Capitolo 1. La star e lo zimbello: media, rituale e derisione
4. Lo spazio dei media nel cambiamento del senso della posizione nella comunicazione
4.2 Il nuovo peso dei tracciati intersoggettivi: interazioni, relazioni e visibilità
Il mutato senso della posizione nella comunicazione dipende anche dall‘indebolirsi della distinzione fra interazioni37 e i macro-soggetti della comunicazione (mass media, istituzioni, sotto-sistemi sociali), la quale lascia sempre più spazio a una serie di forme intermedie, in cui relazioni interpersonali e comunicazioni di massa si compongono maniera ibrida. In tale prospettiva evolutiva, che trova nei social media una delle forze di traino principali, quegli scambi quotidiani rivolti al nostro intorno relazionale – precedentemente volatili, evenemenziali ed effimeri dal punto di vista della società – trovano ora modalità inedite di ampliamento sia
estensivo che, soprattutto, intensivo. Tali interazioni si espandono estensivamente in quanto
possono ora essere intrattenute lungo dimensioni spaziali, temporali e sociali prima inimmaginabili, per cui si può essere partner di discussioni informali con persone che stanno dall‘altra parte del globo per la durata di uno scambio di commenti sotto un videoclip. Ciò che però ci interessa maggiormente mettere in evidenza è quello che possiamo chiamare un ampliamento ―intensivo‖ delle interazioni. Esse, lasciando tracce digitali persistenti, replicabili,
scalabili e ricercabili38 (boyd 2008), forniscono alla comunicazione nuove modalità di stabilizzazione. Ciò produce una dilatazione senza precedenti della documentalità (Ferraris 2009): nel momento in cui tutto è registrato, ogni cosa, anche quella apparentemente più insignificante, può espandersi a ―oggetto sociale‖. Questo significa che le interazioni online partecipano ora alla costruzione di quella riserva di argomenti a cui le comunicazioni attingono per agganciarsi l‘una all‘altra, funzione svolta finora principalmente dai mass media (Luhmann 2000). Se quest‘ultimi si trovano ancora in una posizione centrale, si tratta di una centralità sempre più affiancata da nuclei di interazioni ordinarie capaci di sviluppare una propria gravità comunicativa, da conversazioni che non essendo più fugaci possono raccordarsi ad altre conversazioni spazialmente e temporalmente distanziate. Il punto cruciale da mettere in evidenza è che tale capacità di costituire dei nuovi centri attorno a cui si concentra la comunicazione è sempre meno una proprietà esclusiva del medium e sempre più una condizione derivante dalle dinamiche di connessione fra pubblici.
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Nella terminologia di Niklas Luhmann, le interazioni sono un tipo di sistema sociale la cui specificità è data dalla presenza fisica dei partner della comunicazione. Ciò che conta come comunicazione per le interazioni è definito da tale presenza, nel senso che a contribuire alla comunicazione sono i presenti e non altri. In questa facilità di definizione dei confini della comunicazione risiede la ragione per cui le interazioni sono il sistema sociale più semplice. La società è invece il sistema sociale che comprende al suo interno tutte le comunicazioni e quindi anche le interazioni; allo stesso tempo fra società e interazioni si attua una distinzione, laddove nella società differenziata funzionalmente (che corrisponde alla struttura della società attuale) molte delle comunicazioni non richiedono la presenza fisica dei partecipanti. L'indipendenza da tale vincolo permette alla comunicazione di aprirsi a possibilità inedite di successo e di trattamento della complessità. Nel sistema società sono quindi comprese anche quelle comunicazioni indipendenti dalle interazioni, che vanno però a costituire il repertorio astratto di argomenti che le interazioni usano come riferimento. Tuttavia i media digitali mettono in crisi una definizione netta e univoca della ―presenza fisica dei partner della comunicazione‖. Si pensi alle comunicazioni tramite videochat, in cui la dimensione spaziale non definisce il contesto della comunicazione, ma i confini della comunicazione sono comunque circoscritti dalla presenza dei partner. Complice la morte del sociologo tedesco precedente allo sviluppo massivo di tale tecnologie (Luhmann è scomparso nel 1998), la collocazione di tali forme comunicative nel sistema luhmaniano non è del tutto chiara. Per la spiegazione di altri termini afferenti alla teoria della società di Luhmann si rimana a Baraldi, C., Esposito, E., Corsi, G. (1996). Luhmann in glossario: I concetti fondamentali della teoria dei sistemi sociali. Milano: Angeli.
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Si pensi ad esempio a quei casi in cui a diventare virali sono contenuti come schermate di WhatsApp, foto e video originariamente creati per il gruppo ristretto dei propri contatti o
screenshot di commenti su Facebook. Sono casi in cui frammenti di interazioni si espandono a
un‘audience allargata in un senso broadcast. Ciò avviene però anche senza che essi fossero pensati in tale ottica sin dall‘inizio, ma tramite una ricollocazione nella comunicazione compiuta dai pubblici che non passa per un cambiamento del medium.
È possibile osservare tale spostamento dalle interazioni alle ―tracce‖ sul versante di una accresciuta capacità irritativa dei vissuti sulla sfera pubblica e sui sistemi sociali (Boccia Artieri 2012), o come una colonizzazione sempre più profonda da parte della comunicazione di quelli che erano considerati gli spazi irriducibili (Mazzoli 2001), o nella forma di un biocapitalismo che adotta strumenti di penetrazione e sfruttamento dei mondi della vita sempre più raffinati (Codeluppi 2008).
Di fianco a queste direzioni ascendenti e discendenti fra sistema e individui, fra struttura e
agency, va però evidenziata anche una direzione intermedia che porta le relazioni ad acquisire
un incrementale potere strutturante. Nella loro esistenza tecnologica, le relazioni, da filamenti invisibili e monodimensionali, vanno incontro a un processo di ―ispessimento‖, nel senso che la loro oggettualità si fa progressivamente più visibile e con essa la loro capacità di auto- riferimento. La specie umana è di base caratterizzata dalla possibilità di potersi riferire alle relazioni come oggetti del mondo (Donati 2011); oltre che alle altre persone e a noi stessi, possiamo infatti riferirci alla relazione che abbiamo con gli altri, come quando descrivendo un rapporto sentimentale siamo capaci di scindere le caratteristiche del rapporto da quelle delle persone coinvolte39. Nel momento però in cui la tecnologia concretizza la presenza, la direzione e l‘intensità delle relazioni, aumentano le possibilità del loro collegamento reciproco e di osservare quindi ciò che appare rilevante per il collettivo. Si pensi ad esempio all‘usuale evenienza in cui i like ricevuti da un contenuto portano a interrogarci sul significato che quell‘oggetto ha per il gruppo e eventualmente a riprodurre o a distaccarci da quell‘azione.
Se nei media di massa troviamo una selezione accentrata della rilevanza informativa, nell‘attuale contesto socio-mediale dobbiamo allora comprendere anche una selezione della rilevanza che passa per l‘attivazione dei pubblici, ma che non per questo è scevra dalla creazione di vincoli accentranti. Il fatto che il cambiamento di senso di posizione nella comunicazione produca nuove logiche di centralizzazione è ravvisabile nel modo in cui il collettivo, tramite la sua convergenza su determinati fulcri, dà vita a dislivelli di circolazione, visibilità e potere. Numerosi autori hanno messo in luce simili dinamiche, come quelle del
collegamento preferenziale (Barab si 2004), del tipping point (Gladwell 2000), del lock in
(Lanier 2010) e delle bolle di filtraggio (Pariser 2012); tali meccanismi riguardano il modo in cui certi vincoli compaiono senza l‘intervento di alcuna imposizione eteronoma, ma come effetto sistemico della connessione fra relazioni nei contesti digitalmente connessi. Ciò può tradursi in nuove possibilità di coordinazione, ma anche nella creazione di gorghi comunicativi,
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in cui il solco tracciato dalle relazioni altrui influenza in maniera incrementale le scelte successive. È una logica largamente riscontrabile in molti tipi di reti e specialmente nel Web, che trova alla sua base quel meccanismo del collegamento preferenziale popolarizzato dal fisico Albert-László Barabási (2004). Con questo modello Barabási descrive quei comportamenti delle reti in cui i nodi più collegati hanno maggiore probabilità di attirare ulteriori collegamenti, dando vita a quell‘effetto di cumulatività del ―i ricchi diventano sempre più ricchi‖ già noto come Matthew effect40. Dicendo ciò non si vuole avanzare l‘ipotesi di una naturale predisposizione del Web a favorire soltanto ciò che è sin dall‘inizio più collegato41
, ma soltanto evidenziare come il collegamento fra relazioni possa dar vita a traiettorie che favoriscono la selezione sulla base della loro storia di collegamento più che sulla rilevanza dell‘oggetto selezionato.
Di fianco alla capacità irritativa delle interazioni sul sistema, va quindi presa anche in considerazione l‘accresciuta capacità delle relazioni digitalmente mediate di comporre micro- sistemi, della durata a volte limitata, ma comunque capaci di sviluppare una propria selettività. Per questo motivo non basta più considerare il lato attivo dei pubblici nei termini esclusivi delle loro competenze interpretative, della produttività testuale, del prosumerismo (Toffler 1987, Parmiggiani 2006, Paltrinieri, Degli Esposti 2013) e della partecipazione culturale (Jenkins 2007). Accanto a questi aspetti va ora compreso il potere delle relazioni online di strutturare i margini stessi degli oggetti mediali, nel modo in cui la visibilità dell‘oggetto è sempre più dipendente dalla capacità di aggregazione e sharing che sa stimolare, piuttosto che dai confini prestabiliti dalla copertura del medium. In altre parole: esponendosi in televisione si entra in una
visibilità televisiva; esponendosi su YouTube, ad esempio, non si fa l‘ingresso in uno spazio
discreto di visibilità, ma in uno in cui la visibilità diviene un valore continuo, dipendente dalle condivisioni, dai suggerimenti della piattaforma e dalle raccomandazioni dei pari, perciò della messa in opera del collettivo; la prima è una visibilità dipendente dal medium, la seconda è un tipo di visibilità connessa.
La questione che qui emerge in maniera centrale è capire se a tale mutamento strutturale delle dinamiche di circolazione, corrisponde anche un mutamento dei significati e delle aspettative legate a chi si trova al centro di tale visibilità. Troviamo ad esempio un recedere della logica del ―contratto sotteso‖ che accompagna la fama dei media di massa, per cui la perdita di alcuni diritti personali è considerata come il logico contrappasso dei privilegi della celebrità, oppure una sua riproduzione? Su tale versante danah boyd (2014) rileva ad esempio come all‘improvviso carico di attenzione che certi adolescenti possono raccogliere online, si accompagna sovente la concezione che essi possano essere trattati al pari delle celebrità. Sebbene il loro sia un grado di notorietà non comparabile a quello delle star, privo dei vantaggi
40L'espressione ―effetto Matteo‖ è stata resa popolare nella sociologia da Robert K. Merton nell'articolo del 1968 The
Matthew effect in science, nel quale veniva descritta la tendenza degli scienziati che raggiungono maggior successo
nei loro primi anni di carriera a ottenere più credibilità e facilità di pubblicare, a parità di abilità e di ogni altro fattore (Merton 1968).
41 Connotazione ideologica con cui questa dinamica viene spesso sbandierata, ma che fallisce nello spiegare in che
economici e logistici che queste ricevono, essi vengono spesso fatti rientrare nella stessa logica della ―mancanza di rispetto concessa‖:
Quando le persone diventano famose, esse sono spesso oggetificate, discusse e ridicolizzate con poca considerazione rispetto al loro statuto di individui. Fan e critici si sentono di avere il diritto di commentare ogni cosa che fanno le celebrità, con scarso riguardo al costo che tale mirino dell‘attenzione comporta. Il costo che le celebrità pagano per i supposti benefici dell‘essere ricche e famose è lo scrutinio costante e la mancanza di privacy. […] Nel momento in cui gli adolescenti divengono fortemente visibili online, essi sono oggettificati in modi simili a quelli che le celebrità si trovano ad affrontare […] Gli adolescenti famosi in certe nicchie devono affrontare sia i costi che i benefice dell‘enorme ammontare di attenzione ricevuto, senza però ricevere l‘aiuto strutturale che le celebrità hanno – inclusi agenti, manager e risorse finanziare utili a coptare con il costante assalto d‘attenzione. Ciò può creare situazioni problematiche, con adolescenti che simultaneamente gradiscono tale feedback del pubblico ma che sono al contempo profondamente affetti dalla crudeltà e dalla pressione che spesso accompagna tale feedback (boyd 2014, pp. 150-151, traduzione mia).
Se quindi da un lato il cambiamento di senso della posizione nella comunicazione mette in discussione alcuni dei presupposti che potevano far concepire lo spazio dei media quale spazio ―sacro‖, separato e più significativo rispetto al mondo ordinario, esso accompagna anche la creazione di nuovi dislivelli. Ciò che cambia è che tali dislivelli non si sostanziano più semplicemente sulla soglia dentro i media/fuori i media (Couldry 2003), ma su nuove confini categoriali eretti dai pubblici. Parafrasando George Orwell, nei pubblici connessi gli utenti sono
tutti messi in scena, ma qualcuno è messo in scena più degli altri.
Nel prosieguo della tesi cercheremo di capire il valore e i connotati di tali soglie in riferimento al legame fra fama e derisione nei i pubblici connessi. Prima di entrare nello specifico di tale nesso, espandiamo ora i mutamenti qui introdotti dei pubblici, della visibilità e dell‘adesione fra vissuto e media, esaminando la piattaforma YouTube e la sua community italiana.