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Raccolta ed Analisi dei dat

Capitolo 8 ANALISI TESTUALE

9. Forme elementari ed approcci antropologici al mondo comune della redistribuzione nell'Affaire Mag

All'interno di un ordine di grandezze morali selettive e condizionali, per il tipo di relazioni sociali che tende ad instaurare, questa forma può essere (almeno provvisoriamente) chiamata

distintiva e gerarchica. Infatti, abbiamo visto come a questo tipo di ordine faccia seguito nei

soggetti esaminati un approccio antropologico distintivo al mondo sociale della redistribuzione, in cui cioè il soggetto identifica sé stesso e le proprie modalità d'interazione principalmente in base al riconoscimento di ciò che lo distingue dagli Altri, e non di ciò che lo accomuna. Richiamiamo ancora una volta la nota intuizione bourdieusiana per cui esistere significa distinguersi (Bourdieu, 1995). Dunque, suggeriamo che esistere nello spazio della redistribuzione della ricchezza significhi per molti attori sociali riconoscere la propria posizione sociale, le proprie qualità e prerogative principalmente grazie all'opposizione con le posizioni, le qualità e le prerogative altrui. Facendo eco alla retorica bourdieusiana, intendere l'Altro nel campo della reciprocità materiale è in primo luogo rifiutarne la somiglianza e la comune interdipendenza in quello stesso campo, riconoscendo in prima istanza lo scarto differenziale tra il proprio status socio-economico e quello di Alter per poter riconoscere ed affermare in realtà sé stessi (Paolucci, 2011). Questo approccio potrebbe costituire la risposta all'esigenza della reciprocità, e la conseguente modalità di protezione dal rischio di una sua assenza, in una sfera della vita individuale e sociale così delicata e profonda come quella della 113Per forma elementare, ci rifacciamo alla stessa concezione che Durkheim propone nelle Forme elementare della vita religiosa. Dunque, per forma elementare intendiamo la ricerca di quegli elementi costitutivi ed essenziali attraverso cui si manifestano i diversi tipi di relazione sociale all'interno di un mondo comune o di un universo di significati (Cfr. Durkheim, 2005, Navarini, 2003).

divisione del lavoro sociale e dei suoi frutti. Del resto, fu lo stesso Bourdieu a farci notare in un suo famoso studio etnografico come dietro ad ogni ragionamento, argomentazione, logica o pensiero si celino dei postulati antropologici che ne condizionano l'orientamento e la formazione (Bourdieu, 2003). Inoltre, seguendo ciò che il nostro caso di studio ci rivela, avanziamo l'ipotesi che questa non sia l'unica forma elementare in questo mondo comune, ma che ve ne sia almeno un'altra, che si richiama, invece, a quella proprietà fondamentale dell'agire sociale che la nostra letteratura di riferimento ha definito bisogno di riconoscimento della comune umanità. Infatti, con lo stesso tipo di ragionamento, possiamo provare a sostenere che l'ordine di grandezze che abbiamo chiamato incondizionale ed universale ci riveli un'altra forma essenziale attraverso cui sia moralmente possibile fondare un tipo di coordinamento sociale nel mondo comune della redistribuzione. Anche questa forma, che per sottolineare la contrapposizione con la precedente chiameremo momentaneamente della somiglianza-paritaria, risulterebbe appoggiarsi ad un ordine di grandezze morali incondizionali ed universali. Inoltre, abbiamo visto come i nostri attori che applicano questo tipo di ordine adottino un approccio antropologico al mondo sociale della redistribuzione che proponiamo di definire egualitario. In questo tipo di approccio, i soggetti identificano sé stessi e le proprie modalità di interazione principalmente in base al riconoscimento di ciò che li accomuna o li apparenta con gli Altri, dal punto di vista della natura e della condizione umana. Si tende cioè ad esperire un comune sentire in cui le relazioni naturalizzate sono prive di asimmetrie o gerarchizzazioni. Il gioco profondo del laboratorio sul RdE ha fatto emergere proprio questo aspetto. La creazione pragmatica di un 'come se' ha messo gli attori nella condizione di sperimentare in un modo verosimile ciò che accadrebbe al proprio senso morale se l'esigenza della reciprocità trovasse una risposta attraverso una misura redistributiva appartenete ad un ordine morale alternativo a quello presumibilmente dominante, come il RdE.

“Ora è stata l'esperienza di confrontarsi con l'esperienza della libertà che ti rende migliore, il meglio di sé le persone non lo danno se devono prostituirsi, lo danno se possono essere liberamente, poi ci sono tanti altri aspetti, ma questo è il tassello fondamentale” (Luca), Focus 3

“Sicuramente mi è cambiato, cosi come abbiamo diritto alle cose comuni, casa, terra ecc, anche avere un reddito di esistenza secondo me dovrebbe essere un diritto. Poi mi è cambiato il concetto di lavoro perché se prima pensavo di potermi realizzare attraverso il lavoro adesso se penso a un RdE sento che la mia creatività si può esprimere anche in modo diverso”

(Caterina), Focus 3

“Chiediamoci anche che significa incondizionalità e libertà. Anche chi riceve un RdE statale può sentirsi condizionato e responsabilizzato nei confronti del denaro che riceve dalla comunità.” p.5, V9

“Per me il RdE è una espressione di libertà che credo debba essere declinata in tutti gli aspetti della sperimentazione, quindi vorrei chiedere a lei come rapportarsi con noi” p.4, V9

“Dobbiamo mantenere uno stato di leggerezza verso il beneficiario, non deve sentire giudizio o controllo da parte del GdL” p.4, V2

“C'è un certo disagio nel considerare aderenti al progetto solo i soci che contribuiscono economicamente, anche perché i contributi potrebbero essere di un'altra natura” p.3, V2

Ad esempio, nell'analisi delle giustificazioni afferenti all'ordine di grandezze incondizionale ed universale notiamo come i predicati nominali non siano più contraddistinti da una semantica fatta di coercizione e di dovere, ma lascino piuttosto spazio al sentire, al chiedere, all'esprimere ed

di acquisire stati di grandezza superiori basato sulla realizzazione di sé e sulla comprensione dell'Altro. Le relazioni naturalizzate che si instaurano sono evidentemente paritarie ed orizzontali e, la presenza di eventuali distinguo materiali non conduce ad operare gerarchizzazioni di valore aprioristiche. Anzi, gli stati qualitativi di Alter (cioè la sua importanza nel coordinamento) vengono valorizzati tramite un tipo di relazione che 'chiede', che vuole 'essere leggera', che lascia spazio allo

sconosciuto ed all'incerto che la relazione stessa porta con sé. Il denaro del RdE è portatore di una

sorta di fiducia impersonale che guarda maggiormente alla libertà di dell'essere umano, piuttosto che alla sua libertà da. Il medium simbolico del denaro RdE lascia trasparire come i giudizi morali espressi spostino l'asse dell'attenzione del donatore dal proprio bisogno di sicurezza alle potenzialità di reciprocazione ed autodeterminazione che l'Altro può dimostrare. Qui, il senso morale si manifesta non più attribuendo anticipatamente ad Alter la responsabilità del rischio del fallimento o dell'assenza della relazione, ma consapevolizzando prima di tutto sé stessi sul proprio ruolo nel determinare l'esito del coordinamento nel mondo comune della redistribuzione. Un simile ordine di grandezze incondizionale ed universale presuppone così il raggiungimento del benessere collettivo attraverso la costituzione di relazioni naturalizzate sull'uguaglianza e la solidarietà. Dunque, la forma relazionale della somiglianza-paritaria che emerge tenderebbe a fornire una risposta alle istanze latenti del bisogno di reciprocità tramite l'empatia e la naturale tendenza alla socialità dell'essere umano. Quello a cui assistiamo non è più, in senso figurato, un movimento relazionale di stampo protettivo, ma piuttosto un'apertura verso l'Altro e verso le possibilità che la relazione porta con sé. Infatti, i principi di equivalenza dell'ordine incondizionale ed universale costituiscono il fondamento giustificativo di strategie di coordinamento centrate sulla spontaneità come modalità principale di organizzazione sociale nel mondo comune della redistribuzione. Appare così evidente come, in questo caso, la divisione del lavoro sociale e dei suoi frutti verrebbe ad essere regolata principalmente dalla stimolazione della proprietà fondamentale dell'agire sociale della comune umanità.

A questo proposito, notiamo un'altra differenza sostanziale con le teorie dell'azione sociale basate sul concetto di dono come motore del legame sociale. Infatti, se la concezione dell'homo

donator prevede che l'azione del dono, in una qualsiasi forma essa avvenga, sia una spinta

intrinseca alla natura umana tesa ad instaurare un legame sociale, la proprietà della comune umanità oltrepassa il concetto stesso di dono (Adloff, Mau, 2006). In effetti, come sarebbe possibile il dono tra soggetti che non si riconoscono come simili, cioè partecipi della stessa natura? L'intenzione non è quella di criticare la possibilità che il legame sociale trovi nel dono una delle sue possibili forme di espressione e generazione, ma piuttosto di evidenziare come l'esigenza della reciprocità abbia alla sua base due forme elementari di concepire la relazione. Siccome il senso morale che si fonda sui principi di giustizia dell'ordine incondizionale ed universale tenderebbe a risolvere l'insicurezza insita nel coordinamento del mondo comune della redistribuzione attraverso una spontanea apertura verso l'Altro generalizzato, la proprietà della comune umanità pare legarsi maggiormente ad una consapevolezza sull'ineluttabilità della relazione. Infatti, poiché l'uomo costruisce relazioni sociali per sua natura, l'autodeterminazione, la libertà e l'uguaglianza di opportunità possono essere visti come alcuni dei principi di giustizia fondamentali attraverso cui si esprimerebbe la forma elementare della somiglianza-paritaria. Questa forma condurrebbe a sua volta i soggetti ad adottare un approccio alla visione dell'Altro generalizzato del tipo egualitario, in cui la divisione del lavoro sociale e dei suoi frutti (mediante il medium fiduciario del denaro) sarebbero il più possibile lasciati alla spontaneità relazionale di individui liberati dal vincolo della necessità. In questo senso, il pensiero di un dispositivo come il RdE sembra poter stimolare in alcuni soggetti una forma morale

elementare, come quella della somiglianza-paritaria, che eccita maggiormente le capacità umane

dell'identificazione e dell'empatia nel mondo comune della redistribuzione. Se è vero che l'uomo è un essere morale in quanto vive in società (Durkheim, 1996b), è altrettanto riduttivo sostenere che la morale umana consista solamente nella solidarietà che certi tipi di organizzazione del lavoro sociale producono. Nel nostro caso, abbiamo visto come la moralità sia un modo di produrre

associazioni mentali basate su principi di equivalenza che consentono agli attori sociali di coordinarsi e stabilire delle relazioni mediamente durature. Questo ci deve portare semplicemente al riconoscimento di come l'incertezza legata all'esigenza della reciprocità, al dare ed avere nel mondo comune della redistribuzione, possa essere affrontata non solo attraverso relazioni sociali distintive, classificatorie o prescrittive, ma anche avvalendosi della naturale propensione all'identificazione con l'Altro, instaurando quindi legami cooperativi centrati sulla libertà di scelta, l'autonomia e la fiducia.

10. Riepilogo e conclusioni

Come già sosteneva Durkheim: «La vita collettiva – al pari della vita mentale dell'individuo

– è costituita da rappresentazioni» (Durkheim, 1996a, p.137). Queste rappresentazioni originano

dalla capacità umana di identificarsi con l'Altro, producendo simulazioni cognitive che lo conducono a generalizzare comportamenti e fenomeni sociali (Viale, 2011). Il senso morale di cui ci interessiamo è intriso di queste rappresentazioni che sono state definite convenzioni, quando svolgono il ruolo fondamentale di criteri con cui coordinare l'interazione. Per questo motivo, il senso morale appare un fattore molto importante non solo nella comprensione, ma anche nella produzione dell'agire sociale, sopratutto in situazioni altamente complesse e delicate come quelle concernenti il senso e l'organizzazione dei rapporti materiali di reciprocità del dare e dell'avere. Grazie al riferimento teorico dell'EC, abbiamo potuto individuare l'evoluzione della grammatica morale che ha caratterizzato la sperimentazione Mag6 sul dispositivo redistributivo RdE. Analizzando il processo di ri-significazione vissuto dai partecipanti al GdL attraverso una serie di progressive analogie mentali, siamo stati in grado di osservare tutta una serie di elementi cruciali all'interno del processo di dinamica morale intercorso: competenze morali, fattori trasformativi, processi cognitivi e proprietà della razionalità morale. La modellizzazione che abbiamo realizzato sulla dinamica morale e sul percorso analitico, lungi dall'aspirare alla certezza ed all'esaustività, vogliono piuttosto essere uno stimolo ed un primo tentativo per l'esplorazione dei fenomeni di mutamento del senso morale, sopratutto quando il coordinamento tra gli attori avviene in situazioni di incertezza. Inoltre, abbiamo approfondito anche il contenuto semantico degli ordini di grandezze che hanno composto la grammatica del nostro caso di studio. In questo modo, abbiamo ottenuto una tassonomia di convenzioni e principi di equivalenza, la quale ci ha condotto al riconoscimento di un investment formula e di relazioni naturalizzate che sostanzialmente declinano tra i nostri attori il trinomio lavoro-denaro-reciprocità in due modi differenti ed opposti. In questo senso, il gioco profondo del laboratorio sul RdE pare abbia fatto emergere quella che abbiamo chiamato la forma relazionale essenziale del mondo comune della redistribuzione: l'esigenza della reciprocità. Riprendendo dalla letteratura socio-antropologica alcuni insegnamenti sulla genesi del denaro e sul senso attribuito alla distribuzione delle risorse in alcune culture primitive e dell'antichità, abbiamo compreso che per comprendere i fenomeni morali con cui nel nostro affaire si è manifestata l'esigenza della reciprocità era importante tenere insieme l'analisi degli elementi simbolici e materiali emersi.

Questa importanza risiede nel fatto che ognuno degli ordini di grandezze che l'analisi esplorativa ci ha permesso di ricostruire, richiama una diversa struttura morale soggettiva che, a seconda delle caratteristiche, ipotizziamo sia possibile ricondurre ad una forma elementare di relazione. Così, da un lato, abbiamo visto come gli attori sociali che sono stati più propensi a vedere il rapporto redistributivo mediato dall'oggetto simbolico denaro attraverso delle differenze e delle classificazioni, si sono avvalsi di convenzioni fondate su di un ordine di grandezze condizionale e selettivo. Questa forma l'abbiamo chiamata distintiva e gerarchica, notando inoltre come in essa fosse rintracciabile un approccio antropologico distintivo all'Altro generalizzato. Questa modalità di intendere l'Altro nel rapporto redistributivo l'abbiamo letta come una modalità funzionale per regolare il coordinamento sociale in questo mondo comune, mettendo all'opera un senso morale e

dei dispositivi utili a garantire il soggetto dal rischio di non reciprocazione. Invece, dall'altro lato, abbiamo potuto osservare una forma denaro-relazionale caratterizzata da un ordine morale libero da vincoli ed esteso a tutti gli esseri della specie. Questa forma l'abbiamo definita della somiglianza-

paritaria ed ha fatto emergere quell'aspetto della natura umana che tende a costruire legami di

reciprocazione orizzontali, radicati nell'identificazione, nella somiglianza e nell'eguaglianza. Dall'analisi di questo ordine di grandezze e delle testimonianze ad esso afferenti, è stato possibile rinvenire la manifestazione di un approccio antropologico egualitario all'Altro generalizzato nel mondo comune della redistribuzione. In questo caso, pare che la necessità di reciprocità degli attori venga tutelata da una strategia relazionale opposta a quella fondata sul controllo e sul debito. Libertà, fiducia e credito divengono così gli elementi essenziali di un approccio egualitario, che concretizza la risposta all'esigenza della reciprocità tramite il riferimento alla forma della somiglianza-paritaria centrata su proprietà antropologiche quali l'empatia e la socievolezza.

In più, come detto, abbiamo visto anche come il senso morale possa modificarsi, attivando alcune competenze della razionalità morale e spostandosi da una forma elementare di regolazione della reciprocità all'altra. Tuttavia, lungi dal concepire il senso morale come fattore esplicativo solitario o, in un qualche modo, predeterminante dell'azione sociale, riteniamo fondamentale produrre azioni di ricerca che esplorino l'intreccio tra questo e la dimensione oggettivamente ponderabile. Ciò, anche alla luce dei distinguo e degli ammonimenti metodologici dell'EC. Del resto, indagare la presenza e la natura di un'associazione tra la tipologia del senso morale e le condizioni oggettivamente quantificabili o documentabili che lo caratterizzano, significa allacciare un nesso esplicativo tra le proprietà e le competenze morali che abbiamo trattato e gli elementi intervenienti nella realtà sociale oggettiva. Senza incappare nelle restrizioni dogmatiche centrate solo su concetti come quello dell'habitus bourdieusiano, o su approcci analitici riduzionistici. In particolare, sarebbe molto interessante riuscire ad aprire una strada che ci conduca al riconoscimento dell'esistenza, e dell'eventuale entità, di associazioni tra le convenzioni impiegate dagli attori e le loro condizioni socio-economiche. A quale ordine di grandezze potrebbero appoggiarsi maggiormente gli attori sociali appartenenti ad un certo gruppo o status socio- economico? Attraverso quale tipo di giustificazione tenderanno a ricercare l'accordo nelle situazioni di incertezza riguardanti il mondo comune della redistribuzione? Verso quale forma elementare potrebbero essere spinti di più nel regolare la loro esigenza di reciprocità? Ci avviamo, in conclusione di questo capitolo, verso l'esposizione del lavoro condotto sul terzo obbiettivo specifico. L'intenzione sarà quella di esplorare l'esistenza di possibili correlazioni tra le condizioni sociali e la sfera morale soggettiva, così come l'abbiamo qui studiata. Questo, ci condurrà alla produzione di ulteriori ipotesi di ricerca da verificare su scala più ampia che, tuttavia, ci consentiranno di supporre anche in questa sede delle interessanti omologie tra le caratteristiche del senso morale, della sua dinamica e l'ambiente socio-economico di riferimento.

Capitolo 9

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