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rappresenta, quindi, una sintesi tra funzioni di riferimento e so- stegno psicologico del minore e tutela legale con poteri, limiti e confini che verranno esposti nella presentazione.

l’amministrazione di sostegno (ads) nei pazienti con disturbo bipolare

R. Paterniti, F.Y. Arafa Ali

Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Sezione di Psichiatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Firenze introduzione: il disturbo bipolare è un grave disturbo dell’umo-

re, generalmente a insorgenza precoce (adolescenza, prima età adulta) e a decorso cronico, che colpisce circa l’1,2% della po- polazione.

La storia naturale prevede un’alternanza di periodi di malattia (episodi ipomaniacali, maniacali o depressivi) e fasi di remissio- ne che può durare tutto l’arco della vita.

Non di rado si verificano più ricadute in un anno con durata variabile da pochi giorni a mesi.

La fase depressiva comporta umore depresso, astenia, apatia, abulia, alterazioni dell’appetito e del sonno, agitazione o ral- lentamento psicomotorio, sentimenti di autosvalutazione o di colpa, ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, pensieri ricorrenti di morte, elevazione del rischio suicidario.

La mania rappresenta l’altro polo del disturbo e determina una sintomatologia che comprende un tono dell’umore anormalmen- te e persistentemente elevato, espansivo o irritabile; autostima ipertrofica o grandiosità; diminuito bisogno di sonno, logorrea, accelerazione del corso del pensiero, deficit dell’attenzione e delle capacità di concentrazione, iperattività più o meno finalizzata.

ripercussioni sull’autonomia e prospettive di tutela: il disturbo

bipolare si accompagna di frequente a comportamenti a rischio che sono diretta conseguenza della condizione psicopatologica del soggetto e che spesso hanno un alto potenziale di conse- guenze dannose in molteplici ambiti (per es., sotto il profilo finanziario, vi può essere una dilapidazione del patrimonio provocata da ingenti spese per acquistare beni, investimenti o prestiti avventati, gioco d’azzardo, ecc.).

La condizione di fragilità e di rischio appare ancor più evidente se si considera che sia la condizione depressiva che la mania, sebbene con caratteristiche diverse, coinvolgono molteplici funzioni psichiche e determinano un’alterazione patologica delle capacità di esame e di giudizio della realtà del soggetto, riducendo le risorse necessarie per un’adeguata gestione di im- portanti aree della vita.

L’introduzione dell’AdS, codificata dall’art. 404 c.c. del 2004, ha aperto nuove possibilità per la tutela dei soggetti affetti da tale disturbo.

Infatti, se da un lato la patologia determina spesso una riduzio- ne delle capacità di autogestirsi e di curare i propri interessi, per le sue intrinseche caratteristiche di ciclicità tale condizione non è solitamente permanente né totale, bensì limitata alle riacutiz- zazioni della malattia e ad alcuni ambiti.

Per tali motivi appare opportuno uno strumento di tutela flessibile che possa garantire un supporto nei periodi di crisi e che possa essere modulato sulle specifiche aree di fragilità del soggetto. Se l’interdizione e l’inabilitazione costituiscono provvedimenti altamente limitanti, permanenti, rigidi e, pertanto, spesso inade- guati o addirittura non applicabili sotto il profilo giuridico, l’AdS Se infatti il ruolo dell’amministratore di sostegno nella gestione

degli interessi patrimoniali non appare avere costituito in questi anni un’area particolarmente problematica e controversa, ben più complessa e foriera di incertezze interpretative e applicati- ve appare essere stata la declinazione delle competenze dell’AS in materia di cure sanitarie.

In diritto, va precisato che è possibile deferire all’amministratore di sostegno poteri in materia sanitaria come emerge dalla lettura dell’art. 405, IVco c.c., che prevede che il Giudice Tutelare possa prendere provvedimenti urgenti per la cura della per-

sona, nonché dell’art. 408, I co c.c. che prevede che la scelta

dell’amministratore venga fatta con riguardo alla cura e agli interessi del beneficiario. Può quindi provvedersi alla nomina un amministratore di sostegno per un paziente che non sia in grado di prestare consapevolmente il proprio consenso, come chiarito incidentalmente anche nella sentenza Cass. N. 21748/07 secondo cui “poteri di cura del disabile spettano altresì alla persona che sia

stata nominata Amministratore di Sostegno, dovendo il decreto di nomina contenere l’elenco degli atti che questa è legittimata a compiere a tutela degli interessi di natura anche personale del beneficiario”. Nel caso di persone con disabilità psichica, che non

siano in grado di esprimere autonomamente il proprio consenso agli atti sanitari, appare pertanto ormai consolidato che possano essere deferiti all’amministratore poteri sostitutivi o concorrenti col beneficiario non solo in materia economica ma anche di cura della persona, nel rispetto di desideri e disposizioni scritte, eventualmente stilate in precedenza dal beneficiario.

Ne consegue che l’amministratore di sostegno a cui sia stato deferito il potere di esprimere il consenso agli atti sanitari in nome del beneficiario deve farlo esprimendo il consenso – o dissenso  – proprio di quest’ultimo, ai sensi dell’art. 410 c.c. che prevede espressamente che primario dovere dell’ammini- stratore di sostegno è di “tener conto di bisogni e aspirazioni del

beneficiario”.

Gli autori affrontano, anche sulla base di recenti pronunce, le criticità che tale orientamento pone nell’ambito delle cure psichiatriche.

l’amministrazione di sostegno per soggetti con varie patologie

U. Sabatello, G. Mussini

Istituto di Neuropsichiatria Infantile, Roma

Gli autori propongono un intervento sulla figura del tutore le- gale volontario per minori d’età. In linea con la Convenzione di Strasburgo del 1996 sull’esercizio dei diritti del fanciullo, e in particolare con la figura del rappresentante in essa descritta, il tutore volontario si configura come una presenza “amicale” che, affiancando il minore nel suo percorso di tutela, lo aiuta nell’esercizio dei diritti che la normativa gli riconosce. Tutto ciò, ci permette di evidenziare, che non solo è rappresentanza del minore negli atti civili e gestione del patrimonio del minore, ma anche cura della sua persona. La figura del tutore volontario sta sempre di più costituendo un’importante risorsa per il mino- re e nello stesso tempo rappresenta un concreto contributo per la trasformazione del rappresentante legale del minore da una figura meramente burocratica (di solito l’anonimo e impalpabi- le sindaco) a un soggetto fondamentale nel percorso di prote- zione e tutela del minore in difficoltà. Il tutore legale volontario

Infine, l’interdizione e l’inabilitazione vengono spesso percepite come imposizioni stigmatizzanti sotto il profilo sociale, alimen- tando la sofferenza del paziente che già deve convivere con un disturbo altamente invalidante e dal notevole impatto sulla qualità della vita.

Al contrario l’AdS mantiene e valorizza le forme residue d’auto- nomia e si propone come uno strumento d’aiuto che può essere meglio integrato nel percorso terapeutico del paziente.

rappresenta un dispositivo flessibile che può essere adattato alle esigenze specifiche del paziente affetto da tale disturbo. Emerge inoltre un aspetto d’importanza non marginale: sotto il profilo psicologico l’AdS rappresenta un provvedimento meno traumatizzante per il paziente, spesso giovane e riluttante ad accettare oltre al peso di una terapia farmacologica e speciali- stica a vita anche una limitazione dell’autonomia nella gestione dei propri interessi.

la coscienza come dispositivo antropologico vulnerabile G. Stanghellini

Università “G. d’Annunzio” di Chieti

La coscienza, in quanto funzione che sintetizza la congerie delle nostre esperienze in un’esperienza ego-centrata e in una storia coerente e dotata di senso, è il modo in cui il flusso della vita psichica si dà nella nostra cultura. Nella storia dell’umani- tà, così come nella vicenda personale di ogni singolo uomo, l’Io non è affatto un sicuro, ma una posizione da riconquistare sen- za sosta. Una persona che abdica al compito di dare coerenza e senso al fluire delle esperienze e di organizzarle attorno a un centro di gravità che chiamiamo “Io” o “identità”, nella nostra cultura è una persona “malata”. In questo senso, la coscienza (l’Io) è un dispositivo antropologico e al tempo stesso – per la sua storicità, per il suo non essere dato una volta per tutte, per il suo bisogno di essere generato e rigenerato, in breve per la sua fragilità – un dispositivo di vulnerabilità. Se il dispositivo “co- scienza” entra in crisi, l’esperienza e l’agire cessano di essere esperienze e azioni che appartengono a qualcuno, e si danno come un caleidoscopio privo di una “regia”, cioè di un autore e di un responsabile. Il risultato di questa rinuncia dell’Io a costi- tuirsi e ricostituirsi è la “catastrofe del mondo”, cioè quello che chiamiamo patologia mentale

At risk mental states: psicopatologia della coscienza

vulnerabile A. Raballo

Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche, AUSL di Reggio Emilia, Italy; Department of Psychiatry, Psychiatric Center Hvidovre, University of Copenhagen, Brøndby, Denmark; Danish National Research Foundation: Center for Subjectivity Research, University of Copenhagen, Denmark

Gli stati mentali a rischio di psicosi costituiscono un insie-

me variegato di configurazioni cliniche, in cui la richiesta di supporto (help-seeking) spesso si accompagna a profonde tra- sformazioni dell’esperienza soggettiva. Tali trasformazioni, in- dicative di soggiacente vulnerabilità schizotropica, implicano modificazioni dell’esperienza nucleare di sé che coinvolgono estensivamente anche l’intersoggettività e i modi di immersio- ne preriflessiva nel mondo (Zahavi 2001; Parnas et al. 2002). L’approccio fenomenologico, nelle sue recenti ricadute trasla- zionali (Parnas et al. 2005), consente una esplorazione siste- matica della gestalt pre-schizofrenica che può facilitare sia il riconoscimento precoce di strutture psicotiche inaugurali (e.g. esordi o traiettorie di più larvata disfunzionalità paucisinto- matica) che una stadiazione più articolata degli at risk mental

states. Bibliografia

Parnas J, Bovet P, Zahavi D. Schizophrenic autism: clinical phenome-

nology and pathogenetic implications. World Psychiatry 2002;1:131-6.

Zahavi D. Beyond empathy: phenomenological approaches to inter-

subjectivity. J Consc Stud 2001; 8:151-67.

Parnas J, Møller P, Kircher T, et al. EASE: examination of anomalous

self-experience. Psychopathology 2005;38:236-58.

Phenomenological models of basic self-disturbance: implications for early intervention in psychosis B. Nelson

Department of Psychiatry, University of Melbourne, Australia

This talk will focus on recent research that attempts to integrate phenomenological perspectives on core features of psychotic pathology with the early intervention paradigm. Phenomeno- logical research indicates that disturbance of the basic sense of self may be a core phenotypic marker of schizophrenia spec- trum disorders. Basic self-disturbance refers to a disruption of

giovedì 16 FeBBraio 2012 - ore 16.00-18.00

Sala leonardo

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