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Se questo, dunque, è lo scenario generale di riferimento, ancora così nebuloso per certi versi, e indefinito nelle esatte dimensio- ni psicopatologiche che contano certe condotte, si comprende agevolmente come mai risulti così complessa la valutazione psichiatrico-forense di comportamenti che possono assurgere a fattispecie delittuose. Attraverso la proposizione di alcuni casi giunti alla loro osservazione quali esperti psichiatri-forensi, gli autori proveranno a tracciare un percorso diagnostico-valutati- vo sostenuto dalle evidenze.

Bibliografia

1 American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manu-

al of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision (DSM-IV-TR),

Washington, DC: American Psychiatric Association 2000.

2 Barratt ES, Stanford MS, Kent TA, et al. Neuropsychological and cog-

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logical Psychiatry 1997;41:1045-61.

3 Kimmel MS, Planta RF, editors. Sexualities, identities, behavior and

society. New York: Oxford University Press 2004.

4 Small M. Opposite directions: a story of sexual compulsion. Lincoln,

NE: iUniverse Inc. 2004.

i disturbi di coscienza V. Volterra

Università di Bologna

Nella psicopatologia classica si è sempre data grande importan- za ai disturbi di coscienza, intesa come vigilanza, substrato di ogni ambito esperienziale e come coscienza dell’io, nella sua continuità storica, nel suo rapporto con gli altri e con il mondo e nella tonalità egoica conferita a ogni pensiero od azione. Le più note nosografie (DSM-IV-TR e ICD 10) evitano di trattare i disturbi di coscienza come un settore specifico, per la loro difficoltà di definizione, laddove, su questi prendono posizione i trattati di psichiatria forense e di medicina legale, tanto che la giurisprudenza considera, di frequente, la possibilità di altera- zioni qualitative e quantitative della coscienza, tali da incidere in vario modo sull’imputabilità.

Vengono, a tal proposito, illustrati, alcuni casi esemplari.

Mental Disorders (DSM-IV) include sei categorie tra i disturbi

del controllo degli impulsi non classificati altrove: il disturbo esplosivo intermittente, la cleptomania, la piromania, il gioco d’azzardo patologico, la tricotillomania, il disturbo del control- lo degli impulsi non altrimenti specificato.

In particolar modo emergenti sono patologie di dibattuto in- quadramento categoriale, come il gioco d’azzardo patologico (GAP), lo shopping compulsivo, la dipendenza da internet e l’atletismo compulsivo (Pallanti 2002). Caratteristica fonda- mentale comune a tali condizioni di interesse clinico è l’inca- pacità a resistere a un impulso o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé o per gli altri. Il soggetto avverte una crescente tensione o eccitazione prima dell’azione, quindi prova piacere o sollievo nel compierla, successivamente può avvertire rimorso, autoriprovazione, senso di colpa.

Nell’ambito delle recenti ricerche e tentativi di inquadramento nosografico, si è fatto sempre più ricorso a un modello dimen- sionale dell’impulsività, che la caratterizzasse quale fenomeno psicopatologico che interessa traversalmente diverse categorie psichiatriche. Tali entità nosografiche sono associate spesso a condotte suicidiarie, comportamenti violenti e aggressivi e anti- sociali, elevata morbilità e mortalità; sono inoltre spesso causa di disfunzioni familiari, sociali e lavorative e di ricorso alle ri- sorse sanitarie, amministrative ed economiche.

La relazione tra aggressività e tratti impulsivi è una questione aperta. Impulsività e stati emozionali intensi spesso accompa- gnano i comportamenti aggressivi e individui aggressivi pre- sentano difficoltà nel controllo degli impulsi, nella regolazione emotiva e deficit nella cognizione sociale 2. Tuttavia, non vi è

necessariamente una correlazione tra comportamento impul- sivo e aggressivo: il GAP, ad es., rientra tra i comportamenti impulsivi senza generare aggressività.

Attenzione particolare è rivolta, infine, alla compulsione ses- suale. Alla base della sessualità consapevole e matura, ovvia- mente, una condotta con un partner consenziente 3. Di norma

la capacità a inibirsi rimane inalterata, specie quando si colgo- no segnali che vanno in direzione opposta dalla persona verso cui è indirizzato il desiderio sessuale. Diventa anormale, e pa- tologica, quando non può essere disattesa, procrastinata, inibi- ta, quando viene messa in atto senza alcun interesse nei con- fronti della persona verso cui è indirizzata 4. I confini fra l’una

e in particolare per l’efficacia (o perdita di efficacia) nel tempo degli antipsicotici e per l’induzione di modificazioni patopla- stiche con i relativi vantaggi o svantaggi in termini funzionali.

associazione della variabilità genetica con manifestazioni biologiche e comportamentali nella schizofrenia

G. Blasi

Dipartimento di Neuroscienze e Organi di Senso, Università “Aldo Moro” di Bari

Evidenze sperimentali indicano che larga parte del rischio per schizofrenia è spiegato da fattori di ordine genetico. D’altro canto, la precisa identificazione di tali fattori è resa complessa dal fatto che i geni non codificano per fenotipi clinici com- plessi come quelli associati alla schizofrenia, ma per proteine, la cui grande distanza biologica dal comportamento espresso implica primariamente effetti sulle vie di signaling intraneuro- nali, e quindi sull’attività di network funzionali che sottendono correlati comportamentali di crescente grado di complessità. Ne deriva che un approccio metodologico utile per lo studio dell’associazione fra specifiche caratteristiche genetiche e la schizofrenia dovrebbe prevedere l’investigazione combinata dell’effetto della variabilità genetica su fenotipi sia neuronali, sia relativi alla funzione di network neuronali, sia comporta- mentali. Tale studio combinato potrebbe generare ipotesi pa- tofiosiologiche sulla schizofrenia che tengano conto del conti- nuum che va dall’effetto dei geni al comportamento espresso. In questa relazione, saranno presentati esempi di tale approc- cio metodologico, con particolare riferimento a caratteristiche genetiche associate al segnale dopaminergico, la cui implica- zione nella patofisiologia della schizofrenia è suggerita da con- sistenti dati di letteratura.

alterazioni della connettività e psicopatologia

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