• Non ci sono risultati.

Raccolta ed Analisi dei dat

L'ANALISI STANDARDIZZATA

2. L'inchiesta morale: le aree di ricerca

Le aree semantiche che sono state indagate attraverso la survey riguardano l'universo di significati del mondo comune della redistribuzione, e sono rispettivamente:

a) la profilazione degli attori che hanno risposto al questionario, dal punto di vista sociale, economico e culturale;

b) il riconoscimento della presenza dei due approcci antropologici emersi dall'analisi testuale (distintivo ed egualitario) e dei loro principali tratti significativi in relazione a quelli del profilo generale del campione;

c) l'esplorazione di alcune caratteristiche socio-economiche che contraddistinguono i soggetti, che si servono rispettivamente di un ordine di grandezze morale condizionale/selettivo ed incondizionale/universale;

d) la ricerca di congruenze ed incongruenze tra gli atteggiamenti dei nostri intervistati in una situazione fittizia di RdE ed il contenuto semantico- normativo delle convenzioni condizionali.

La perlustrazione di ognuna di queste aree, ci ha permesso di rilevare importanti informazioni sia dal punto di vista conoscitivo che operativo. A livello conoscitivo, siamo stati in grado di rispondere al terzo obbiettivo specifico che ci eravamo posti in sede di disegno della ricerca. A livello operativo, invece, non solo è stato possibile individuare una prima conferma di quanto emerso nell'analisi testuale sui tipi fondamentali di senso morale, ma anche di sondare il terreno

della loro dinamica, attraverso la ricognizione dell'aderenza tra la logica del senso morale collettivo e la realtà di quello soggettivo. Tutto questo, ovviamente, sarà poi rivisto alla luce del contesto e del quadro teorico di riferimento, in modo da poter cogliere importanti spunti e suggerimenti non solo per la formulazione di ipotesi di ricerca nel campo della sociologia della morale, ma anche per una riflessione più ampia sulle politiche sociali. Per quello che riguarda la ricerca della presenza di un senso morale nel mondo comune della redistribuzione diviso tra approcci antropologici distintivi ed approcci egualitari, si sono saggiate due dimensioni del rapporto redistributivo. La prima dimensione sondata è stata quella dell'opinione soggettiva sul genere umano. Ad ogni intervistato è stato chiesto di provare a esplicitare la considerazione che ha dell'essere umano in generale, se cioè tutto sommato ne abbia una valutazione positiva dal punto di vista dell'universo di valori dominanti nella nostra cultura (un essere virtuoso, solidale, altruista, ecc.) o se, in fin dei conti, si tenda a percepire i propri simili in un senso moralmente negativo (egoista, pigro, cinico, ecc.). La seconda dimensione indagata è stata quella convenzionale. Infatti, abbiamo ipotizzato che, se i nostri attori sociali possiedono una concezione giustizialista e meritocratica dell'Altro generalizzato, allora anche l'esistenza di una qualsiasi forma redistributiva si esprimerà attraverso una differenziazione categoriale dei soggetti beneficiari. In questo senso, abbiamo ritenuto più probabile che la proprietà ordinatrice dell'agire umano, si manifesti nell'attore sociale attraverso una gerarchizzazione delle varie figure che Alter può assumere; ognuna delle quali rinvia ad una convenzione socialmente affermata dell'immagine di un certo gruppo sociale. Si creeranno cioè nella mente del soggetto delle scale di importanza e di merito, che hanno la funzione di discriminare tra i vari tipi di persone a chi accordare la possibilità di accedere o meno alla redistribuzione. I famigliari e gli amici, per esempio, avranno una maggiore dignità di accesso rispetto ad altri individui sconosciuti o a categorie sociali distanti dalla sua quotidianità o dal suo universo valoriale (per esempio i poveri potrebbero essere più meritevoli di una prostituta o di un tossicodipendente e viceversa). In un certo senso, è come se, scavando a ritroso nel mondo comune della redistribuzione e nei significati profondi che esso assume per ogni individuo, ci rendessimo conto che piano piano affiora un nucleo valutativo essenziale sulla concezione che ognuno di noi ha della propria specie, o meglio, dell'essere umano in quanto tale. La sovrapposizione di queste dimensioni, quindi, ci ha messo in grado di confrontare le risposte del nostro campione per capire se potesse essere rintracciata, anche in una dimensione gruppale più ampia rispetto a quella del gruppo di lavoro, una distinzione binaria nel modo di approcciarsi all'Altro nel mondo comune della redistribuzione. Dopodiché, abbiamo tentato di individuare delle associazioni significative tra i due tipi antropologici ed i tratti del profilo generale del campione, sondando anche alcuni aspetti morali della cultura del lavoro e del welfare.

Per ciò che concerne, invece, l'approfondimento conoscitivo delle caratteristiche socio- economiche di massima che potrebbero contraddistinguere gli attori appartenenti ad uno dei due ordini di grandezze morali, è stato prima di tutto necessario riuscire a riconoscere questa suddivisione anche all'interno del campione. Innanzitutto, abbiamo operato un'estensione semantica del concetto di condizionalità, facendogli ricomprendere anche quello di selettività. Abbiamo cioè ipotizzato che la presenza di una qualsiasi forma selettiva sia possibile solo grazie all'applicazione di un discrimine o condizione. In questo modo, il concetto interiorizzato di condizionalità è divenuto il nostro fundamentum divisionis, cioè quel distinguo fondamentale che ci ha consentito di scindere le risposte dei soggetti in base alla sua presenza o assenza (incondizionalità). In secondo luogo, abbiamo applicato questo criterio a due dimensioni del concetto di redistribuzione comunemente accettate: la garanzia di alcuni bisogni primari ritenuti generalmente essenziali (nutrizione, abitazione, salute, istruzione); e la presenza o assenza di una tutela del reddito durante l'arco della vita. L'articolazione operativa di queste due dimensioni in variabili e, la sua conseguente sintesi in un unico indicatore dimensionale, hanno reso possibile la divisione del nostro campione in due gruppi appartenenti rispettivamente ad un ordine di grandezze morali condizionale e ad uno incondizionale. In seguito, al fine di mettere in evidenza gli attributi principali che hanno contraddistinto questi due gruppi sociali, è bastato incrociare ognuno di essi con alcuni indicatori ed

indici socio-economici di nostro interesse (capitale sociale, capitale economico, estrazione sociale, status lavorativo, ecc.). Le risultanze di queste intersezioni, ci hanno permesso di delineare un affresco piuttosto interessante del profilo sociale che connota i due tipi di attori. Un'ulteriore opportunità euristica, poi, è venuta dalla sovrapposizione tra i due tipi morali ottenuti e quelli riguardanti gli approcci antropologici. A questo proposito, è risultato sicuramente interessante notare quanto i due gruppi potessero sovrapporsi e,quindi, mostrare una sorta di correlazione tra le caratteristiche socio-economiche e la visione del genere umano prevalente nel mondo comune della redistribuzione.

In terza battuta, abbiamo voluto accrescere il portato esplorativo dell'indagine campionaria nella direzione tracciata dallo studio sulla dinamica del senso morale, con l'intento di esplorare alle fondamenta la funzione sociale del contenuto normativo delle convenzioni. Perciò, abbiamo provato anche nella survey a simulare nel modo più semplice possibile l'ipotetico cambiamento dell'ordine morale redistributivo. Infatti, come nell'analisi testuale abbiamo osservato la trasformazione del senso morale di alcuni degli attori del gruppo di lavoro, anche nel questionario abbiamo voluto sottoporre il gruppo degli intervistati ad una piccola prova di immaginazione. Tutto il campione è stato così sottoposto ad una serie di batterie di domande, in cui gli è stato chiesto di immaginarsi di godere di un Reddito di Esistenza, incondizionale ed universale. Le domande hanno riguardato ambiti diversi della vita (dal lavoro all'istruzione, dalle relazioni alla salute, ecc.), portando i soggetti a proiettarsi in ciascuno di essi. Abbiamo così ottenuto una serie di proiezioni di condotte ed opinioni auto-generate, utili per confrontarle con alcune delle principali convenzioni condizionali che governano la redistribuzione della ricchezza mezzo denaro. Teniamo a precisare come questa sezione della survey non abbia alcun intento predittivo o positivamente deterministico. Semplicemente, l'intenzione è stata quella di aprire un varco tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, tra un tipo di postura normativa socialmente consolidata e lo spazio inesplorato di possibilità morali, tra ciò che usualmente si pensa e ciò che appare normalmente impensabile. Del resto, abbiamo visto fin dall'inizio di questo lavoro, che lo studio sociologico delle disposizioni normative, cioè del senso morale soggettivo, prevede proprio un costante e certosino lavoro di scavo ed analisi dello spazio che riposa tra il mondo come è (o come percepiamo che sia), ed il come dovrebbe essere (o come vorremmo che sia). Per questo motivo, osservare la coerenza tra gli atteggiamenti convenzionali (opinioni e pregiudizi) ed i comportamenti presunti (auto-proiezione di ciò che accadrebbe se), può essere considerato un tentativo di aprire una breccia fra le mura ideologiche che separano il campo della scienza da quello dello studio della morale e che, finora, hanno rilegato ai margini della conoscenza oggettiva l'analisi della dinamica tra legittimità e legittimazione.

Outline

Documenti correlati