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Imprese sociali, associazioni e soggetti no-profit, organizzazioni informali, compagnie private

2.2 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLE BUONE PRATICHE

2.2.2 I criteri di selezione delle esperienze

Per effettuare una selezione ragionata dei casi studio e delle esperienze da approfondire, sono stati predisposti alcuni criteri di ricerca delle pratiche, in modo da individuare quelle esperienze che fossero maggiormente in grado di tradurre ed esprimere concretamente i concetti di innovazione sociale da noi ricercati. Tre sono i principali criteri che hanno guidato la ricerca e selezione delle esperienze da approfondire: il contesto di riferimento, l’accento posto sull’importanza delle

relazioni e delle reti territoriali, il focus su alcune delle maggiori problematiche sociali attuali.

Per quanto riguarda i contesti di riferimento, si è scelto di privilegiare, nel processo di selezione, quelle pratiche ed esperienze emergenti in nazioni culturalmente, socialmente ed economicamente comparabili con il contesto italiano. Per questo motivo non sono state considerate, anche se numericamente e qualitativamente rilevanti, le esperienze e le pratiche statunitensi di innovazione sociale, soprattutto date le grandi differenze normative ed economiche esistenti. Il secondo criterio pone l’accento sull’importanza delle relazioni e dei rapporti con i territori e le comunità di riferimento che le diverse pratiche mirano a perseguire. In particolare vengono privilegiate quelle esperienze in cui sono presenti relazioni dirette con soggetti e contesti urbani e locali (ad esempio, a livello di quartiere) per il perseguimento di obiettivi di innovazione sociale.

Infine il terzo criterio riguarda gli obiettivi e le finalità sociali che le esperienze selezionate mirano a trattare, privilegiando quei casi che stanno ricercando soluzioni innovative ad alcune delle problematiche e delle sfide sociali più urgenti nel panorama attuale, quali disoccupazione giovanile, invecchiamento della popolazione, istanze di partecipazione della cittadinanza, ridefinizione dei sistemi di welfare a livello locale, accesso alla cultura, etc.

In particolare, sono stati privilegiati i casi e le pratiche in cui si è tentato di intervenire con l’obiettivo primario di migliorare la coesione sociale nei territori, senza perdere di vista obiettivi secondari, o strumentali, quali la sostenibilità economica e gestionale delle attività promosse e supportate.

Le buone pratiche selezionate possono quindi definirsi come quei soggetti o quegli spazi urbani di promozione e applicazione pratica delle istanze di innovazione per la società, quali centri di comunità, network di professionisti, spazi di incubazione e coworking. La scelta di ricercare esempi di buone pratiche, nazionali ed estere, emerge quindi dalla volontà di mostrare alcune possibili applicazioni pratiche, specifiche e contestualizzate, dei concetti di innovazione sociale, miglioramento economico e coesione sociale precedentemente presentati. Questa necessità emerge a partire dalla difficile e non univoca teorizzazione dei concetti e delle esperienze di innovazione sociale, che sono estremamente recenti e in costante sviluppo (in particolar modo all’interno del contesto italiano).

La selezione di good practices è stata effettuata a partire da un’ampia ricerca condotta su diverse fonti e canali (siti internet, report, convegni, contatti diretti, etc.) ricercando in particolare le esperienze accomunate da obiettivi e finalità di miglioramento sociale, dentro (e per) i contesti e le comunità di riferimento. Si è cercato di privilegiare e proporre una selezione di molteplici casi, eterogenei per quanto riguarda i contesti, gli approcci adottati e le modalità di perseguimento degli obiettivi di miglioramento sociale.

La volontà è stata infatti quella di offrire una vasta gamma di possibili casistiche di spazi attivi per l’innovazione sociale prestando particolare attenzione ad alcuni elementi e aspetti cruciali di questi soggetti, quali le finalità specifiche, la tipologia di spazio/soggetto, i modelli gestionale, economico e relazionale adottati, i soggetti promotori, i destinatari e i risultati ottenuti.

Seguendo questo ragionamento si è arrivati a individuare dodici casi studio che potessero essere esemplificativi, per quanto possibile, di diversi approcci pratici e socialmente innovativi, in particolare nei contesti urbani europei, e che mettessero in evidenza il ruolo e l’importanza della dimensione spaziale nei processi di promozione e diffusione di innovazione sociale. I casi, che saranno presentati nel capitolo successivo, sono:

- Social Impact Lab (Berlino, Germania), spazio di coworking e incubazione leggera;

- Next Hamburg (Amburgo, Germania), spazio innovativo di partecipazione per la cittadinanza riguardo lo sviluppo futuro di Amburgo;

- MCAE (Grenoble, Francia), incubatore fisico specializzato nel supporto di imprese sociali;

- Friche Belle de Mai (Marsiglia, Francia), centro culturale per la rigenerazione di un quartiere degradato e per la promozione di istanze artistiche e culturali in ambito locale;

- CERC (Luton, GB), centro di comunità per la riorganizzazione e lo sviluppo di servizi di quartiere, finalizzati alla promozione di coesione sociale;

- The Accelerator (Londra, GB), programma formativo e di supporto per l’accelerazione e la crescita di imprese sociali; - Enviu-Dnamo (Rotterdam, Paesi Bassi), spazio di incubazione e assistenza a giovani imprese innovative, costruzione di reti di attori per la realizzazione di progetti;

- Eutokia (Bilbao, Spagna), centro di comunità catalizzatore di innovazione sociale;

- FAB (Pordenone, Italia), incubatore specializzato nell’innovazione sociale al servizio della cooperazione e della comunità; - San Salvario (Torino, Italia), spazio multifunzionale di quartiere, finalizzato alla rivitalizzazione del quartiere San Salvario; - Hub (Milano, Italia), rete internazionale di spazi e comunità di coworking con finalità sociali;

- Make a Cube3 (Milano, Italia), spazio di incubazione leggera rivolto a imprese ad alto valore sociale e ambientale.

Come è già stato anticipato, per ciascuna delle esperienze prese in considerazione si è cercato di approfondire, dettagliare e illustrare i molteplici aspetti chiave in grado di qualificare e descrivere accuratamente l’esperienza, sia essa un servizio alle imprese, uno spazio per il quartiere o un luogo di partecipazione. Per questa ragione, fondamentale è stato individuare alcune caratteristiche da approfondire nelle diverse esperienze e alcune domande a cui cercare di dare una risposta, in modo da descrivere in maniera pertinente e corretta ogni pratica presa in considerazione. Quindi si sono indagati, nello specifico, i promotori e i destinatari/fruitori delle diverse esperienze, sono state approfondite le finalità perseguite e gli obiettivi che ciascun soggetto si è prefisso di raggiungere attraverso le proprie attività, sono state approfondite le tipologie di servizi, soggetti o spazi, le modalità economiche, gestionali e relazionali impostate e i risultati che la buona pratica è riuscita a raggiungere attraverso le proprie attività.

Come anticipato in precedenza, le diverse esperienze considerate si differenziano in modo evidente tra loro, costituendo un campionario molto eterogeneo di pratiche e approcci in riferimento all’innovazione sociale. Questa condizione di estrema varietà rende difficile un confronto immediato e diretto tra le diverse esperienze analizzate. Per questo motivo l’analisi, e la conseguente valutazione, delle esperienze selezionate devono necessariamente concentrarsi sugli aspetti e gli ambiti che ci interessa maggiormente approfondire e indagare all’interno di questo discorso di tesi, con particolare riferimento agli aspetti di innovazione sociale di ciascuna esperienza e ai rapporti instaurati con i contesti e le comunità locali di riferimento.

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