Dati Non Standard
6. I protocolli di ricerca per l'analisi testuale e standardizzata del caso
Una buona parte della ricerca testuale coincide con lo studio di caso, inteso come applicazione del modello analitico semplificato su di una base empirica di dati eterogenei e raccolti con diverse tecniche. Rifacendoci agli insegnamenti dell'epistemologia costruttivista sul concetto di oggettività come prodotto dell'osservatore (Baraldi, 1996), teniamo a far notare come i dati di ricerca prodotti esistano solo grazie alla teoria adottata per interpretarli. Infatti, grazie alla teorizzazione che abbiamo operato siamo in grado di produrre un'eteroreferenza sui dati, utilizzando tecniche utili a produrre informazioni provenienti dall'ambiente in accordo con le premesse concettuali dell'indagine (Ibidem). In questo senso, gli obbiettivi dell'analisi del nostro case study coincidono con quelli della ricerca. Gli interrogativi che ci hanno guidato nella raccolta dei dati sono intimamente legati alle varie tecniche. Il setting della ricerca è stata la sede della cooperativa, nella città di Reggio Emilia, presso la quale si sono svolti tutti gli incontri del laboratorio, sia a livello riflessivo che decisionale. Le fonti di evidenza sono state sostanzialmente due: i documenti auto- prodotti dal gruppo di lavoro del laboratorio e il gruppo stesso nel suo ambiente. Con il gruppo di lavoro, e nei confronti della comunità Mag6 più in generale, abbiamo costruito un rapporto di
osservazione scoperta, ma non di partecipazione (Cardano, 1997). Abbiamo cioè fin da subito
instaurato un rapporto di collaborazione finalizzata allo studio dell'esperienza in atto. La postura da noi adottata nei confronti dei soggetti studiati ha mirato a mantenere più bassa possibile la loro reattività, cercando quindi di non interferire in nessun modo nei dialoghi morali e nelle relative prese di posizione, almeno fino al termine della raccolta dei dati. A questo proposito, la nostra presenza fisica all'interno del gruppo di lavoro è iniziata nella primavera del 2013, quando gran parte della riflessione era già stata compiuta ed il denaro raccolto. Infatti, dal punto di vista analitico la sperimentazione della Mag6 può essere suddivisa in due macro sequenze temporali. La prima, riguarda la riflessione prodotta dal gruppo di lavoro prima di erogare il primo trasferimento monetario. La seconda, invece, riguarda il lavoro di interpretazione condotto dopo l'erogazione. Infatti, l'aver trasferito realmente i soldi raccolti ad un soggetto terzo fino a quel momento estraneo, sia al GdL che alla comunità Mag6, dal nostro punto di vista ha rappresentato un punto di svolta pragmatico. Ossia, non solo ha messo i membri del GdL e tutti i sostenitori nella condizione di avere una percezione vera di quello che stavano facendo, ma li ha anche messi concretamente in contatto con un 'Altro da loro'. Il momento dell'erogazione monetaria è stato così un vero e proprio spartiacque, poiché ha simulato in modo ancora più diretto il rapporto redistributivo tipico del welfare state. Un rapporto in cui qualcun'altro di cui non abbiamo conoscenza e su cui non abbiamo 102Per Protocollo di Analisi si intende: «[...] il documento operativo della ricerca. Contiene le direttrici e le regole principali dello sviluppo dell'analisi, dall'uso degli strumenti alle norme per la compilazione del rapporto» (Niero, 2008, p.144)
il controllo riceve parte della nostra ricchezza. Vedremo quale senso morale e quali reazioni questo passaggio ha comportato. Del resto, il nostro arrivo ha coinciso con l'inizio della seconda fase. Se la ricerca è da considerarsi come una comunicazione sulla comunicazione, come un sistema sociale che si occupa di un altro sistema sociale (Baraldi, 1996), allora il nostro ruolo può essere considerato come un filtro creativo (Manghi, 1996). Infatti, la nostra presenza, lungi dall'interferire con l'esperienza morale in sé e, quindi, con il senso morale dei soggetti coinvolti, è stata intesa anche dagli osservati come il mezzo attraverso cui offrire un'ulteriore interpretazione alla realtà che avevano creato. Abbiamo cioè rappresentato anche per loro una delle possibili modalità con cui
filtrare le loro interpretazioni della realtà, chiamiamole di primo livello, per trarne una serie di
interpretazioni più creative, di secondo livello, alla luce di un quadro teorico ben preciso. Dunque, viste le finalità dello studio, abbiamo cercato di creare un rapporto con i soggetti della Mag6 franco e trasparente fin dall'inizio.
La scelta delle tecniche e dei relativi strumenti per la raccolta dei dati è stata legata agli interrogativi che ci hanno guidato nelle due macro fasi in cui abbiamo scomposto per ora il caso. La fase precedente l'erogazione ha avuto inizio con la nascita del laboratorio nel Settembre del 2012, ed è terminata nel momento in cui il primo trasferimento incondizionato di Reddito di Esistenza è stato erogato nel luglio 2013. Chiameremo l'inizio di questa fase momento T0, cioè il momento in
cui la riflessione pragmatica sul RdE è cominciata. Infatti, in questo lasso temporale ha preso vita la disputa morale di nostro interesse, in cui è avvenuta contestualmente sia la riflessione critica sul tipo di trasferimento da realizzare, sia la raccolta del denaro per finanziarlo. Diciamo che, mentre il gruppo di lavoro definiva i criteri di giustizia ed i principi alla base del dispositivo, in modo parallelo la comunità Mag6 si mobilitava per trovare le risorse per l'esperimento. A questo punto, quello che ci interessava sapere era: su quale tipo di grammatica si sono fondate le prese di posizione del gruppo di lavoro nella fase iniziale della sperimentazione in cui si cercava di delineare concretamente la fisionomia del dispositivo RdE? In altre parole, quale era il senso morale con cui gli attori interessati si sono dovuti confrontare mettendosi alla prova con i concetti dell'incondizionalità e dell'universalità, propri del dispositivo a cui tendevano? Per rispondere a questi interrogativi abbiamo deciso di ricostruire la grammatica morale dei membri del gruppo di lavoro applicando il nostro schema analitico. Per poter operare questa ricostruzione, ci siamo serviti degli unici dati a disposizione al momento del nostro arrivo: i verbali del gruppo di lavoro e, in un secondo momento, di un focus group. La documentazione disponibile sul campo può essere considerata nell'accezione di Corbetta (2003) come un archivio di documenti istituzionali, cioè quei documenti prodotti da degli individui in uno dei contesti istituzionalizzati della loro vita, come è il caso dell'appartenenza al laboratorio sperimentale Mag6. Ed è proprio per analizzare il contenuto morale di questi documenti che ci siamo serviti dello schema analitico elaborato come strumento di ricognizione e sistematizzazione degli elementi morali.
La seconda macro fase analitica in cui abbiamo scomposto la sperimentazione va dal momento della nostra entrata sulla scena del laboratorio, al momento in cui i membri del gruppo di lavoro hanno deciso di interrogarsi sugli effetti dell'esperienza. La riflessione a posteriori è stata condotta dal gruppo di lavoro raccogliendo delle restituzioni scritte volontariamente dai partecipanti al laboratorio, che vertono sul tipo di cambiamenti che questa esperienza ha innescato in loro. Queste restituzioni scritte sono dunque da intendersi come un materiale documentale diretto, in cui a differenza dei verbali, ogni attore ha reinterpretato e cercato di spiegare la propria esperienza morale in una forma comunicabile agli altri. Questi documenti, così, sono divenuti l'occasione per ogni membro del GdL di prendere coscienza di quello che ha vissuto. Vedremo nella descrizione dettagliata del caso in che modo sono stati redatti. Chiameremo il momento in cui sono state raccolte tutte le restituzioni T1, cioè il momento in cui la riflessione pragmatica sul RdE è terminata.
Qual'è il senso morale dei nostri attori dopo aver vissuto l'esperienza del laboratorio? Cioè, quale grammatica morale emerge tra gli attori alla fine di questa esperienza? Quali sono le differenze e le similitudini con la grammatica morale predominante all'inizio del laboratorio? In che modo le
disposizioni normative soggettive di partenza hanno influenzato la costruzione del dispositivo sperimentale? Quali i nodi dialettici che hanno connotato la formazione del giudizio morale? Per dar risposta a queste domande abbiamo continuato ad applicare lo schema analitico servendoci delle argomentazioni degli attori per controllare se la grammatica morale prevalente nel momento T1
fosse analoga a quella del momento T0. In questo passaggio, abbiamo usato i verbali più recenti, le
testimonianze raccolte tramite focus group e le restituzioni scritte dai partecipanti. Gli scostamenti tra le grammatiche morali costituiranno il nucleo dell'analisi atta a rispondere al secondo obbiettivo specifico. Infatti, attraverso un focus particolare sulle argomentazioni che manifestano il cambiamento del senso morale degli attori, saremo in grado di fare emergere sia le competenze che questi hanno impiegato nel processo di risignificazione, sia gli elementi oggettivi che lo hanno caratterizzato.
Ad esempio: «Il ricorso al gruppo è opportuno quando si vuole indagare temi complessi che
vanno oltre la sfera dei comportamenti e degli atteggiamenti noti al singolo, coinvolgendo atti, valori, conoscenze di base, pregiudizi, rimozioni, paure, rappresentazioni, ecc.» (Acocella, 2008,
p.17). Difatti, Merton ha chiarito con precisione come le sinergie di gruppo che si concretizzano in un focus group permettano di esplicitare le componenti dell'opinione che derivano dall'influenza dei sistemi normativi. In particolare, ci concentreremo sull'analisi di due aspetti del flusso comunicativo: i concetti impiegati e gli strumenti di significazione (Cataldi, 2009). L'analisi approfondita dei dati emergenti dal nostro focus group, e anche dalle restituzioni, ci permetterà così non solo di fare particolare attenzione alle categorie morali usate dai nostri attori per coordinarsi nel mondo comune della redistribuzione, ma anche di scorgere i fattori, i meccanismi ed i processi che hanno portato alla varianza del loro senso morale. Nello specifico, abbiamo diviso il focus group in tre momenti distinti. Il primo, Focus 1, è stato un giro di confronto mirato a sviscerare la concezione del rapporto dare/avere tra individuo e collettività, propria di ogni membro prima dell'esperienza morale del laboratorio. Il secondo, Focus 2, è invece stato un utile scambio di riflessioni per fare emergere il loro pensiero corrente, post esperienza. Il terzo, Focus 3, è stato il momento in cui abbiamo cercato di portare gli attori a esplicitare quegli elementi che, secondo loro, gli hanno permesso di modificare il proprio senso morale. Dunque, ci siamo così avvicinati alle condizioni esplorative prefigurate dal secondo obbiettivo di ricerca specifico, le quali ci hanno condotto ad individuare alcuni dei requisiti dinamici che potrebbero essere presi in considerazione nell'analisi della razionalità morale. Inoltre, in entrambe le due macro fasi, i dati non standardizzati saranno inseriti all'interno di un database di secondo livello: «Un database di secondo livello dovrebbe
invece permettere di concatenare l'evidenza in modo da costituire anche il contenitore organizzato delle idee scaturite dalla ricerca» (Niero, 2008, p.158). In questo modo, otterremo un tabulato in
cui i risultati saranno organizzati seguendo la logica del nostro studio, cioè il modello analitico che abbiamo elaborato. Ai due tabulati farà seguito uno scripts, cioè una breve sintesi narrativa delle evidenze esposte in un discorso esplicativo unitario, proprio come in De la Justification. In entrambe le operazioni di riduzione delle evidenze, ci serviremo di un comune software di videoscrittura.
Invece, il protocollo seguito nel rispondere al terzo obbiettivo è stato radicalmente differente, essendoci spostati nel paradigma standard delle scienze sociali. Il tentativo eminentemente esplorativo di gettare un ponte tra il senso morale di un individuo ed alcune delle condizioni oggettive che ne possono aver influenzato lo sviluppo o il radicamento, ha cercato di sondare la presenza di un terreno comune tra dinamica morale ed elementi strutturali della situazione. Per raccogliere informazioni sull'esistenza e la forza dell'associazione tra morale ed elementi strutturali, abbiamo tratto vantaggio dalla grammatica morale disegnata dopo il momento T0. Quella
grammatica, contenendo convenzioni e principi molto diversi tra loro e, quindi, esprimendo appieno la multiformità del senso morale nel mondo comune della redistribuzione, ci ha messo a disposizione uno spettro di concetti sufficientemente adatto per l'esplorazione. Tradurre convenzioni e principi di giustizia in indicatori operativi non è stato semplice. I concetti che stiamo
maneggiando sono strutture mentali che, come indica l'etimologia latina del termine (cum capio), raccolgono ed ordinano la molteplicità della realtà in un unica accezione del pensiero; in un'unica astrazione mentale a valenza universale. Perciò, ci siamo trovati a maneggiare concetti dotati di un'elevata intensione ed estensione. Ovviamente, quello che a noi è interessato di ogni concetto sono stati solo alcuni degli aspetti indicanti della sua intensione. Nella costruzione degli indicatori e nella loro interpretazione abbiamo prestato particolare attenzione (almeno quanto ci consente il nostro livello conoscitivo attuale) a tutti quegli aspetti estranei al rapporto di indicazione da noi esaminato (Marradi, 2007, p.173). La necessità del rapporto di indicazione deriva dal fatto che non abbiamo preso in esame (se non in modo residuale) delle proprietà i cui gli stati fossero direttamente misurabili empiricamente. Per poter stabilire delle regole che in prima approssimazione ci consentissero di tradurre dei concetti astratti in operazioni empiriche, cioè realizzare la cosiddetta definizione operativa (Corbetta, 2003), abbiamo immaginato le convenzioni individuate come degli atteggiamenti che potessero essere scomposti in più indicatori, cioè in un insieme coerente di items (Corbetta, 2003). Alla luce della scarsa letteratura in materia, per controllare la validità della vicinanza semantica tra il concetto e l'indicatore, ci siamo avvalsi di quella che Marradi ha chiamato validazione per costrutto (Marradi, 2007, p.178).103
Dunque, il momento matriciale della raccolta delle informazioni, per la sua particolare natura esplorativa, si è configurato come una sorta di inchiesta morale, proprio nel senso di un'investigazione sul rapporto tra il senso morale ed i suoi referenti oggettivi. Lo strumento principale per la raccolta dei dati è stata la survey. Abbiamo così ottenuto una maggioranza di variabili categoriali ed ordinali, raccolte con scale Likert, che ci ha portato alla necessità di dover ricomporre in sede d'analisi l'unità dei concetti attraverso la costruzione di indici tipologici (Marradi, 2007, Corbetta, 2003, Di Franco, 2005). Il setting di riferimento è rimasto quello della Mag6, ma viste le finalità esplorative del nostro obbiettivo, non siamo stati vincolati a mantenere un'aderenza campionaria con gli attori del momento qualitativo, poiché abbiamo cercato risposte ad interrogativi di ricerca molto di versi fra loro. Perciò, abbiamo deciso di allargare il campionamento a tutta la comunità Mag6 per poter aumentare il più possibile la sensibilità dei dati raccolti. Il questionario è stato somministrato on-line potendo contare per una buona restituzione su di un discreto grado di attenzione e responsabilità da parte dei membri della comunità, sopratutto di quelli interessati dall'argomento e/o dalla sperimentazione (schematizzato in appendice 3). Per quello che riguarda l'analisi dei dati abbiamo operato una semplificazione della realtà, impiegando principalmente un modello bivariato d'analisi dei rapporti associativi tra le diverse variabili, fondato sulla tecnica delle tabelle di contingenza (Ibidem). Solo nel momento in cui è stato necessario costruire una dicotomia tipologica per la classificazione dei casi in gruppi ristretti, ci siamo serviti di una tecnica di clustering multivariata: la cluster analysis (Corbetta, 2003). Crediamo che questa semplificazione analitica, lungi dal pensarsi esaustiva, sia stata adatta allo scopo esplorativo dell'indagine, ponendosi come punto di partenza per la formulazione di ipotesi di ricerca per future analisi più articolate. Lo strumento utilizzato per le elaborazioni è stato il noto software statistico Spss (Di Franco, 2005). Oltre ad avvalerci di un codebook in cui tradurre la matrice originale dei dati, abbiamo organizzato la loro elaborazione in un altro database di secondo livello (sintetizzato nell'appendice 2). È stato così possibile esporre in modo sintetico ed ordinato la descrizione dei risultati dei vari incroci tra indici ed indicatori, e le interpretazioni che ne abbiamo dato (Niero, 2005, 2008). Inoltre, ci avvarremo, come in precedenza, di un breve scripts in cui sistematizzare i vari tipi di associazione in modo coerente con il nostro impianto teorico. Infine, le evidenze dell'inchiesta morale sono state armonizzate con il resto del discorso teorico nella fase di sintesi della ricerca, in cui ci siamo lanciati nel costruire alcune ipotesi sui possibili nessi tra la processualità della razionalità morale (esemplificata dal modello dinamico) e le condizioni strutturali in cui essa si genera.
103«L'indicatore si giudica valido se le relazioni sono simili a quelle che si aspettavano, appunto, sulla base del senso comune e/o delle teorie accettate» (Marradi, 2007, p.178).
Ciò, ovviamente, non è avvenuto dimenticando la posizione dell'EC verso la standardizzazione delle categorie nell'analisi sociale. Infatti, le modalità di generalizzazione sono limitate dalla possibilità di ricomprendere tutto il reale, e questo riguarda soprattutto gli schemi interpretativi usati dalla statistica per comprendere il mondo sociale (Boltanski e Thévenot, 2006). Consci del monito boltanskiano sul non riprodurre l'«[...] eccessiva disparità tra una data realtà e
le categorie valutate come inadeguate o troppo generali per conformarsi ai contorni di quella realtà» (Ivi, p.2), abbiamo cercato di rimanere in linea con l'insegnamento sull'arbitrarietà delle
classificazioni statistiche (Ibidem). Tuttavia, crediamo che l'intersezione esplorativa tra la costruzione di variabili radicate nelle rappresentazioni morali dei soggetti ed alcuni elementi effettivamente misurabili, possa essere una via per mantenere un legame concreto tra il flusso della vita dal punto di vista umano ed il mondo delle cose, tra la competenza morale e la sfera materiale, tra lo strutturalismo e la fenomenologia, tra il soggettivismo e l'oggettivismo. Certo, la difficoltà risiede nella capacità di tradurre gli atteggiamenti in indicatori rappresentativi, e nel ricondurre poi questi ultimi alle concezioni morali degli attori. Tuttavia, la comune natura umana tra ricercatore e ricercato, ed il carattere collettivo delle convenzioni, rendono questa strada percorribile. Non tanto per individuare leggi o rapporti causali fini a sé stessi tra enti di natura diversa, come lo sono lo spazio delle possibilità disegnato dalle facoltà umane e le condizioni storico-materiali in cui esse si esplicano. Il rischio sarebbe quello di riprodurre la logica statica dell'habitus bourdieusiano, affermando vincoli di probabilità statistica non tra due eventi, ma tra situazioni oggettive e competenze soggettive. Questo sarebbe compiere quello che Marradi definisce l'errore categoriale nella costruzione del rapporto di indicazione (Cfr. Marradi, 2007, p.170). Piuttosto, l'idea è quella di cercare di individuare delle possibili correlazioni tra elementi appartenenti alla stessa natura oggettiva (condizioni sociali, fattori materiali ed approcci cognitivi), per comprendere quanto il loro intreccio incida sulla genesi del senso morale o sull'orientamento del giudizio.
Riepilogo
In questo capitolo riposa la scientificità del nostro lavoro. Dapprima, abbiamo ritenuto fosse necessario definire cosa sia il metodo con cui abbiamo affrontato la costruzione del disegno della ricerca. Dopodiché abbiamo controllato che vi fosse una sostanziale aderenza con il percorso conoscitivo e metodologico dell'EC. In particolare, è stato necessario ricostruire la metodologia analitica ed argomentativa impiegata nel testo seminale su cui ha poggiato il nostro lavoro di ricerca: De la Justification: le economie della grandezza. Abbiamo così rielaborato uno schema analitico semplificato per l'analisi del senso morale, sulla base di quello costruito da Boltanski e Thévenot. L'idea di fondo è quella di fare emergere durante la disputa sulle questioni del coordinamento del mondo comune della redistribuzione le contraddizioni e le convergenze delle convenzioni e dei principi di giustizia di cui si servono gli attori sociali dell'affaire RdE-Mag6. Detto ciò, abbiamo provveduto ad esplicitare i protocolli di ricerca, sia testuale che matriciale, attraverso i quali abbiamo raccolto ed analizzato i dati del nostro caso di studio. A questo punto, non ci resta che iniziare l'esposizione dell'analisi dei dati, a partire dal fondamentale lavoro di esplorazione e descrizione compiuto nella fase qualitativa.
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