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I contenuti di YouTube

Capitolo 2. YouTube: partecipazione, fama e relazioni nella video cultura digitale

4. I contenuti di YouTube

Malgrado il luogo comune voglia che YouTube sia popolato in gran parte da video di gattini, neonati, risse ed esibizionisti, rispondere empiricamente alla domanda su cosa ci sia effettivamente sulla piattaforma non è affatto facile. Da uno sguardo ricognitivo, si nota come il citato cliché del deposito di trivialità amatoriali, sottostante all‘imperativo del ―broadcast

of+youtube+again>

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<http://www.lastampa.it/2013/05/10/tecnologia/youtube-diventa-tv-debuttano-i-canali-a-pagamento -HUffPTtbObceNfRkx1E4NL>

60 Tale dato è tutt‘ora fortemente discusso viste le differenti modalità impiegate dai due social media per conteggiare

yourself‖, sia poco adatto a comprendere la realtà di una spazio in cui forme di produzione

bottom-up e top-down si ibridano continuamente. Al momento attuale la larga maggioranza del

materiale presente su YouTube è catalogabile come ―user-generated‖, ma la classifica dei video con più visualizzazioni è in gran parte dominata da videoclip prodotti professionalmente. Dei trenta video più visti soltanto uno – Charlie bit my finger - again!61 – è di stampo amatoriale e occupa il diciassettesimo posto con 825 milioni di visualizzazioni62. Dei rimanenti, 27 sono videoclip musicali e due sono puntate di cartoni animati per bambini. In testa alla classifica c‘è

Gangnam Style, il videoclip della popstar coreana Psy, che per primo ha toccato la quota del

miliardo di visualizzazioni nel dicembre 2012, per poi doppiare tale cifra nel marzo 2014, mandando addirittura in tilt il contatore del sito63. Il consumo di musica è pertanto diventato uno degli utilizzi cardinali della piattaforma: ―music‖ è infatti la chiave di ricerca digitata con più frequenza sul sito64 e il 38,4% delle visualizzazioni di YouTube è rivolto a videoclip65.

Caratterizzare univocamente la piattaforma come ―user-generated‖ è divenuta al momento attuale una mossa altamente problematica. Su un versante ciò avviene per il ruolo sempre più centrale svolto dai contenuti provenienti da brand, editori, media company e istituzioni educative. Dall‘altro, come abbiamo visto precedentemente, è l‘etichetta stessa ad aver perso di valore euristico nel momento in cui si creano forme di professionalità diffusa che non si lasciano assimilare dalla polarizzazione UGC/PGC. La figura dello ―youtuber‖, che sviluppa i suoi video privatamente e per passione, ma che monetizza sulle visualizzazioni del suo canale grazie alla partnership con YouTube, rappresenta l‘esempio principale in questa direzione.

Tali dati mostrano tuttavia soltanto la punta dell‘iceberg di una realtà sfaccettata, che dà spazio al mainstream globale così come allo slideshow delle vacanze rivolto al gruppo di amici. Come fa notare Bennato (2011), YouTube solleva dal punto di vista delle ricerche sui contenuti importanti questioni metodologiche. Se nei social network il comportamento degli utenti lascia tracce digitali esaustive estraibili tramite strumenti informatici, su YouTube tali metodi possono cogliere un numero limitato di indicatori come il numero di visualizzazioni e di commenti, che da soli rendono scarsamente conto della complessità di questo spazio digitale. Il contenuto del video rimane tutt‘ora sfuggente alle tecnologie informatiche esistenti, da cui:

Le ricerche più interessanti su YouTube, più che per altre piattaforme, sono quelle che usano approcci tipicamente sociologici (come l‘etnografia digitale, la grounded theory), essendo l‘analista umano al momento l‘unico in grado di analizzare il senso di questi video, identificandone significati culturali, strategie relazionali, forme narrative e così via (Bennato 2011, p. 110).

Di particolare interesse è perciò la ricerca quali-quantitativa svolta da Burgess e Green (2009) sui video più popolari di YouTube nel 2007. Sebbene sia ora in parte datata, essa coglie

61 <https://www.youtube.com/watch?v=_OBlgSz8sSM> 62 <https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_most_viewed_YouTube_videos> 63 <http://mashable.com/2014/12/03/psy-broke-youtube-gangnam-style/> 64 <http://observer.com/2015/01/minecraft-is-more-popular-on-youtube-than-frozen-drake-and- /> 65 <http://www.forbes.com/sites/bobbyowsinski/2014/08/28/the-numbers-add-up-for-youtubes/>

delle caratteristiche della piattaforma ancora rilevanti, in quanto offre una ricognizione panoramica sulle pratiche, sull‘identità degli uploader e sui contenuti trainanti del sito. La ricerca ha preso in esame oltre 4000 video, selezionati fra le categorie most viewed, most

commented, most favorited e most responded66 (mille video circa per ognuna categoria). Dei

4000 soltanto poco più della metà (2177) sono creati dagli utenti. Questi sono in larga parte videoblog (il 40%), seguiti da video musicali amatoriali (15%), riprese di eventi dal vivo (13%), contenuti informativi (10%) e materiale sceneggiato come sketch e scenette comiche (8%). I restanti video sono invece provenienti da fonti tradizionali, come programmi d‘informazione (30%), materiale sceneggiato (21%), eventi live (13%) e contenuti pubblicitari (11%). Sebbene metà dei contenuti più noti si origini quindi in altri contesti mediali, solo un terzo degli uploader è effettivamente un produttore di media tradizionali, a significare la diffusione della pratica da parte di utenti ordinari di postare spezzoni da film e programmi televisivi. Altro dato interessante riguarda la partizione nelle singole categorie fra contenuti creati dagli utenti e quelli provenienti da fonti tradizionali: i primi dominano la categoria dei più commentati (751 su 1080) e quella dei più risposti (683 su 1080), mentre i secondi sono in testa su quella dei più visti (717 su 1080), pareggiando in quella dei più preferiti. Tali dati mostrano in filigrana due diverse modalità di utilizzo del sito: da una parte i contenuti tradizionali, prodotti professionalmente e provenienti da media mainstream sono più popolari, ma meno capaci di creare coinvolgimento; dall‘altra i contenuti creati dagli utenti, meno visualizzati, ma più propensi a creare il campo per controversie e discussioni; da una parte quindi un uso di YouTube quale ―seconda televisione‖ e dall‘altra un tipo di nuova relazionalità mediata dal video. Come riassumono Burgess e Green, tale doppia natura rende YouTube un oggetto di studio tipicamente sfuggente a caratterizzazioni univoche:

Youtube rappresenta un oggetto ancora più instabile della televisione. […] Vi è infatti una complicazione data dalla sua doppia funzione di piattaforma ―top-down‖ per la distribuzione di cultura popolare e insieme di piattaforma ―bottom-up‖ per la creatività vernacolare. È concepito come una piattaforma di distribuzione per prodotti molto popolari dei media commerciali che sfida il normale raggio promozionale monopolizzato dai mass media, ma allo stesso tempo fornisce una piattaforma per contenuti generati dagli utenti da dove possono emergere alternative alla cultura popolare commerciale, siano essi servizi di informazione creati dagli utenti, o forme generiche come il vlogging – i quali a loro volta possono poi essere appropriati e sfruttati dalle industrie dei media tradizionali (Burgess, Green 2009, p. 9, corsivo mio).

Due ricerche più recenti, una svolta da Ding et alii (2011) e l‘altra Simonsen (2011), ampliano e in parte confermano il quadro approntato da Burgess e Green. La prima ha preso come unità di analisi gli uploader anziché i video, interrogandosi se questi producessero UGC o UCC, ossia user-copied content, contenuti di altri media caricati su YouTube (assimilabili perciò alla definizione di ―fonti tradizionali‖ di Burgess e Green). Un primo dato è che su un

66

―Più visti‖, ―più commentati‖, ―più preferiti‖ e ―più risposti‖. Va notato come la funzione di risposta ai video è stata rimossa nel settembre 2013 per scarso utilizzo. Essa consisteva nella possibilità di creare video in risposta agli altri video, in modo che comparissero sotto in uno spazio apposito sotto il video originario.

campione di 300 uploader, il 95% carica o esclusivamente UGC o esclusivamente UCC, per cui esiste un‘effettiva faglia fra le due pratiche di ―creazione‖ e di ―riproposizione‖ di contenuti. Il risultato però più interessante riguarda il confronto fra gli uploader campionati casualmente e quelli presi dalla lista dei più popolari. I primi, che presumibilmente mostrano una fotografia più rappresentativa dell‘utente medio della piattaforma, sono per il 77% uploader di UGC; nel secondo campionamento, quello svolto fra i più popolari, il 63% sono uploader di UCC: la

maggior parte degli utenti carica contenuti propri, ma quelli provenienti da altri media dominano la classifica dei più visualizzati.

Simonsen (2011) ha invece svolto un‘analisi del contenuto di stampo più qualitativo, indirizzata a codificare i generi dei video creati dagli utenti. YouTube fornisce due strumenti di default per la classificazione dei video, il tagging e le categorie: il tagging consiste nella possibilità per l‘utente di aggiungere meta-dati durante il caricamento del video, scrivendo parole che possano rendere il contenuto ricercabile; le categorie sono invece dettate da YouTube e vanno scelte da una lista limitata al momento dell‘uploading, come animali, auto e motori,

intrattenimento, giochi, bellezza e così via. Entrambe le modalità si rivelano tuttavia

scarsamente utili a identificare i generi di video che si vengono a creare: le tag presentano una variabilità troppo vasta e contingente, e sono inoltre spesso impiegate dagli utenti al fine di competere per la visibilità online, immettendo parole di tendenza o ammiccanti con scarsa attinenza al video; le categorie sono invece troppo generali e mirano soltanto a distinguere l‘oggetto del video – la bellezza, il cinema, la musica – ma non le pratiche di produzione o altri aspetti formali, per cui il trailer di un film e la recensione fatta da un appassionato confluiscono sotto lo stesso lemma. Simonsen utilizza invece un approccio grounded per ricavare categorie

ex-post dei tipi di video più comuni su YouTube. Prendendo in considerazione i 900 video più

popolari nel 2011, una prima scrematura mostra quattro macro-gruppi: gli UGC, che sostanziano la maggioranza del campione (64%), i music video (12%), i tv highlights, ossia clip con ―momenti televisivi‖ (11%) e altri video che mixano contenuti provenienti da altri media (12%). In linea con le precedenti ricerche gli UGC sono i più presenti nelle classifiche dei ―più commentati‖ e dei ―più votati‖ (75%), quelle cioè che richiedono un azione ulteriore alla visione da parte di utenti registrati, mentre i contenuti di distribuzione secondaria rappresentano la maggioranza dei più visti (53%). Concentrandosi poi sugli UGC, Simonsen rileva tre aspetti stilistici che caratterizzano in generale i contenuti prodotti dagli utenti: l‘intertestualità, il meta-

commento e la serialità: la maggior parte di questi video (59%) contengono riferimenti

intertestuali, citando altri media o rispondendo a video sulla piattaforma, anche con l‘uso di link (57%); la stessa percentuale (59%) presenta aspetti di meta-commento, nel senso che durante il video si si porta l‘attenzione dello spettatore sul processo filmico, rompendo così l‘illusione di trasparenza rappresentazionale in favore di una maggiore riflessività sull‘atto di esporsi online; ll 60% del campione fa inoltre parte di una serie di video, sia nella modalità narrativa ad episodi che si rifanno alla serialità televisiva, che come appuntamento continuativo costruito dallo youtuber. I video generati dagli utenti mostrano perciò una natura ―reticolare‖, nel senso che

essi, a differenza dei contenuti provenienti dai media tradizionali, tendono a costituirsi come spazi aperti e conversazionali, che invitano al commento e alla citazione piuttosto che alla visione intensiva del singolo video.

La ricerca di Simonsen è infine utile perché distilla dall‘osservazione empirica gli otto generi più diffusi tra gli UGC, così distribuiti: vlog (47,5%), sketch e narrative brevi (11,2%), performance musicali (10%), YouTube moment (10%), parodie (6,1%), video how to (6%) e produzioni artistiche (4,8%). Descriviamo ora nel dettaglio le categorie di tale classificazione aggiungendovi prank ed esperimenti sociali e gaming, due generi diffusisi successivamente alla ricerca appena presentata. Scopo di tale descrizione sarà quello di presentare il panorama attuale di YouTube, e specialmente quello di YouTube Italia, al fine comprendere lo sfondo sul quale si situano i casi di celebrità ridicola. In particolare verranno messe in evidenza le forme della fama legate a questi generi e, dove rilevante, il loro legame con la messa ridicolo.

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