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Raccolta ed Analisi dei dat

Capitolo 8 ANALISI TESTUALE

6. Investment Formula e Relazioni Naturalizzate

Come detto, la prova è quel momento in cui i giudizi degli attori fanno la loro comparsa sulla scena, grazie al suo essere fondata su degli oggetti esterni alle persone che vengono giudicate (Boltanski e Thévenot, 2006, p.131). La nostra prova è consistita nella concreta creazione ed assegnazione di un oggetto particolare pertinente il mondo comune della redistribuzione: il Reddito 109La mutualità nell'ordine condizionale e selettivo è “Dare il RdE ad un socio/a con cui abbiamo un rapporto di vicinanza” p.4, V1. La mutualità nell'ordine incondizionale ed universale è “Io sono contento che il primo RdE sia andato ad una persona

che nemmeno ancora era socia piuttosto che a uno di noi” p.6, V8.

Ricostruzione del rapporto di intensione/estensione tra principi Esplorazione dell'approccio che contraddistingue il Principio Superiore comune X Livelli di astrazione 4 5

di Esistenza. Gli oggetti vengono così caricati di valori diversi da parte delle persone, nel tentativo di produrre delle messe in equivalenza tra le proprie grandezze e quelle altrui, tra il valore dell'oggetto e quello del soggetto che lo riceve. In questo modo, la prova possiede la particolarità di produrre dei confronti tra le qualità di elementi diversi come sono, come i soggetti, gli oggetti o i

fenomeni. Nel nostro caso, le qualità di una persona sono state messe alla prova attraverso i vari

significati di cui l'oggetto RdE era stato caricato durante delle discussioni che chiamavano in campo fenomeni come la precarietà, la stabilità lavorativa, il bisogno della reciprocità relazionale ecc. Azzardando un'analogia con i sistemi di Welfare State, potremmo vedere come molti dispositivi diano vita ad un continuum semantico che congiunge il fenomeno alla persona, passando per la creazione di una misura di protezione sociale. Ad esempio, si pensi al sussidio di disoccupazione che lega il fenomeno dell'assenza di un lavoro retribuito all'incapacità o al disimpegno del soggetto di trovarne uno. Questo modo di accostare elementi diversi, porta la mente degli attori a produrre delle associazioni mentali che spiegano le qualità di un elemento con quelle di un altro. Così, nel nostro esempio, la disoccupazione in quanto fenomeno trova una possibile spiegazione nella presenza di qualità negative a livello soggettivo, come l'incapacità o l'indolenza. Dunque, nella prova è incluso spesso quel codice di comportamento implicito, convenzionale possiamo dire, che in un dato contesto sociale rappresenta le istruzioni che un soggetto deve seguire per aumentare la propria importanza o grandezza. Non seguire questo codice, questa investment formula, significa scendere nella scala di valore sociale stabilita dall'ordine di grandezze vigente, anche se l'equivalenza in questione è prodotta sull'associazione semantica di elementi diversi.

Durante una prova, si emettono così delle giustificazioni. Le giustificazioni contengono i predicati che, non solo esprimono l'investment formula, cioè ciò che si dovrebbe fare, ma rivelano anche il tipo di relazione naturalizzata che il giudicante mette in atto nei confronti del giudicato, cioè il rapporto di equivalenza che egli instaura tra sé stesso ed Alter. Nello specifico, quali predicati nominali ci rivelano l'investment formula ed il tipo di relazione presenti nell'ordine di grandezze condizionale e selettivo del nostro caso di studio?

“Prima del laboratorio poi la redistribuzione per me era qualcosa che spontaneamente riguardava solo chi aveva bisogno.” (Marzia), Focus 1

“La mia era una cultura comunista col diritto al lavoro anzi catto-comunista, il lavoro come sacrificio, ma anche però come opportunità di accedere alle risorse, ecco io ho iniziato a lavorare prestissimo con questo concetto del lavoro e dell'indipendenza economica che si portava con sé.” (Cinzia), Focus 1

“Non possiamo dare il RdE incondizionatamente, dobbiamo scegliere; e sicuramente è molto importante che consideriamo come prioritaria la dimensione dell'aiuto” p.1, V2

“In questo circolo il beneficiario ha degli obblighi!” p.5, V5

“Ho bisogno di un coinvolgimento [del beneficiario/a] anche differenziato ma con una base minima e manifesto a tutti, non in segretezza in un'ottica di fiducia reciproca.” p.1, V2

Come si può osservare da questi pochi stralci, nelle convenzioni afferenti al primo ordine prevale l'uso di predicati come essere, avere, dare e dovere quasi sempre legati ad una parte nominale costituita da nomi che rimandano al bisogno, al lavoro, al merito ed alla presenza di una forma di relazione. Dunque, quella che emerge è una investment formula, ora esplicita, ora latente, che nella mente di molti attori del GdL nella fase T0 implicava il dovere o, comunque, l'impegno da

parte del potenziale beneficiario a stabilire una qualsiasi forma di reciprocità con la comunità Mag6 ed il GdL stesso (fosse essa di stampo associativo, conoscitivo, lavorativo, fiscale, ecc.). La possibilità dell'eventuale assenza di questo codice comportamentale nel futuro beneficiario, in

quella fase iniziale della sperimentazione, richiamava negli attori la stimolazione della proprietà della distinzione e dell'ordine. Infatti, la presenza o l'assenza della reciprocità costituiva il metro di paragone con cui valutare l'importanza del futuro soggetto beneficiario. Distinguendosi da lui e pre- ordinando il tipo di relazione da instaurare, i membri del GdL rispondevano ad un proprio bisogno di sicurezza relazionale. La posta in gioco consisteva nell'accettare o meno il fatto che il beneficiario avrebbe potuto non stabilire alcun tipo di relazione con il GdL e la sperimentazione, ma ricevere il denaro e basta. Quest'ultima eventualità collocava il potenziale destinatario ad un livello inferiore di importanza rispetto a qualcun'altro che, stabilendo invece una qualsiasi forma relazionale, avrebbe rispettato la cultura Mag6 o, quanto meno, risposto al bisogno di controllo e di reciprocità dei membri del GdL. Un altro importante aspetto, che può essere dedotto dalle testimonianze raccolte in questa prima fase, è il costante paragone non solo con lo stato di bisogno, che implica di per sé una valutazione d'inferiorità rispetto allo status degli assegnatori, ma anche con l'idea del lavoro. Difatti, Il lavoro è stato spesso considerato la pietra di paragone con cui valutare le qualità dei soggetti, diventando il fine dell'investment formula in grado di elevarne o meno lo status. Ora, per il tipo di sperimentazione che il laboratorio ha prodotto, il lavoro comunemente inteso come attività faticosa e doverosa che crea un profitto o assegna un salario non poteva costituire sicuramente un requisito essenziale nella dialettica dello scambio dare/avere di questa esperienza.

Effettivamente, alcuni membri del GdL non potevano pretendere che il futuro assegnatario fosse invitato o costretto a svolgere un lavoro per la comunità o la Mag stessa. Tuttavia, il rimando a questo tipo di etica e concezione del lavoro, ha rappresentato il vero termine di confronto nello stabilire il rapporto tra chi da e chi riceve. La sovrapposizione archetipica dell'idea di lavoro come forma di scambio all'interno del rapporto di reciprocità era costantemente presente nella riflessione del GdL. A dimostrazione di ciò, basta vedere come nel Focus 1 emergano tutta una serie di convenzioni legate al dovere del lavoro, che sono state acquisite dai nostri attori loro dal background familiare e culturale. Queste convenzioni, come le parole dei testimoni ci confermano, costituivano parte dei principi di giustizia su cui si sono appoggiate le argomentazioni sul rapporto dare/avere nel laboratorio. Non potendo però utilizzare direttamente la forma lavoro come modalità per discriminare il beneficiario o assicurarne la futura sociazione, i partecipanti al GdL legati a questo tipo di convenzioni hanno dovuto esprimere direttamente il significato che esse avevano per loro. A parte il principio del lavoro espresso nell'ordine condizionale e selettivo come fine in sé dell'azione umana, che richiama una sorta di beruf ante litteram, possiamo notare come esso nelle argomentazioni dei nostri attori si sia trasformato nel concetto della presenza/assenza di una reciprocità relazionale. Il dovere del lavoro e l'idea stessa del lavoro come forma di scambio nel mondo comune della redistribuzione sono state sostituite dall'espressione del bisogno di una forma di relazione. Dunque, per i membri del GdL più legati ad un ordine condizionale e selettivo, è come se il lavoro come forma di interscambio si sia, in quel contesto, trasfigurato nell'idea stessa di relazione. Così, la metonimia dell'esistenza della relazione rispetto al lavoro è emersa proprio per l'impossibilità degli attori di avvalersi della forma per loro più comune ed usuale di controllo della reciprocità: il lavoro appunto. Dunque, quello che vogliamo provare a sostenere è che la presenza o

l'assenza di una relazione di reciprocità, in una delle varie modalità espresse dal GdL nel momento

T0, abbia rappresentato la forma più semplice attraverso cui nella vita di tutti i giorni l'accezione

comune di lavoro è usata come metro di misura delle relazioni sociali e della qualità delle persone. Quella che avrebbe potuto costituire l'investment formula condizionale della nostra sperimentazione.

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