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Parte III. Policy urbane e pratiche socialmente innovative: un possibile modello per Milano

3.2 I CASI DI MILANO E TORINO, DUE MODELLI D’AZIONE PER LO SVILUPPO DI POLICY INNOVATIVE

3.2.2 Torino, approccio sperimentale allo sviluppo urbano

La storia economica, sociale e politica del contesto torinese si differenzia, in modo evidente e in relazione a diversi aspetti e dimensioni, rispetto alle vicende milanesi, cui abbiamo appena prestato attenzione. Il passato di Torino è infatti fortemente caratterizzato dalle sue vicende industriali e produttive, che hanno indirizzato e condizionato in modo evidente lo sviluppo urbano, e amministrativo, della città; il contesto torinese è stato infatti per lungo periodo il riferimento italiano di quei modelli di sviluppo, economico e urbano, caratterizzati dalla forte presenza, e invasività in diversi aspetti e dimensioni di rilevanza urbana, di un singolo settore/soggetto produttivo, nel caso torinese la FIAT e la produzione meccanica, e che

trovano interpretazione nei contesti disciplinari come modelli di sviluppo urbano di tipo “one company town”.

Non deve stupire quindi, a partire da queste considerazioni, il forte impatto che la crisi di questo modello produttivo, prim’ancora che urbano, ha generato sul contesto metropolitano torinese, a partire dagli anni ’80; il lento e continuo processo di deindustrializzazione della città ha infatti comportato l’emergere di istanze sociali, economiche e politiche nuove nella città, oltre che la comparsa di numerose problematiche, ma anche opportunità inedite, connesse al crollo del sistema urbano che aveva retto e guidato lo sviluppo della città, per oltre quarant’anni.

È in questo scenario urbano, politico ed economico, caratterizzato da diversi e molteplici rischi e problematiche di diversa natura, che emerse, all’interno della pubblica amministrazione, così come all’interno della società, l’evidente e forte necessità di proporre e sperimentare una diversificazione delle modalità di sviluppo urbano ed economico della città; il cambiamento e le sfide affrontate non furono di facile e semplice trattazione, ma le conseguenze e le transizioni avvenute non furono drammatiche, al contrario di quanto ci si poteva attendere nel contesto sociale, soprattutto grazie a sistemi, meccanismi e strumenti di welfare di matrice pubblica, e grazie allo sviluppo di specifici servizi rivolti alla collettività, e alle popolazioni più colpite dalla crisi industriale.

Come è stato anticipato in precedenza, i processi di deindustrializzazione e di crisi produttiva furono però interpretati, da parte dell’amministrazione locale, come occasioni e opportunità rilevanti e decisive nello strutturare il futuro della città; diverse aree ex-industriali poterono essere sfruttate per lo sviluppo di importanti interventi di rinnovamento urbano (si pensi alla trasformazione del Lingotto in Centro Servizi ad esempio, o ai progetti universitari immaginati per l’area Mirafiori). Le opportunità tuttavia non emersero solo in connessione agli spazi e alle aree industriali svuotate dalle loro precedenti funzioni; alcune decisioni e iniziative strategiche per lo sviluppo e la trasformazione del contesto urbano furono elaborate anche a livello infrastrutturale, ad esempio con il progetto per l’interramento della linea ferroviaria (Passante Ferroviario) che tagliava la città da Nord a Sud, o attraverso la concentrazione delle prospettive di sviluppo urbano intorno alle aree del fiume Dora (progetti questi che trovarono inquadramento all’interno del processo di redazione del nuovo PRG, avviato nel 1986)[57].

Al periodo di fertile e continua elaborazione di molteplici documenti, piani, indirizzi per lo sviluppo di visioni strategiche e innovative per la trasformazione dell’impianto produttivo, economico e urbano torinese, non corrisposero tuttavia, come nel caso milanese, processi di attuazione e implementazione efficaci. L’apparato amministrativo locale non era infatti in quel periodo, metà anni ’80-inizio anni ’90, nelle condizioni di promuovere processi di attuazione efficaci ed efficienti, mostrando all’opposto caratteri di alta instabilità e incertezza amministrativa, e la bassa efficacia della classe politica locale.

La crisi politica e istituzionale nazionale, conseguente al periodo di crisi degli organi di rappresentanza politica dominanti fino al 1992, produsse nel contesto torinese conseguenze rilevanti; se nel caso milanese la risposta fu di natura essenzialmente politica, e portò all’elezione di rappresentanti politici nuovi e in discontinuità rispetto al passato (elezione di M.Formentini e ascesa della Lega Nord), a Torino la risposta fu di natura essenzialmente sociale, e di opposizione all’agire politico tradizionalmente inteso. Nel 1993 si verificò infatti una profonda svolta politica di livello locale nel contesto torinese che, attraverso un processo di mobilitazione della società civile (professori, opinionisti, imprenditori, banchieri), portò all’elezione a sindaco di Valentino Castellani, professore del Politecnico di Torino, e neofita del mondo politico e amministrativo; il segnale fu forte e si incentrò sul cambiamento dell’immagine e dei processi amministrativi che avevano guidato fino a quel momento lo sviluppo della città, e della società, intesa in senso ampio.

Dal 1993 si è andata quindi sviluppando una nuova immagine, e idea, di governo della città, che si è potuta consolidare negli anni, grazie all’ampio sostegno e consenso popolare che è riuscita a mobilitare, e che ha comportato una continuità amministrativa e politica nel governo della città, che perdura ancora oggi[58]; il ruolo però riconosciuto e ricoperto dalla

57 Dente B., Bobbio L., Spada A., Government or Governance of Urban Innovation, 2005.

58 Seppur infatti sono intercorsi processi di cambiamento e modifiche anche sostanziali, nell’impostazione e negli approcci perse- guiti da parte dell’amministrazione locale, si assiste ad un’incredibile, e per certi versi unica nel contesto italiano, continuità politica e

società civile nei processi di governo e amministrazione urbana, si è andato indebolendo nel tempo, fino al ritorno nel 2001, di rappresentanti della classe politica “tradizionale” al governo della città.

L’azione amministrativa di governo della città, nel periodo 1993-2002, si è quindi incentrata principalmente verso il completamento e l’implementazione di processi e progetti ereditati dalle passate amministrazioni cittadine (Passante Ferroviario, adozione PRG, sviluppo aree ex-industriali), attraverso un processo per certi versi simile a quello avvenuto nel contesto milanese; a differenza di quest’ultimo però, l’azione dell’amministrazione locale non si è limitata all’attuazione di decisioni già prese, sviluppando invece, e in parallelo, molteplici innovazioni in diversi aspetti e questioni di rilevanza urbana, che hanno fortemente strutturato l’agenda pubblica e amministrativa.

Emerge in questo senso la chiara visione strategica e amministrativa immaginata per la città, attraverso l’introduzione di nuove questioni all’interno dell’agenda pubblica, e in risposta alle nuove sfide che la città ha dovuto affrontare; nello specifico rilevanza strategica cruciale è stata ricoperta, come nel periodo precedente, da strumenti, processi e progetti predisposti per contrastare il declino urbano ed economico della città, in particolare attraverso lo sviluppo di approcci inediti e innovativi. In questo senso una delle maggiori novità di questo periodo è stata la candidatura (di successo) per ospitare le Olimpiadi Invernali nel 2006. Questo processo e progetto di successo ha trovato senso all’interno del quadro di riferimento strategico, impostato dall’amministrazione comunale, nell’orientare lo sviluppo di Torino come meta turistica nazionale e internazionale; in particolare ha fatto emergere, nell’amministrazione locale, l’idea e la possibilità di immaginare lo sviluppo della città, in stretta correlazione allo sviluppo e alla gestione di eventi, e mega-eventi, nazionali e internazionali.

Lo sviluppo del processo di candidatura per le Olimpiadi del 2006 ha rappresentato tuttavia solo una delle diverse linee d’orientamento amministrativo, che hanno contraddistinto e caratterizzato lo sviluppo recente del contesto torinese. La paura del declino urbano e la ricerca di nuovi quadri d’orientamento, hanno infatti portato la città a investire in modo consistente sullo sviluppo del settore culturale, attraverso diversi progetti (ristrutturazione Castello Venaria, istituzione Museo del Cinema) con un approccio evidentemente strategico alla

questione.

Un’altra questione particolarmente rilevante all’interno dell’agenda amministrativa nel periodo considerato, è relazionata allo sviluppo di forme inedite di governo metropolitano; questa questione amministrativa, fortemente incentrata sullo sviluppo di processi di cooperazione orizzontale, è stata caratterizzata da estrema incertezza, entrando e uscendo diverse volte dall’agenda pubblica, e concludendosi senza risultati e intese definitive.

Tuttavia alcune importanti sperimentazioni e innovazioni si sono potute sviluppare, attraverso processi di cooperazione orizzontale con i comuni dell’area metropolitana, su specifici settori d’intervento, quali trasporti e cultura (con buoni esiti), mentre in altre aree ha prevalso il conflitto e la contrapposizione di interessi diversi (sviluppo urbano).

Nel periodo considerato si assiste inoltre allo sviluppo di significative innovazioni processuali all’interno del contesto amministrativo torinese, in stretta continuità con le innovazioni promosse in termini di approcci e orientamento strategico dello sviluppo della città; è forse qui che la distanza tra l’esperienza milanese e torinese si rende maggiormente evidente, potendo osservare come Torino:

- sia stata la prima città italiana ad adottare un piano strategico (1998-2000), discusso e affrontato con numerosi soggetti della società civile, del settore pubblico e privato, e che ha promosso una visione condivisa in grado di indirizzare lo sviluppo urbano futuro, anche riguardo le azioni da promuovere;

- abbia affrontato alcune delle problematiche sociali più urgenti attraverso l’adozione di strumenti nuovi e inediti, quali il Progetto Periferie, che ha permesso la promozione di politiche integrate di rigenerazione urbana (in particolare grazie al ruolo svolto dal settore Rigenerazione Urbana del Comune di Torino), in alcune delle parti più critiche e “difficili” della città, anche attraverso l’incentivazione di processi di partecipazione della cittadinanza;

amministrativa nel governo della città (dal 1993 sono stati infatti eletti tre sindaci diversi, V.Castellani, S.Chiamparino, P.Fassino, di coalizioni di centro-sinistra).

- abbia costituito e sviluppato molteplici agenzie, create appositamente per affrontare specifiche questioni/problematiche, quali marketing urbano, trasporti pubblici nell’area metropolitana, turismo, giochi olimpici;

- abbia trasferito la gestione del più importante museo cittadino (il Museo Egizio), di proprietà dello Stato, verso una

fondazione, composta anche da partner privati, e abbia sviluppato un processo simile per la gestione dei musei

civici;

- abbia incentivato lo sviluppo e la costruzione di patti territoriali con i comuni dell’area metropolitana torinese, su specifiche questioni, e abbia costituito agenzie specificatamente incaricate per lo sviluppo economico dei territori interessati; - sia riuscita a instaurare relazioni di successo lungo la dimensione verticale, attraverso processi di cooperazione

verticale con le amministrazioni di livello superiore non particolarmente controversi (Provincia, Regione);

Lo sviluppo di consistenti innovazioni processuali, all’interno del contesto torinese, non ha però avuto riscontri nella produzione e adozione di significativi approcci innovativi nell’elaborazione di prodotti e progetti; molti di questi hanno avuto lunghi percorsi d’adozione e implementazione, che hanno caratterizzato e influenzato fortemente i processi di trasformazione, soprattutto per le lunghe tempistiche di realizzazione (come è lecito attendersi in processi di grande cambiamento urbano). Nonostante l’assenza di significative e rilevanti innovazioni di prodotto, si possono individuare alcuni dei progetti maggiormente innovativi, promossi nel decennio 1993-2002; in particolare i campi maggiormente interessati dallo sviluppo di prodotti e progetti inediti sono relazionati ai temi di rinnovamento e rigenerazione urbana (riqualificazione città esistente, sviluppo nuove aree residenziali e commerciali), allo sviluppo del sistema trasportistico metropolitano (tram, linea metropolitana), alla promozione culturale (creazione Museo del Cinema, nuovi spazi espositivi), allo sviluppo della vocazione universitaria (progettazione di nuovi campus), alla promozione di fiere espositive specificatamente torinesi, di rilevanza nazionale ma non solo (Fiera del Gusto, Fiera

del Libro).

Un altro importante campo d’innovazione su cui l’amministrazione comunale ha particolarmente insistito e investito, per promuovere il rilancio della città, è il settore della comunicazione, e dell’immagine urbana; anche in questo caso emerge come fondamentale sia stato l’orientamento fortemente strategico e operativo adottato dall’amministrazione, attraverso consistenti sforzi, per modificare l’immagine tradizionalmente associata alla città (industriale, grigia, spenta), non particolarmente positiva, e per proporne e promuoverne una nuova e in grado di mettere in evidenza le principali potenzialità della città Torino, e del suo territorio (alpi, fiumi, barocco, cibo, vino).

In conclusione si può osservare come, nonostante condizioni di partenza particolarmente difficoltose e di non facile risoluzione, la città di Torino, attraverso l’operato dell’amministrazione pubblica, ma anche attraverso il coinvolgimento e la mobilitazione della società civile, sia stata in grado di reagire positivamente alla fase di forte crisi e declino urbano che l’aveva colpita a partire dagli anni ’80.

Fig.32 In parallelo a processi di grande trasformazione, in

grado di rilanciare Torino all’interno del contesto nazionale e internazionale (quali le Olimpiadi Invernali del 2006), l’ammini- strazione pubblica della città ha prestato particolare attenzione allo sviluppo di percorsi progettuali volti alla rigenerazione e trasformazione della città esistente. Sono stati promossi in questa direzione numerosi interventi fortemente innovativi, tra cui particolarmente significativo è stato il Progetto Periferie, progetto che ha incentivato e supportato lo sviluppo di molte- plici iniziative in contesti periferici; tra queste il progetto Nuovi

Committenti (nella foto), programma di produzione artistica e

recupero urbano, volto all’integrazione di domande culturali e istanze di sviluppo locale qualitativo.

L’adozione di approcci fortemente orientati in senso strategico, la continuità politica e amministrativa nel governo della città, la mobilitazione di risorse e competenze molteplici ed eterogenee, la forte spinta verso la sperimentazione e l’innovazione nei processi, strumenti e meccanismi di gestione e intervento nella città, l’importanza riconosciuta ai processi d’integrazione e partecipazione dal basso, rappresenta solo parzialmente alcuni degli aspetti che hanno reso possibile lo sviluppo e la trasformazione del contesto torinese, oltre la sua tradizionale vocazione industriale e produttiva, ormai fortemente ridotta.

In anni recenti si sono potuti meglio osservare i risultati degli sforzi compiuti dalle amministrazioni cittadine, e oggi Torino pare essere positivamente riuscita a sovvertire l’immagine di centro urbano in crisi, affermandosi con merito come uno dei principali poli culturali, ma non solo, del Nord Italia; il percorso intrapreso dalle amministrazioni cittadine e dalla società, intesa in senso ampio, negli ultimi vent’anni, non è stato assolutamente semplice e lineare, caratterizzandosi per il forte contenuto sperimentale e innovativo ricercato, ma anche per i rischi derivanti da processi e progetti dagli esiti talvolta incerti e non prevedibili, ma in grado generare esiti e impatti estremamente positivi nel medio-lungo periodo.

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