appare ridotto. Negli ultimi 30 anni, tuttavia, sono andati aumentando i dubbi se il trattamento a lungo termine con BDZ rappresenti effettiva- mente una pratica medica appropriata, con un rapporto favo- revole costi-benefici. Queste preoccupazioni hanno condotto a intensa discussione circa l’opportunità del loro impiego, nei pazienti con disturbi d’ansia e dell’umore, con i quali questi far- maci interagiscono a formare quadri clinici complessi a decor- so cronico e spesso resistenti ai trattamenti specifici. Nelle varie situazioni cliniche, il giudizio sull’opportunità di prolungare l’impiego delle BDZ si deve basare su una corretta valutazio- ne del rapporto rischi/benefici. Tale approccio deve prendere in considerazione non solo se esistono fattori di rischio per lo sviluppo di dipendenza e ma anche le eventuali conseguenze di una intossicazione cronica sul decorso del disturbo tratta- to. In ogni caso è opportuno ricordare che nella maggior parte dei pazienti che utilizzano BDZ a dosi terapeutiche è possibili sospendere con successo questi farmaci, anche dopo anni di assunzione continuativa, con un trattamento a scalare corretto. In ogni caso una informazione adeguata del paziente e dei fa- miliari sui rischi di dipendenza e di abuso può migliorare note- volmente la maneggevolezza di uso di questi farmaci.

antidepressivi e disturbo bipolare C. Vampini

Dipartimento per la Salute Mentale, Verona; Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università di Udine

Recenti dati epidemiologici hanno documentato che, all’inter- no del disturbo bipolare, la depressione rappresenta la quota di patologia più cospicua per quanto riguarda la morbilità, la mortalità e il grado di disfunzione psicosociale. A fronte di ciò, il riconoscimento della depressione bipolare e in particolare la

introduzione alla interpersonal and social rhythm therapy nel disturbo bipolare: esperienze cliniche e risultati della ricerca

L. Maggi

Pisa

La psicoterapia interpersonale e dei ritmi sociali (IPSRT) è un adattamento della psicoterapia interpersonale della depressio- ne (IPT) al trattamento del disturbo bipolare.

L’IPSRT può essere schematizzata in due moduli principali ri- spettivamente mirati alla prevenzione delle fasi ipo/maniacali e alla gestione delle ricorrenze depressive. Nella fase iniziale del trattamento è prevista una parte psicoeducativa seguita da un intervento comportamentale principalmente focalizzato sulla regolarizzazione dei ritmi sociali e circadiani, impiegando una scala appositamente dedicata (Social Rhythm Metric). Paralle- lamente viene stilato il cosiddetto “inventario interpersonale”, una revisione delle relazioni interpersonali più significative con l’intento d’individuare 1-2 aree problematiche interpersonali da affrontare nel corso della fase intermedia. Oltre alle quattro aree problematiche della IPT (lutto, contrasto di ruolo, transi- zione di ruolo e deficit interpersonale) è stato implementato un quinto focus denominato “lutto per la perdita del Sé sano”, dove il paziente ha la possibilità di condividere il dolore per le limitazioni e le perdite causate dalla malattia.

Al momento, l’intervento è stato testato in due ampi studi con- trollati: il Maintenance Therapies in Bipolar Disorder Study (MTBD) 1 e il Systematic Treatment Enhancement Program for

Bipolar Disorder (STEP-BD) 2. Nel MTBD i soggetti trattati con

IPSRT nella fase acuta hanno mostrato una curva di sopravvi- venza migliore nella fase di mantenimento a due anni rispetto ai pazienti trattati con Intensive Clinical Management. Pertan- to, la maggiore regolarità dei ritmi sociali durante la fase acuta sembra un mediatore degli effetti della IPSRT nel periodo di mantenimento. Un’analisi degli stessi datiha evidenziato un più rapido miglioramento del funzionamento lavorativo nel corso della fase di mantenimento nei soggetti trattati con IPSRT 3.

Nello STEP-BD, l’IPSRT e gli altri trattamenti psicosociali testati hanno evidenziato una remissione più rapida dalla depressione rispetto al Collaborative Care 4.

Bibliografia

1 Frank E, Kupfer DJ, Thase ME, et al. Two year outcomes for Interper-

sonal and Social Rhythm Therapy in individuals with bipolar I disor- der. Arch Gen Psychiatry 2005;62:996-1004.

2 Sachs G, Thase ME, Otto MW et al. Rationale, design, and methods

of the systematic treatment enhancement program for bipolar disor- der (STEP-BD). Biol Psychiatry 2003;53:1028-42.

3 Frank E, Soreca I, Swartz HA, et al. The role of interpersonal and so- la psicoterapia interpersonale: nuovi adattamenti e nuovi

risultati E. Frank

University of Pittsburgh School of Medicine; Università di Siena

La psicoterapia interpersonale (interpersonal psychotherapy – IPT – Klerman et al. 1979) è nata per il trattamento della de- pressione unipolare, come una psicoterapia breve di 12-16 sedute settimanali. Negli anni successivi, sono poi stati svilup- pati adattamenti per specifici sottogruppi di depressione e per altri disturbi. Questa presentazione illustrerà due adattamenti dell’IPT, pensati per due gruppi di pazienti depressi che sono di solito difficili da coinvolgere nel trattamento e da trattare: le donne incinte e le madri dei bambini con disturbi psichiatrici. Entrambi questi interventi sono basati su un altro adattamento dell’IPT: la psicoterapia interpersonale breve (IPT-B) 1, una tera-

pia di soltanto 8 sedute.

Riconoscendo che per molte donne depresse che hanno un la- voro, una famiglia e una casa da gestire è molto difficile riuscire a dedicare tempo alla cura di se stesse, abbiamo sviluppato una terapia brevissima che sembra più fattibile per queste donne. L’obiettivo dell’IPT-B è quindi la risoluzione di un problema interpersonale relativamente piccolo ma affrontabile nell’arco di 8 settimane. Nell’IPT-B si fa un inventario interpersonale li- mitato ai rapporti attuali e ci si concentra strettamente sul pro- blema scelto.

In questa relazione verranno prima descritti il razionale, gli obiettivi, e le strategie dell’IPT-B in generale e successivamente illustrate modifiche dell’IPT-B fatte per le donne incinte, spe- cialmente quelle che mancano le risorse sia interpersonali che economiche, e per le madri dei bambini con i disturbi psichia- trici. Saranno inoltre presentati i risultati degli studi fatti fino a ora per testare questi due adattamenti dell’IPT.

Bibliografia

1 Swartz H, Frank E, Shear MK. Thase, M.E, et al. Brief interpersonal

psychotherapy for depression in women: a pilot study. Psychiatr Serv

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2 Grote NK, Bledsoe SE, Swartz HA, et al. Culturally relevant psycho-

therapy for perinatal depression in low-income OB/GYN patients.

Clinical Social Work 2004;32:327-47.

3 Grote NK, Swartz HA, Geibel SL, et al. A randomized trial of cultur-

ally relevant, brief interpersonal psychotherapy for perinatal depres- sion. Psychiatr Serv 2009;60:313-21.

4 Swartz, HA, Frank E, Zuckoff A, et al. Brief interpersonal psychother-

apy for depressed mothers whose children are receiving psychiatric treatment. Am J Psychiatry 2008;165:1155-62.

venerdì 17 FeBBraio 2012 - ore 11.40-13.40

Sala raffaello

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