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Raccolta ed Analisi dei dat

Capitolo 8 ANALISI TESTUALE

5. Gli ordini di grandezze del mondo comune della redistribuzione: una prima tassonomia semantica

In accordo con i nostri autori, siamo partiti dal riconoscimento delle abilità cognitive di cui dispongono gli attori sociali. Su tutte, la capacità di produrre delle associazioni. In particolare, ci siamo concentrati sull'abilità cognitiva che abbiamo denominato razionalità morale, focalizzandoci sull'associazione che l'EC ha chiamato giustificazione. In questo modo, quello che si è cercato di fare, è stato tentare di risolvere un'aporia classica delle scienze sociali: il gap tra la capacità riflessiva di qualificare, tipica degli attori sociali, e le spiegazioni del loro comportamento, le quali sono spesso fornite sulla base dell'artefatto rappresentato dalla rational choice theory (esemplificata solitamente dalla razionalità utilitaristica). Infatti, abbiamo visto come il modo di giudicare che gli attori mettono in campo per ratificare l'esito di una qualsiasi prova è la forma con cui si manifestano i principi di giustizia. Per colmare questa distanza nella comprensione dell'agire sociale, abbiamo seguito le orme della pragmatica riflessiva dei nostri autori cercando di gettare un ponte tra le operazioni cognitive dei soggetti ed i principi morali con cui essi motivano, significano e giustificano le loro prese di posizione e le loro condotte. D'altronde, abbiamo visto come, non solo la nozione di morale rappresenti in realtà l'accezione profonda di quella che chiamiamo 'relazione

dotata di senso', ma l'esistenza stessa dei principi morali presuppone per definizione la presenza

della dimensione collettiva. L'interazione all'interno di questa dimensione, si manifesta tenendo conto di due requisiti essenziali connaturati all'essenza sociale dell'uomo in quanto zoon politikon (Cfr. Arendt, 1964): la necessità dell'ordine ed il riconoscimento della comune umanità. Abbiamo visto che gli attori sociali regolano il proprio agire sociale anche in base a queste due esigenze, formulando delle associazioni tra elementi morali ed elementi oggettivi che richiedono l'ordinazione gerarchica dei principi di equivalenza; sì che si possano stabilire delle priorità e delle modalità di coordinamento il più possibile condivise per ridurre l'incertezza ed il conflitto. Infatti, come ci fanno notare i nostri autori, ordinare i propri pensieri e le proprie condotte è la naturale risposta che gli esseri umani mettono in campo per poter far fronte alla complessità del mondo sociale (Boltanski e Thévenot, 2006, p.78).108 a questo proposito, qual'è l'ordine su cui si regge il mondo

comune della redistribuzione nell'accezione che ne abbiamo dato?

Più che di un singolo ordine, dalla storia e dal nostro affaire apprendiamo che esistono sostanzialmente due tipi di ordini di grandezze: un ordine condizionale e selettivo, ed un ordine incondizionato ed universale. Cerchiamo ora di ricostruire questi due ordini a partire dai dati grammaticali emersi dal caso Mag6. In ultima analisi, saremo così in grado di descrivere meglio il continuum semantico che unisce la relazione tra le proprietà fondamentali dell'agire umano (comprese le quattro emerse dall'analisi della dinamica morale) ed il contenuto morale delle convenzioni e dei principi di equivalenza appartenenti al mondo comune della redistribuzione. Infatti, ricostruire l'ordine di grandezze ed il suo contenuto semantico significa poter comprendere la tensione che serpeggia tra l'ordine vigente e la capacità degli attori di metterlo in discussione. 108«Ogni società differenziata può essere definita complessa, nel senso che i suoi membri devono possedere le competenze per identificare la natura delle situazioni ed affrontare quelle in cui si trovano in mondi diversi» (Boltanski e Thévenot, 2006, p.216).

Questo, come spiegano Boltanski e Thévenot nella critica alla nozione weberiana di legittimità, non per individuare quale sia l'ordine legittimo, ma per mettere a fuoco quello legittimato che, solitamente, è anche quello dominante. Per fare ciò, partiamo dalla semplice osservazione delle grammatiche dei momenti T0 e T1, prendendoli in considerazione congiuntamente. Se proviamo ad

ordinare i principi di giustizia operando un'induzione semantica, ci accorgeremo di come essi possano essere classificati in base alla loro intensione/estensione lungo una scala di generalità (Marradi, 1984, Di Franco, 2005). Osservando i principi individuati non è difficile rendersi subito conto che le risposte alle domande sul chi e sul come della redistribuzione (selettività/universalità, condizionalità/incondizionalità) assumono un valore di fundamentum divisionis. Otterremo così una grammatica morale i cui contenuti semantici prendono la forma di una tassonomia, cioè di una classificazione in cui più criteri permettono di ordinare in successione vari elementi. Dunque, non solo possiamo ricostruire un'ipotesi verosimile del contenuto grammaticale del mondo comune della redistribuzione, ma possiamo anche distinguere al suo interno la presenza di più ordini di grandezze.

Applicando come fundamentum divisionis i criteri dicotomici che hanno ispirato la riflessione nel nostro affaire e che, comunque, logicamente si trovano alla base di qualsiasi scelta redistributiva dal punto di vista tecnico, siamo stati in grado di ordinare tutti i principi di giustizia emersi in due gruppi. La gerarchizzazione tra i principi è stata possibile grazie al processo di identificazione che il ricercatore, appartenente allo stesso ambiente culturale dei soggetti studiati, è stato in grado di operare. Questo processo cognitivo ha dato accesso ai principi inferenziali degli agenti, anche nel momento in cui questi differivano da quelli di chi scrive. Questo meccanismo di attribuzione ed intercettazione automatica della catena gerarchica dei significati da parte nostra è ciò che nella scienza dei processi cognitivi viene chiamato ermeneutica neuronale (Frith, 2003, op.cit. in Viale, 2011). Tolta la modalità cognitiva che abbiamo seguito, quello che importa è aver ottenuto un primo tipo d'ordine coerente fatto di grandezze incentrate sui criteri della selettività e della condizionalità (Fig. 14). In questo ordine, la relazione dare/avere del mondo comune della redistribuzione è sempre prefigurata come uno scambio, in cui il ricevente è individuato in base a delle caratteristiche ben precise (lavorative piuttosto che sociali) ed è spesso costretto ad un vincolo relazionale eterogeneo (in denaro, lavoro, formazione, ecc.). Abbiamo a che fare perciò con principi morali che individuano in modo perentorio un chi ed un come nell'interazione redistributiva, quali la meritocrazia, l'aiuto solo in caso di bisogno, il lavoro inteso come dovere ecc. Le misure di protezione sociale costruite sulla base di questi principi saranno inevitabilmente dispositivi che selezionano la platea dei potenziali beneficiari e che poi impongono a questi tutta una serie di vincoli relazionali. L'altro ordine che emerge dalla tassonomia, è invece costituito da principi in cui la relazione dare/avere è aperta, essendo basata sui criteri dell'universalità e dell'incondizionalità (Fig. 15). In questo tipo di ordine, è tutta la comunità che partecipa, non delle singole categorie di soggetti, e lo scambio non è mai coercitivo, ma solamente sempre possibile dal punto di vista relazionale. In questo caso, il chi ed il come della redistribuzione sono spesso fumosi e spesso assenti. Avremo una predominanza di principi morali incentrati sull'assenza di giudizio e di categorie selettive, come l'autodeterminazione, la garanzia della sopravvivenza, la comune dignità, la fiducia e la mutualità.

Fig. 14) Ordine Condizionale e Selettivo

Inoltre, non solo è stato possibile raccogliere i principi di equivalenza morale delle grammatiche T0 e T1 in due raggruppamenti distinti, ma è stato altresì possibile riconoscere una

gerarchia tra di essi. «Senza dubbio lo spirito perviene a poco a poco a distinguere certe parti; ma

tali distinzioni sono opera nostra, e siamo noi che le introduciamo nel continuum psichico, anziché trovarvele. È l'astrazione che ci permette di analizzare ciò che ci è dato in uno stato di complessità indivisa [...]» (Durkheim, 1996a, p.146). Infatti, ripercorrendo a ritroso la scala di generalità lungo

cui sono stati disposti i vari principi, si sono potuti individuare tre livelli crescenti di astrazione. A partire dal primo livello, quello in cui i principi sono espressi mediante perifrasi che rimandano a referenti oggettivi di immediata comprensione, si risale la catena semantica che riduce via via l'estensione dei concetti, aumentandone l'intensione. Si passa così per principi di giustizia appartenenti ad un secondo e terzo livello di astrazione, nei quali in singoli termini condensano concetti molto astratti. L'aver ricostruito la sintassi morale del caso Mag 6, ci ha consentito di poter operare un simile procedimento di gerarchizzazione semantica grazie all'analisi delle convenzioni da cui i principi di equivalenza sono stati ricavati. Infatti, è proprio nelle convenzioni impiegate dai nostri attori che, in quanto parafrasi di principi di giustizia, si sono potute trovare la chiave interpretative per ordinare le varie grandezze in modo progressivo e comprensivo. Per questo motivo, nei diagrammi sopraesposti abbiamo ritenuto opportuno esplicitare i legami semantici che consentono la risalita in generalità attraverso l'uso dei predicati implicare, comportare, prevedere,

concernere, rinviare e rimandare. Questi esprimono la sussunzione dei diversi principi da un livello

di astrazione inferiore ad uno superiore a maggiore intensione semantica. Si noterà poi, come in posizione apicale si trovi il principio superiore comune del benessere collettivo, la cui estensione rappresenta la summa delle finalità implicite in tutti gli altri principi. Infatti, quale altro principio potrebbe teleologicamente guidare i giudizi e le prese di posizione in un mondo comune come quello della redistribuzione, che per sua stessa natura presuppone l'esistenza del collettivo?

Alla luce di questa ricostruzione grammaticale, possiamo renderci conto di come dietro ad ogni dispositivo di welfare, piuttosto che alle spalle di interi settori o sistemi redistributivi, sussista una morale, fatta di principi di equivalenza in base giustificare la natura ed il funzionamento delle misure adottate. Il nostro studio, come detto, non mira certo all'esaustività, ma già da questa piccola esperienza possiamo riconoscere buona parte dei principi di giustizia su cui si fondano molti dei dispositivi redistributivi che oggi conosciamo. È per questo motivo, che proponiamo di leggere la modalità di analisi della morale che abbiamo utilizzato come una procedura generalizzabile, attraverso cui ricostruire ed ordinare i diversi principi di giustizia che inspirano non solo i dispositivi redistributivi, ma i sistemi di welfare stessi (Fig. 16).

Fig. 16) Procedura per la ricostruzione dell'ordine morale nel mondo comune della

redistribuzione Ricostruzione Grammatica morale Individuazione dei Fundamentum divisionis Selezione degli ordini di grandezze 1 2 3

Se la ricostruzione di un quadro morale unitario presupporrebbe uno studio di più vaste dimensioni, è però utile provare a descrivere le posture delle diverse strutture morali in gioco, proprio per esplorare l'approccio morale che contraddistingue il principio superiore comune. Non intendiamo con ciò costruire un ideal-tipo weberiano. Piuttosto, vorremmo provare a mettere a fuoco la diversità degli ordini di grandezza su cui si fondano le argomentazioni e le prese di posizione dei nostri attori nel campo della redistribuzione della ricchezza. Diversità rivelata, ad esempio, nel differente uso che in ciascun ordine viene fatto dell'accezione del principio della

mutualità. Infatti, sebbene esso appartenga sia all'ordine condizionale e selettivo, sia a quello

incondizionale ed universale, ha un significato profondamente diverso a seconda dell'approccio morale utilizzato. Nel primo ordine, la mutualità è concepita come una sorta di do ut des, uno scambio circolare che non prescinde dall'esistenza di una relazione di controdono. Nell'ordine incondizionale ed universale, invece, la mutualità si allontana dal suo significato etimologico per avvicinarsi maggiormente al campo semantico del concetto di carità, intesa come benevolenza disinteressata verso il prossimo, una sorta di reciprocità aperta, senza il vincolo del controdono.109

Dunque, possiamo legittimamente domandarci quale sia il tipo di senso morale che sta alla radice della visione redistributiva di ogni ordine di grandezze? Provare a rispondere a questa domanda significa descrivere il funzionamento della grammatica morale che gli attori sociali applicano nel processo di giustificazione, cioè individuare l'investment formula ed il tipo di relazioni naturalizzate con cui principi, convenzioni e stati di grandezza si manifestano nella quotidianità. Così, provando a ricostruire l'investment formula e le relazioni naturalizzate di ciascun ordine saremo in grado di rispondere al primo obbiettivo della nostra ricerca, quello cioè di esplorare il modo con cui le disposizioni normative soggettive influiscono sulla formazione del giudizio. In altri termini questo significa cercare di riconoscere quale sia l'approccio normativo che contraddistingue la moralità del soggetto. Nel nostro caso si sono delineati sostanzialmente due tipi di strutture morali individuali, a cui i nostri attori hanno potuto far ricorso per risolvere la disputa redistributiva legata alla sperimentazione del RdE.

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