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Uno studio epidemiologico sugli Hikikomorians indica una prevalenza lifetime maggiore dell’1% negli adulti in Giappone. Numerosi casi simili a quelli descritti in Giappone sono sta- ti segnalati in Korea, Oman, Spagna, aprendo un dibattito in- ternazionale sulla natura del fenomeno Hikikomori: sindrome strettamente legata alla cultura giapponese, particolare forma di disadattamento, nuovo disturbo psichiatrico?

I recenti dati di letteratura forniscono una base razionale per studi epidemiologici riguardanti l’Hikikomori e la Modern-type

depression nella clinica e nella popolazione generale. Secondo

molti, infatti, essi non rappresentano fenomeni ben delimitati, legati alla specifica organizzazione della società giapponese, ma sarebbero i primi segnali di una pandemia con cui la nostra società dovrà presto confrontarsi.

dipendenza da internet e psicopatologia web-mediata F. Tonioni

Policlinico Universitario “A. Gemelli”

Dopo oltre due anni di esperienza sul campo è necessario su- perare il concetto di dipendenza da Internet, come dipendenza patologica comportamentale, circoscrivendolo a quegli ambiti clinici come il gambling e il cyber sex che si svolgono in un con- testo autistico, dove non c’è una significativa interazione con l’altro. È importante invece approfondire i tratti evolutivi e gli esiti patologici che derivano dall’interazione massiva di bambi- ni e adolescenti con il gaming e le relazioni web-mediate che, essendo attività interattive strutturalmente diverse dalle relazioni “dal vivo”, danno origine a fenomeni clinici nuovi, compresi in quella che possiamo definire psicopatologia web-mediata.

dipendenza da internet: valutazione ed effetti sul rendimento scolastico

L. Crea, S. Sinatra, E. Aguglia

AOU Policlinico “G. Rodolico”, Vittorio Emanuele II, Catania, Dipartimento di Biomedicina Clinica e Molecolare, UOPI Psichiatria

La dipendenza da Internet è caratterizzata dalla incapacità di controllare l’uso del mezzo tecnologico causando notevole di- sagio e/o alterazioni funzionali e può essere classificato come un disturbo del controllo degli impulsi. La dipendenza da Inter- net presenta affinità con abuso di sostanze e il gioco d’azzardo compulsivo. Gli adolescenti in particolare, più fragili psicologi- camente, tendono a mostrare maggiori problematiche inerenti l’addiction rispetto a ogni altro gruppo di età.

La finalità dello studio è valutare la prevalenza della dipen- denza da Internet fra studenti di istituti superiori selezionati a random tra quelli della provincia di Catania e di Enna (per un totale di tre licei scientifici, 2 licei classici e tre istituti tecni- ci industriali) attraverso la somministrazione del test Internet

Addiction Scale (IAS) di K.S. Young (1996) e di confrontarne i

risultati in base all’età, al sesso, all’istituto di provenienza e al rendimento scolastico.

La casistica è composta da 1423 studenti (809 M e 614 F) di età compresa fra 13 e 21 anni (media 15,94 ± 1,56) suddivisi in due sottogruppi in base all’età (A: 13-16 anni, B: 17-21 an- ni). I risultati hanno evidenziato che i soggetti dipendenti, con il ruolo che il contatto sempre più intenso e immersivo con le

nuove tecnologie ha nel determinare modificazioni dei pattern neurofisiologici e dei modelli comportamentali tali da potere influenzare negativamente l’equilibrio psichico e l’adattamen- to sociale dell’individuo, anche al di fuori di specifiche forme di addiction. Per una migliore comprensione di questi aspetti è particolarmente utile considerare come le tecnologie della comunicazione, in quanto “psicotecnologie”, hanno una spe- cifica capacità di interagire con la mente e di modificarne i pro- cessi di funzionamento sia sul versante cognitivo, sia su quello sensoriale che su quello emotivo-affettivo. Tali considerazioni giustificano la individuazione di una “clinica dei nuovi media” come area della ricerca sui disturbi psichici connessi all’uso dei dispositivi di ICT e, più in generale, di indagine sugli aspetti psicobiologici e psicopatologici correlati ai nuovi media e alle tecnologie di realtà virtuale. I dati derivanti da queste ricerche appaiono, infine, di notevole interesse non solo per il lavoro clinico in psichiatria ma anche per tutti quegli aspetti educativi legati alla diffusione di modelli di uso competente delle tecno- logie nell’infanzia e nell’adolescenza.

Bibliografia

Caretti V, La Barbera D. Psicopatologia delle realtà virtuali. Milano: Masson 2001.

La Barbera D, La Paglia F, Valsavoia R. Social Network and addiction. CyberPsychology & Behavior 2009;12:628-9.

La Barbera D, Mulè A. Dipendenze tecnologie e da internet in adole-

scenza. Quaderni Italiani di Psichiatria 2010;29:3-8.

nuove tecnopsicopatologie: contaminazioni culturali nel villaggio globale

M. di Giannantonio

Dipartimento di Neuroscienze e Imaging, Università “G. d’Annunzio” di Chieti

All’inizio del nuovo millennio il fenomeno Hikikomori (o ritiro sociale severo) fra i giovani giapponesi è divenuto un problema rilevante per la salute pubblica. Un’altra recente fonte di preoc- cupazione è la comparsa di una “nuova” sindrome denominata

Modern-type Depression. Tale orecchiabile denominazione si è

rapidamente e largamente diffusa tramite i mass-media giappo- nesi e via web, portando confusione nella pratica clinica dato che non esistono ancora linee giuda approvate per la sua dia- gnosi e trattamento.

La Modern-type Depression è caratterizzata da uno spostamen- to dei valori dal collettivismo all’individualismo, da angoscia e riluttanza nell’accettare le attuali norme sociali, da un vago senso di onnipotenza e da un evitamento della fatica e dell’at- tività lavorativa. Essa sembra affliggere principalmente i nati dopo il 1970, ovvero la generazione cresciuta con i videoga- mes in casa durante l’epoca della grande crescita economica in Giappone. Giovani affetti da Modern-type Depression tendono a sentirsi depressi solo a lavoro, per il resto del tempo traggono piacere dal mondo virtuale di internet, dei video games, e del pachinko (gioco simile al flipper). Di conseguenza, coloro col- piti da Modern-type Depression hanno difficoltà di adattamento a lavoro o nella scuola e a partecipare al mercato del lavoro, in maniera simile agli Hikikomori.

no conseguito almeno un debito formativo nel corso dell’anno scolastico precedente è del 30,73%.

Lo studio mette in evidenza che il fenomeno inerente la dipen- denza da internet negli adolescenti è un fenomeno in crescita con ricadute negative sul rendimento scolastico.

Bibliografia

Poli R, Agrimi E. Internet addiction disorder: Prevalence in an Italian

student population. Nord J Psychiatry 2011 [Epub ahead of print].

Christakis DA, Zhou C. Problematic internet usage in US college stu-

dents: a pilot study. BMC Med 2011;9:77.

un punteggio al test riportato ≥ 70, sono stati 13, di questi 8 frequentavano istituti tecnici industriali e 5 i licei; i soggetti “a rischio”, con un punteggio compreso tra 50 e 69, sono stati 267 (18,7%), senza differenze significative rispetto ai due sottogrup- pi considerati. La prevalenza nelle donne è minore rispetto ai maschi (16,94 e 21,63%); la prevalenza è maggiore negli istitu- ti tecnici industriali (24,23%) rispetto a quella dei licei (17%). È stata posta in evidenza una significativa correlazione fra la presenza del fenomeno dipendenza da Internet e lo scarso ren- dimento scolastico, infatti nei soggetti senza debiti formativi la prevalenza è del 15,59%, mentre quella degli studenti che han-

Personalità e disturbi ossessivi compulsivi nel cinema V. Volterra

Università di Bologna

L’attribuzione “ossessiva- compulsiva” è conferita nelle più co- muni nosografie (DSM-IV-TR e ICD-10) sia a disturbi di perso- nalità, che a particolari disturbi specifici dell’Asse I. Anche in campo cinematografico, vi sono rappresentazioni esemplari di questi aspetti psicopatologici che indubbiamente danno la pos- sibilità al pubblico di prenderne atto. Vengono presentati alcuni spezzoni di films commerciali, in cui i protagonisti manifestano tratti o veri disturbi ossessivi compulsivi.

la rappresentazione cinematografica del narcisismo M. Balestrieri

Clinica Psichiatrica, Università e AOU di Udine

Quanti e quali narcisismi sono presenti nel cinema? Proba- bilmente ogni riproduzione scenica è in effetti una manifesta- zione di un narcisismo, di un attore, di un regista, di un pro- duttore. Ma se usciamo da questa logica per soffermarci sui personaggi che interpretano parti di narcisista, siamo ancora in difficoltà, perché le espressioni del narcisismo prendono forme diverse. Questo è tra l’altro testimoniato dalle titubanze nel volere o meno includere il disturbo narcisistico nelle pros- sime classificazioni internazionali del DSM-V e dell’ICD-11. Di frequente rimane poi difficile da definire la differenza tra narcisismo sano e narcisismo patologico. I criteri della salute mentale sono parzialmente utili, perché individui narcisistici fortemente disturbati possono essere uomini di grande succes- so e perfettamente compensati nel loro ruolo. Fatto sta che il

disturbo di personalità narcisistica è molto rappresentato al cinema, come si può vedere dal numero di pellicole esistenti e reperibili su questo tema. Un punto ulteriore è che le clas- sificazioni psichiatriche internazionali attuali identificano un certo tipo di paziente narcisista, quello arrogante, ficcanaso, invadente, mentre non è previsto il narcisista schivo, silenzio- samente grandioso, così sensibile da evitare il contatto con gli altri. In questa breve rassegna di clip filmiche proporrò esempi vari di narcisismo utili a rappresentare la galassia di questo tratto di personalità.

la bussola della vergogna nel cinema

M.A. Coccanari de’ Fornari1, D. Fagiolo2, G. Maglio3

1 Professore Aggregato di Psichiatria, Sapienza Università di Roma; 2 Psichiatra; 3 Studente di Medicina e Odontoiatria

L’attenzione al tema della “famiglia della vergogna” s’inse- risce nell’attuale dibattito sulla importanza della diagnosi dimensionale. I temi della vergogna e della colpa e la loro rappresentazione in una società trasformata, quello del Sé e dello sguardo dell’altro, quello della indagine sui piani no- sografico, psicopatologico e psicodinamico, quello dei 4 stili di coping delineati nella cosiddetta “bussola della vergogna” di Nathanson (evitamento, attacco eterodiretto, attacco au- todiretto, ritiro), sono stati oggetto delle nostre recenti os- servazioni cliniche, e di riflessioni in cinematografia, anche inerenti il nostro Gruppo di visione e commento di film nel Day Hospital psichiatrico della Sapienza Università di Roma in cui operiamo. Viene pertanto proposto lo studio di alcuni film emblematici sull’argomento; e in particolare l’analisi del film “Chiedi alla polvere” tratto dal romanzo capolavoro di John Fante, dove il tema della vergogna appare perfettamen-

saBato 18 FeBBraio 2012 - ore 15.00-17.00

Sala tintoretto

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