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la promozione del cambiamento. Particolare risalto viene dato all’esperienza gruppale fenomenologica, basata sull’intercor- poreità e sulla condivisione dell’esperienza vissuta.

la crisi dell’intersoggettività e l’alterazione dei meccanismi empatici, fra i neuroni specchio e le alterazioni della salienza: un possibile percorso A. Ballerini

Clinica Psichiatrica, AOU Careggi, Firenze

Le basi neurobiologiche dei meccanismi che rendono possibile l’intersoggettività sono estremamente complesse. La scoperta dei neuroni a specchio rappresenta sicuramente un “punto di partenza” per avvicinare fenomeni psicologici di base a fun- zioni specifiche cerebrali. Infatti “il meccanismo” dei neuroni specchio permette al soggetto di comprendere le azioni e le intenzioni dell’altro mettendo le basi alla possibilità di “essere empatico”.

L’empatia rappresenta una delle fondamenta dell’intersogget- tività, e la percezione dell’altro si intreccia inevitabilmente con la capacità di essere empatico: “… attraverso la perce- zione riusciamo a entrare nel mondo animato con una ca- ratteristica peculiare, cioè riusciamo a capire che il mondo che ci viene incontro, il mondo animale e il mondo umano, possiede appunto un’animazione interna che noi riusciamo a individuare e a cogliere immediatamente ed è questo l’atto empatico: cioè riusciamo effettivamente a porci in contatto soprattutto con il mondo umano, perché ci rendiamo conto che l’altro sta vivendo” 1.

D’altra parte la percezione del mondo, o meglio il vissuto della percezione è stato negli ultimi anni collegato da un punto di vista neurofunzionale al sistema dopaminergico, le alterazioni di questo porterebbero a un alterazione della “salienza”, tale alterazione renderebbe conto delle alterazione nel vissuto ca- ratteristici delle fasi prepsicotiche 2.

Sembra possibile, naturalmente semplificando, che uno dei percorsi che conducono ai “disturbi dell’intersoggettività”, alla difficoltà di essere con l’altro, caratteristici di alcuni percorsi psicopatologici, siano legati all’alterazione della “salienza” che a sua volta distorce e complica la percezione dell’altro e inevi- tabilmente altera i fenomeni empatici.

Bibliografia

1 Ales Bello A. Le figure dell’altro. Torino: Effatà Editrice 2001. 2 Kapur S, Mizrahi R, Li M. From dopamine to salience to psychosis—

linking biology, pharmacology and phenomenology of psychosis.

Schizophr Res 2005;79:59-68.

di nuovo il problema della inter-soggettività nel cuore della psi- copatologia schizofrenica; la stessa perdita dell’evidenza natu- rale “… non può essere fenomenologicamente spiegata senza tener conto della intersoggettività”, precisa Blankenburg. Nella schizofrenia si intravede il confrontarsi della persona con una patologica crisi di sicurezza ontologica, di fiducia di base, nella ovvietà e realtà del mondo intersoggettivo e del suo radicarsi in esso. Dal confrontarsi cioè con una sorta di “vuoto”, tuttavia coglibile e più volte esplorato nella schizoidia e schizofrenia come “perdita del contatto vitale con la realtà” da E. Minkowski (1927,1951), come “inconsistenza della esperienza naturale” da L. Binswanger (1957), come “perdita dell’evidenza naturale o crisi globale del “common sense” da W. Blankenburg (1971): tesi queste che, a parer mio, largamente si embricano. Tutte utilizzano un punto di appoggio, l’epoche, che, come la le- va immaginata da Archimede, li porta al di là della esperienza naturale. La crisi nella dimensione intersoggettiva del mondo della vita è come una faglia della crosta terrestre da cui può originarsi il terremoto schizzofrenico.

il mondo tossicomane: la sfida intersoggettiva G. Di Petta

UOSD Doppia Diagnosi-Centro Diurno “Giano”, Dipart. Dip. ASL NA 2 Nord

Il Dasein o mondo tossicomane, nelle sue complicanze psi- copatologiche e cliniche, rappresenta una delle più note aree di scacco dell’intersoggettività. In termini fenomenologici si struttura sulla seguenti modalità di esperienza alterata:1) mo- mentaneizzazione e istantaneizzazione del tempo vissuto; 2) restrizione e deformazione dello spazio vissuto al “perimetro della sostanza”; 3) annientamento dell’altro come soggetto; 4) oggettificazione del proprio corpo (Koerper) e perdita di con- tatto con il Leib; 5) modificazione crepuscolare della coscien- za. Tutte queste alterazioni sono sostenute da una fortissima ed esclusiva polarizzazione dell’intenzionalità sulle sostanze stupefacenti. L’incontro con il tossicomane, pertanto, presenta almeno due livelli si difficoltà: 1) primo contatto e “aggancio”; 2) “tenuta della relazione”. La lettura diagnostica e comprensi- va della singola esistenza tossicomane è estremamente difficile per le complicate aderenze tra il piano di effetto delle sostanze stupefacenti (impersonale biologico) e la reazione del soggetto (vulnerabilità, personalità di base). L’autore esplora alcune cri- ticità psicopatologiche (depersonalizzazione, stati crepuscola- ri, delirium) correlate all’abuso di sostanze e significative nella transizione psicotica, e, quindi, il coinvolgimento personale dell’operatore nel favorire la presa in carico del tossicomane e

esposizione a eventi traumatici precoci: il ruolo dei fattori psicobiologici nell’esordio psicopatologico e nella salute generale

A. Danese

Clinical Lecturer in Developmental Psychobiology and Psychiatry Head, Early Experiences Lab Department of Child & Adolescent Psychiatry, and MRC Social, Genetic, and Developmental Psychiatry (SGDP) Centre, Institute of Psychiatry, King’s College London, London, UK

La presentazione sarà focalizzata sui  meccanismi che con- vertono le esperienze traumatiche precoci in fattori di rischio biologico per malattie mentali, introducendo 3 linee di ricerca. Una prima linea di ricerca è stata sviluppata in collaborazio- ne con il Dunedin Multidisciplinary Health and Development

Study, una coorte di 1,000 soggetti nati nel 1972-73 e seguiti

per 38 anni in Nuova Zelanda. Questa ricerca ha dimostrato che il maltrattamento infantile è associato a elevati livelli in proteine dell’infiammazione in età adulta, indipendentemente da numerosi altri fattori di rischio. A loro volta, elevati livelli di infiammazione contribuiscono alla fisiopatologia di disturbi psichiatrici come la depressione. Una seconda linea di ricerca è stata sviluppata in collaborazione con l’Environmental Risk (E- Risk) Longitudinal Twin Study, una coorte di 2.200 giovani nati nel 1994 e seguiti per 12 anni nel Regno Unito. Questa ricerca ha dimostrato che elevati livelli di infiammazione possono es- sere osservati già in alcuni bambini con esperienze di maltrat- tamento. I risultati suggeriscono che la prevenzione degli effetti del maltrattamento infantile dovrebbe iniziare in età precoce. Una terza linea di ricerca mira a consolidare l’evidence base riguardo gli effetti delle esperienze traumatiche precoci sulla psicopatologia attraverso studi meta-analitici. Questa ricerca ha dimostrato che il maltrattamento infantile predice un corso sfavorevole di malattia e una peggiore risposta al trattamento della depressione.

long term sequaelae of early deprivation S. Pollak

Distinguished Professor of Psychology, Psychiatry and Pediatrics, University of Wisconsin

Research conducted with nonhuman primates and descriptive behavioural research with humans have suggested that infants reared under conditions of social deprivation develop aber- rant patterns of social, emotional, and cognitive functioning. Internationally adopted post-institutionalized children provide a valuable population in which to study the effects of early dep- rivation on brain-behavior development. The marked change in

living environments experienced with adoption, from impover- ished to enriched, allows a reasonable way to estimate both the duration and ages during which deprivation was experienced. Our goal has been to relate these factors to children’s function- ing in specific cognitive and emotion-related domains. Of par- ticular concern to parents of these children have been develop- mental problems in areas such as attention, behavioral control, sensory integration, acquisition of motor skills, and emotional regulation. This presentation will focus on the brain and behav- ioral systems that may be affected by early institutionalization of children. These studies suggest that some, but not all, aspects of executive attention/inhibitory control may be compromised in institutionally-neglected children. Difficulties in children’s gross motor abilities appear to reflect developmental delays in circuits controlling voluntary movement. And preliminary data are suggestive in alterations in hormonal regulatory systems implicated in social bonding and affiliation. At the same time, and despite early harsh adversity, many other aspects of chil- dren’s functioning appear to be developing normally, including general intellectual abilities, memory, and some components of language acquisition. In many cases, the degree of environmen- tal neglect rather than the amount of time in institutional care, is most predictive of children’s current functioning.

For many children, cognitive performance appears to improve with increased time in the adoptive home. These data under- score the need to use more specific assessments of neural func- tioning to understand the effects of children’s early experience on later developmental functioning.

irritabilità, disciplina severa, calore affettivo dei genitori e tendenze internalizzanti esternalizzanti dei bambini C. Pastorelli1, M. Gerbino1, V. Castellani1, G.V. Caprara1, D. Bacchini2, J. Lasnford3

1 Dipartimento di Psicologia, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma; Centro Interuniversitario per la Ricerca sulla Genesi e sullo Sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisociali; 2 Dipartimento di Psicologia, Seconda Università di Napoli; Centro Interuniversitario per la Ricerca sulla Genesi e sullo Sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisociali; 3 Center for Child and Family Policy, Duke University introduzione: una vasta letteratura ha messo in evidenza come

l’uso di pratiche disciplinari severe (punizione fisica e aggressi- vità psicologica) sia un fattore di rischio per lo sviluppo psicolo- gico dei bambini e per l’insorgenza di problematiche sia di tipo internalizzante che esternalizzante.

Tuttavia un minor numero di studi ha diretto l’attenzione sulle caratteristiche di personalità dei genitori che possono contribu-

MerColedì 15 FeBBraio 2012 - ore 11.40-13.40

Sala BraMante

s2 - traumi, avversità precoci e conseguenze psicopatologiche:

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