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Parte III. Policy urbane e pratiche socialmente innovative: un possibile modello per Milano

3.2 I CASI DI MILANO E TORINO, DUE MODELLI D’AZIONE PER LO SVILUPPO DI POLICY INNOVATIVE

3.2.5 Torino, il riconoscimento del valore sociale

Nella trattazione dei paragrafi precedenti si è tentato di restituire, in modo sicuramente parziale, il ruolo e le funzioni riconosciute ai processi d’innovazione nella produzione di politiche urbane, in particolare concentrando l’attenzione sui livelli istituzionali e amministrativi pubblici; attraverso la trattazione dei casi di Milano e Torino si è infatti tentato di evidenziare il ruolo cruciale e decisivo svolto dalle amministrazioni pubbliche, nel promuovere istanze e approcci innovativi alla scala urbana, e più in generale nel muoversi verso meccanismi e modelli di governance urbana.

Sono emersi in questo senso diversi nodi critici e problematici, soprattutto in anni recenti, in relazione ai processi di sviluppo e modificazione del ruolo delle pubbliche amministrazioni, verso processi di allargamento della sfera urbana e pubblica, in grado di riconoscere e ricomprendere al proprio interno iniziative, progetti ed esperienze emergenti nei contesti locali e decisivi nel promuovere approcci sperimentali alle questioni di governo della città.

In particolare è emerso come, a partire da molteplici fenomeni di diversa natura, quali la complessificazione della sfera sociale e i processi di crescente frammentazione alla scala urbana, il ruolo riconosciuto e tradizionalmente ricoperto da soggetti di natura pubblica si stia lentamente indebolendo, in particolare stante l’emersione di problematiche economiche, gestionali, sociali e politiche inedite all’interno del campo di governo delle questioni urbane e collettive. In questo senso si assiste al modificarsi, e in certi casi innovarsi, delle pubbliche amministrazioni attraverso l’adozione e la considerazione riconosciuta a processi innovativi e sperimentali in grado di modificare le modalità d’azione e d’intervento tradizionali alla scala urbana. Questi cambiamenti sono emersi come sempre più necessari e ineludibili, in particolare nell’ottica di riorientare e aggiornare le modalità, i meccanismi e gli strumenti di elaborazione, formulazione e produzione di decisioni e politiche pubbliche, alla scala urbana.

In questo senso il processo di generale ripensamento del ruolo delle pubbliche amministrazioni nei processi di governo della città è divenuto sempre più ineludibile, in particolare a partire dagli anni ’90, quando si sono iniziate a riconoscere le funzioni e i ruoli cruciali svolti in ambito urbano da soggetti non pubblici, organizzazioni, associazioni, terzo settore, nei processi di produzione di interventi di natura pubblica e collettiva. Questi soggetti e organizzazioni, dalle forme e finalità più eterogenee, si sono infatti dimostrati attori sempre più rilevanti alla scala urbana, in grado di promuovere interventi, esperienze e pratiche ad alto contenuto sperimentale e innovativo, con riferimento alla produzione di politiche pubbliche e collettive di fatto, promosse dal basso e incentrate sui contesti locali d’intervento. In questa direzione interpretativa emerge allora come particolarmente interessante sia indagare e approfondire le forme e le modalità d’interazione esistenti, o potenzialmente esistenti, tra gli attori preposti al governo delle dimensioni urbane e pubbliche, gli attori amministrativi e istituzionali pubblici, e i soggetti e le organizzazioni, formali e informali, che attraverso le proprie specifiche attività e iniziative producono politiche pubbliche e collettive di fatto, in particolare concentrandosi sulla dimensione locale e di quartiere. In questo paragrafo e nel successivo indirizzeremo le attività di ricerca verso l’indagine e l’approfondimento delle diverse forme, processi e pratiche emergenti dal basso, dalla società intesa in senso ampio, in risposta a problematiche, bisogni e opportunità di natura pubblica e collettiva, focalizzando la nostra attenzione anche sui diversi ruoli svolti, o non svolti, da queste pratiche, esperienze e soggetti promotori, all’interno dei processi di governo pubblico alla scala urbana.

Come nelle analisi e approfondimenti proposti in precedenza riguardo il ruolo e le funzioni di processi e politiche innovative nel cambiamento di approcci all’interno delle pubbliche amministrazioni, anche in questi paragrafi proveremo a considerare i casi di Torino e Milano, tentando di osservare e comprendere le dimensioni critiche e operative riguardo pratiche ed esperienze emergenti dalla società, alla scala locale; in particolare tenteremo di comprendere anche le differenze, in termini di approcci e ruolo riconosciuto alle pratiche sociali, emergenti nei diversi apparati amministrativi pubblici, con riferimento a questi processi dal forte contenuto innovativo e sperimentale.

Come abbiamo già avuto modo di osservare in precedenza, la città di Torino si è dimostrata, in particolare nel periodo tra fine anni ’80 e inizio anni 2000, fertile laboratorio per l’elaborazione, la costruzione e l’attuazione di processi e interventi integrati alla scala urbana; queste tipologie d’intervento, caratterizzate da approcci fortemente innovativi e sperimentali,

si sono rese necessarie e indispensabili per provare ad affrontare concretamente ed efficacemente i processi di profonda trasformazione che stavano interessando il tessuto urbano e la composizione sociale ed economica della città, in seguito ai processi di forte deindustrializzazione che l’avevano attraversata a partire dagli anni ‘80. Diverse furono infatti le aree che si svuotarono delle loro funzioni originarie, nella maggior parte dei casi spazi di produzione industriale, all’interno del contesto urbano torinese, elevandosi a simbolo evidente dei processi di crisi urbana in atto, ma emergendo anche come importanti opportunità e risorse potenziali per la trasformazione e sviluppo della città.

In questo senso fondamentali furono i contributi elaborati da attori e soggetti di natura pubblica e privata, volti a favorire l’attivazione e lo sviluppo di processi di rifunzionalizzazione di spazi, luoghi e vaste aree interne alla città. È in questo quadro che emersero numerosi progetti e iniziative, in grado di sviluppare e incentivare una visione strategica per il futuro della città, che rilanciasse Torino oltre la sua tradizionale vocazione produttiva e industriale; per ricordare solo alcuni degli interventi più rilevanti si può far riferimento ai processi di riqualificazione del centro storico, al riassetto e sviluppo della rete infrastrutturale di livello metropolitano, alla promozione di grandi eventi quali le Olimpiadi Invernali del 2006, allo sviluppo di nuovi quartieri, alla riqualificazione delle aree limitrofe il fiume Dora e a numerosi e diffusi interventi di rigenerazione puntuale nei quartieri periferici della città. Emerge in questa direzione quindi come le politiche urbane e collettive elaborate nel contesto torinese, in particolar modo promosse dalle amministrazioni pubbliche negli ultimi due decenni, ebbero come tema cruciale e centrale la riscoperta della complessità dello spazio e del tessuto urbano, complessità relazionata alla forte integrazione di dimensioni, aspetti e campi di sapere eterogenei, e alla considerazione di potenzialità e risorse molteplici e diffuse in diversi ambiti, sia di natura fisica che sociale.

In parallelo a progetti e trasformazioni strategiche e rilevanti per l’intero contesto urbano torinese, già introdotti e approfonditi nei paragrafi precedenti, emergono nello stesso periodo storico anche importanti e diffusi processi di ridefinizione di spazi d’intervento specifici e localizzati, promossi e sviluppati da un panorama assolutamente eterogeneo di soggetti e organizzazioni, in larga parte esterni ai settori pubblici tradizionalmente intesi. Questi interventi, pratiche ed esperienze hanno infatti provato ad affrontare, in modo creativo, sperimentale e largamente innovativo, tematiche tradizionali e inedite, dimostrando operativamente di possedere numerose risorse e competenze molteplici, in grado di integrare e ricomprendere le diverse dimensioni critiche e complesse di queste trasformazioni.

In questa direzione interpretativa e nella considerazione di questi processi di trasformazione urbana specifici e locali, emerge il grande potenziale esistente all’interno del contesto urbano torinese, verso la comprensione del ruolo e delle funzioni cruciali ricoperte da queste pratiche ed esperienze nella produzione di interventi di rilevanza pubblica. Anche in questi processi risulta decisivo il ruolo svolto dai soggetti amministrativi pubblici, incentrato in particolare sul riconoscimento e supporto diretto verso queste esperienze, nell’ottica di creazione e sviluppo di

Fig.35 Diversi progetti strategici in grado di incentivare

consistenti processi di trasformazione urbana, sono stati avviati a Torino nel periodo tra inizio anni ‘90 e anni 2000; tra questi particolarmente rilevante è stato il progetto di riqualificazione e trasformazione urbana che ha interessato l’ambito Spina 3 (nella foto), area caratterizzata storicamente dalla presenza di importanti industrie. L’intervento promosso ha anche permesso di avviare numerosi progetti ed interventi integrati (residen- za, commerciale, terziario, attività ricreative, aree verdi, etc.), in grado di rigenerare anche i quartieri e le aree limitrofe all’ambito d’intervento; tra questi particolarmente rilevante è stato il processo di recupero dell’ambito del Fiume Dora, attraverso lo sviluppo di un Parco postindu- striale di oltre 400.000 m2.

condizioni favorevoli per la piena espressione del potenziale pubblico e collettivo, insito in queste iniziative. In questo senso emergono alcuni fattori di successo[68] che hanno determinato positivi processi di sviluppo di queste pratiche,

all’interno del contesto amministrativo e urbano torinese; nello specifico hanno svolto un ruolo determinante:

- la forza e la ricchezza del tessuto associativo e sociale torinese, in grado di sviluppare elevate capacità di autorganizzazione, di natura anche economica e gestionale; diversi sono infatti i soggetti e le organizzazioni, di natura formale e informale, che sono stati interessati da processi di crescita esponenziale delle loro possibilità d’azione e d’intervento alla scala urbana, in particolare nel periodo ricompreso tra fine anni ’80 e inizio anni ’90 (riaffermazione dell’importanza della società civile in risposta alla crisi politica nazionale, e locale del 1992);

- il ceto politico locale, in particolare a partire dall’inizio degli anni ’90, quando si è dimostrato estremamente aperto e attivo verso la considerazione di approcci innovativi e sperimentali in grado di trasformare le modalità d’azione pubblica tradizionale, muovendosi sempre più verso modelli di governance urbana. Approcci inediti alle dimensioni di governo delle trasformazioni urbane che hanno portato l’amministrazione pubblica a costruire percorsi di partenariato tra soggetti pubblici e privati, a sviluppare nuovi strumenti e modalità d’intervento alla scala locale, in grado di integrare competenze e risorse diverse, verso il perseguimento di obiettivi di sviluppo condivisi e includenti, e a individuare molteplici opportunità e campi d’intervento dove promuovere l’integrazione di risorse scarse e disperse tra soggetti e attori eterogenei;

- i funzionari dell’apparato amministrativo pubblico, particolarmente efficaci nel recepire contemporaneamente gli stimoli provenienti dall’alto (ceto politico), e le spinte emergenti dal basso (società), dimostrandosi concretamente in grado di lavorare per il superamento di approcci settoriali e parziali, con riferimento alla trattazione di questioni urbane, caratterizzati da un forte grado di divisione delle competenze, da incapacità diffuse di integrazione di rapporti formali e informali, etc.;

- la rete di professionisti di diverso genere e provenienza, in grado di promuovere e fornire supporto valido ed efficace nell’accompagnamento di processi, iniziative ed esperienze che si muovono nella direzione di sviluppo di approcci di

governance urbana (messa in rete di attori, tecniche di negoziazione dei conflitti, attivazione di processi partecipativi).

A partire da queste dimensioni ed elementi in grado di determinare vantaggi strategici all’interno del contesto torinese, emergono quindi numerose esperienze e pratiche promosse dal basso, ed esternamente agli apparati amministrativi pubblici, in grado di affrontare concretamente problematiche e questioni sociali e urbane, alla scala locale e di quartiere. In particolare nella considerazione di queste esperienze emerge con evidenza la stretta correlazione esistente in molte pratiche, tra opportunità legate al riuso di strutture e spazi degradati e in abbandono, e la costruzione e promozione di attività e progetti orientati verso nuove modalità di produzione di beni e servizi pubblici, alla scala locale. Quest’ottica interpretativa che sottolinea ancora una volta la crucialità da riconoscere alle dimensioni spaziali nei processi di produzione di politiche urbane, formali o informali, è restituita in maniera efficace da molteplici contributi di ricerca disciplinare e accademica; in particolare pare interessante e rilevante il lavoro di ricerca proposto da Paolo Cottino e Paolo Zeppetella[69], nello specifico riguardo l’analisi effettuata sul contesto torinese, e l’insistenza sulla rilevanza di processi

relazionali tra istituzioni pubbliche, e soggetti non pubblici, nella produzione di interventi innovativi alla scala urbana. Nella condivisione di quest’approccio e dell’ottica interpretativa adottata, alcuni dei nodi e delle dimensioni più interessanti da indagare, più che riguardare gli aspetti strettamente correlati ai processi di riuso degli spazi, paiono essere relazionati ai rapporti tra istituzioni pubbliche e pratiche sociali, intese in senso ampio (gruppi autorganizzati, associazioni, cooperative, imprese private), e riguardo le dimensioni e gli aspetti operativi maggiormente critici nello sviluppo e promozione di interventi socialmente innovativi, alla scala urbana.

In questo senso nell’analisi e considerazione di molteplici esperienze e pratiche localizzate nel contesto torinese, paiono delinearsi quattro macrotemi rilevanti attorno ai quali si sono sviluppate dinamiche interessanti d’interazione tra soggetti

68 Cottino P., Zeppetella P., Creatività, sfera pubblica e riuso sociale degli spazi, 2009. 69 Ibidem, Cottino P., Zeppetella P. (2009).

eterogenei, di natura pubblica e privata, e che hanno rappresentato l’occasione concreta di promozione e incentivazione di approcci innovativi e sperimentali in risposta alla crescente complessità delle sfere di governo urbano, in particolare attraverso processi di riuso di spazi e luoghi in abbandono; pare quindi utile soffermarci brevemente nella presentazione di queste tematiche, per comprendere quali possano essere le occasioni concrete e operative in grado di promuovere processi e dinamiche innovative, con riferimento a questioni pubbliche e collettive, alla scala urbana.

Un primo macrotema particolarmente rilevante fa riferimento alla creazione di spazi di socialità, esperienze e pratiche in cui tende sempre più a sfumare il confine tra promotori e utenti, ossia tra organizzazioni operanti nei quartieri e cittadinanza. Queste iniziative si concentrano in particolare nella promozione di combinazioni inedite e ibride di funzioni diverse, quali produzioni artistico-culturali, iniziative per il tempo libero e processi aggregativi alla scala di quartiere.

In questo quadro emergono due tendenze differenti, una prima caratterizzata da processi di autorganizzazione sociale intorno ad edifici occupati, caratterizzata in molte esperienze da un’insistenza riguardo le dimensioni politiche e d’antagonismo rispetto ai soggetti pubblici (esperienze quali El Paso e Askatasuna[70]), mentre una seconda tendenza

pare inquadrare le molte e diverse politiche promosse dal Comune e dagli organi amministrativi pubblici, in risposta a domande e bisogni emergenti nei settori dell’associazionismo e dell’autorganizzazione sociale (Casa del Quartiere

San Salvario, Rete TO&TU centri per il protagonismo giovanile).

In particolare lungo queste seconda linea emergono numerosi e interessanti meccanismi di supporto e incentivazione alle pratiche, caratterizzate da un certo contenuto innovativo e sperimentale, promosse dalle amministrazioni pubbliche torinesi quali, ad esempio, operazioni di cessione in comodato d’uso di una significativa quota di beni immobiliari municipali, verso le associazioni e le organizzazioni operanti per il sociale. Il contenuto sperimentale e innovativo di questa seconda linea d’azione risiede in particolare, nella non standardizzazione delle risposte e nella mancata predisposizione di modelli rigidi d’intervento, con riferimento ai processi di costruzione e produzione di politiche urbane. In questo senso soggetti di natura pubblica e privata sono stati in grado, nelle diverse esperienze e pratiche, di sviluppare forme efficaci e positive d’interazione e cooperazione, in grado di portare a integrazione effettiva spinte provenienti dall’alto (necessità politiche dell’amministrazione pubblica) e pressioni emergenti dal basso e dalla società (volontà d’azione da parte di gruppi e organizzazioni operanti nel locale), come occasione reale per la costruzione, in ogni particolare situazione, di modalità inedite e specifiche d’intervento, proprie di ciascuna esperienza.

70 Non essendo Torino il contesto privilegiato di ricerca, all’interno di questo documento di tesi non sono state descritte le diverse esperienze emergenti nel contesto torinese. Per maggiori informazioni e dettagli riguardo le diverse pratiche del contesto torinese si può far riferimento al sito internet urban-reuse.eu.

Fig.36 Il Comune di Torino ha fortemente investito

negli anni, in progetti che rappresentassero concrete occasioni di promozione e incentivazione di approc- ci innovativi e sperimentali, riguardo problematiche e opportunità locali; un macrotema particolarmente rilevante ha riguardato la creazione di spazi di socia-

lità, occasione concreta per sperimentare combina-

zioni inedite e ibride di funzioni diverse, attraverso processi d’interazione tra soggetti pubblici e privati. Lo spazio Cartiera (nella foto) è in questo senso un’esperienza interessante, spazio polivalente per lo sport, la creatività e il protagonismo giovanile, gestito da sei associazioni di giovani del quartiere;

Cartiera fa parte della rete dei centri per il protagoni-

Questi processi risultano perciò fortemente caratterizzati dalla costante ricerca di equilibri e processi di mediazione sempre diversi, tra esigenze istituzionali di regolazione d’uso degli spazi pubblici e garanzia di fruibilità a soggetti e popolazioni molteplici, e le domande di gruppi sociali eterogenei che reclamano possibilità e condizioni d’agire autonomo, verso la costruzione di progetti e iniziative alla scala locale, in risposta a esigenze pubbliche e collettive, di dimensione anche urbana.

Un secondo macrotema che emerge con evidenza, riguarda l’opportunità rappresenta da processi di rifunzionalizzazione

di edifici vuoti e degradati, come occasione di sviluppo più ampio dei quartieri, verso processi concreti di rigenerazione

urbana. In questa chiave di lettura emerge come l’utilizzo per finalità sociali di spazi vuoti e inutilizzati rappresenti una potente arma contro il degrado, fisico e sociale, dei quartieri, potenzialmente in grado di innescare circuiti virtuosi capaci di generare effetti ed esternalità positive su ambiti più estesi del solo quartiere d’intervento.

Le funzioni sociali ricoprono infatti un ruolo centrale e fondamentale all’interno di questi progetti, in quanto in grado di incidere fortemente sulle condizioni di vivibilità e qualità urbana, in particolare nei contesti periferici (un esempio è il progetto Nuovi Committenti). All’interno di questo secondo macrotema emerge come i soggetti promotori siano, nella maggior parte delle esperienze e pratiche rilevanti, soggetti di natura pubblica (in particolare fondamentale è stato il lavoro del settore Rigenerazione Urbana del Comune di Torino), pur riconoscendo il fondamentale ruolo svolto, nello sviluppo di questi processi e iniziative, da gruppi e associazioni fortemente radicate nei rispettivi territori, e verso cui sono stati promossi processi di coinvolgimento attivo da parte dell’amministrazione pubblica.

Un terzo macrotema ricorrente e rilevante, con riferimento alle pratiche ed esperienze socialmente innovative e sperimentali nel contesto torinese, è relazionato ai processi di rivitalizzazione e diversificazione della struttura economica della città. Il riuso e la rifunzionalizzazione di spazi e luoghi rappresenta in quest’ottica, un’occasione concreta per avviare processi di rigenerazione più ampia all’interno del contesto urbano torinese, sviluppando e creando le condizioni per l’insediamento di nuove attività economiche in quartieri e contesti locali (alcune indicazioni in questo senso possono provenire dai progetti Mirafiori e Cortile del Maglio). Si sviluppano in questa direzione iniziative in grado di promuovere processi di diversificazione economica, in quartieri e zone caratterizzate da una storica vocazione industriale e produttiva, che si muovono verso la costruzione di distretti culturali e creativi, poli di attività economiche innovative, luoghi di aggregazione aperti a un pubblico più ampio del semplice quartiere.

Molte delle iniziative ricomprese all’interno di questa macrotematica sono state promosse e sostenute da attori pubblici, i quali hanno cercato di creare le condizioni ottimali in grado di incentivare l’insediamento di nuove e diverse attività economiche, in contesti scarsamente attrattivi; in particolare nel caso torinese si è prestata particolare attenzione ai Fig.37 Un altro macrotema particolarmente rilevante,

è legato a processi di rivitalizzazione e diversifica-

zione della struttura economica; in quest’ottica il

Comune di Torino ha fortemente investito per creare condizioni favorevoli per l’insediamento di nuove e diverse attività economiche, in quartieri e contesti locali scarsamente attrattivi. Il progetto Cortile del

Maglio (nella foto) si muove in questa direzione;

ex-edificio militare nel quartiere di Porta Palazzo, ristrutturato dal Comune e dato in concessione (per 99 anni) a una serie di imprese e studi professionali. Gli esercenti hanno poi creato l’associazione Cortile

del Maglio incaricata di organizzare eventi multidi-

sciplinari volti a promuovere processi rigenerativi nel quartiere.

tentativi di rompere e spezzare la rigida divisione funzionale di spazi e attività, caratterizzante approcci tradizionali di governo urbano, muovendosi verso il riconoscimento del potenziale ruolo svolto da nuove attività economiche, come nuovi centri di urbanità, nodi spaziali in cui trovano efficace intreccio reti e istanze lavorative, sociali e culturali (movimento in atto verso modelli spaziali, economici e funzionali ibridi e misti).

Infine emerge un quarto macrotema, relazionato alla messa in pratica di nuove idee e tipologie innovative di servizi (quei servizi non convenzionali cui si è accennato in precedenza), in molti casi promossi a partire dalle attività ed esperienze di molteplici associazioni operanti per lo sviluppo di cooperazione e coesione sociale, nei contesti locali.

In questo quadro d’orientamento trovano inquadramento imprese sociali, organizzazioni del terzo settore, imprese low

profit le cui iniziative e attività insistono su campi d’interesse sociale e pubblico, quali inserimento lavorativo di popolazioni

svantaggiate, servizi di mediazione di conflitti, spazi per la produzione culturale e giovanile, attività di supporto alla creazione di occasioni lavorative, percorsi di capacitazione e formazione, individuali e collettivi (alcune esperienze esemplificative possono essere Caffè Basaglia, la rete TO&TU, Spazzi).

Ciò che accomuna queste esperienze e pratiche spaziali è la capacità di mettere a sistema e integrare competenze diverse, provenienti da soggetti di natura pubblica e privata, e la capacità di individuazione di

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