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Produzioni artistiche: YouTube fra Wunderkammer e creatività vernacolare

Capitolo 2. YouTube: partecipazione, fama e relazioni nella video cultura digitale

5. Generi di UGC e generi della fama su YouTube

5.7 Produzioni artistiche: YouTube fra Wunderkammer e creatività vernacolare

In questa categoria il focus è rappresentato dalle qualità estetiche del contenuto e dalle abilità di manipolazione audiovisiva del creatore. Video artistici, corti d‘animazione, esposizione di quadri e disegni, riprese di reading di narrativa e poesie sono alcune delle modalità più popolari di questo gruppo. Se comparati a vlog e sketch, i video artistici creati dagli utenti su YouTube non sono molto frequenti, complice anche il fatto che nei suoi primi anni l‘obiettivo di YouTube era quello di facilitare l‘uploading, l‘interazione e la condivisione più che la qualità tecnica dei video. A differenza del rivale Vimeo, che già dal 2007 forniva la possibilità di caricare filmati in alta definizione, posizionandosi come servizio rivolto proprio a questo tipo contenuti, YouTube ha integrato più tardi (2009) la funzione HD.

105 Scrive ad esempio una vloggger: «Effettivamente, ‗sta moda dei tutorial c‘ha un po‘ stancato, soprattutto nel caso

dei dilettanti che di si ergono a esperti e che ci propinano i loro video di bassa qualità con peluche e foto ridicole di sfondo. Cinzia attualmente è un‘eroina che metterà in ridicolo gli Youtuber ridicoli per lasciar spazio a chi ha davvero qualcosa da insegnarci». <http://www.ziguline.com/cinzia-la-tua-amica-per-la-pelle-2/>

106 Al momento (agosto 2015) il canale è ancora esistente e conta soltanto 59 iscritti:

Se YouTube non è il contenitore privilegiato per espressioni artistiche ―ufficiali‖, in esso trovano spazio numerose forme di quella ―creatività diffusa‖ (Gemini 2009a) che caratterizza il modo in cui i social network attuano un riallineamento fra pulsione estetica e quotidianità:

Il nostro quotidiano è sempre più estetizzato, caratterizzato com‘è dal superamento dei generi artistici, dalla nascita di nuovi linguaggi e dall‘ingerenza creativa dei media, delle tecnologie digitali e della rete. Arte e creatività – e quindi la ricerca di una ―bellezza‖ che non ha più canoni precisi e che rimanda allo stato estetico come elemento irrinunciabile dell‘identità umana – sono migrate dai contesti tradizionali verso i nostri computer, nei videogame, nei mondi online, nei video clip, nella pubblicità… per riempire i diversi segmenti della vita quotidiana (Gemini 2009a, p. 136).

Sebbene i contenuti video-artistici non siano tra i più visualizzati del sito, a ricevere una notevole attenzione sono invece quei generi tipici della piattaforma come il ―disegno filmato‖ e in particolare quello che viene definito speed painting o speed drawing107. Lo speed painting è una tipologia di video in cui l‘artista riprende la creazione del disegno dall‘inizio alla fine, velocizzando la ripresa in modo da rendere più fluida la costruzione progressiva del prodotto finale e accompagnando la clip con una traccia musicale di sottofondo. Più che il disegno finito, lo speed painting intrattiene il pubblico attraverso l‘atto del disegnare, mettendo quindi in mostra la complessità del processo e la straordinarietà del talento dell‘esecutore.

Richiamando la curiosità dell‘audience sul farsi dello spettacolo, tale pratica artistica si avvicina alle forme primordiali dell‘intrattenimento audiovisivo e in particolare a quello che lo studioso di cinema Tom Gunning ha chiamato ―cinema delle attrazioni‖ (Gunning 1986). Secondo Gunning, il cinema nel suo primo decennio di esistenza (1895-1905) è un tipo di ―dispositivo esibizionista‖, nel senso che invita lo sguardo degli spettatori su se stesso, mettendo in primo piano la straordinarietà del suo processo. A differenza del successivo cinema hollywoodiano, che incoraggia l‘assorbimento dell‘audience nel mondo finzionale narrato dal film, il cinema delle attrazioni attira l‘attenzione sulla sua natura di marchingegno e sulla magica capacità di riprodurre immagini in movimento. Esso è infatti spesso presentato da showman che ne decantano le qualità, in contesti espositivi più vicini al circo e alla fiere che alle silenziose sale cinematografiche dei decenni successivi.

Lo speed painting rappresenta perciò una manifestazione della funzione di YouTube di

Wunderkammer o gabinetto delle meraviglie, ossia di contenitore di curiosità sensazionali,

dall‘origine dall‘autenticità non sempre precisa, che questionano il senso del possibile e dell‘ordinario dello spettatore. Ordinarietà e straordinarietà sono infatti dimensioni fortemente imbricate nel più grande archivio video del mondo: esso dà visibilità alla facile straordinarietà dello shockante e del sensazionale, con filmati da milioni di visualizzazioni contenenti guinness dei primati, deformità, animali mostruosi, sbarchi di ufo, malattie rare, incidenti, esperimenti bizzarri e contenuti mediali esotici di difficile localizzazione, così come mette in mostra la stucchevole ordinarietà di milioni di persone senza qualità apparenti. Un genere come quello

107 Fra gli youtuber italiani più noti appartenenti a questo genere troviamo l'illustratore iperrealista Marcello

dello speed painting rappresenta invece l‘ibridazione fra queste due istanze, mettendo in scena l‘azione straordinaria compiuta da persone ordinarie. Come sostiene Strangelove (2010), questo è il vero carattere distintivo dell‘intrattenimento offerto da YouTube, la possibilità di mettere in scena il quid di straordinarietà della quotidianità.

Come anche per le altre categorie, anche qui l‘ibridazione fra generi è la regola. Il video di disegno può infatti essere anche how-to se lo si considera come tutorial per riprodurre lo stesso risultato. I video dello youtuber Boban Pesov rappresentano ad esempio un‘ibridazione fra contenuto artistico e vlog, dove il disegnatore parla con piglio satirico-ironico di una tematica di attualità su una metà dell‘inquadratura, mentre l‘altra metà mostra lo speed drawing della vignetta ispirata allo stesso argomento.

Accanto agli artisti più popolari e virtuosi di YouTube, e quindi alla sua concezione di spazio delle attrazioni, vanno anche considerate le produzioni creative minoritarie dal punto di vista del successo dei singoli video, ma che ciononostante permeano la piattaforma in maniera estensiva. Si tratta di quelle manifestazioni che Burgess (2007) ha definito con il termine di ―creatività vernacolare‖. Con tale locuzione la studiosa intende un vasto numero di pratiche creative quotidiane – come lo scrapbooking, il bricolage, fotografie di viaggi o di membri della famiglia, le micro-narrative presenti in diari e album fotografici, decorazioni festive come presepi e alberi di natale – preesistenti alla cultura digitale. Se prima però tali forme rimanevano nascoste nello spazio domestico, raramente commercializzate o esposte in mostre, ora con i social media divengono mediatizzate e pubblicamente visibili. Esse sono perciò riconfigurate dalle tecnologie digitali, ma alla stesso tempo hanno contribuito a definire gli usi e le affordance delle principali piattaforme sociali, nonché a fornire agli individui occasioni di domesticazione (Silverstone 2000) dei nuovi media. In tal senso, evidenzia Burgess, la crescita di contenuti creati dagli utenti presenti online, non rappresenta una radicale trasformazione sociale, ma si stanzia su una lunga tradizione di pratiche creative casalinghe, ordinarie, silenziose e, appunto, vernacolari. Come in linguistica il ―vernacolo‖ indica una parlata localizzata limitatamente a un

posto o a una comunità, che si contrappone alla generalità della langue, così la creatività vernacolare sta a significare un tipo di produzione di significati espressivi che avviene al di fuori degli ambiti ufficiali del sistema dell‘arte e della creatività commerciale dell‘industria culturale. Esse sono quindi pratiche caratterizzate da un doppio senso dell‘ordinarietà (Burgess 2007): sono ordinarie nel senso di comuni, anti-elitarie, non istituzionalizzate, non spettacolari, non costituenti una rottura del flusso quotidiano, come può invece fare l‘uscita di un film o l‘apertura di una mostra; sono ordinarie però anche nel senso che sono proprie di uno specifico spazio di vita, che parlano quindi di un certo contesto geografico, temporale e sociale, degli obiettivi che circondano la creazione di un determinato artefatto. La creatività vernacolare, infine, è caratterizzata dalla sua trasversalità fra cultura alta e bassa, dal suo lavorare indistintamente con segni provenienti dal canone classico come dal repertorio televisivo o dai linguaggi artistici tradizionali.

YouTube contiene milioni di esempi di piccoli atti di artigianato audiovisivo considerabili in continuità con le espressioni di creatività vernacolare pre-Internet. In particolare il format

slideshow si dimostra come la forma-video più adatta alla rimediazione (Bolter, Grusin 1999) di

tali pratiche. Gli slideshow sono di fatto gli oggetti audiovisivi dalla fattura più immediata:

software per la loro creazione sono presenti in ogni computer e in una vastità di tool online, uno

dei quali fornito da YouTube stesso. Essi sono composti da transizioni di immagini o di testi, animazioni basilari e un sottofondo musicale o un voice-over. La loro semplicità e adattabilità permette di declinarli in una pluralità di utilizzi, alcuni dei quali si rifanno direttamente ad artefatti tipici della creatività quotidiana, come l‘album fotografico, l‘antologia di aforismi, di citazioni o di preghiere, il biglietto d‘auguri, il portfolio con disegni e lavori artistici.

In molti casi, i contenuti assimilabili alla creatività vernacolare online non sono nemmeno lavori finiti, ma prove e tentativi di padroneggiare il mezzo. Molto spesso si tratta di video il cui intento di pubblicazione riguarda una cerchia ristretta di persone, o caricati senza una completa

cognizione del pubblico effettivamente raggiungibile. La scalabilità (boyd 2008) degli oggetti digitali, può renderli però disponibili a chiunque e non sempre con risultati che favoriscono il creatore. Se il web permette l‘ingresso della creatività vernacolare nella cultura mediale, allo stesso tempo essa si trova necessariamente inserita in gerarchie estetiche, nelle quali funziona spesso da metro di paragone negativo. Sono numerosi i casi in cui fotomontaggi amatoriali o video di matrimoni con intenti artistici, vengono raccolti da photogallery, playlist e pagine Facebook, per poter essere scherniti a causa della grezza fattura.

Un caso italiano divenuto particolarmente noto è quello dei video dei ―prediciottesimi‖. Il prediciottesimo è un videoclip che vede come protagonisti ragazze e ragazzi che stanno compiendo diciott‘anni, regalato dai genitori ai figli per celebrare l‘avvenimento e proiettato durante la festa di compleanno. A metà fra il backstage del servizio fotografico e il filmino del matrimonio, in questi video i giovani vengono ritratti mentre si pavoneggiano in varie pose e in piccole narrazioni che hanno come sfondo luoghi caratteristici della propria terra. Benché si tratti di video realizzati da studi fotografici professionistici, il prediciottesimo rappresenta una pratica fortemente vernacolare, sia perché è un prodotto solitamente indirizzato alla visione limitata di famigliari e amici, sia perché localizzato geograficamente (l‘Italia Meridionale, Sicilia e Campania in particolare) e culturalmente. Il prediciottesimo è quindi definibile come una forma professionalizzata di home mode, poiché pienamente radicato nelle istanze estetiche del piccolo gruppo. Ciononostante, nel febbraio 2013, uno dei numerosi videomaker di prediciottesimi ha deciso di rendere pubbliche le sue creazioni nel proprio canale YouTube. Dopo appena un paio di mesi, nell‘aprile 2013 tali video sono stati presi di mira dagli utenti, attirando l‘attenzione di quotidiani e trasmissioni televisive come Le Iene (Italia1) e La Vita in

Diretta (Rai1), nonché numerose parodie anche da personaggi televisivi. Gli obiettivi dello

scherno sono soprattutto l‘esibizionismo dai neo-diciottenni, le situazioni ai limiti dell‘assurdo in cui sono calati (in uno al protagonista viene fatto impersonare un giovane mafioso che compie un delitto per difendere il proprio onore), la provenienza geografico-culturale di tali video e l‘ostentazione di corpi non propriamente in linea con il canone mediale:

E poi dicono che in Italia non ci dovrebbero essere distinzioni tra nord e sud... / ...Oddio che vergogna ahahahahah Sti balli improvvisati con la trippa da foca monaca poi... / Perché devo condividere ossigeno con ste persone? / mi viene da vomitare.../ Però l‘ammiro. Lei è quello che è. E lo mostra,senza vergogna108.

Il cortocircuito fra esposizione raggiunta (più di un milione di visualizzazioni in un caso) e la forte maggioranza di commenti negativi e dislike (il più popolare conta un 90% di dislike su 4890 voti), ha poi alimentato ulteriormente il dissenso del pubblico; nel momento in cui tali filmati continuavano ad essere lasciati online e i loro protagonisti comparivano in televisione dicendosi fieri di tali prodotti, il focus dell‘indignazione è passato dalla critica goliardica a un cattivo gusto tutto sommato innocente, alla disapprovazione verso uno stile di vita in cui la

108

visibilità è ricercata ad ogni costo. Come numerosi e articoli e commenti lasciano trasparire, l‘attacco ai prediciottesimi non si limita a bersagliare un‘espressione isolata e circoscritta, un singolo fotografo o un singolo ragazzo, ma l‘intero sistema culturale nel quale tali video si originano, e il particolare la loro ―meridionalità‖.

Nel cambiamento di scala dell‘artefatto vernacolare è leggibile la facilità con cui la mancanza di qualità estetiche si capovolge in una avversione verso un intero stile di vita territorializzato. All‘opposto, l‘approvazione per le abilità artistiche dei virtuosi della rete –

speed painter, vignettisti ecc. – non ricorre al confronto con il loro contesto culturale di

produzione: queste sono percepite come forme estetiche de-territorializzate, ―anti-vernacolari‖, adatte a un pubblico allargato e trans-culturale. In ciò risiede il paradosso del rapporto fra vernacolarità e cultura digitale: se in quest‘ultima la creatività quotidiana trova l‘occasione di manifestarsi fuori dalle quattro mura domestiche, dall‘altro necessita che essa si de- quotidianizzi, che accolga un elemento di straordinarietà nella sua base ordinaria, che raggiunga un ideale buon gusto non circoscritto a un contesto situato.

Nel divenire egemonico di YouTube, è in atto un processo di naturalizzazione del gusto, attraverso il quale utenti e youtuber comprendono i canoni della giusta esposizione. Come però ci ricorda Bourdieu (1983), tale processi necessitano di alimentarsi grazie all‘esplicitazione di una disapprovazione estetica dai toni violenti, che se superficialmente prende a bersaglio ―la forma‖, a un livello più profondo è indirizzata ad attaccare l‘intero stile di vita dell‘altro:

I gusti (cioè le preferenze espresse) rappresentano l‘affermazione pratica di una differenza necessaria. Non a caso, quando debbono giustificarsi, si affermano in forma del tutto negativa, attraverso il rifiuto opposto a gusti diversi: in materia di gusti, più che in qualsiasi altra, ogni determinazione è negazione; ed indubbiamente i gusti sono anzitutto dei disgusti, fatti di orrore o di intolleranza viscerale (―fa vomitare‖) per gli altri gusti cioè per i gusti degli altri. Dei gusti e dei colori non si discute: non perché in natura esistono tutti i gusti, ma perché ogni gusto si sente fondato per natura [...], il che porta a respingere gli altri nello stato scandaloso di ciò che è contro natura. L‘intolleranza estetica conosce violenze terribili. L‘avversione per gli stili di vita diversi rappresenta senza dubbio una delle barriere più

solide tra le classi (Bourdieu 1983, pp. 53-54).

Se da un lato l‘apertura alla creatività diffusa (Gemini 2009) che caratterizza YouTube prosegue quel percorso iniziato più di un secolo fa dalle avanguardie artistiche di messa in discussione delle opposizioni fra linguaggi alti e bassi, professionalità e amatorialità, forme artistiche dirette al pubblico e vernacolarità, dall‘altro lato, essa comporta il divampare di lotte fra classi estetiche mai del tutto sopite.

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