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EPISTEMOLOGIA DELL'ECONOMIA DELLE CONVENZION

2. L'Economia delle Convenzioni: di che cosa stiamo parlando?

«L'Economia delle convenzioni è un programma di ricerca nato in Francia nella seconda

metà degli anni '80 per studiare l'importanza dei criteri di valutazione nella vita economica, più precisamente, nel coordinamento delle azioni in situazioni di incertezza più o meno radicale»

(Borghi e Vitale, 2007, p.7). La prima sistematizzazione del nucleo teorico dell'EC è rintracciabile nel numero monografico della Révue Economique61 curato da alcuni economisti francesi

provenienti dall'Istituto nazionale di statistica: Dupuy, Eymard-Duvernay, Faverau, Orléean, Salais e Thévenot (Borghi e Vitale, 2006). Diversi sono gli ambiti di studio in cui in questi anni hanno spaziato le ricerche dei convenzionalisti, dal mercato del lavoro ai processi distributivi, dai mercati finanziari al progresso tecnico, dallo studio dell'intervento pubblico allo sviluppo sostenibile, dalla sanità alle politiche pubbliche, ecc. Tuttavia, si possono rinvenire sostanzialmente due grandi direttrici di ricerca dell'Economia delle Convenzioni.62 La prima di matrice analitica, che si

concentra sulla ricostruzione storica delle categorie che stanno alla base delle costruzioni statistiche e, quindi, delle politiche pubbliche che su di esse si basano. La seconda invece è caratterizzata dalla sociologia pragmatica di Luc Boltanski e dei suoi allievi. In particolare, noi trarremo vantaggio da questo secondo indirizzo di ricerca. Un indirizzo che ha come obbiettivo quello di porre le basi per una sociologia morale nel senso durkheimiano del termine. «Per sociologia morale si deve

intendere lo sforzo per reinserire, nello studio dell'azione delle persone in società, le ragioni d'agire e le esigenze morali che queste si danno, o che vorrebbero darsi [...]» (Boltanski, 1990,

trad. it. 2005, p.20). Nel 1985 Luc Boltanski, allievo di Pierre Bourdieu, fondò il Groupe de

Sociologie Politique et Morale (GSPM) all'interno del Centre de Sociologie Européenne diretto

dallo stesso Bourdieu, con l'intenzione di studiare in modo sistematico i nessi tra dimensione morale e politica nella vita collettiva. La rottura con l'approccio della sociologia critica del maestro tuttavia fu inevitabile alla luce di ricerche metodologicamente molto distanti, come quelle sui quadri e sull'identificazione dei gruppi sociali.63 Così, Boltanski nel 1991 pubblicò con l'economista Laurent

61 Dupuy, J.P., Eymard Duvernay, F., Faverau, O., Orléean, A., Salais, R., Thévenot, L., (1989), L'économie des conventions, Revue économique, vol. 40, n.2, Marzo

62 Per comodità e parsimonia narrativa continueremo a riferirci all'approccio generale dell'EC, senza esasperare la diversità dei percorsi di ricerca che la caratterizzano. Per cui, anche riferendoci con più assiduità e nel dettaglio alla prospettiva pragmatico-critica di Boltanski, continueremo ad abbreviare il rimando teorico con l'acronimo EC. Tuttavia, nel caso la spiegazione lo richiedesse, sarà specificata la peculiarità della componente della sociologia pragmatica rispetto all'etichetta più generale dell'EC.

63 Cfr. Boltanski, L., (1982) Les cadres: la formation d'un groupe social, Paris, Minuit e Boltanski, L., Passeron, J.C., (1964) Les héritiers: les étudiants et la culture, Paris, Minuit, trad.it, I delfini: gli studenti e la cultura, Bologna,

Thévenot l'opera da cui si svilupperà in modo più compiuto il nucleo concettuale dell'EC e che ne sistematizzerà i fondamenti metodologici: De la Justification. Les économies de la grandeur.64

Dunque, l'EC nasce dalla fusione interdisciplinare tra la sociologia della critica di Boltanski, che valorizza il ruolo dell'attore e delle sue competenze morali65, con l'economia relazionale di

Thévenot, che riconsidera la logica dello scambio di mercato alla luce dell'embeddedness dei vincoli sociali che gravano sul momento economico della scelta tra beni differenti. L'EC ad oggi coinvolge molti studiosi, sopratutto francesi, e si è configurata nel tempo come un programma vasto ed ambizioso che poggia sul riconoscimento di una questione comune tra sociologia ed economia: il

coordinamento problematico delle condotte umane (Thévenot, 2006). In questo senso, si è

progressivamente affermata una rete transnazionale ed interdisciplinare di studiosi che hanno elaborato un nuovo approccio all'istituzionalismo pragmatico che rompe con le costruzioni mainstream dell'economia neoclassica e con la tradizionale sociologia del sospetto, come Ricoeur ha definito quelle prospettive che leggono la realtà come un movimento dall'universale al particolare in cui tutto è determinato da una forza oscura e superiore (Ricoeur, 1977). L'intenzione dei ricercatori, invece, è stata fin dall'inizio quella di recuperare la riflessione sul rapporto tra categorie e valutazione, cioè tra dimensione cognitiva dell'attore e normatività sociale. Specificatamente, gli oggetti a cui si presta attenzione sono due: le situazioni di disputa e le

competenze necessarie alle persone per emettere giustificazioni verbalmente ed oggettivamente

fondate. Infatti, l'EC riconosce la capacità degli individui di formulare delle operazioni di qualificazione tra i diversi elementi presenti in una situazione, rispondendo così all'esigenza naturale di produrre delle associazioni mentali coerenti tramite la comparazione di oggetti diversi. Anche nel realismo archeriano le ragioni sono cause, e le giustificazioni degli attori sono l'espressione del loro senso morale, che ha la funzione di comunicare i pesi e le misure dell'azione (Archer, 2007, pp. 121-439). Dunque, anche per la Archer, in un sorprendente parallelo epistemico con i convenzionalisti, è assolutamente imprescindibile per lo studio dell'agire sociale l'ascolto di quel flusso di giustificazioni e ragionamenti che lei chiama conversazione interiore (Ivi, p.451). Dunque, ciò che sappiamo dall'EC è che le equivalenze che si generano in questa conversazione si baserebbero su dei principi e dei criteri comunemente riconosciuti, ed avrebbero come esito il coordinamento sociale. Perciò, per l'EC queste operazioni di qualificazione costituiscono il processo cognitivo che sta alla base dell'interazione sociale stessa. In questo senso, gran parte del lavoro dell'EC e teso a costruire modelli analitici in grado di fornire una descrizione di queste operazioni, al fine di identificare le trasformazioni che ne segnano il passaggio dal livello superficiale (del dato rilevato, e.g. una frase o un comportamento) al livello profondo (della realtà non auto-evidente, e.g. una disposizione mentale interiorizzata) (Boltanski, 1990, trad. it. 2005).

Infatti, è proprio nei momenti di disputa, cioè nei momenti in cui il coordinamento ed i suoi esiti sono sottoposti all'incertezza ed all'arbitrio, in cui i soggetti sono costretti a de-particolarizzare le proprie posizioni, operando delle generalizzazioni cognitive che possono essere studiate come il punto di contatto tra le peculiarità dell'individuo e la generalità della normatività sociale (Vitale, Boltanski, 2006). Gli attori sociali vengono così concepiti non più come individui isolati dotati di una razionalità aprioristica, ma come esseri che abbisognano di un ambiente sociale per sviluppare le proprie capacità riflessive le quali, a loro volta, gli permettono di accedere ad una pluralità di tipi di razionalità. Ed è la consapevolezza di questa pluralità che allontana l'approccio convenzionalista sia dal riduzionismo economicista, sia dal dogmatismo delle scuole sociologiche conflittuali. Entrambe queste prospettive, infatti, ridurrebbero la spiegazione dell'ordine sociale al predominio di

Guaraldi, 1971

64 In questo studio ci siamo serviti della versione inglese tradotta da Catherine Porter, On Justification: Economies of worth, Princenton UP, 2006

65 Niero fa notare in un suo studio come Spencer e Spencer (1995) definiscano la competenza come una caratteristica intrinseca ed individuale. «Il concetto di competenza pertanto non è solo ciò che la persona fa, ma anche ciò che la persona può potenzialmente fare» (Niero, 2008, p.130). Vedremo perciò l'importanza del concetto di competenza nell'epistemologia dell'EC nel delineare lo spazio dei possibili anche nello studio della razionalità morale.

forze esterne o interne, senza riconoscere l'importanza giocata dal ruolo dei principi e dei criteri con cui gli individui giudicano il mondo e giustificano le proprie azioni. Seguendo le critiche che già Durkheim levava a queste impostazioni: «La vecchia teoria degli economisti, seconda la quale ci

sarebbero valori oggettivi inerenti alle cose e indipendenti dalle nostre rappresentazioni, non ha oggi più nessun sostenitore. I valori sono prodotti dell'opinione [...]» (Durkheim, 1996a, pp.184-

185). Si tratta di mostrare che accordi universalizzabili e giustificabili sono possibili, almeno in certe situazioni, e che resistono alla denuncia di rappresentare semplicemente la mistificazione di relazioni di dominio, siano esse di classe o culturali. In definitiva, l'aspetto più rilevante del programma dell'EC che ci interessa è rinvenibile nella prospettiva boltanskiana di una sociologia della critica, i cui contributi metodologici sono stati affinati dalla collaborazione con Thévenot. Ci troviamo così davanti ad una corrente di studi che cerca di realizzare un olismo metodico tra tradizioni di ricerca differenti: «In fondo, ciò a cui l'approccio strutturale permette di accedere è il

regime istituito. Ciò a cui l'approccio pragmatico da accesso è, prioritariamente, ciò che succede seguendo il flusso della vita. E quindi occorre munirsi di un quadro d'analisi che relativizzi combinando analisi pragmatica, fenomenologia, strutturalismo e storia» (Boltanski, Vitale, 2006,

p.113).

3. Da Durkheim a Hirschman ed oltre Bourdieu: L'epistemologia della sociologia

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