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coordinatore

l’iPt nel lutto da suicidio: esperienze cliniche e di ricerca P. Scocco

Clinica Psichiatrica - III Servizio Psichiatrico, Dipartimento di Salute Mentale, Progetto SOPRoxi, Padova

Il suicidio è un comportamento che colpisce profondamente l’opinione pubblica, rappresenta una perdita sociale ed eco- nomica per la comunità ed è un dramma per i sopravvissuti, ovvero i familiari e le persone che erano affettivamente le- gate al suicida.

Nonostante che a tutt’oggi non sia state del tutto chiarite le peculiarità del lutto da suicidio, nei sopravvissuti il rischio di sviluppare un lutto complicato nel primo anno dopo un sui- cidio è del 30% 3. Questa persone hanno inoltre un rischio

elevato di sviluppare un episodio depressivo maggiore, un PTSD, altri disturbi d’ansia 2 e non ultimo di tentare a loro

volta il suicidio 1. La possibilità che l’esperienza di lutto si

complichi con disturbi così diversi comporta che l’approccio al sopravvissuto a un suicidio deve essere necessariamente diversificato, nei tempi e nei modi di operare.

Nei sopravvissuti da morti naturali o improvvise alcuni in- dicatori dell’evoluzione del lutto, come l’incredulità (della morte), la ricerca e il desiderio di riavere la persona morta, la rabbia e la depressione, si riscontrano più frequentemente intorno ai 6 mesi dal lutto 4. Partendo da tale osservazio-

ne, qualora un sopravvissuto continui a presentare queste manifestazioni dopo tale periodo è necessario considerare l’ipotesi di un approfondimento diagnostico e un eventuale trattamento.

Tuttavia, nel lutto in generale e in quello da suicidio in parti- colare la possibilità di ottenere una risposta a una richiesta di aiuto anche in una fase molto precoce del percorso di lutto potrebbe avere delle conseguenze positive.

Un altro elemento che è emerso dalle ricerche epidemiologi- che e cliniche con i sopravvissuti sin qui condotte è la bassa percentuale di soggetti che accetta di partecipare a studi o progetti a loro dedicati. Considerando inoltre che in recenti

review 5 è stato sottolineato che ci sono pochissime evidenze

che confermino il bisogno di un trattamento da parte dei so- pravvissuti, ma in particolare che non si conosce abbastanza su chi siano i sopravvissuti che hanno bisogno di un tratta- mento e di quale trattamento hanno bisogno, abbiamo ipo- tizzato che un approccio orientato ai bisogni personali e alle caratteristiche del singolo sopravvissuto dovrebbe portare a un migliore esito e a una riduzione dei drop-out.

In questa relazione verrà quindi illustrata la metodologia utilizzata e i risultati ottenuti dal progetto SOPRoxi (www. soproxi.it) 6, un progetto dedicato ai familiari e amici di per-

sone che si sono suicidate.

Bibliografia

1 Agerbo E. Midlife suicide risk, partner’s psychiatric illness,

spouse and child bereavement by suicide or other modes of death: a gender specific study. J Epidemiol Community Health

2005;59:407-12.

2 Brent DA, Perper JA, Moritz G, et al. Posttraumatic stress dis-

order in peers of adolescent suicide victims: predisposing fac- tors and phenomenology. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry

1995;34:209-15.

3 de Groot M, de Keijser J, Neeleman J, et al. Cognitive behaviour

cial rhythm therapy in improving occupational functioning in patients with bipolar I disorder. Am J Psychiatry 2008;165:1559-65.

4 Miklowitz DJ, Otto MW, Frank E, et al. Psychosocial treatments for bi-

polar depression: a 1-year randomized trial from the Systematic Treat- ment Enhancement Program. Arch Gen Psychiatry 2007;64:419-27.

adattamento della psicoterapia interpersonale al disturbo borderline di personalità: caratteristiche specifiche ed efficacia clinica

S. Bellino, P. Bozzatello, F. Bogetto

Centro per i Disturbi di Personalità, Struttura Complessa di Psichiatria 1, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Torino obiettivo: in alcuni studi recenti, la terapia combinata con psi-

coterapia interpersonale (IPT) è risultata superiore alla farmaco- terapia singola nel trattamento di pazienti che manifestano un episodio depressivo maggiore nel corso del disturbo borderli- ne di personalità (DBP). Nel 2005 Markowitz ha proposto un adattamento del modello interpersonale per applicare questa psicoterapia in modo specifico alla cura del disturbo borderline (IPT-BPD).

Per caratterizzare i pazienti per i quali questo modello di tera- pia presenta un’indicazione elettiva, si sono sviluppate ricerche volte a identificare i fattori predittivi di risposta.

In questa presentazione esporremo i risultati di due studi: il pri- mo ha l’obiettivo di confrontare l’efficacia della terapia com- binata con IPT- BPD con la farmacoterapia singola in pazienti con DBP senza comorbilità di Asse I o II; il secondo si propone di valutare se i meccanismi di difesa che contraddistinguono i pazienti borderline sono in relazione con la risposta terapeu- tica.

Metodo: sono stati reclutati pazienti ambulatoriali con diagnosi

di DBP (DSM-IV-TR). Per quanto riguarda il primo studio, i pa- zienti sono stati assegnati a uno dei due tipi di trattamento per 32 settimane: fluoxetina associata all’IPT-BPD vs. fluoxetina e clinical management. Il campione è stato valutato al baseline, a 16 e a 32 settimane con CGI-S, HAM-D, HAM-A, BPD-Severity Index, SOFAS e SAT-P. Per quanto riguarda il secondo studio, i pazienti sono stati valutati con la REM-71 per i meccanismi di difesa e con il BPDSI al baseline e al termine di una terapia combinata di 32 settimane con valproato, olanzapina, o aripi- prazolo in associazione all’IPT-BPD.

risultati: i risultati indicano che la terapia combinata con IPT-

BPD è più efficace per quanto riguarda i sintomi d’ansia, alcuni sintomi nucleari del DBP (relazioni interpersonali, instabilità affettiva e impulsività) e la percezione soggettiva della funzio- nalità psicologica e sociale. La risposta alla terapia combina- ta risulta in relazione diretta con alcune difese relativamente mature (repressione, sublimazione, spostamento e aggressione passiva) e in relazione inversa con due difese primitive (onni- potenza e ritiro).

Bibliografia

Markowitz JC. In: Oldham JM, Skodol AE, Bender BS, editors. Textbook

of personality disorder. Washington, DC: APA 2005, pp. 321-34.

Bellino S, Rinaldi C, Bogetto F. Adaptation of interpersonal psycho-

therapy to borderline personality disorder: a comparison of combined therapy and single pharmacotherapy. Can J Psychiatry 2010;55:74-81.

5 McDaid C, Trowman R, Golder S, et al. Intervention for peo-

ple beraved through suicide: a systematic review. Br J Psychiatry

2008;193:438-43.

6 Scocco P, Frasson A, Costacurta A, et al. SOPRoxi: a research-inter-

vention project for suicide survivors. Crisis 2006;27:39-41. therapy to prevent complicated grief among relatives and spous-

es bereaved by suicide: cluster randomised controlled trial. BMJ

2007;334:994.

4 Maciejewski, Zhang B, Block SD, et al. An empirical testing of the

stage theory of grief resolution. JAMA 2007;297:716-23.

ambiguità del “delirio di amore” A. Ballerini

Clinica Psichiatrica, AOU Careggi, Firenze

Dallo studio di una paziente delirante d’amore e seguita in continuità dall’autore per quindici anni, si prende lo spunto per una rivisitazione della sindrome descritta da Gatian de Clérambault come “erotomania” nella sua forma “pura”, nel- la quale il tema dell’amore –  declinato secondo quei tratti che Clérambault indicava come “postulati” – è l’essenza del delirio, e non un contenuto nel contesto di disturbi psicotici polimorfi. Si esaminano i contributi successivi nei confronti della autonomia nosografica della sindrome e il problema dei “deliri psicogeni” e del loro essere per la tradizione psi- copatologica jaspersiana una contradictio in adjecto. La passione, che, parafrsando Clérambault, è lo “zoccolo” sul quale si eleva la statua del delirio erotomanico, è forse più che l’amore una stenica orgogliosa protesta nella qua- le è stato fin dall’inizio sottolineato un “ardore” vicino alla maniacalità.

Il delirio d’amore, di essere amate, pone il problema della possibile comprensione tematica e genetica e assieme della incomprensibilità formale. Dal punto di vista della psicopa- tologia antropofenomenologica è un non senso parlare di “amore”, visto che il modus amoris (L. Binswanger) si incen- tra sulla dualità e reciprocità di un io e di un tu, che realizza la forma più autentica di esistenza; all’opposto del delirio che confina la persona in un mondo senza reciprocità, ove è smarrita la possibilità di una autentica relazione io-tu. Tutta- via bisogna distinguere l’innamoramento dall’amore, consi- derando le valenze solipsistiche che possono permeare il pri- mo, e valutare la oscillazione fra modalità di “rivelazione” o invece di “conferma”, che può strutturare il convincimento erotomanico nel confrontarsi con l’orizzonte dei possibili si- gnificati mondani, avvicinandolo all’ambiguo spettro della paranoia.

la gelosia morbosa V. Volterra

Università di Bologna

La gelosia, dolorosa coscienza di frustrazione; passione vissuta con angoscia, collera, dispetto; sofferenza esasperata dell’im- magine di un rivale reale o presunto, in grado di allontanare da sé il proprio oggetto d’amore, può far parte dell’esperienza umana normale. Tuttavia, talora si presenta con caratteristiche “sui generis” in differenti forme morbose: da sentimenti preva- lenti ed esclusivi in soggetti con disturbi gravi di personalità a forme ossessive-compulsive, fino a veri e propri deliri. Non solo, ma con caratteristiche psicotiche, può comparire anche in relazione a patologie cerebrovascolari, involutive, degenerative o tossiche, tra le quali, soprattutto, l’alcoolismo cronico. Vengono riportate alcune esemplificazioni di gelosia morbosa e dei correlati psichiatrico-forensi che ne possono derivare, com- presi alcuni aspetti particolari quali quelli di gelosia “on line” e di stalking.

Psicopatologia dell’“amore liquido” R. Dalle Luche

Dir. UO SPDC ASL 1 Massa e Carrara

La grande fortuna delle idee del sociologo Zygmunt Bauman fanno da specchio alle trasformazioni epocali degli ultimi de- cenni, in particolare l’enorme sviluppo della comunicazione via web, con la creazione dei social networks e dei siti di incon- tri. “Amore liquido” è la fortunata metafora usata da Bauman per indicare la progressiva sostituzione del concetto di “rela- zione” con quelli di “connessione” e di “contatto”, soprattutto per quanto riguarda i rapporti che implicano la sessualità. Si assisterebbe, cioè, non solo a una crisi delle istituzioni che tra- dizionalmente regolano la vita coniugale e le convivenze, ma a

venerdì 17 FeBBraio 2012 - ore 11.40-13.40

Sala tintoretto

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